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4 2 Eguaglianza ed ineguaglianza: un’antinomia fondamentale

L’opposizione tra ineguaglianza ed eguaglianza è difficilmente comprensibile per chi si ostini a intendere tali termini in senso sociale; essa, infatti, pur ipostatizzandosi inevitabilmente in forme politico-sociali, si radica in quel realismo integrale da cui hanno origine tutte le antinomie fondamentali del pensiero di Berdjaev: spirito e natura, libertà e necessità, regno di Dio e regno di Cesare, ecc.; così, con un balzo analogico vertiginoso, ineguaglianza ed eguaglianza vengono associate rispettivamente a essere e nulla, ordine e caos, luce e oscurità, bene e male, creazione e reazione, Cristo e Anticristo, aristocrazia e democrazia, e divengono paradigma oppositivo della storia. L’ineguaglianza è, secondo Berdjaev, garanzia ontologica dell’essere e del logos razionale della creazione, oltre che massima espressione dell’identità teandrica dell’uomo e della sua missione creativa:

L’ineguaglianza è la base di ogni struttura e armonia cosmica, è la giustificazione dell’esistenza stessa della persona umana e la fonte di ogni

89 Cfr. ZEN’KOVSKIJ V. V., Istorija russkoj filosofijj, Akademičeskij proekt, Raritet, Moskva 2001, p.

moto creativo nel mondo. Ogni nascita della luce nelle tenebre è genesi dell’ineguaglianza. Ogni moto creativo è genesi dell’ineguaglianza, elevazione e selezione della qualità dalla massa senza qualità. La stessa nascita di Dio è eterna ineguaglianza. Dall’ineguaglianza sono nati il mondo e il cosmo. Dall’ineguaglianza è nato anche l’uomo. L’eguaglianza assoluta avrebbe lasciato l’essere in una dimensione potenziale, impersonale, vale a dire nel non essere.90

L’ineguaglianza è prima di tutto distinzione dell'essere dal nulla, e Dio è l’ineguaglianza per eccellenza, la differenziazione suprema, l’identità assoluta che si oppone al nulla meonico.91 Per esemplificare questa intuizione, Berdjaev si

appoggia al mito dell'Ungrund, il “senza fondamento”, elaborato da Jakob Böhme per designare l'abisso originale preesistente a tutte le cose. Nelle profondità meoniche, principio dell'eguaglianza assoluta, avviene la teogonia, la rivelazione della luce divina nell'oscurità ancestrale. La creazione del mondo altro non è che il progredire di tale rivelazione, è la progressiva differenziazione dell'essere dal niente: tutto ciò che esiste, esiste perché ineguale. Senza ineguaglianza l'essere non avrebbe potuto esprimere la sua caratteristica primaria, quella, tautologicamente parlando, di essere diverso dal nulla. Nell’ineguaglianza si realizza dunque il principio d’identità, che trova in Dio origine e compimento. L’albore teogonico sancisce così la vittoria del principio personale su quello impersonale e diviene forza vivificante di tutto l’universo; anche l’uomo, infatti, può affermare se stesso e la sua vocazione creatrice solo in conseguenza di tale albore. Egli è creatura divinoumana, teandrica, è l’“altro divino”, ma il suo vero volto può emergere dal nulla solo se in lui riaccade il processo teogonico originale, la rivelazione della luce personale nell’oscurità del caos primigenio. Analogamente, ogni atto di autentica creatività umana è una lacerazione della monotonia caotica, un’esplosione luminosa dell’ineguaglianza che trasfigura parzialmente la caducità malata del mondo. L’uomo, chiamato a collaborare alla creazione,

oltrepassa ogni condizionamento, ogni atto ripetitivo della storia, per far sorgere dal nulla, ex nihilo, vale a dire dalla sua libertà abissale e originale […] una novità assoluta, […] espressione comunicante e trasfigurante che fa degli esseri e delle cose altrettante finestre aperte sull’infinito.92

90 BERDJAEV N. A., Filosofija neravenstva, AST-Chranitel’, Moskva 2006, p. 61. D’ora in poi le

pagine dei testi citati da questa edizione saranno indicate tra parentesi accanto alla citazione.

91 Meonico deriva dal greco 9ή ;<: il non-essente, il non esistente, ciò che non è essere. 92 CLÉMENT O., La strada di una filosofia religiosa: Berdjaev, p. 164.

Difendendo l'ineguaglianza Berdjaev difende così l'uomo integrale e la sua infinita libertà creatrice.

Oltre a ciò l’ineguaglianza è il segno della struttura gerarchica della realtà, una struttura che prevede una propria aristocrazia, un’intrinseca distinzione tra un “migliore” e un “peggiore”; così, secondo un originale elitismo, Berdjaev afferma la necessità dell’esistenza di una minoranza illuminata nello spirito, dotata di genialità e talento, che possa prendere in mano le redini creative della storia;93 se l’aristocrazia esoterica, ossia spirituale, non potrà assumere il ruolo che

le spetta, al suo posto salirà una falsa aristocrazia, un’oclocrazia, un governo dei peggiori:

Evidentemente nel mondo deve esistere una minoranza posta in una condizione privilegiata. La distruzione della gerarchia storica e dell’aristocrazia storica non significa l’annientamento di ogni gerarchia e di ogni aristocrazia; si formano infatti una nuova gerarchia ed una nuova aristocrazia. Ogni ordine vitale è gerarchico ed ha una propria aristocrazia. Solo il mucchio di rifiuti non è gerarchico e solo in esso non è possibile individuare nessuna delle qualità aristocratiche. Se la gerarchia autentica è stata violata, e l’autentica aristocrazia annientata, allora appaiono false gerarchie e si forma una falsa aristocrazia. [...] Questa è la legge di tutto ciò che vive, di tutto ciò che possiede funzioni vitali. Solo un mucchio di sabbia friabile può esistere senza gerarchia e senza aristocrazia. E la vostra negazione razionale del principio gerarchico-aristocratico comporta sempre il castigo ad essa immanente: al posto della gerarchia aristocratica si forma una gerarchia oclocratica. (p. 149).

Anche l’aristocrazia essoterica (sociale) può costituire un’oclocrazia, così come l’ultimo dei parvenu può possedere in sé genialità, talento e qualità aristocratiche. In tale ottica, perfino la democrazia può essere uno strumento utile nella selezione dell’aristocrazia spirituale; essa tuttavia deve rinunciare all’idolo della “società di eguali”, all’equivoco sanguinoso che idee come “opinione della maggioranza”, “suffragio universale” o “governo del popolo” abbiano una qualche consistenza ontologica e sottomettersi ai principi gerarchici qualitativi: paradossalmente, l’unico merito che Berdjaev riconosce alla democrazia è quello di poter fungere da bacino nutritivo dell’ineguaglianza, convinzione che attirerà su di lui numerose

93 Da notare come tale elitismo appartenga anche a un fiero avversario del filosofo, Vladimir Lenin,

che, ritenendo il popolo incapace di pianificare una rivoluzione di ampio respiro, aveva previsto la formazione di un direttivo rivoluzionario, una minoranza chiamata a guidare il popolo nella realizzazione della società comunista. Cfr. FITZPATRICK S., La rivoluzione russa, Sansoni, Milano 1997, p. 151.

critiche.94

Di fatto, al principio antinomico di ineguaglianza e uguaglianza Berdjaev riallaccia tutte le opposizioni; esse sono il segno di una lotta ancestrale ed eterna che terminerà soltanto con l’apocatastasi e la pacificazione della storia, quando tutte le contraddizioni saranno risolte.