II.1. Contesti di provenienza e luoghi di esposizione: diffusione e funzione delle immagini scultoree
II.1.3. Contesti sacr
II.1.3.1. Il santuario di Apollo a Delf
Il 13 luglio 1894, sul terrazzamento principale del santuario di Apollo a Delfi, in un ambiente posto a ovest del tempio di Apollo, gli archeologi francesi riportarono alla luce la statua di Antinoo attualmente conservata presso il museo locale (cat. 34)91. Come mostra una fotografia che immortala il momento di questa scoperta e come è indicato nel diario di scavo redatto dallo scopritore, T. Homolle92, la scultura venne rinvenuta in piedi, appoggiata alla parete di un vano in laterizi, denominato in seguito maison de l’Antinoüs.
L’esatta funzione di tale ambiente non è ancora chiara; esso fu realizzato in epoca
91 Homolle 1894, 452-454; Homolle 1894 a, 196.
92 La pagina del diario con il resoconto della scoperta è stata pubblicata per la prima volta, in traduzione italiana, da M. Galli, in Galli 2012, 41.
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romana, come dimostra la tecnica edilizia impiegata per la sua costruzione, e non è da escludere che facesse originariamente parte di un complesso più ampio93. Ciononostante, data la presenza della statua di Antinoo, sembra del tutto verosimile che questo spazio fosse destinato al culto del favorito di Adriano.
Il fatto che Antinoo fosse oggetto di venerazione a Delfi e che il suo culto avesse trovato accoglienza, nonché una fonte di promozione, nel santuario di Apollo è, del resto, chiaramente dimostrato dalle monete emesse in onore del nuovo eroe dal sacerdote di Apollo, T. Flavius Aristotimos, a nome dell’Anfizionia delfica94.
L’introduzione del culto di Antinoo in questo contesto trova certamente spiegazione negli stretti rapporti tra Adriano e Delfi, ben documentati dalle fonti epigrafiche95.
In particolare, T. Flavius Aristotimos dovette avere un ruolo di primaria importanza per la promozione del culto del bitinio. A tal proposito, si ricorda che il legame tra l’imperatore e questo importante personaggio di Delfi è ben documentato, come mostra il fatto che nel 125 d.C. T. Flavius Aristotimos dedicò una statua di Adriano nel santuario di Atena Pronaia96 e nello stesso anno si recò come ambasciatore a Roma per informare l’imperatore di tale dedica97.
Sebbene sia alquanto probabile che lo stesso sacerdote avesse dedicato anche la statua di Antinoo rinvenuta nel 1894, è opportuno precisare che, come già spiegato nel capitolo dedicato alle fonti numismatiche, la moneta recante sul rovescio una rappresentazione della scultura (RPC III, n. 442) non può essere considerata una prova di ciò: il verbo ἀνέθηκε, che compare sui rovesci delle emissioni di T. Flavius Aristotimos e che tra l’altro non è ben conservato nell’esemplare in questione, si riferisce, infatti, esclusivamente alla dedica delle monete98.
93 Galli 2012, 39-41; Bommelaer 2015, 269. 94 Si veda il capitolo I.2.
95 Jacquemin - Mulliez - Rougemont 2012, 435-446, nn. 248-254. Per i rapporti tra Adriano e il santuario di Delfi, si veda anche Lo Monaco 2014, 30-31.
96 La base della statua si trova nel sito (Delfi, inv. nn. 4571-A + 4571-B + 2329). Per l’iscrizione: CID IV, 153; Jacquemin - Mulliez - Rougemont 2012, 445-446, n. 254.
97 FD III 4, n. 304.
98 A tal proposito, si aggiunge che già G. Blum, nel suo fondamentale contributo sull’Antinoo di Delfi, sentì l’esigenza di precisare: «Il faut se garder de tirer de la formule dédicatoire ἀνέθηκε, qui figure au revers des monnaies, la conclusion que la statue d’Antinoos fut érigée par Aristotimos lui-même, comme celle de l’empereur au sanctuaire d’Athéna Pronaia» (Blum 1913, 325-326). Contrariamente, in tempi più recenti, si è ritenuto, a mio avviso erroneamente, di poter attribuire la scultura ad Aristotimos sulla base della testimonianza numismatica (Galli 2007, 199-200 e Galli 2012, 46-47).
