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FATTORI ED INDICATORI DI RISCHIO

CAP 3 AMBITO PROTEZIONE DEI MINOR

3.1 IL MALTRATTAMENTO DEI MINOR

3.1.3 FATTORI ED INDICATORI DI RISCHIO

Capire le cause sottese agli abusi, il perché in certe famiglie si verifichino comportamenti maltrattanti, il motivo per cui questi si presentano in un dato momento e con certe modalità, è una domanda a cui nel tempo la letteratura ha dato varie e differenti risposte.

M. Ammaniti, G. Nicolais e A.M. Speranza145 ripercorrendo il

cammino dello studio dei fattori eziologici del maltrattamento e dell'abuso all'infanzia, indicano come centrale, agli inizi degli anni Ottanta, i fattori di natura socioculturale ed economica, il cosiddetto fattore SES, status socioeconomico; mostrando negli anni successivi uno spostamento del focus sui fattori di natura familiare, dovuto alla convinzione che l'abuso, soprattutto quello sessuale, sia un fenomeno non attribuibile esclusivamente alle classi sociali meno abbiente.

A. Campanini146 annovera tra i fattori di rischio, ossia condizioni che

rendono una data famiglia più soggetta alla comparsa di comportamenti maltrattanti, più comunemente ricordati in letteratura, la ricorsività ereditaria della violenza, intesa come la connessione probabilistica esistente tra l'esperienza di violenza subita dai genitori nella loro infanzia e l'esercizio di atti maltrattanti che a loro volta operano nei confronti dei propri figli, il cui grado di certezza si fa discendere dal tipo di abuso, dall'intensità della violenza e dalla sua continuità e durata nel tempo; il family stress, input di rottura o di disturbo dell'equilibrio relazionale intrafamiliare che incidono sull'attuazione di reazioni (output) aggressive all'interno della famiglia; lo status socio-economico, insieme di fattori materiali, culturali e simbolici che compromettono i processi di identità ed identificazione dei genitori, con conseguenze sulla relazione

145 Ammaniti M., Nicolais G., Speranza A.M. (2002). 146 Campanini A. (1993).

genitoriale ed interpersonale di impoverimento; l'atrofia della rete

sociale, fattori come l'isolamento, l'assenza di servizi sul territorio, o

agenzie sociali e formative di difficile accesso, mancanza di rapporti amicali e con il vicinato, condizioni che impediscono o limitano le possibilità di rapporti e scambi del nucleo familiare con l'esterno.

L'autrice avverte che, nell'individuare situazioni familiari maggiormente soggette al verificarsi di maltrattamenti, attraverso la ricerca di tali fattori di rischio, occorre tenere sempre presente che questi “sono costruiti, a posteriori, su campioni clinici” ed un loro “uso generalizzato, se non contestualizzato” caso per caso, può portare ad “automatismi diagnostici e preventivi pericolosi”.147

Nessun fattore singolo di per sé può spiegare il motivo dei comportamenti violenti di alcuni soggetti, come la loro prevalenza in specifiche realtà; è necessario considerare un insieme di connessioni ed interazioni di vari indicatori, a diversi livelli, che solo considerati nel loro insieme permetteranno di ricostruire la specifica storia di quella data famiglia.148

Nelle linee guida OMS-ISPICAN,149 volte alla prevenzione del

maltrattamento, grazie all'impiego di un modello ecologico troviamo una descrizione di molteplici fattori di rischio, di natura diversa, che solo uniti permettono di comprendere le interazioni che si verificano tra i vari livelli ed offrono una base per cercare di svelare e capire l'evoluzione degli abusi nelle specifiche famiglie.

Così al primo livello troviamo i fattori attinenti l'individuo (fattori

individuali), sia dei genitori o di chi si prende cura del minore che del

bambino stesso.

Caratteristiche individuali che evidenziano la difficoltà di gestione

147 Campanini A. (2007), pp. 29-30. 148 Cirillo S., Cipolloni M.V. (1994). 149 Vedere nota n. 97.

familiare di genitori ad esempio dediti all'uso o dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope, come droghe od alcool, con problemi fisici o psicologici, affetti da disabilità, con personalità con scarso auto controllo, depresse, con sentimenti di bassa stima di sé o che sono stati abusati a loro volta nella propria infanzia.

