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Il lavoro dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE a sostegno delle

leadership armene e azere per trovare una soluzione pacifica al conflitto etno-

politico più lungo in atto nello spazio post-sovietico (in uno scontro e in una regione più ampi che hanno già superato il marchio “post-sovietico”), quello del Nagorno-Karabakh, è stato attivamente sostenuto dalla Presidenza italiana. Que- sto processo, guidato da rappresentanti di Francia, Russia e Stati Uniti, aveva visto sin all’inizio un grande coinvolgimento italiano. Roma decise di confermare l’Ambasciatore polacco Andrzej Kasprzyk come Rappresentante personale del Presidente in esercizio (PRCiO per il conflitto oggetto della Conferenza OSCE di Minsk) e si è basata sulla sua esperienza decennale in questo ambito delicato.

Un elemento ulteriore dell’architettura del “processo di Minsk” è il Grup- po di pianificazione ad alto livello (HLPG), che nel 2018 inizialmente era guida- to da un consigliere militare italiano e successivamente dal colonnello slovacco Vladimir Minarik, per garantire la continuità necessaria con la Presidenza suc- cessiva. Il mandato principale dello HLPG è elaborare opzioni per una possibile operazione di mantenimento della pace nell’area di conflitto.

Il PRCiO e il suo team sono stati impegnati in una serie di operazioni uma- nitarie nella zona di conflitto e hanno condotto i loro regolari esercizi di moni- toraggio, nonché altre misure per rafforzare la fiducia. Un grande cambiamento in tutto il contesto è stata la cosiddetta “rivoluzione di velluto” in Armenia nel 2018, che ha provocato una transizione politica tanto inaspettata quanto sostan- ziale nel paese. Significava anche che il Primo Ministro ad interim Pashinyan, che era salito al potere a seguito di questa pacifica manifestazione di forza, era ora la principale controparte del Presidente azero Aliyev nei negoziati. Le misu- re decise da entrambi nel corso di un vertice CSI a Dushanbe in autunno posero le basi per ricominciare i negoziati.

Questo spirito positivo si è riflesso nella seconda metà del 2018 anche nella prima dichiarazione 3+2 a Milano dopo molti anni di silenzio (i capi delle dele- gazioni dei Paesi copresidenti del Gruppo di Minsk, nonché Armenia e Azer- baigian). Durante il Consiglio Ministeriale, il Ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero ha incontrato brevemente i due Ministri, mostrando il sostegno della Presidenza a un rinnovato processo negoziale. Mentre il conflitto stesso veniva discusso in vari ambiti, la Presidenza italiana è riuscita a mantenere una posizio- ne equilibrata in ogni contesto e quindi a facilitare gli scambi.

Georgia

Le Geneva International Discussions (GID) e il conflitto in Georgia hanno visto un anno difficile. Dopo la tragica morte di Archil Tatunashvili, deportato a Tskhinvali, gli incontri del Meccanismo di prevenzione e risposta agli incidenti a Ergneti, e infine anche a Gali, sono stati bloccati. Questo evento si è aggiunto al- la tensione creata da altri incidenti mortali lungo la linea di contatto ed alla con- tinua erezione di ostacoli lungo la linea di confine amministrativa, nonostante il conflitto armato sia cessato da dieci anni. Le GID, tuttavia, si sono sempre svol- te come previsto quattro volte l’anno, alla presenza, oltre che del Rappresentante speciale (fino a settembre l’Ambasciatore svizzero Guenther Baechler, in seguito il diplomatico slovacco Rudolf Michalka, entrambi supportati da un consigliere italiano, Pietro Guastamacchia), di rappresentanti della Presidenza italiana, sia da Roma che da Vienna.

