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L’edificio “termale” di Aidepsos

II.1. Contesti di provenienza e luoghi di esposizione: diffusione e funzione delle immagini scultoree

II.1.4. Contesti pubblic

II.1.4.3. L’edificio “termale” di Aidepsos

L’ultimo contesto apparentemente “pubblico” che conosciamo tra i luoghi di rinvenimento delle sculture di Antinoo è un edificio di Aidepsos (una località situata sulla costa occidentale dell’Eubea settentrionale), per il quale è stata supposta una funzione termale. Qui, nel 1905, fu riportata alla luce la statua di Antinoo attualmente conservata nel Museo Archeologico di Calcide (cat. 18).

Di questa struttura, scavata nel 1905 e pubblicata da G.A. Papavasileiou nel 1907140, oggi però non resta più alcuna traccia ed è impossibile individuarne l’esatta localizzazione141.

Sulla base della pianta dell’edificio pubblicata nel 1907, si può comunque dire che si trattava di una costruzione circolare, caratterizzata al suo interno da un corpo centrale dove si trovavano dei piccoli ambienti che, secondo lo scavatore, dovevano avere una destinazione termale.

Purtroppo, la scomparsa dell’edificio impedisce oggi di verificare le informazioni fornite più di un secolo fa, ma un recente riesame del contesto effettuato da M. Galli ha evidenziato aspetti particolarmente interessanti, sui quali è dunque opportuno

135 Sul culto di Antinoo a Mantinea si vedano Jost - Hoët-van Cauwenberghe 2010, 303-305, e il più recente contributo di V. Tsiolis (Tsiolis 2016), con bibliografia precedente.

136 Paus. VIII, 9, 7. 137 Paus. VIII, 10, 1.

138 IG V, 2, 281; Meyer 1991, 166-167 (I E 8); Alcock 1999, 254; Opper 2008, 190; Jost - Hoët-van Cauwenberghe 2010, 303. Si segnala che C. Iulius Eurycles Herculanus L. Vibullius Pius era cugino di Erode Attico e sacerdote del culto imperiale (PIR2 I, 302).

139 Per le monete emesse da Vetourios in onore di Antinoo si rinvia al capitolo I.2. 140 Papavasileiou 1907.

131 soffermarsi142.

Lo studioso ha innanzitutto notato come la pianta della struttura possa essere connessa a quella di un ginnasio, ricordando la descrizione di Pausania del Platanistas di Sparta143. Questa osservazione sembra significativa: essa infatti ci fa pensare al caso di Mantinea appena analizzato e, sulla base di questo confronto, si potrebbe immaginare, anche se in maniera del tutto ipotetica, che anche ad Aidepsos, all’interno di una struttura che rievocava la tipologia del ginnasio, ci fosse un ambiente, o meglio un οἶκος, destinato al culto di Antinoo. Purtroppo, però, in assenza dei resti della struttura e di informazioni più precise su di essa, si deve ammettere che non possiamo conoscere con certezza la natura del luogo in cui originariamente doveva essere collocata la statua del bitinio.

Diversamente, è possibile ipotizzare chi fosse stato il committente della scultura. Sempre Galli ha infatti fatto notare che dall’edificio di Aidepsos proviene anche un rilievo-ritratto di Polideuce144 e, sulla base della presenza di questa rappresentazione del trophimos prediletto di Erode Attico, ha avanzato l’ipotesi che l’edificio fosse connesso all’attività evergetica del sofista145. Accogliendo tale proposta, pare quindi del tutto plausibile che anche la statua di Antinoo fosse stata commissionata da Erode Attico.

II.1.5. «μᾶλλον δὲ ἀγάλματα»

Giunti al termine di questa rassegna sui contesti di provenienza e sui luoghi di esposizione delle sculture di Antinoo a noi noti, si possono ora fare alcune riflessioni. Benché per molte rappresentazioni del favorito di Adriano non sia stato possibile definire l’esatto luogo in cui esse dovevano essere collocate (si pensi, in particolare, agli esemplari provenienti da Villa Adriana, ma anche alla statua rinvenuta in stato frammentario in diversi punti della villa romana di Els Munts, nonché alla testa dal Campo della Magna Mater di Ostia), si può comunque dire che quelle immagini del bitinio per le quali conosciamo, o possiamo ricavare, i contesti d’esposizione furono