Anche le caratteristiche e la personalità del bambino possono rendere per il nucleo la sua crescita un processo più difficile da affrontare e rendere il figlio maggiormente esposto al rischio di essere trascurato o maltrattato; una gravidanza difficile, parti prematuri, il riscontro di problemi alla nascita, malattie croniche, patologie, disturbi fisici e clinici, malformazioni, temperamento iperattivo od impulsivo, costituiscono fattori di rischio che incidono sulla qualità della relazione genitore-figlio.

Peculiarità del bambino che lo fanno percepire come difficile da gestire, provocano nei genitori frustrazione e delusione delle aspettative riposte in lui prima della nascita, la sintonia del loro rapporto viene a mancare; difficoltà del bambino che non possono essere unica causa e spiegazione dell'insorgere dell'abuso, ma a cui soggiaciono e si uniscono difficoltà familiari ed inadeguatezze genitoriali.150

Allo step successivo troviamo i fattori relazionali, dove rientrano le peculiarità derivanti dalla composizione familiare, le interazioni intergenerazionali ed i rapporti che il nucleo instaura con l'esterno; indicatori rilevanti da analizzare e decifrare andranno ricercati nel tipo di rapporto esistente tra i componenti della famiglia e le eventuali

150 D.A. Black, R.E. Heyman e A.M. Smith Slep in uno studio, su un campione di famiglie americane, volto ad indagare le caratteristiche demografiche, percepibili quali fattori di rischio, soggiacenti all'abuso sessuale, evidenziano come il riscontro di problemi comportamentali ed il basso livello intellettivo dei minori abusati possano essere inclusi sia tra i fattori predisponenti il maltrattamento, che essere indicati come conseguenze negative, sviluppatesi in conseguenza delle relazioni abusanti.

famiglie di origine, nelle modalità comunicative, nelle regole educative, nella presenza di conflittualità nella coppia.

S. Cirillo e M.V. Cipolloni151 distinguono tra i fattori familiari quelli

derivanti dalla condizione di determinati nuclei di trovarsi in difficoltà

strutturali, problematiche di cui non possiedono le risorse idonee per

superarle, includendovi le famiglie premature, formate da adolescenti o personalità immature, famiglie multiproblematiche, psicopa- tologiche, invischiate in rapporti di dipendenza con le famiglie d'origine, con sentimenti di risentimento, volontà di riscatto di percepiti tradimenti passati, con problematiche di alcol o tossicomania; nell'altro filone includono i particolari eventi critici del ciclo vitale della famiglia che possono incidere e turbare il sistema, come le separazioni od i divorzi, lutti od abbandoni, famiglie monoparentali, dove i bambini possono venire invischiati nei conflitti, marginalizzati, strumentalizzati od investiti di ruoli sostitutivi del partner.

Caratteristiche individuali e familiari che si sostanziano entro i fattori di rischio relativi alla comunità, come la tollerabilità della violenza, le diseguaglianze di genere e sociali, gli alti livelli di disoccupazione, la povertà, la mancanza di servizi ed istituzioni di supporto alle famiglie; incidenza del maltrattamento influenzata ulteriormente dai fattori

relativi alla società, politiche sociali, sanitarie, educative ed

economiche inadeguate, norme sociali e culturali che promuovono od esaltano la violenza e le punizioni corporali, che richiedono ruoli di genere rigidi per uomini e donne o che sminuiscono lo status del minore.

La molteplicità dei fattori e l'interazione tra i vari ambiti è un dato ormai accettato e condiviso, da parte della letteratura, nelle ricerche e

negli studi recenti, dagli operatori socio-sanitari impegnati nella tutela, da cui si parte come dato inopinabile, qualora si affrontino le cause del maltrattamento minorile.

Fattori individuali, familiari, culturali e sociali, a ragione associati a comportamenti abusanti o violenti, di cui non riusciamo però a “cogliere”, come evidenzia S. Cirillo,152 il perché, la modalità per cui

“questi elementi si traducano nella dinamica peculiare che in quella specifica famiglia darà luogo a situazioni altamente critiche”.

