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I RAPPORTI CON GLI ALTRI OPERATORI O PROFESSIONIST

1.3 STRUMENTI DEL SERVIZIO SOCIALE Mezzi per integrare i compiti di aiuto e controllo

1.3.5 I RAPPORTI CON GLI ALTRI OPERATORI O PROFESSIONIST

Le decisioni che l'assistente sociale dovrà prendere, ed i conseguenti interventi da attuare, spesso lo metteranno di fronte a scelte difficili, in quanto azioni che si ripercuoteranno inevitabilmente sulle vite degli utenti, apportando cambiamenti ed innescando stati d'animo non sempre facili da affrontare e superare.

La molteplicità delle funzioni a lui attribuite, che lo vedono impegnato ad aiutare ma anche a porre dei limiti, la necessità di seguire le discipline, le direttive ed i regolamenti impostigli dall'ente di appartenenza e dalla giurisprudenza, il fatto di contare su risorse limitate, il cui utilizzo deve essere reso il più efficiente ed efficace possibile, rendono il suo lavoro vittima della necessità di bilanciare le esigenze dei cittadini con il governo e l'organizzazione dei servizi sociali in generale.

Nell'operatore, l'obbligo di muoversi dentro confini decisi da fonti esterne, di dover bilanciare ed integrare compiti di supporto con finalità di controllo e valutazione, può far scaturire tensioni, sentimenti contrastanti, che gli fanno percepire la sua attività e gli interventi da attuare come percorsi difficili da intraprendere, caratterizzati da scelte non facili da affrontare. Anche da dentro di lui possono generarsi degli ostacoli alla buona riuscita ed al corretto svolgimento del processo di aiuto; esperienze personali, passati rapporti improduttivi con utenti reticenti o non collaborativi, ma anche il timore di eccessivi coinvolgimenti o all'opposto la perdita di

interesse per le vicende degli utenti, il distacco dalla capacità di empatizzare, possono far allontanare l'operatore dal “giusto modo” di lavorare e rapportarsi nel sociale; ossia tenendo sempre conto degli interessi e del bene delle persone in carico e della collettività.

E' per questo che è importante per l'assistente sociale non lavorare da solo, nell'analisi della situazione, nella formulazione delle ipotesi, nel momento delicato dell'assunzione di decisioni; per far si che le responsabilità vengano condivise, che l'operatore non si senta isolato, che vengano prese le scelte con più serenità e convinzione e che le azioni intraprese siano le più adeguate in vista del raggiungimento dell'obiettivo. Soltanto con la collaborazione e con la condivisione degli interventi sarà possibile far coesistere ed attuare azioni di aiuto e di controllo, gli operatori responsabili del supporto devono interagire, scambiare le proprie informazioni con quelli incaricati della valutazione, i vari cambiamenti dovranno essere confermati da entrambi le parti, con il confronto si potranno valutare i concreti miglioramenti e le difficoltà presenti.

Questo principio di operare è evidente ad esempio nelle varie riunioni svolte dall'assistente sociale, con i suoi stessi colleghi, monoprofessionali, ma anche pluridisciplinari, tra i vari esperti dei diversi settori interni al servizio e con le altre professioni di aiuto, come assistenti domiciliari, educatori, responsabili di cooperative sociali, strutture residenziali e semiresidenziali, volontari ed obiettori di coscienza. Negli incontri ci si scambiano informazioni, ci si confronta, si predispongono e verificano programmi di intervento; in sintesi è l'ambito dove avviene l'aggiornamento di ciò che è stato fatto e si delinea la strada ancora da percorrere. Non solo la collaborazione andrà a vantaggio del lavoro dell'operatore, ma diretto destinatario ne sarà il cittadino, che vedrà analizzata la sua situazione da molteplici

punti di vista; gli interventi potranno così prevedere molteplici funzioni, essere indirizzati a finalità differenti, contemporaneamente si potranno garantire azioni di supporto e permettere interventi di controllo, finalizzati alla tutela ed alla protezione.

L'aumento della complessità dei bisogni sociali e l'operare in contesti di controllo, dove palese è la compresenza di funzioni di aiuto e contenimento, rendono evidente il superamento della concezione dell'operatore unico, destinatario dei vari compiti, necessitando contrariamente che i vari professionisti si uniscano per attuare interventi capaci di incidere su più ambiti ed aspetti, idonei ad attuare interventi al contempo di sostegno e vigilanza; caso esemplare ne è la tipologia del lavoro di équipe (multidisciplinare), dove avviene l'incontro e l'unione delle figure professionali, al cui interno viene dato spazio alle varie competenze ed abilità, per l'elaborazione congiunta della diagnosi sociale e degli obiettivi da perseguire.

