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Einzelstücke: forme senza tipi?

I.3. Forme antiche e tipi moderni: la documentazione scultorea

I.3.1.5. Einzelstücke: forme senza tipi?

Alcuni ritratti di Antinoo, per via delle loro particolari caratteristiche, non possono essere considerati esemplari dei tipi ritrattistici finora individuati. Si tratta di rappresentazioni che, almeno per ora, sono da considerare pezzi unici (Einzelstücke). Si tratta delle seguenti opere:

1) Una testa del Museo Nazionale Romano, oggi esposta presso Palazzo Massimo alle Terme (cat. 70), è comunemente ritenuta un “ritratto unico” di Antinoo, anche se H. Meyer la considerò di incerta identificazione39.

La testa, che accenna a un movimento verso destra, presenta un volto più allungato rispetto all’ovale pieno che caratterizza i ritratti del bitinio. Inoltre, l’acconciatura non trova alcun confronto nella documentazione scultorea attribuita al favorito di Adriano: essa è costituita da lunghi ricci, scomposti sulla fronte e sui lati, dove sono resi plasticamente con evidenti effetti chiaroscurali, mentre sul retro le ciocche lievemente ondulate sono incise dall’alto verso il basso e sono tra loro parallele; ai lati e sul retro

39 Meyer 1991, 20, 132. L’identificazione del ritratto con Antinoo è, invece, sostenuta in Gusman 1904, 280; Paribeni 1911, 105, n. 477; Lippold 1923, 193; Marconi 1923, 171, n. 18; Paribeni 1932, 257, n. 798; Holm 1933, 20, 27, 36; West 1941, 137, n. 4;Squarciapino 1943, 32; Felletti Maj 1953, 104-105, n. 200; Weber 1956, 132; Kraus 1959, 65; Jucker 1961, 88; Clairmont 1966, 54, n. 49 (ritenuto un ritratto di Antinoo con acconciatura non classificabile); De la Maza 1966, 161-162, n. 4; Bracker 1970 a, 77; Raeder 1983, 69-70, I 52; Giuliano 1988, 272-274, R200 (M.T. Natale); Goslar 2007, 130; Mambella 2008, 228, n. 89; Gasparri - Paris 2013, 226, n. 162 (M. Caso).

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della testa le ciocche terminano con riccioli tondeggianti. Ciononostante, i tratti del volto (in particolare le sopracciglia rettilinee con leggero inarcamento verso l’esterno, ma anche la radice larga e dritta del naso, le labbra carnose e il mento arrotondato), corrispondono alla fisionomia di Antinoo, benché in questo caso il viso sia molto idealizzato.

L’attribuzione di questa immagine ad Antinoo sembra poi trovare una straordinaria conferma nelle fonti numismatiche: non può, infatti, passare inosservata l’affinità tra la testa del Museo Nazionale Romano e l’effigie presente sul dritto di una moneta emessa da Adramittio (RPC III, n. 1677)40.

Alla luce di ciò, si potrebbe allora pensare che il ritratto scultoreo e quello monetale siano le uniche testimonianze giunte fino a noi di un nuovo tipo ritrattistico di Antinoo, che, facendo riferimento al numero d’inventario della testa del Museo Nazionale Romano, potremmo convenzionalmente chiamare tipo MNR 1192.

Non sarebbe poi da escludere una datazione di tale tipo all’inizio dell’età antonina. Di fatti, come si ricorderà, nel precedente capitolo si era notato come la moneta di Adramittio potesse essere l’unica emissione battuta in onore di Antinoo da collocare dopo la morte di Adriano, probabilmente all’epoca di Marco Aurelio. Bisogna dire però che la datazione della testa del Museo Nazionale Romano non è affatto immediata.

A tal proposito, si ricorda che J. Raeder, notando un’affinità stilistica tra questa testa e i ritratti di Marco Aurelio del II tipo, sostiene che essa possa risalire all’inizio dell’età antonina41; un’ipotesi che non è esclusa da M.T. Natale, nonostante venga osservato come l’utilizzo del trapano possa suggerire una datazione del ritratto di Antinoo alla tarda età adrianea42. Diversamente, una datazione post-adrianea viene ritenuta poco convincente nella più recente scheda dedicata al ritratto, in cui si sostiene che la testa possa essere una creazione innovativa della fine del regno di Adriano43. A mio avviso, il confronto più pertinente, anche se purtroppo non risolutivo per la definizione della cronologia della testa del Museo Nazionale Romano, sarebbe un ritratto di Adriano da Ostia44, che presenta una resa dell’occhio affine a quella che si

40 Tale affinità, già notata in Holm 1933, 20, è stata comunemente accettata e riportata nella letteratura successiva.

41 Raeder 1983, 69-70, I 52.

42 Giuliano 1988, 272-274, R200 (M.T. Natale). 43 Gasparri - Paris 2013, 226, n. 162 (M. Caso). 44 Ostia Antica, Museo Ostiense, inv. n. 32.