L'autore offre una risposta a tale quesito ed una possibilità di comprendere le relazioni familiari abusanti attraverso il ricorso allo studio dei giochi familiari,153 tipici delle famiglie maltrattanti,

tentando di unificare, in una sola cornice concettuale, i fattori sociali ed individuali, utilizzando i fattori familiari con una funzione di anello di congiunzione tra questi.

Qualora ci si trovi a ripercorrere la storia di un nucleo è importante considerare che, accanto ad indicatori che ne accrescono la suscettibilità al maltrattamento, è possibile non solo rilevare fattori di

protezione che incidono probabilisticamente sulla comparsa

dell'evento, ma anche fattori di resilienza che, una volta che l'abuso si sia verificato, vanno a colpire, diminuendo, l'impatto che il maltrattamento ha avuto sulla vittima, che incidono sulla capacità di quest'ultima di superare ed elaborare il trauma e sull'eventualità della comparsa di nuovi maltrattamenti.

P. Di Blasio e V. Acquistapace154 offrono una lettura alternativa, un

152 Cirillo S. (2005), p. X.

153 L'autore li descrive come “la particolare forma di organizzazione dei rapporti all'interno della famiglia che si struttura nel tempo a partire dalle caratteristiche individuali dei singoli giocatori, che compiono le loro mosse anche in funzione della propria storia individuale (oltre che delle caratteristiche psicofisiche), mentre il contesto socioeconomico e culturale

condiziona le scelte delle mosse possibili e determina il loro significato.” In Cirillo S., Cipolloni M.V. (1994), p. 160.

Vedere nota n. 17.

modello valutativo delle famiglie attraversate da dinamiche violente, che supera il concetto della causalità diretta155 e della causalità

multifattoriale,156 introducendo una chiave interpretativa che permette

di considerare, e non sottovalutare, simultaneamente gli eventuali elementi che possono mettere a rischio i minori e le potenzialità e le risorse su cui lavorare per contrastare o ridurre l'impatto dei fattori negativi.

Attraverso la prospettiva per meccanismi e processi157 si riesce a

spiegare come da certi fattori di rischio sia possibile l'insorgere dei comportamenti violenti, riusciamo ad evidenziarne l'interazione con i fattori di amplificazione del rischio e viceversa di protezione, il cui bilanciamento rende possibile comprendere come nelle varie famiglie, anche in presenza di simili fattori di rischio, si evolvano situazioni di vita e modalità di gestione familiare differenti ed il perché in alcune e non in altre avvengano gli abusi.

Le autrici partono dalla rilevazione di determinati fattori di rischio, che “esercitano un'influenza indiretta (distali), non connessi direttamente alle specifiche situazioni relazionali od individuali che concorrono a favorire l'emergere di comportamenti abusanti” ma che creano una sorta di “maladattamento delle famiglie”, le rendono più vulnerabili e sensibili al maltrattamento; fattori che vengono a “rappresentare lo sfondo su cui si innestano altri elementi più vicini e

155 Il concetto della causalità diretta, inserito nell'ambito dello studio sui fattori di rischio, incidenti sui casi di maltrattamento, assume la valenza, da tempo superata, dell'idea dell'esistenza di un nesso diretto tra un agente eziologico ed il risultato maladattivo. 156 La causalità multifattoriale si rivolge all'individuazione di indici cumulativi di rischio

biologico e/o psicosociale, in grado di determinare un “profilo di rischio”, scaturente dalla rilevazione di diversi fattori, da cui emergono situazioni classificabili in alto, medio e basso rischio di maltrattamenti.

157 Le autrici propongono di utilizzare tale chiave di lettura in sede di prevenzione secondaria, ossia laddove si siano già manifestati i segni della violenza, al fine di ridurre la prevalenza del fenomeno, con l'intento di attuare interventi precoci, per un'efficace presa in carico che consenta di valutare le famiglie, attraversate da dinamiche violente, per coglierne le difficoltà che danneggiano o comportano rischi allo sviluppo del bambino, individuando i nuclei che hanno maggiormente bisogno di aiuto ed intervenire prima che si verifichino, amplifichino o ripetano gli episodi di violenza.

prossimi all'esperienza” degli individui.158 Tra i fattori distali sono

compresi elementi del contesto di vita, concezioni, valori od esperienze personali pregresse, componenti su cui la violenza trova terreno fertile che non sono sufficienti da soli a determinare dinamiche abusanti ma acquistano rilevanza quando vi si associano altre condizioni o particolari circostanze negative che colpiscono il nucleo; vi comprendono sia fattori aspecifici, presenti in altre situazioni di disagio psicologico o sociale, come l'indice della povertà, del livello di istruzione e la giovane età della madre e fattori caratterizzanti i contesti di maltrattamento dei minori, quali esperienze di rifiuto, violenza od abuso subite dai genitori nell'infanzia, disinteresse per lo sviluppo della prole o l'accettazione delle punizioni e della violenza come pratiche educative.

