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La dimensione politico-militare nel 2018, come nel corso della preceden- te e dell’attuale presidenza dell’OSCE, è stata fortemente e inevitabilmente in- fluenzata dalla crisi in and around l’Ucraina, anche con pesanti ripercussioni che hanno allungato a dismisura le riunioni del Foro di cooperazione per la sicurezza (e del Consiglio Permanente), caratterizzati da continui botta e risposta tra le parti in causa (con interventi anche di un’ora e mezza) cui aggiungere le, inevita- bili e scontate, controrepliche.

Il Foro, quindi, è stato continuamente utilizzato come terreno di scon- tro tra Russia e Ucraina per portare avanti le rispettive narrative relativamente alla questione della Crimea e della regione del Donbas coinvolgendo, inevita- bilmente, l’Unione Europea e i principali altri Stati partecipanti nella dinamica verbale. I rapporti della Missione speciale di monitoraggio OSCE in Ucraina sono stati ogni volta vivisezionati e utilizzati per sostenere le opposte posizioni. Le riunioni settimanali, nella maggior parte dei casi, hanno superato le cinque ore abbondanti cui aggiungere, poi, le altre riunioni, tra cui i Gruppi di lavoro sulle misure di sicurezza e fiducia (confidence- and security-building measures, CSBM) in generale e sul Documento di Vienna in particolare, la cui revisione ed aggiornamento, al momento, risulta bloccata per ragioni politiche da uno Stato partecipante.

Pur nei limiti che l’attuale situazione nell’Europa dell’Est gli ha permesso, il Foro di cooperazione per la sicurezza, organismo decisionale dell’Organizzazione ed investito del mandato di attuare le misure fondamentali di rafforzamento della fiducia e della sicurezza nella Zona di Applicazione delle CSBM, ovvero quella eu- roatlantica ed euroasiatica, ha, nel 2018, pienamente assolto il suo compito.

Il Foro, anche al fine di favorire uno scambio su questioni meno conflittua- li, ha promosso dialoghi per la sicurezza su un ampio spettro di tematiche; tra gli argomenti trattati, quelli sulla cooperazione e la sicurezza militare regionale han- no per noi rivestito un carattere particolare. Con una punta di orgoglio ricordia- mo la presenza, da noi favorita e sostenuta, di due oratori italiani di alto spessore militare per rango ed incarico ricoperto: il Generale di Divisione Lorenzo D’Ad- dario, Presidente del Gruppo direttivo della Forza multinazionale terrestre, e il Capitano di Vascello Ettore Socci, Assistente Militare del Comandante dell’Ope- razione Sophia condotta dalla Forza Navale nel Mediterraneo dell’Unione Eu- ropea (EUNAVFOR MED), che hanno partecipato rispettivamente al Dialogo sulla sicurezza: cooperazione militare regionale e al Dialogo sulla sicurezza: Me- diterraneo – sicurezza della regione meridionale dell’OSCE.

Altro argomento cui è stato dedicato ampio spazio nei dialoghi per la si- curezza sono state le armi leggere e di piccolo calibro (SALW) e le scorte di munizioni convenzionali (SCA), una tematica su cui si è registrata, anno durante, la più ampia convergenza di interesse Est-Ovest, tant’è che in sede di Consiglio Ministeriale a Milano siamo riusciti ad adottare una Dichiarazione sugli sforzi dell’OSCE nel campo delle norme e delle migliori pratiche relative alle SALW.

Un altro fronte che ha visto la squadra della prima dimensione fortemente impegnata è stato il c.d. Gruppo di lavoro informale sul Dialogo strutturato sulle sfide attuali e future alla sicurezza europea, un esercizio nato nel 2016 a seguito della Dichiarazione sul ventesimo anniversario del Quadro OSCE per il con- trollo degli armamenti e sul quale, dal punto di vista nazionale, riponiamo forti speranze per il rilancio del Controllo degli armamenti e delle CSBM in Europa.