142 Ivi, 534- 536. 143 Paus. III, 14, 8.

144 Calcide, Museo Archeologico, inv. n. 2179. 145 Galli 2012 a, 534- 536.

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disposte in spazi con una accertata o verosimile connotazione sacra. Questi ambienti erano situati all’interno di ville, sia imperiali (si veda il caso della villa di Palestrina, dove l’Antinoo Braschi, che era verosimilmente una statua di culto, doveva essere posta in un ambiente funzionale alla venerazione del bitinio), che private (si pensi alla statua monumentale dall’heroon della villa di Erode Attico a Loukou); nei santuari (si vedano le statue collocate in ambienti con una posizione di rilievo nei santuari di Delfi e di Eleusi, e la scultura posta nel tempio di Poseidone a Istmia); nonché in altre tipologie di edifici (si pensi all’οἶκος all’interno del ginnasio di Mantinea, che, tra l’altro, potrebbe fornire una possibile chiave di lettura per il caso dell’edificio circolare di Aidepsos). Al contrario, non abbiamo elementi per affermare con sicurezza che le sculture raffiguranti il favorito di Adriano fossero collocate anche in spazi certamente privi di una connotazione cultuale. A tal proposito, basti ricordare che, a dispetto di quanto spesso affermato, non si può dire che la scultura di Antinoo proveniente dalle terme di Leptis Magna fosse stata originariamente concepita per ornare una piscina o un’esedra (secondo la recente proposta di P. Finocchi) di quel complesso; sembra, invece, più probabile che essa fosse stata realizzata per essere posta nel tempio di Liber Pater.

Sulla base di ciò, si può quindi affermare che i dati in nostro possesso confermano le parole di Cassio Dione, che specificò che le rappresentazioni del favorito di Adriano erano «piuttosto immagini sacre» (μᾶλλον δὲ ἀγάλματα)146. Anzi, per le rappresentazioni di Antinoo collocate in ambienti con una destinazione sacra si potrebbe più precisamente parlare di immagini di culto. Ciò varrebbe quindi per l’Antinoo Braschi (cat. 23); per la statua dalla villa di Loukou (cat. 5); per le sculture dai santuari di Delfi (cat. 34), Eleusi (cat. 36) e Istmia (cat. 43); nonché per gli ἀγάλματα del ginnasio di Mantinea, ricordati da Pausania.

Come visto, le sculture del nuovo eroe/dio non furono dedicate solo da Adriano, ma vennero commissionate anche da privati e da notabili locali; un fatto che attesta come il culto di Antinoo non riguardò esclusivamente l’imperatore147.

Bisogna però prestare attenzione: sulla base dei contesti di provenienza, la committenza di immagini del bitinio da parte di privati è attestata con certezza solo

146 Dio Cass. LXIX, 11, 4.

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nei casi delle rappresentazioni dalle ville di Loukou e di Els Munts; dunque, in aree lontane da Roma.

Diversamente, per quanto riguarda il Lazio, si osserva che, con l’eccezione del Campo della Magna Mater di Ostia, da cui proviene la testa oggi conservata a Palazzo Massimo alle Terme (cat. 69), i luoghi nei quali sappiamo con certezza che erano disposte le immagini di Antinoo sono contesti con funzione principalmente residenziale, di proprietà imperiale, vale a dire Villa Adriana e la villa di Palestrina. A differenza di questi casi appena citati, i contesti di destinazione delle altre rappresentazioni del bitinio provenienti dalla regione, non sono noti oppure non sono certi148. Dai limitati dati in nostro possesso, pare quindi che in quest’area la diffusione del culto e, di conseguenza, delle immagini di Antinoo fosse stata maggiormente legata all’azione diretta dell’imperatore.

In conclusione, dall’analisi dei contesti di provenienza delle sculture di Antinoo sembra che la diffusione delle immagini del favorito di Adriano fosse stata più ampia in Grecia, dove tali rappresentazioni sono attestate non solo in più luoghi, per di più geograficamente distanti tra loro, ma anche in differenti tipologie di contesti: una villa privata (Loukou), tre santuari (Delfi, Eleusi e Istmia) e un ginnasio (Mantinea). Qui, inoltre, la loro presenza pare essere connessa a interventi da parte di personaggi locali, tra i quali un ruolo di primaria importanza sembra essere stato rivestito da Erode Attico.

Al contrario, il fatto che nel Lazio le immagini di Antinoo fossero limitate a contesti con funzione principalmente residenziale, di proprietà imperiale (Villa Adriana e la villa di Palestrina), e che l’unico ritratto del bitinio da un contesto sacro, vale a dire la testa dal Campo della Magna Mater di Ostia, pare essere stato un tramite del culto imperiale, piuttosto che un’immagine di culto, come invece erano le rappresentazioni di Antinoo provenienti dai santuari greci, sembra indicare una diffusione del culto e delle immagini del favorito di Adriano più controllata; una conclusione che è verosimilmente da connettere con il fatto che la divinizzazione del giovane non fu richiesta al senato.

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