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dal mondo femminile fondamentalmente emerge una traditio, un trasmettere di generazione in generazione “valori” che rimandano al mondo della vita nelle sue molteplici e complesse dimensioni, da quella bio-psichica a quella culturale, spirituale, religiosa, evangelica; riman-dano ai modi di “esserci”, ai peculiari vissuti e alla loro fecondità.

L’attenzione al mondo della vita è attestata fin dai tempi antichi.

«È pratica antica attribuire un genere a manifestazioni di potere sa-cro nel mondo [...]. È comunemente considerato femminile tutto ciò

che contiene, come in grembo, qualcosa che può essere percepito come gestazione, ad esempio il seme nella terra. Analogamente ciò che nu-tre, ciò che cambia periodicamente, ciò che si trasforma attraverso il lavoro [...]. È soprattutto in natura che si riscontrano forme di sacralità femminile connesse con quelle porzioni del mondo che si producono e riproducono senza l’intervento umano, come la terra, organismo viven-te che può essere considerato come madre di tutti gli esseri animati».5

vi sono pure processi che evocano “poteri” femminili quali agenti di crescita e di trasformazione, ad esempio il giardinaggio, la tessitura, il cucinare, preparare il pane, le vivande o unguenti e intinti medicinali.

Anche la saggezza in molte culture è rappresentata dalla donna evo-cando un sapere legato alla vita, alla sua trasmissione, alla sua cura.

In un certo senso esistenza, conoscenza-cultura, attenzione educativa e formativa si raccordano.

Fra tutti eccelle l’ordine simbolico della madre che, nonostante la contestazione di un certo femminismo, permane, anzi ritorna come no-stalgia, come uno spazio singolare ove individuare lo specifico delle donne nel pensare, non solo nell’operare. di qui alcuni tratti che si segnalano come peculiari: la relazionalità, l’attenzione al vissuto e alla concretezza, il rapporto pensiero-vita, lo sguardo globale o – in termini scientifici – l’approccio olistico, la valorizzazione delle differenze – spe-cie la differenza sessuale intesa come risorsa –, il rapporto donna-natura e donna-cultura, l’esigenza di un pensare “con”, “insieme”, superando forme di rivalità, antagonismo, gelosia in particolare con l’altro sesso.

È eloquente in questa prospettiva la rappresentazione antica della donna nell’atto del tessere e filare, un’arte che diviene metafora della sua identità e missione nei vincoli di parentela e nelle strategie politiche delle genti. Infatti, ella è chiamata a intrecciare, a tessere i fili della vita in senso verticale, orizzontale, trasversale. Per questo è sempre definita in relazione quale figlia, sorella, sposa, nuora, madre. Nella famiglia e nella società ha tessuto ed è chiamata a tessere trame relazionali com-plesse.

L’etimologia di due termini chiave porta nella stessa direzione.

Il termine donna è inteso come “la femmina dell’uomo”, derivando da dŏmna, forma sincopata del latino domina che deriva da dominus.

La parola femmina, dal latino femĭna, dal punto di vista etimologico

5 zarri Gabriella, La memoria di lei. Storia delle donne, storia di genere, Torino, SEI 1996, 75.

rimanda al participio medio di un antico fēre (allattare, generare, essere fecondo), da cui anche fetus (il cui compimento è il parto).

La radice dHĒ (I) è largamente attestata in varie aree culturali.

come verbo appare nelle aree indiana, slava, germanica. con l’amplia-mento in “l” si ha felice, figlio. con l’amplial’amplia-mento in “n” si ha fieno che richiama il nutrimento e feneratizio, ossia il prestito come una forma di produrre frutti.

Femmina, quindi, fa parte di una grande famiglia, insieme a felix, filius, fetus, nata dalla radice che rimanda al generare, creare, nutrire, far vivere, produrre frutti, essere e rendere felice.6

In questa direzione nei secoli emerge la presenza femminile nelle forme “naturali” del vissuto e nelle forme colte e professionali soprat-tutto educative e formative dagli antichi monasteri alle scuole di vari ordini e gradi – fino alle università – in seguito alla scolarizzazione di massa.

Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Mulieris Dignitatem, nel delineare la vocazione della donna e sua missione storica secondo il progetto di dio, richiama questo ricco simbolismo: «La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in modo speciale l’uomo, l’essere umano. Naturalmente, dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della sua fem-minilità – ed esso decide in particolare della sua vocazione. La donna è forte per la consapevolezza dell’affidamento, forte per il fatto che dio

“le affida l’uomo”, sempre e comunque, persino nelle condizioni di discriminazione sociale in cui essa può trovarsi».7

così proprio i nostri giorni, nella percezione di una «graduale scom-parsa della sensibilità per l’uomo, per ciò che è essenzialmente umano […], attendono la manifestazione di quel “genio” della donna che assicuri la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo!».8

6 cf devoto Giacomo - oLi Giancarlo, Dizionario etimologico. Avviamento alla eti-mologia italiana, Firenze, Edizione Le monnier 1968, 166,168; Godet Jean-François, Chiara e la vita al femminile. Simboli di donna nei suoi scritti, in Covi davide - dozzi

dino (a cura di), Chiara. Francescanesimo al femminile, Roma, Edizioni dehoniane 1992, 149.

7 Giovanni PaoLo ii, Esortazione apostolica “Mulieris Dignitatem” sulla dignità e vo-cazione della donna (md), 15 agosto 1988, in Enchiridion Vaticanum 11 [Ev]. Documenti ufficiali della Santa Sede (1988-1989), Bologna, dehoniane 1991, n. 30.

8 L. cit.

Giovanni Paolo II con la Lettera alle donne spinge a riconoscere e valorizzare questo “genio” come linfa vitale nelle società e nei popoli.

Interpella a «guardare con il coraggio della memoria e il franco rico-noscimento delle responsabilità alla lunga storia dell’umanità, a cui le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini, e il più delle volte in condizioni ben più disagiate […]. della molteplice opera delle donne nella storia, purtroppo, molto poco è rimasto di ri-levabile con gli strumenti della storiografia scientifica. Per fortuna, se il tempo ne ha sepolto le tracce documentarie, non si può non avvertirne i flussi benefici nella linfa vitale che impasta l’essere delle generazioni che si sono avvicendate fino a noi. Rispetto a questa grande, immensa

“tradizione” femminile, l’umanità ha un debito incalcolabile».9

Tale tradizione è ampiamente attestata nel cristianesimo con delle note di libertà e autonomia che talvolta ha sconcertato la gente, come mostra nei primi secoli la reazione dei pagani nei confronti della chiesa.10

di questa enorme ricchezza, dono divino, la comunità credente deve rendere grazie. deve ringraziare il Signore «per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a dio […]; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani […]; per le donne che vegliano sull’essere umano nella famiglia […]; per le donne che lavorano professionalmente […]; per le donne “perfette” e per le donne “deboli”, per tutte: così come sono uscite dal cuore di dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l’uomo, sono pellegrine su questa terra [… e] assumono […] una comune responsabi-lità per le sorti dell’umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l’umana famiglia ha in dio stesso, nel seno dell’ineffabile Trinità.

9 id., Lettera alle donne, 29 giugno 1995, in Ev/14 (1994-1995), n. 3.

10 cf ad esempio rinaLdi Giancarlo, Donne “autonome e innovative”. Le donne cri-stiane viste dai pagani, in vaLerio Adriana (a cura di), Donne potere e profezia, Napoli, d’Auria 1995, 97-119; SCaraffia Lucetta - zarri Gabriella, Donne e fede. Santità e vita religiosa in Italia, Roma - Bari, Laterza 1994; farina marcella, Donne consacrate oggi.

Di generazione in generazione alla sequela di Gesù, milano, Paoline 1997; Id., Percorsi femminili di spiritualità nella storia del cristianesimo cattolico, in BorrieLLo Luigi - Ca

-ruana Edmondo - deL Genio maria Rosaria - tiraBoSChi marisa (a cura di), La donna:

memoria e attualità, II, 2, città del vaticano, Libreria Editrice vaticana 2000, 5-146. In questi due studi si può trovare l’esplicitazione e la documentazione delle brevi note che propongo in questo saggio.

La chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del “genio” femminile apparse nel corso della storia […]; ringrazia per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile».11

Tra le manifestazioni del genio femminile si può collocare l’accom-pagnamento?

Il documento Nuove vocazioni per la Nuova Europa al riguardo offre dei rilievi interessanti, proponendo una riflessione teologica, pastorale e pedagogica che interpella non solo l’Europa, ma la comunità cristiana nella sua globalità, anzi potrebbe interessare l’intera comunità umana.

Il testo colloca il nostro tema nella Parte Quarta: Pedagogia delle Vocazioni, ove l’attenzione è posta sulla crisi vocazionale come crisi edu-cativa. di qui la proposta del vangelo della vocazione, per favorire la crescita soprattutto delle nuove generazioni. La Pedagogia della voca-zione include cinque passaggi fondamentali: Seminare, Accompagnare, Educare, Formare, Discernere.