La principale complessità di queste riunioni, che spesso si svolgevano sia a livello politico che militare, non era tanto legato alla partecipazione o alla prepa- razione e degli interventi nazionali e del materiale di supporto, su cui abbiamo presto impostato un lavoro di squadra efficace ed efficiente, spesso anticipando anche le richieste provenienti da Roma o introducendo nel dibattito idee inno- vative, ma i successivi seguiti, in particolare la preparazione del messaggio da inviare a Roma. Condensare per iscritto e rendere comprensibile resoconti di tre giorni di riunioni consecutive dense di spunti politici e tecnici è stata (e lo è ancora) una impresa titanica. I messaggi una volta finalizzati venivano sottoposti ad un quadruplo check in modo da poter essere sicuri di terminologia e contenu- ti, con l’intenzione di veicolare a Roma un documento il più esaustivo e chiaro possibile, destinato a costituire una base di lavoro e una memoria storica per i colleghi che si avvicenderanno a noi in un esercizio destinato a durare ancora molto tempo.

Fin dall’inizio dell’anno, lo sviluppo dei lavori nel Dialogo strutturato, e nel Foro di cooperazione per la sicurezza, è stato fonte di ispirazione per comin- ciare a pensare in merito all’opportunità e alla possibilità di presentare, per il Consiglio Ministeriale di Milano, una bozza di decisione nella dimensione politi- co-militare che affrontasse le questioni più importanti dell’attuale erosione della sicurezza europea.

La preparazione del testo ha vissuto, ovviamente, diverse fasi. La prima, cosa includervi; si è partiti dalla ricerca di misure e suggerimenti che, nel corso dell’anno, hanno più o meno suscitato un diffuso interesse tra gli Stati parteci- panti ed in particolare tra le due controparti principali: gli Stati Uniti e la Fe- derazione Russa. Trasparenza militare, riduzione del rischio e prevenzione degli incidenti sono temi che hanno visto un diffuso interesse tra gli Stati partecipanti. Una volta preparata una bozza di lavoro, in coordinamento con la Presidenza di turno svedese del Foro, sono iniziati una serie di incontri per così dire “concen- trici” per testare le reazioni, accogliere suggerimenti e, auspicabilmente, coagu- lare una concordanza di fondo degli Stati partecipanti. Era fondamentale coin-

volgere tutti ed evitare spaccature interne all’Unione Europea o alla NATO. Ci siamo dapprima coordinati con la Presidenza in esercizio svedese, responsabile di presentare in prima battuta il testo al resto degli Stati partecipanti, con la qua- le ci siamo da subito trovati in forte assonanza, successivamente con il formato “Quint” e poi con i colleghi della NATO e dell’Unione Europea. Parimenti si è proceduto con incontri a carattere bilaterale con altri Paesi al di fuori dei prece- denti formati, perché tutti fossero sempre coinvolti e per quanto possibile infor- mati. Sin da subito si è notato da parte di tutti i Paesi coinvolti un certo interesse verso questa proposta, il che ha permesso di preparare il terreno in vista dei ne- goziati veri e propri che, per ragioni di tempo, si sono svolti, direttamente, nella sede del Consiglio Ministeriale di Milano.

Purtroppo dopo una intensa fase negoziale e un paio di interessanti riunio- ni di alto profilo tecnico, tenute in seno al Foro di cooperazione per la sicurezza, e nonostante alla proposta sia stato riconosciuto un indiscusso valore di conte- nuto, più o meno da parte di tutti gli Stati partecipanti (ribadito questo anche successivamente nel 2019 indicando il nostro testo come una buona base da cui ripartire), abbiamo dovuto constatare che la Russia non avrebbe potuto aderirvi a causa della sua nota posizione politica in merito all’aggiornamento del Docu- mento di Vienna – rispetto al quale era prevista nel nostro testo l’adozione di tre decisioni di aggiornamento – e abbiamo preferito ritirare il nostro testo anche per poterne sfruttare le intrinseche potenzialità in futuro quando Mosca, player fondamentale per la sicurezza nella Zona di Applicazione, sarà pronta a tornare al tavolo negoziale.

3.3. Il Comitato per la sicurezza e le minacce transnazionali