L'assistente sociale inoltre può contare sulla supervisione, sia in corso di formazione che come aggiornamento, quale mezzo per sviluppare le sue capacità professionali. L'operatore non la deve temere, vedendola esclusivamente nella sua valenza di funzione di controllo ed indirizzo, ma riconoscerne i compiti di trasmissione di conoscenze teoriche ed abilità pratiche, di sostegno, supporto e consapevolezza del proprio operato. Tramite l'affiancamento di un superiore l'assistente sociale viene sollecitato ad analizzare il suo modo di relazionarsi e rapportarsi professionalmente con gli utenti e con il servizio; viene spinto a riflettere, valutare le sue effettive competenze e l'efficacia di queste, a rafforzare meccanismi personali di autostima e controllo delle proprie emozioni, è reso consapevole dei suoi sentimenti e di quanto questi possano interferire nel suo lavoro.

superare gli eventuali conflitti che derivano dall'esistenza delle molteplici funzioni a lui attribuite; tramite il confronto con i colleghi potrà elaborare le difficoltà che incontra, beneficiare di un canale in cui le sue preoccupazioni e le problematiche di azione potranno emergere, gli sarà permesso di palesare i sentimenti di inadeguatezza che prova nell'attuare interventi di tutela e misure protettive, nello stabilire azioni di controllo. Condividendo le responsabilità degli interventi l'assistente sociale sarà in grado di accettare i suoi compiti, che vanno al di là dell'aiuto, che contemplano finalità di vigilanza e contenimento, riuscendo a comprendere la componente di risorsa insita negli interventi coatti, incontro da sfruttare per sollecitare cambiamenti ed offrire opportunità ai cittadini, possibilità riconosciuta agli utenti per affrontare e superare le proprie difficoltà.

1.3.6 LA FORMAZIONE

E' uno dei momenti fondamentali per il percorso di crescita dell'assistente sociale; durante la formazione, fatta di studio, corsi universitari, attività di tirocinio, seminari e convegni, l'operatore acquisisce conoscenza ed esperienza del mondo dei servizi sociali, ne interiorizza gli strumenti e le tecniche di lavoro, le specificità e le peculiarità, il modo di lavorare e rapportarsi con l'utenza.

E' durante la ricerca e l'accumulo di informazioni che l'assistente sociale deve raggiungere la consapevolezza che le funzioni, che gli verranno richieste di ricoprire, sono molteplici; non solo potrà porsi per le persone come fonte di aiuto, risorsa da cui trovare supporto e possibilità di scelte, ma tra i suoi compiti sarà sempre presente, per quanto non sempre sia facile da accettare, la componente del

controllo.

Durante la sua attività inevitabilmente si troverà a lavorare in contesti di vigilanza, dove gli sarà impossibile esimersi dalla funzione di controllo che gli viene attribuita; per questo è importante per gli operatori affrontare fin dall'inizio dei propri studi questa doppia presenza di ruolo, accettarla e capirne le modalità di funzionamento, le possibilità di crescita e di cambiamento che è possibile trovarci, le potenzialità che vi possono scaturire. Evitare e non interiorizzare l'esistenza dei contesti coatti amplifica le difficoltà che si incontreranno una volta entrati a far parte della realtà dei servizi, incrementa l'area di incertezza, i sentimenti di inadeguatezza, riduce la pertinenza e l'idoneità delle modalità di risposta e di lavoro dell'operatore; tutti aspetti che si ripercuoteranno sull'efficienza generale dei servizi, sulla soddisfazione degli utenti e sulla fiducia che i cittadini vi riporranno.

Per rendere consapevole l'assistente sociale delle situazioni che dovrà affrontare ed idoneo e capace nel lavoro che dovrà svolgere non sempre sono sufficienti, come suggerisce R. Mazza,36 “le sole

formazioni universitarie o i training istituzionali”. L'autore individua nel ricorso a dei “percorsi specialistici sul processo di aiuto e sul

counselling37”, strutturati quale “formazione generica al lavoro sociale

post-universitaria”, la soluzione “per ridurre l'area di scarsa consapevolezza che avvolge molte carriere sociali”; per dotare gli operatori del bagaglio emotivo, della forza necessaria, ad affrontare le difficoltà che incontreranno nel rapporto con l'utenza e con i colleghi, nel dover conciliare problematiche professionali con quelle personali e familiari; per “favorire” nell'assistente sociale “uno sviluppo

36 Mazza R. (2011), pp. 2-5.

37 Il termine counseling indica un'attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta.

conoscitivo armonico e un allargamento della coscienza” permettendogli di “leggere in modo più corretto ed autocritico” le proprie motivazioni ed esperienze, nonché di “correggere le risultanze” che i suoi vissuti personali “rivestono nella dimensione professionale e nel rapporto con l'altro”.38