Relativamente all’accompagnare il documento sottolinea che il pri-mo passo, o la prima attenzione è porsi accanto, analogamente a Gesù che accompagna i discepoli di Emmaus. Egli, il seminatore, diventa ora accompagnatore. Guida mediante lo Spirito che svolge proprio il ministero dell’accompagnamento. Infatti, sta accanto per ricordare all’uomo la Parola del maestro, dimora in lui per suscitare la coscienza della filiazione divina. È Lui, quindi, il modello a cui deve ispirarsi quel fratello o sorella maggiore che svolgono il compito di accompagnare un fratello o una sorella minore in ricerca.12

Il documento già nella Terza Parte, considerando gli itinerari pasto-rali, sottolinea la necessità di coniugare pastorale giovanile e pastorale vocazionale, chiamata personale e missione della comunità. La comuni-tà nella sua molteplice articolazione di soggetti è luogo-segno di educa-zione alla fede, quindi di proposte vocazionali. In essa vivono i forma-tori e le formatrici che oggi necessitano di una peculiare preparazione.

Non basta la buona volontà: «occorre una particolare e specifica attenzione pedagogica e pastorale; necessita la formazione di precise

11 MD n. 31.

12 cf ConGreGazioniPerLeduCazioneCattoLiCa - LeChieSeorientaLi - GLiiStituti divita ConSaCrataeLeSoCietà divita aPoStoLiCa, Nuove vocazioni per una nuova Europa In verbo tuo… (NvNE) città del vaticano, Libreria Editrice vaticana 1997 Iv 34.

figure educative […]. c’è urgenza di maestri di vita spirituale, di figure significative, capaci di evocare il mistero di dio e disposti all’ascolto per aiutare le persone ad entrare in un serio dialogo con il Signore.

Le personalità spirituali forti non sono soltanto alcune persone parti-colarmente dotate di carisma, ma sono il risultato di una formazione particolarmente attenta al primato assoluto dello Spirito».

Al riguardo vanno tenute presenti sapientemente due attenzioni:

«rendere esplicita e vigile la coscienza educativa vocazionale in tutte quelle persone che sono già chiamate ad operare nella comunità accan-to ai ragazzi e ai giovani (sacerdoti, religiose/i e laici) […]; va accura-tamente incoraggiata e formata la ministerialità educativa della donna, perché sia soprattutto accanto alle giovani una figura di riferimento e una guida sapiente».

La donna è presente in modo consistente nelle comunità cristiane con la sua genialità e la sua esperienza educativa, offrendo un contribu-to preziosissimo, anzi decisivo «nell’ambicontribu-to del mondo giovanile fem-minile, non riducibile a quello maschile, perché bisognoso di una rifles-sione più attenta e specifica, soprattutto sul versante vocazionale […].

mentre in passato anche le vocazioni femminili scaturivano da figure significative di padri spirituali, autentiche guide di persone e di comu-nità, oggi le vocazioni al “femminile” hanno bisogno di riferimento a figure femminili, personali e comunitarie, capaci di dare concretezza alla proposta di modelli oltre che di valori».13

molteplici ricerche scientifiche sull’attualità evidenziano come il mondo intero, non solo la chiesa, necessiti di «“padri” e “madri”

aperti alla vita e al dono della vita […]; persone capaci di dialogo e di

“carità culturale”, per la trasmissione del messaggio cristiano […]; pro-fessionisti e persone semplici capaci d’imprimere all’impegno nella vita civile e ai rapporti di lavoro e d’amicizia la trasparenza della verità e l’intensità della carità cristiana; donne che riscoprano nella fede cristia-na la possibilità di vivere in pieno il loro genio femminile». c’è bisogno di «nuovi confessori della fede e della bellezza del credere, di testimoni che siano credenti credibili, coraggiosi fino al sangue, di vergini che non siano tali solo per se stessi, ma che sappiano indicare a tutti quel-la verginità che è nel cuore d’ognuno e che rimanda immediatamente all’Eterno, fonte d’ogni amore».14

13 Ivi III 29b.

14 Ivi I 12.

I testi richiamati sono evocativi delle molteplici suggestioni che emergono dal campo educativo e femminile con una particolare insi-stenza al mondo della vita da custodire, promuovere, curare. Le for-me di intervento sono molteplici, quasi tutte convergono nel segnalare l’urgenza della testimonianza, della trasmissione vitale che interpella donne e uomini.

Qui pongo l’accento sul femminile, non a torto, in quanto la storia in genere è avara di riconoscimenti alle donne, costruendo una storia sbilanciata, privata proprio di quella parte di umanità alla quale dio affida l’uomo.