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1.3 STRUMENTI DEL SERVIZIO SOCIALE Mezzi per integrare i compiti di aiuto e controllo

1.3.3 L'INDAGINE DOMICILIARE

I colloqui con gli utenti possono avvenire anche nel suo domicilio, al fine di consentire un approfondimento rispetto alla globalità della situazione, della sua famiglia, del suo ambiente di vita e degli aspetti relazionali.

L'assistente sociale può vedere personalmente ciò che fino a prima ha potuto solo immaginare o di cui ha solamente sentito parlare; immergendosi nel contesto della persona può percepirne molte informazioni, anche quelle consapevolmente nascoste dall'utente, per

paura o mancanza di fiducia; può avvalersi così di uno strumento in più per comprendere e talvolta cambiare le proprie ipotesi ed interventi.

Molti sono gli spunti su cui riflettere e da cui far scaturire le decisioni necessarie al caso, il quartiere di residenza, l'ubicazione della casa familiare ed il modo di mantenere e provvedere alla stessa, l'osservazione dei rapporti e delle relazioni mentre si svolgono, sono tutti aspetti a cui prestare attenzione e da inserire nello studio generale della situazione. L'operatore entra così a far parte dell'ambiente socio- familiare dell'utente, con l'intento di analizzare e approfondire la sua analisi.

Nel processo di aiuto l'utilità e la decisione di attuare la visita domiciliare può essere frutto di una valutazione personale dell'assistente sociale, che la inserisce nel progetto più ampio di lavoro intrapreso con la persona ed il suo nucleo, qualora la ritenga necessaria e produttiva, sia per acquisire dati, che ai fini del rapporto professionale instaurato con la famiglia; può rientrare in quei casi in cui si rivela necessaria per l'ottenimento di certe prestazioni, configurandosi come dovere burocratico, pur sempre riconoscendo le opportunità che ne possono derivare, per una conoscenza più approfondita del caso e delle persone, come ulteriore canale per “avvicinarsi” ed instaurare una relazione significativa con gli utenti;31

inoltre può rientrare in un protocollo operativo stabilito da altre istituzioni, come canale di indagine e valutazione, come nel riconoscimento delle idoneità o per gli accertamenti dell'esistenza di rischi o disagi sofferti dai minori.32

31 L'intervento a domicilio si rivela necessario ad esempio per l'attivazione dell'assistenza domiciliare, del telesoccorso e della teleassistenza, per la stesura del Progetto di Assistenza Personalizzato, e dei relativi interventi, da parte dell'Unità di Valutazione Multidisciplinare nell'area della non autosufficienza (L. n. 66/08) ed ai fini della Legge n. 104//92 “Legge-

quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”.

Nei contesti dove aiuto e controllo si integrano la visita domiciliare è uno strumento indispensabile, necessario a svelare l'esistenza o la continuità delle problematiche sofferte dal nucleo, osservare le reali condizioni di vita delle famiglie e stabilire se queste rispettano i bisogni e le necessità dei membri più deboli; consente di osservare l'interazione tra le persone ed il concretizzarsi dei rapporti nel loro ambiente abituale, nei loro spazi, luoghi e rifugi quotidiani. L'indagine domiciliare è il mezzo concreto per rilevare pericoli, valutare che determinati diritti vengano garantiti, permette di verificare che le prescrizioni imposte alle famiglie vengano seguite e rispettate, valutare se sia il caso di intensificarle od attenuarle.

Nell'ambito della tutela minorile può essere attivata in una fase precedente il coinvolgimento del Tribunale, per determinare la necessità o meno di una segnalazione, come canale di prevenzione primaria, in fase di rilevazione delle situazioni di rischio, per attivare interventi prima che i disagi vengano sofferti o le problematiche si intensifichino o cronicizzino; può essere utilizzata per verificare l'esistenza di danni od abusi subiti, determinare la presenza di maltrattamenti, stabilire ed attivare le misure di protezione necessarie. Negli interventi coatti assume un valore di costante osservazione, strumento che permette di valutare e seguire le persone nell'intero percorso, avere un riscontro dei cambiamenti avvenuti, di rilevazione celere di eventuali ricadute, nuovi bisogni e rischi. La famiglia avrà così una percezione di una continuità dell'intervento; la visita domiciliare si connoterà per questa sia come un mezzo di limitazione, per contenere il riemergere delle problematiche e delle modalità disfunzionali del nucleo, sia come mezzo di supporto, momento che rende evidente la presenza e l'interesse degli operatori, canale ulteriore

come il Tribunale per i Minori, per i coniugi aspiranti all'adozione o per minori con segnalazione di rischio sociale.

di cui gli utenti dispongono per chiedere aiuto e consigli ai servizi.