Per avere una misura della vulnerabilità di tali nuclei familiari, resi fragili dalla presenza e dall'interazione dei fattori di rischio occorre considerare le caratteristiche individuali, ambientali e gli eventi, cioè i

fattori prossimali, che “esercitano un'influenza diretta nelle relazioni,

che sono percepibili nell'esperienza soggettiva” e sono rivelabili nei comportamenti quotidiani e nelle emozioni delle persone.159

I fattori di rischio verranno allora potenziati dall'interazione con i

fattori di stress o di amplificazione del rischio, le condizioni di

fragilità della famiglia verranno ulteriormente aggravate, aumentando la probabilità di una evoluzione maltrattante; viceversa qualora gli elementi del contesto di vita, le concezioni ed i valori, le esperienze personali abbiano una valenza positiva si costituiranno come fattori

protettivi, in grado di depotenziare gli effetti destabilizzanti dei fattori

di rischio.

Rientrano nei fattori prossimali, capaci di far oscillare la vulnerabilità

158 Di Balsio P., Acquistapace V. (2002), p. 53. 159 Di Balsio P., Acquistapace V. (2002), pp. 53-55.

della famiglia verso segni positivi o negativi, i fattori individuali attribuibili ai genitori, tra cui figurano l'autonomia personale, il livello di autostima, l'impulsività, la tolleranza alle frustrazioni, la capacità di assumersi le proprie responsabilità, l'essere riusciti o meno ad elaborare traumi passati, le capacità empatiche, il desiderio di migliorarsi o di staccarsi dalla dipendenza dai servizi; altri fattori, quelli familiari, interagiranno con il rischio di abusi, così fondamentale per il benessere del bambino sarà la possibilità del nucleo di poter contare su una rete di supporto amicale o parentale, avere una relazione soddisfacente con le famiglie di origine, non essere pervasi da conflitti di coppia od intergenerazionali, condizioni la cui assenza assume una valenza negativa, una riduzione per il minore delle possibilità di ricevere protezione, tra cui si possono aggiungere come fattori di stress la presenza di violenza domestica, l'aver contratto matrimoni e gravidanze precoci, essere una famiglia monoparentale; infine anche le caratteristiche del bambino, l'avere un temperamento facile o difficile, essere affetto da malattie fisiche, aver avuto disturbi alla nascita, possono configurarsi come fattori predisponenti od al contrario di riduzione del rischio di subire abusi. Le potenzialità del modello interpretativo risiedono proprio nella “interazione” che si viene a creare “tra rischio e protezione”, nella necessità di analizzare i fattori di rischio in interconnessione con i fattori che li possono amplificare o viceversa ridurne gli effetti; con la consapevolezza che l'intreccio con fattori protettivi può far “cambiare direzione ad una traiettoria” precedentemente pericolosa, impedendo l'evolversi della violenza in situazioni rilevate a rischio.160

L'attenzione alle realtà in cui sono inserite le famiglie, le problematiche che devono affrontare, i primi segnali, le richieste di aiuto velate, che taluni nuclei lanciano ai servizi sociali, sono indicatori importanti da tenere sotto controllo per cercare di individuare celermente, prima che le situazioni ed i rapporti si esasperino e si palesino ed aggravino i maltrattamenti, le situazioni

sociali a rischio; così definite e riconosciute quali destinatarie

principali degli interventi di prevenzione, nuclei in cui è presente uno squilibrio tra le difficoltà che devono affrontare e le risorse di cui dispongono, indicatori di rischio che rivelano un loro stato di bisogno e l'esistenza di una domanda di aiuto inespressa.

3.1.4 DALLA RILEVAZIONE AL TRATTAMENTO