I punti fondamentali di questi negoziati – in particolare il non uso della forza e il tema degli sfollati / rifugiati interni – non hanno fatto progressi. Il contesto complesso è stato elaborato in una Dichiarazione del Rappresentante

speciale della Presidenza italiana dell’OSCE per il Caucaso meridionale “nel 10° anniversario del cessate il fuoco nella guerra del 2008 in Georgia” e ha trovato particolare attenzione a Vienna, dato che la Presidenza italiana scelse come pri- mo ospite di alto livello del Consiglio Permanente proprio il Viceministro degli Esteri georgiano David Dondua. La Presidenza ha inoltre contribuito a una serie di iniziative per rafforzare la fiducia a sostegno dell’impegno dell’OSCE e in particolare delle GID, con progetti sulle persone scomparse, su infrastrutture idriche e altre questioni umanitarie. Inoltre, la Presidenza ha continuato a soste- nere un incontro tecnico innovativo sulle sfide ambientali nella regione del Mar Nero orientale, con la partecipazione di esperti di Abkhazia e Georgia. Insom- ma, la Presidenza ha investito molti sforzi anche in questo contesto e, sebbene nessuna dichiarazione regionale sul conflitto abbia potuto essere adottata a Mi- lano (come non è mai stato il caso in precedenza, del resto), la situazione è stata sempre seguita con grande attenzione, sia a Vienna che a Roma.

Nel corso dell’anno sono stati sostenuti numerosi altri progetti nei Paesi del Caucaso meridionale, senza particolare attenzione ai conflitti protratti ma re- lativi a tutte e tre le dimensioni di sicurezza dell’OSCE, quali i progetti nel qua- dro del Programma di cooperazione armena e le iniziative relative alla sicurezza informatica che coinvolgono la polizia azera e georgiana.

Le tre Ambasciate italiane a Tbilisi (Ambasciatore Enrico Bartoli), Erevan (Ambasciatore Vincenzo del Monaco) e Baku (Ambasciatore Augusto Massari) hanno svolto un ruolo cruciale e durante tutto l’anno sono state in continuo con- tatto operativo con la Presidenza.

Va anche menzionata la visita in Armenia del Rappresentante speciale della Presidenza per la lotta contro la corruzione, Prof. Paola Severino, durante la quale è stato avviato un importante progetto OSCE con le nuove autorità arme- ne. La Presidenza è stata anche presente al forum annuale dell’OSCE sui media del Caucaso meridionale a Tbilisi e ad altri importanti eventi relativi alla regione.

Un’iniziativa particolare è stata anche il viaggio degli ambasciatori OSCE nei tre Paesi del Caucaso meridionale, guidato dalla delegazione francese, in col- laborazione con la Presidenza italiana. Dal 18 al 22 giugno 2018, un gruppo di 24 Rappresentanti permanenti presso l’OSCE ha visitato Armenia, Georgia e Azerbaigian. Il viaggio, il primo da diversi anni in questo formato, mirava a ri- confermare il forte interesse degli ambasciatori per la pace, la stabilità e la pro- sperità nella regione, nonché il loro sostegno a un maggiore impegno dell’OSCE in ciascuno dei tre Paesi. Gli ambasciatori hanno incontrato i leader politici nei Paesi, hanno avuto scambi di vedute con la società civile, hanno fatto una visita vicino alla linea di confine amministrativa ad Odizi e hanno visitato una serie di progetti OSCE in corso e futuri, hanno appreso nuovi sviluppi e iniziative nei Paesi e hanno potuto godere dell’eccezionale ospitalità di Erevan, Tbilisi e Baku, fortemente supportata dai rispettivi capi delegazione a Vienna e dalle autorità nazionali.

L’anno 2018 è stato quindi caratterizzato da una serie di sfide nel campo dei conflitti protratti, determinate dalle dinamiche locali e dai cambiamenti della situazione sul campo, nonché da importanti decisioni che dovevano essere prese nel corso dell’anno. Alcuni importanti successi e molti piccoli passi che hanno portato a notevoli miglioramenti per la popolazione locale, che di questi conflitti infiniti è sempre la prima vittima.

L’Ambasciatore Azzoni con il Segretario Generale dell’OSCE, Thomas Greminger. Una collaborazione strettissima e indispensabile.

Un tema carissimo alla Presidenza italiana: il genere nella rappresentazione di Se-

Un “inferno negoziale”: il bilancio nella impossibile lavagna del Consigliere Marco Lapadura.

LA PRESIDENZA ITALIANA