1.3.4 LA DOCUMENTAZIONE

Sin dal primo incontro con l'utente compito dell'assistente sociale è quello di annotare e tracciare le varie tappe del percorso di aiuto; documentando con precisione non solo le informazioni sulla storia e gli eventi della persona, ma anche le proprie riflessioni, percezioni, gli obiettivi verso cui si tende, comprese le criticità ed i punti di forza rilevati.33

Insieme alle altre competenze, la professionalità del lavoro sociale, viene garantita grazie alla possibilità degli operatori di poter contare su dati ed informazioni certi, verificabili ed osservabili, da cui far scaturire interventi progettati e ponderati, valutabili e con l'opportunità di rendere trasmissibili le modalità e le azioni rilevate efficaci ed efficienti, cioè capaci di raggiungere gli obiettivi prefissati, attraverso l'utilizzo più ottimale delle risorse disponibili.

I processi di aiuto sono percorsi lunghi, che necessitano nel tempo di passi indietro per analizzare il compiuto, quello che ancora si deve fare e modificare; non solo lo stesso assistente sociale deve contare su strumenti che tracciano la storia dell'utente e del suo operato, ma altri operatori, che lo affiancano o lo sostituiranno nel tempo, devono poter risalire a ciò che è stato appurato dai precedenti professionisti, cosa ha guidato loro e quello che è stato attuato, le ipotesi fatte e le strategie

33 La documentazione per Zilianti e Rovai si suddivide in di esercizio, ossia che rappresenta il processo di aiuto, serve per tenere sotto controllo l'intervento professionale, assume la funzione di guida operativa, permettendo il monitoraggio, la riflessione, la verifica e la valutazione del percorso (cartella sociale, verbali, relazioni); di governo, che attiene all'organizzazione della struttura in cui è inserito il servizio sociale, comprende dati ed informazioni necessarie per l'operatività a livello di coordinamento (regolamenti, piani, istruzioni, progetti, protocolli operativi).

impiegate.

La difficoltà degli interventi si intensifica ulteriormente quando alle esigenze dell'aiuto si sommano quelle del controllo; poter contare su una documentazione ampia e precisa consente non solo l'interazione tra i vari operatori psico-sociali, tra le strutture e gli enti, che necessariamente si trovano a collaborare quando entrano in gioco ed interagiscono le funzioni del supporto e della vigilanza, ma avere a disposizione materiale da consultare permette di tornare sui propri passi, attivare nuovi piani, predisporre nuovi progetti, valutare gli errori fatti ed i necessari cambiamenti. Qualora non sia possibile ovviare e rimediare alle criticità di un caso specifico, dovute a modalità di rapporto e di gestione errate da parte dei servizi, è bene almeno non lasciare che l'attuale improduttività si trasformi in una improduttività futura; studiare e ripercorrere il cammino consente di valutare dove si è sbagliato per non ricaderci, permette di appurare le scelte più efficaci, da riprodurre e riattivare negli interventi e nei rapporti futuri con gli utenti.

Come A. Zilianti e B. Rovai specificano “la documentazione è lo strumento base per esercitare un'efficace attività di controllo”, grazie al materiale prodotto inoltre sarà possibile rendere scientifico il lavoro dell'assistente sociale, verificare e valutare gli interventi attuati e la “rispondenza della propria attività ai fini stabiliti ed alle attese dei beneficiari” delle azioni intraprese.34

I responsabili delle varie funzioni, ricorrendo alla documentazione redatta, avranno un ulteriore strumento che gli consente di scambiarsi le informazioni, collaborare, valutare a vicenda gli interventi di aiuto e controllo attuati, i benefici ed i cambiamenti apportati, studiare ed eventualmente correggere i percorsi di supporto e vigilanza, avendo

come fine ultimo l'integrazione e la gestione condivisa dei progetti. Nell'insieme dei documenti, volti alla raccolta, gestione e diffusione delle informazioni sociali, spicca per importanza la cartella sociale; vista come filo conduttore dell'intero percorso intrapreso con il cittadino; mezzo condiviso tra i vari operatori, che permette ad ognuno di fruire delle informazioni contenutevi, per attivare interventi partecipati e collaborati tra le molteplici professionalità.

Permette di ricostruire la storia dell'utente, gli interventi psico-sociali, sanitari ed assistenziali; consente di avere a disposizione dati che descrivono nella globalità la vita della persona, la sua situazione familiare, culturale, socio-ambientale, sanitaria ed economica. La sua consultazione riassume i problemi sociali emersi, i motivi di ricorso al servizio, la diagnosi sociale e le percezioni dell'assistente sociale.