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Come si ricorderà, nelle legende sui dritti delle emissioni fatte coniare da T. Flavius Aristotimos in onore del favorito di Adriano, Antinoo è definito ἥρως προπύλαιος, cioè “eroe che sta davanti alla porta”. Poiché, questo appellativo viene riferito al bitinio solamente in tali monete, il suo significato sembrerebbe connesso al contesto delfico.
È noto che il termine προπύλαιος veniva utilizzato per indicare determinate sculture, con chiaro riferimento alla loro collocazione; per esempio, è questo il caso della statua di Ermes, descritta da Pausania all’ingresso dell’Acropoli di Atene99. Tuttavia, G. Blum sostiene che nel caso di Delfi l’utilizzo di questo appellativo non trovi una spiegazione pienamente soddisfacente nella collocazione della statua del bitinio. Diversamente, secondo una proposta avanzata dallo studioso, l’Antinoo venerato a Delfi avrebbe ereditato l’epiteto da Autonoo, un eroe locale, la cui associazione ad Antinoo sarebbe stata favorita dall’assonanza tra i nomi dei due eroi100.
Sebbene l’ipotesi di Blum sia stata accolta in studi più recenti101 e benché l’assimilazione del favorito di Adriano a entità venerate nei luoghi in cui il suo culto si diffuse sia ben documentata, in questo caso non escluderei la possibilità che la spiegazione dell’utilizzo dell’appellativo προπύλαιος risieda nel luogo destinato al culto di Antinoo a Delfi. La maison de l’Antinoüs era infatti posta presso l’accesso occidentale al tempio di Apollo.
La statua del bitinio aveva dunque una collocazione di rilievo, non solo perché si trovava presso uno degli ingressi alla parte più importante del santuario, ma anche perché pare che il settore occidentale del tempio di Apollo avesse un ruolo affatto secondario.
Questa zona e la parte a ovest di essa sono attualmente oggetto di studi, i cui risultati aiuteranno certamente a comprendere meglio il culto di Antinoo a Delfi102. In questa sede, ci si limita ad anticipare brevemente un’ipotesi particolarmente interessante
99 Paus. I, 22, 8. Si ricorda, inoltre, che in un’iscrizione da Pergamo, pubblicata da A. Conze (SbBerlAkad, phil.-hist. Kl. 1904, 70), si fa riferimento a una statua di Alcamene definita «Ἑρμαν τὸν πρὸ πυλῶν», che, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere una copia dell’Ermes Propylaios visto da Pausania all’ingresso dell’Acropoli di Atene (Stewart 2003;Stewart 2003 a).
100 Blum 1913, 326-333.
101 Galli 2007, 201-202; Galli 2012, 47; Amandry - Küter 2015, 87; RPC III, 58.
102 A tal proposito, sarà particolarmente utile un contributo scritto da A. Jacquemin e D. Laroche, che dovrebbe essere pubblicato a breve in BCH, di cui la Professoressa Jacquemin molto gentilmente mi ha fatto leggere una parte della bozza.
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avanzata da A. Jacquemin e D. Laroche, i quali ritengono che la grande base circolare posta tra l’opistodomo del tempio di Apollo e la maison de l’Antinoüs potesse essere destinata a una statua colossale di Adriano. Tale fatto conferirebbe al settore a ovest del tempio un significato particolare; tale area, infatti, potrebbe essere stata il punto più importante del santuario in epoca adrianea, dove al culto del dio Apollo, si sarebbero verosimilmente affiancati il culto di Adriano e del suo favorito.
Se così fosse, l’appellativo προπύλαιος per l’Antinoo di Delfi acquisirebbe maggiore chiarezza e importanza: il nuovo eroe si sarebbe, infatti, trovato all’accesso dell’area più significativa del santuario durante il principato adrianeo.