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trova nella testa di Antinoo e, soprattutto, un’acconciatura caratterizzata dagli stessi riccioli tondeggianti. Probabilmente non è un caso che anche questa scultura sia considerata un unicum: C. Evers, che non riesce a classificarla secondo uno dei tipi ritrattistici di Adriano, la definisce «une véritable énigme» e afferma di non avere elementi per datarla45. A ciò si aggiunga che alcun indizio sulla cronologia può essere ricavato dal contesto di provenienza della scultura, dal momento che essa fu rinvenuta in una calcara di Ostia46.

Tornando allora alla testa di Antinoo, dal punto di vista tecnico-stilistico non si rilevano elementi che possano escluderne una datazione alla fine del regno di Adriano: il trapano è stato utilizzato in maniera più marcata solo per la definizione di alcune ciocche frontali e laterali, secondo una modalità che è ampiamente documentata nell’arte adrianea e nei ritratti dello stesso Antinoo. Questo, comunque, non impedisce una datazione della scultura all’inizio dell’età antonina, una fase che dal punto di vista artistico si pone in continuità con la fine del regno di Adriano. Con ogni probabilità, si sarebbe potuto definire con maggiore precisione la cronologia di questa testa, se avessimo avuto delle notizie sulle circostanze del suo rinvenimento, ma, anche in questo caso non disponiamo di tali informazioni.

Dunque, non potendo escludere una datazione alla fine dell’età adrianea del ritratto del Museo Nazionale Romano, l’ipotesi della creazione di un nuovo tipo ritrattistico di Antinoo all’inizio dell’età antonina dovrà restare tale.

Infine, per quanto riguarda il modello alla base di questo tipo di ritratto, ritengo che esso sia stato a ragione ricondotto alle immagini di divinità di epoca classica, come l’Apollo tipo Centocelle, per l’affinità nell’acconciatura a ciocche ondulate, evidente soprattutto nella frangia47. Il modello, insieme alla maggiore idealizzazione che caratterizza questo ritratto di Antinoo, mostrano chiaramente che il bitinio è qui raffigurato come un dio, nonostante tale immagine sia priva di attributi divini.

2) Un altro unicum nel repertorio di immagini del favorito di Adriano è costituito dal busto attualmente esposto nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani (cat. 22).

45 A proposito della datazione di questo ritratto di Adriano, C. Evers scrive: «Cette œuvre a été balladée dans le temps de 117/118 (R. Calza) à l’époque de Gallien (H. Jucker, H. von Heintze)! ... je ne vois personnellement aucun indice typologique ou stylistique qui me permette une datation» (Evers 1994, 141-142, n. 78).

46 Evers 1994, 141-142, n. 78 (con bibliografia precedente). 47 Giuliano 1988, 272-274, R200 (M.T. Natale).

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Il riconoscimento di Antinoo si basa sulla presenza dei suoi caratteristici elementi fisionomici. Il ritratto, però, si distingue dalle altre rappresentazioni del bitinio sia per il volto, che appare più giovane rispetto alle altre raffigurazioni note, sia per l’acconciatura, senza confronti nel repertorio di immagini di Antinoo. Quest’ultima, infatti, è costituita da spesse ciocche ondulate che ricadono sulla fronte e coprono le orecchie e la nuca, come negli esemplari dell’Haupttypus, ma si differenzia da questi ultimi in quanto presenta una diversa disposizione dei capelli della frangia, con al centro due gruppi di ciocche rivolte a sinistra, alle estremità delle quali si trovano ciocche orientate nel verso opposto che formano due forcelle. Inoltre, la pettinatura si caratterizza per la presenza sul retro della testa di lunghi boccoli cilindrici.

Nel corso del tempo, gli studiosi hanno proposto un certo numero di interpretazioni per questo pezzo unico.

Molto suggestiva è l’idea di P. Marconi, secondo il quale il ritratto, da lui definito come «una potente evidenza espressiva nel senso veristico», sarebbe stato eseguito «sul modello, ad vivum, da qualche artista della corte Adrianea, colpito dalla singolar bellezza del giovinetto Bitinio»48. Tuttavia, secondo la maggior parte degli studiosi il tipo di acconciatura sarebbe più adatto alla rappresentazione di una divinità e, di conseguenza, si sostiene che l’esecuzione della scultura sia avvenuta dopo la morte del giovane.

Già E.Q. Visconti aveva proposto che si trattasse di una raffigurazione di Antinoo come divinità egiziana, facendo riferimento alla capigliatura che avrebbe ricordato le immagini del dio Arpocrate e all’elemento vegetale alla base del busto, da lui erroneamente interpretato come un loto49. L’idea di un rimando all’ambito religioso egiziano è stata poi accolta da altri studiosi, tra i quali H. Meyer, che pure ritiene possibile una lettura della scultura come rappresentazione di Antinoo assimilato a una divinità egizia, da identificare con ogni probabilità con Arpocrate50.