Vi figurano le varie tappe del processo di aiuto, il progetto individualizzato di intervento, gli impegni reciproci assunti, gli obiettivi stabiliti; una sua parte sarà inoltre dedicata all'evoluzione del percorso, all'analisi della sua efficacia, alla verifica ed alla valutazione degli interventi.

All'interno della cartella andranno annotate le registrazioni dei

colloqui maggiormente significativi, soffermandosi non solo sulle

informazioni, le ipotesi e gli obiettivi in questi scaturiti, ma documentando anche le impressioni, le sensazioni suscitate nell'assistente sociale dall'utente, le strategie, le reazioni e gli atteggiamenti di quest'ultimo, sia nei confronti dello stesso operatore che del servizio.

Vista l'importanza della condivisione degli interventi, attuata tramite la collaborazione tra i servizi e gli operatori, parte della cartella faranno anche i verbali delle riunioni e degli incontri effettuati per acquisire e condividere pareri, consigli e permettere la partecipazione

e l'incontro di più punti di vista e conoscenze. Soprattutto qualora gli interventi prevedano l'adempimento di funzioni sia di aiuto che di controllo, tramite il confronto ed il dialogo tra i responsabili delle azioni di aiuto e vigilanza sarà possibile una integrazione dei compiti, poter adempiere contemporaneamente alle necessità di controllo e sostegno da offrire alle famiglie.

Anche le relazioni, redatte per l'interno e l'esterno della struttura, per vari fini, come l'analisi e la valutazione di aspetti particolari del caso, dell'ambiente sociale, delle risorse e delle capacità, vi confluiranno, permettendone memoria.

La relazione scritta è un resoconto che contiene i fatti che si vogliono o si devono far conoscere ad un destinatario, può essere redatta all'apertura del caso, per riferire un'indagine svolta o per aggiornare una situazione. Il suo fine può essere quindi rivolto alle esigenze proprie del lavoro dell'assistente sociale, monitorare, riflettere, valutare o anche indirizzata ad altri servizi od operatori, sia dello stesso ente che esterni, come nel caso di richieste formulate dall'autorità giudiziaria che, incaricata di prendere delle decisioni, decide di avvalersi delle competenze specifiche dell'assistente sociale, visto in qualità di tecnico che fornisce il proprio parere professionale. Il linguaggio utilizzato deve essere chiaro, dipendente dal destinatario, il contenuto deve rispecchiare lo scopo della relazione, il motivo della sua richiesta e le informazioni che si vuole ne emergano, dati che dovranno essere pertinenti, coerenti e comprensibili. La relazione deve essere efficace ed idonea ad analizzare e descrivere la situazione sotto studio, nonché permettere di prendere decisioni e fare scelte attuative il più possibile specifiche ed adeguate al caso.

Nei contesti coatti è rilevante osservare come la modalità più diffusa per accedervi sia proprio la relazione, segnalazione, inviata da parte

dei servizi socio-sanitari, al Tribunale competente, per informarlo, ed aspettare che sentenzi sui provvedimenti necessari da attuare, dell'esistenza di situazioni problematiche, del riscontro di rilevanti disagi all'interno del nucleo conosciuto e seguito dagli operatori; questo per via della vicinanza che i servizi del territorio vantano con i cittadini, della loro capacità di porsi quali principali percettori e rilevatori dei bisogni.

Altri importanti esempi di relazioni redatte in contesti coatti sono le inchieste sociali, compiute dagli assistenti sociali del settore penitenziario, nei confronti di soggetti sottoposti a provvedimenti restrittivi della libertà, e le indagini socio-familiari volte ad indagare l'esistenza di situazioni di maltrattamento in nuclei ritenuti a rischio. Le relazioni inviate al Tribunale consentono all'organo decisionale di attuare i provvedimenti necessari; tramite le indagini effettuate, le riflessioni, le ipotesi apportate e le informazioni rilevate dagli operatori sarà possibile acquisire conoscenza della situazione sotto indagine, si potrà valutare la successiva adeguatezza delle misure adottate, dei limiti imposti, potrà attuarsi un costante controllo del nucleo, si potranno verificare i cambiamenti, valutare la persistenza e l'emergere di problematiche o di rischi.

Gli incarichi di valutazione e le indagini richieste dal Tribunale inseriscono gli utenti del servizio sociale in un rapporto di controllo; la relazione che si instaura tra gli operatori ed i destinatari della valutazione sarà caratterizzata inizialmente da una componente di presumibile reticenza e sfiducia dovuta all'obbligatorietà dell'intervento; l'abilità degli assistenti sociali si sostanzia nella possibilità di trasformare l'imposizione esterna ricevuta in una opportunità, in una possibilità per agganciare, rapportarsi con persone reticenti a chiedere aiuto autonomamente, una risorsa per interagire

con nuclei familiari problematici.35