Le difficoltà di interazione che dovrà affrontare l'operatore, dovute alle reazioni dei cittadini, non recanti un'esplicita domanda, non sempre disposti a collaborare od accettare il rapporto percepito come imposto, secondo G. Battistini, vengono moltiplicate dalla consapevolezza del professionista “di non possedere una formazione adeguata per affrontare situazioni del genere”.39

Qualora i suoi studi si soffermino maggiormente sull'aspetto delle modalità di risposta da attivare riguardo a domande dirette dell'utenza, la sua preparazione lo doti soltanto degli strumenti necessari da attivare nel processo di aiuto, dei mezzi in grado di offrire risposte ed interventi adeguati, plasmati sulle varie specificità delle famiglie, in contesti prettamente di sostegno, all'assistente sociale mancheranno le capacità indispensabili ad attivarsi, costituirsi, quale agente di controllo ed al contempo di cambiamento rispetto ai nuclei colpiti da molteplici problematiche, famiglie che richiedono supporto e, contemporaneamente, necessitano che nei loro confronti sia attivata una vigilanza ed un controllo costante; non sarà così in grado di rispondere alle richieste che gli vengono fatte, offrire l'aiuto necessario, non riuscirà a porsi a protezione e sostegno dei cittadini e della società in generale, né ad attivare le misure ed i procedimenti di tutela che gli competono.

38 Seguendo il pensiero dello psicoanalista D. Winnicott, l'obbiettivo da perseguire è quello di adeguare la formazione dell'assistente sociale alle “fatiche emotive” degli interventi che si troverà ad affrontare, irrobustire la sua preparazione, in quanto su di lui, al pari degli altri operatori socio-sanitari, grava il “peso emotivo del caso”.

Mazza R. (2011), pp. 4-5. 39 Cirillo S. (1990), p. 51.

Un importante supporto per gli assistenti sociali, per ridurre la complessità degli interventi ed attenuare lo stress a cui sono sottoposti nel processo di decisione e scelta, consiste nel fornire loro le adeguate informazioni, la conoscenza delle specifiche procedure da attivare e dei procedimenti necessari nei contesti di controllo.40

E' importante nella sua formazione che l'operatore possa disporre di modalità di apprendimento dirette; la conoscenza delle procedure dei servizi sociali deve essere approfondita personalmente, tramite le attività di tirocinio l'assistente sociale riuscirà ad acquisire informazioni che, tramite il suo diretto coinvolgimento e la possibilità di osservare gli interventi durante il loro concreto svolgimento, potranno essere effettivamente interiorizzate, condivise e realmente comprese. Fondamentale nel percorso sarà il ruolo del supervisore, è a lui che compete illustrare ai “novizi” l'esistenza delle problematiche e delle difficoltà lavorative, fornendogli però allo stesso tempo le capacità ed i mezzi necessari per affrontarle e non fuggirle.

Non solo ci si aspetta che sia “un esperto” nel suo campo, preparato sui suoi compiti e ruoli ma, per interagire con le varie professioni ed i servizi coinvolti, nonché per integrare i compiti di aiuto e controllo, gli è richiesto di conoscere le modalità di lavoro dei vari enti e delle istituzioni, le funzioni che gli competono, i modi di operare ed il linguaggio che utilizzano, i fini verso cui tendono, nonché le procedure che attuano; questo sia riguardo agli organi a lui superiori, come il Tribunale Ordinario o per i Minorenni, che rispetto ai servizi al suo stesso livello ma competenti in particolari problematiche, come ad esempio i servizi specialistici di psichiatria.

40 Ad esempio nei casi in cui si sospettino dei maltrattamenti di minori è necessario che gli operatori siano preparati ed informati sulle procedure di rilevazione degli abusi da attivare, abbiano consapevolezza degli organi e dei servizi da coinvolgere e coi i quali collaborare, sappiano a chi dovranno inviare le segnalazioni, quando queste si determinino necessarie e conoscano le modalità di trasmissione delle informazioni.

Ai fini della collaborazione è importante per gli operatori poter contare sulla rispettiva interazione e coinvolgimento, la reciproca conoscenza è necessaria per superare le diffidenze ed incrementare la fiducia sulle peculiarità, le competenze, le abilità e la professionalità di ciascuno.

La formazione non deve essere percepita come un momento stabilito e finito, il passo che precede il proprio inserimento lavorativo, ma deve essere vista come un percorso costante; l'interesse per la ricerca di nuove informazioni, l'aggiornamento, necessita di continuità. I fenomeni che interessano ed a cui si indirizzano gli interventi psico- sociali sono in continua evoluzione, i vari cambiamenti devono essere registrati, la società, con i sui bisogni e le sue necessità, deve essere costantemente seguita ed osservata; i nuovi studi, le ricerche e le ipotesi di azione andranno inclusi nella progettazione e programmazione futura dei servizi.