Di opinione diversa è C.W. Clairmont, che, sostenendo che l’origine dell’acconciatura con lunghi boccoli cilindrici sia da ricondurre all’ambito greco piuttosto che a quello egiziano, ritiene che il busto non rappresenti il favorito di Adriano come una divinità egiziana; inoltre, aggiunge che, in mancanza di attributi, non è possibile leggere l’immagine come una raffigurazione di Antinoo assimilato a

48 Marconi 1923, 254-257, 289. 49 Visconti 1821, 199-201. 50 Meyer 1991, 125-127, Kat. V 2.

89 una determinata divinità51.

Altri, invece, riconducendo il tipo di pettinatura ad alcune maschere teatrali di servi, sostengono che il ritratto faccia riferimento a una originaria condizione servile del bitinio52.

Particolarmente interessante è poi l’interpretazione di F. Slavazzi, secondo il quale il busto sarebbe una rappresentazione di Antinoo-pais, ritratto prima del taglio dei capelli, un atto che sanciva il passaggio alla condizione di efebo. Inoltre, tenendo conto del particolare contesto di provenienza del busto, che, secondo lo studioso doveva essere una palestra o un ginnasio all’interno di Villa Adriana, egli ritiene altamente probabile che la scultura possa essere una rappresentazione di Antinoo come eroe ginnasiale e non esclude la possibilità che in tale immagine il giovane sia assimilato a Giacinto, di cui è nota una rappresentazione scultorea probabilmente proveniente dal medesimo contesto (il gruppo di Apollo e Giacinto, oggi conservato in una collezione privata)53.

Diversamente, R. Mambella, facendo riferimento al significato funerario del cespo d’acanto che si trova alla base del busto, sostiene che si tratti di un ritratto non divino, ma funerario, e, sempre secondo lo studioso, questa interpretazione giustificherebbe anche il maggior realismo della rappresentazione54.

Personalmente, ritengo che l’origine greca del tipo di acconciatura con lunghi boccoli cilindrici sia incontestabile. Però, come già affermato da Clairmont55, l’assenza di attributi non consente di parlare di un’assimilazione a una particolare divinità.

La testa del Museo Nazionale Romano e il busto dei Musei Vaticani dimostrano come non sempre sia possibile classificare le forme antiche secondo i tipi individuati dagli studiosi moderni.

Come si è visto con il caso della testa di Palazzo Massimo alle Terme, le fonti numismatiche possono contribuire a una migliore conoscenza e definizione dei tipi ritrattistici. Tuttavia, bisogna ammettere che le monete offrono una visione incompleta di un ritratto, limitandosi a riprodurne un profilo. Di conseguenza, esse ci permettono 51 Clairmont 1966, 35, nota 2. 52 Spinola 1999, 254, n. 9. 53 Slavazzi 2002, 58-60; Slavazzi 2002 a, 54-58. 54 Mambella 2008, 238, n. 105. 55 Clairmont 1966, 35, nota 2.

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solo un confronto parziale con le immagini a tutto tondo; in particolare, la disposizione delle ciocche della frangia non è verificabile. Quindi, in assenza di inequivocabili confronti, l’esistenza di un tipo MNR 1192 dovrà restare per il momento un’ipotesi. Nonostante non siano riconducibili a uno specifico tipo ritrattistico, la testa del Museo Nazionale Romano e il busto dei Musei Vaticani, sono stati giustamente riconosciuti come ritratti di Antinoo. La loro identificazione è infatti resa possibile dalla presenza dei caratteristici elementi fisionomici del bitinio, benché tali rappresentazioni presentino volti più idealizzati rispetto alla maggior parte degli altri ritratti del favorito di Adriano.

Il caso degli Einzelstücke mostra quindi che per l’attribuzione di un’immagine a un soggetto non bisogna basarsi esclusivamente sulla sua acconciatura56. La disposizione delle ciocche della capigliatura ci permette di classificare i ritratti in tipi e varianti, ma, come visto, il fatto che alcune immagini non siano inseribili nelle categorie definite dagli studiosi moderni, non ne implica la loro esclusione dal corpus di rappresentazioni di un soggetto.

Non abbiamo elementi per dire se gli Einzelstücke siano la conseguenza della povertà della documentazione giunta fino a noi, che ha restituito singoli esemplari di tipi ritrattistici altrimenti ignoti, oppure se tali pezzi siano effettivamente unici. In quest’ultimo caso, però, come si vedrà nel corso della presente ricerca, la creazione di pezzi originali potrebbe trovare una spiegazione nella loro collocazione in particolari contesti d’esposizione57.