Anche grazie al prezioso sostegno dei connazionali Lorenzo Rilasciati e Te- resa Albano del Segretariato OSCE, abbiamo cominciato a lavorare alle priorità e al programma di seconda dimensione otto mesi prima dell’inizio ufficiale della Presidenza italiana. Giocare di anticipo si è rivelato fondamentale per l’elabora- zione di un “pacchetto” di proposte coerente e credibile.
Nella scelta delle tematiche prioritarie due sono state le considerazioni principali: da un lato, quella di scegliere dei temi attuali e innovativi, prioritari per il nostro Paese, dibattuti anche in altri sedi e processi internazionali, tali da rinvigorire il ruolo dell’OSCE in campo economico; dall’altra, quella di tenerci il più possibile alla larga da tematiche altamente politicizzate che, nell’attuale con- testo dell’Organizzazione, avrebbero messo a rischio quel carattere convergente che le passate Presidenze erano riuscite a conferire alla seconda dimensione.
Dopo attenta analisi, è stato infine deciso di incentrare le discussioni del Forum economico e ambientale nel 2019 sull’impatto della trasformazione digi- tale sul progresso economico, sul buongoverno e, più in generale, sulla sicurezza degli Stati e dei cittadini. Ciò ha assicurato – tra le altre cose – continuità e coe- renza con le priorità identificate dall’Italia l’anno prima nel corso della presiden- za del G7.
La scelta della trasformazione digitale come priorità per la seconda di- mensione ha avuto una serie di risvolti positivi, il principale dei quali è stato offrire agli Stati partecipanti OSCE una nuova lente attraverso la quale guar- dare i temi “classici” della sicurezza economica e ambientale e una piattaforma di dialogo su temi di stretta attualità quali l’impatto dell’automazione sui livelli occupazionali e le opportunità offerte dall’uso di strumenti digitali per combat- tere la corruzione.
D’altra parte, non è stato semplice persuadere gli altri Paesi circa l’oppor- tunità di aprirsi a nuovi temi e approcci, nel clima di sostanziale assenza di dia- logo che caratterizza l’Organizzazione in questi anni. Il primo ostacolo concreto è venuto con l’introduzione di linguaggi tecnici, non familiari in ambito diplo- matico. L’utilizzo di espressioni quali Fourth Industrial Revolution, Internet of
Things, Big Data, Artificial Intelligence o Cryptocurrency ha in particolar modo
spiazzato alcuni colleghi stranieri, la cui chiave del successo ai tavoli negoziali dipendeva in buona parte dalla loro padronanza del linguaggio “classico” della seconda dimensione.
Molti Paesi occidentali, inoltre, hanno insistito perché le discussioni met- tessero in risalto i rischi di sicurezza derivanti dalla trasformazione digitale dell’economia e della società, mentre un gruppo di Paesi euro-asiatici, guida- ti dalla Russia, preferivano focalizzarsi esclusivamente sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per la crescita economica e la cooperazione tra gli Stati. All’Italia è toccata una difficile opera di mediazione tra queste due visioni.
Un prezioso aiuto ci è giunto dal Team per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, struttura incaricata di promuovere la tra- sformazione digitale del settore pubblico e dell’Italia. Daniela Battisti dell’ufficio relazioni internazionali, nel corso di una serie di incontri informali organizzati a Vienna, ha illustrato da un punto di vista tecnico il perimetro della nostra inizia- tiva. Grazie anche al contributo di esperti accademici di altissimo livello (quali il Prof. Leonard Waverman, Direttore della DeGroote School of Business presso la McMaster University canadese, ed il Prof. Eli Noam della Columbia Business
School), di rappresentanti del settore high-tech e di altre organizzazioni inter-
nazionali da tempo impegnate nel settore (OCSE), l’Italia ha non solo chiarito i concetti alla base della digitalizzazione dell’economia e il suo impatto, ma ha anche convinto i delegati più restii circa l’opportunità per un’organizzazione che si occupa di sicurezza di iniziare a fare i conti con le conseguenze della trasfor- mazione digitale.
Già a metà dell’anno di Presidenza, la trasformazione digitale si era fatta strada nelle sale dell’Hofburg e nel lavoro dell’Organizzazione. Essa era diventa- ta protagonista del Forum economico e ambientale, ma anche il filo conduttore di tante altre iniziative parallele tra cui: la Conferenza di alto livello organizzata a Roma dalla Prof.ssa Paola Severino – Rappresentante speciale OSCE per la lotta alla corruzione; la Conferenza sulla partecipazione economica femminile, organizzata insieme all’Ufficio per le questioni di genere dell’OSCE e alle col- leghe di prima dimensione della delegazione italiana, particolarmente attive su queste tematiche; la Conferenza sulla lotta al terrorismo organizzata dall’OSCE a Minsk. In aggiunta, la trasformazione digitale aveva ottenuto risonanza anche negli uffici OSCE sul terreno, che cominciarono ad organizzare seminari e con- ferenze sul tema.
Giunti a questo punto, rimaneva un passaggio obbligatorio per garantire un seguito a queste iniziative, fornendo all’Organizzazione gli strumenti necessa- ri ad adattarsi alle sfide e opportunità della trasformazione digitale: l’adozione di un documento politico in occasione del Consiglio Ministeriale OSCE di Milano.
Negoziati
Il successo degli incontri organizzati a Vienna e il supporto dei colleghi degli altri Paesi durante i primi otto mesi dell’anno ci avevano fatto nutrire gran- di speranze in vista dei negoziati. Ma – lo sapevamo – il compito non sarebbe stato semplice: l’esito dei negoziati di seconda dimensione sarebbe dipeso anche dall’andamento generale dei negoziati su tutti i testi.
Per preparare al meglio le altre delegazioni, decidemmo di giocare d’anti- cipo distribuendo un documento informale, già a fine agosto, contenente le no- stre proposte di testi ministeriali: una Dichiarazione sull’impatto della trasforma- zione digitale sulla sicurezza e una Decisione sullo sviluppo del capitale umano
nell’era digitale. I colleghi degli altri Paesi apprezzarono in particolare il tempo che concedemmo loro per consultare le rispettive capitali, nonché la logica alla base delle nostre proposte, solidamente coerente con i lavori del Forum econo- mico e ambientale durante tutto l’anno.
Lavorammo dunque sulle prime bozze dei testi, facendo il possibile per presentare contenuti quanto più tecnici e imparziali, riflettendo adeguatamente le accezioni positive e opportunità della trasformazione digitale come richiesto con insistenza da Russia e Paesi centro-asiatici.
I primi round di negoziati viennesi proseguirono senza troppi intoppi e i testi ne uscirono migliorati, riflettendo più accuratamente le priorità dei vari Paesi e gruppi. La Presidenza italiana dovette resistere, tuttavia, a vari tentativi di politicizzare i negoziati tramite l’inclusione di terminologie e linguaggi legati a dinamiche bilaterali (Armenia-Azerbaigian). Notammo però, con soddisfazione, un interesse convergente dei maggiori Paesi a lavorare costruttivamente per l’a- dozione dei testi.
Una volta giunti a Milano per i negoziati finali fu chiaro che, sebbene la maggior parte dei contenuti fosse accettabile per tutti, nessun Paese occidentale avrebbe acconsentito all’approvazione di testi nella seconda dimensione senza aver prima valutato l’esito dei negoziati sui testi relativi a diritti umani e libertà fondamentali (terza dimensione). Decidemmo quindi di mettere in stand-by i ne- goziati formali, procedendo con consultazioni informali molto ristrette per lima- re i testi e farci trovare pronti per quando sarebbe arrivato il momento.
La settimana del Consiglio Ministeriale di Milano fu scandita da continue tornate di consultazioni, anche notturne, su due tavoli paralleli. Al primo tavolo sedevano con noi Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Russia e la rappresentante della Delegazione dell’Unione Europea (che riferiva puntualmente ai 28). Il secon- do tavolo era invece dedicato a consultazioni bilaterali, parallele con Armenia e Azerbaigian, i cui delegati adottavano la strategia dei veti incrociati su intere porzioni di testo: rispondemmo con argomentazioni sulla sostanza del testo tec- nicamente ineccepibili, nonché alzando il livello della nostra interlocuzione fino a coinvolgere i rispettivi livelli politici.
Occorre riconoscere, in particolare ai delegati statunitensi e russi, un ele- vato livello di professionalità e preparazione nel rappresentare le rispettive po- sizioni nazionali. Grazie al constante supporto e mediazione della Presidenza italiana, entrambi hanno lavorato instancabilmente, per tre giorni e tre notti consecutive, in contatto con le rispettive capitali, per raggiungere un compro- messo su quelle che all’inizio dei negoziati erano state presentate da entrambe le parti come linee rosse (libertà dell’internet, rilevanza dei diritti economici e sociali, ecc.).
A poche ore dalla chiusura dei negoziati, tutte le questioni di sostanza era- no state risolte e non rimaneva altro da fare se non attendere l’esito di altri, pa- ralleli negoziati. Il Canada, infatti, aveva chiarito che non avrebbe acconsentito
all’approvazione dei testi economico-ambientali senza aver prima “incassato” l’approvazione di almeno un testo nella dimensione umana. Ciò avvenne, anche grazie alla bravura delle nostre colleghe impegnate in quell’ambito, Silvia San- tangelo, Anastasia Fusco e Maria Alcidi, e dopo quattro anni di assenza1.
I due testi di seconda dimensione furono dunque adottati dal Consiglio Ministeriale, dando vita a un sostanziale avanzamento dell’agenda dell’OSCE nel settore economico-ambientale.