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Se l’autorivelazione viene considerata un importante e benefico aspetto delle relazioni interpersonali, come mai si parla di incertezza?

La risposta concerne la questione del rischio e delle possibili conse-guenze negative che può comportare il fatto di parlare di sé e di rivelare all’altro i contenuti riguardanti la propria vita.20 Infatti, l’incertezza è considerata come uno stato psicologico di disagio21 che proviamo nel-le situazioni in cui ci sentiamo sfidati dalnel-le novità e dagli imprevisti, dal rischio legato alla complessità relazionale, dalla limitata conoscenza dell’altro e dall’incapacità di gestire le proprie emozioni di fronte alla consapevolezza della propria e altrui fragilità. In altre parole, l’incer-tezza origina da tre fonti che spesso risultano interconnesse tra loro: la persona stessa (self uncertainty), l’altro coinvolto (partner uncertainty) e la relazione che si instaura tra gli interlocutori (relationship uncertain-ty). L’incertezza che riguarda la persona stessa implica i dubbi persona-li a proposito della propria partecipazione al rapporto (“che emozioni provo nei confronti dell’altro?”, “sono certo di questa particolare re-lazione?”). L’incertezza che concerne l’altro si riferisce ai dubbi che la persona può avere circa il coinvolgimento dell’altro nella relazione (“che cosa prova l’altro nei miei confronti?”, “come l’altro percepisce questa particolare relazione?”). L’incertezza relazionale esiste ad un al-tro livello in quanto concentra l’attenzione sul rapporto dal punto di vista della diade delle persone, considerata come unità (“come vediamo questa relazione in quel momento della sua esistenza?”). Nel caso dei primi due tipi di incertezza le domande poste riguardano il desiderio dei partecipanti circa la realizzazione della relazione, la loro

valutazio-20 cf iGnatiuS - kokkonen, Factors contributing 363; LYuBoMirSkY Sonja - kinG

Laura - diener Ed, The benefits of frequent positive affect: Does happiness lead to suc-cess?, in Psychological Bulletin 131(2005)6, 803-855; Sorrentino Richard m. - hoLMeS

John G. - hanna Steven E. - SharP Ann, Uncertainty orientation and trust in close re-lationships: Individual differences in cognitive styles, in Journal of Personality and Social Psychology 68(1995)2, 314-327.

21 cf kraMer Roderick m. - wei Jane, Social uncertainty and the problem of trust in social groups: The social self in doubt, in tYLer Tom R. - kraMer Roderick m. - oLi

-ver John P. (a cura di), The psychology of the social self, mahwah, Lawrence Erlbaum 1999, 145-167; haStinGS MCkinneY dell - donaGhY William, Dyad gender structure, uncertainty reduction, and self-disclosure during initial interaction, in kaLBfLeiSCh Pa-mela J. (a cura di), Interpersonal communication: Evolving interpersonal relationships, Hillsdale, Lawrence Erlbaum 1993, 33-50.

ne dell’importanza del rapporto e la considerazione dei piani futuri.

Nel caso del terzo tipo di incertezza, le domande comprendono la que-stione delle norme che dovrebbero regolare la relazione e la reciprocità delle emozioni.22

come sottolineano gli psicologi, l’incertezza, accanto all’autorivela-zione, pur suscitando in noi sentimenti poco piacevoli, è un elemento di grande spessore, che caratterizza tutte le fasi dei rapporti umani, specialmente quella iniziale. di solito quando le persone decidono di instaurare una relazione interpersonale, provano una tensione tra il de-siderio di essere conosciute o volute bene dall’altro e il dede-siderio di sve-lare qualcosa di importante di loro stesse. da una parte questo timore è legato alla difficoltà di dire troppo e ciò in molti contesti socio-culturali può essere considerato come un segno di debolezza o di maleducazio-ne; oppure di esprimere troppo poco e ciò può generare nell’interlo-cutore diffidenza e attenuare, o addirittura interrompere, il processo di comunicazione avviato.23

Rispetto al primo tipo di paura, cioè al fatto di rivelare troppe in-formazioni agli altri circa la propria persona, generalmente abbiamo il dubbio di essere compresi male, criticati, respinti o persino sfruttati,24 indipendentemente dalla positività o dalla negatività del nostro messag-gio. Anche se la condivisione dei contenuti positivi spesso caratterizza

22 cf knoBLoCh Leanne K. - haunani Solomon denise, Intimacy and the magni-tude and experience of episodic relational uncertainty within romantic relationships, in Personal Relationships 9(2002)4, 457-478; knoBLoCh Leanne K., Relational uncertainty and interpersonal communication, in SMith Sandi W. - wiLSon Steven R. (a cura di), New directions in interpersonal communication research, Thousand Oaks, Sage 2010, 69-93.

23 cf MCkaY Matthew - daviS Martha - fanninG Patrick, Messages: The commu-nication skills book, Oakland, New Harbinger Publications 2009, 24-28; 215; vohS

kathleen d. - BauMeiSter roy f. - CiaroCCo natalie J., Self-regulation and presen-tation: Regulatory resource depletion impairs impression management and effortful self-presentation depletes regulatory resources, in Journal of Personality and Social Psychology 88(2005)4, 632-657; vohS kathleen d., Free will is costly: Action control, making choic-es, mental time travel, and impression management use precious volitional resourcchoic-es, in BauMeiSter roy f. - MeLe alfred r. - vohS kathleen d. (a cura di), Free will and consciousness: How might they work?, New York, Oxford university Press 2010, 76-79;

iGnatiuS - kokkonen, Factors contributing 383.

24 cf iGnatiuS - kokkonen, Factors contributing 380; forGaS Joseph P., Compor-tamento interpersonale: La psicologia dell’interazione sociale [Interpersonal behaviour:

The psychology of social interaction, Oxford, Pergamon Press 1985], Roma, Armando 2002, 247.

i primi incontri (raramente durante il primo incontro parliamo all’altro delle nostre difficoltà o delle crisi che stiamo attraversando), la comu-nicazione riguardante le nostre conquiste, i nostri successi e pregi, può essere interpretata dal nostro interlocutore come una dimostrazione di orgoglio, presunzione e superbia. Anche nel caso della comunicazione che racchiude contenuti negativi, spiacevoli o troppo intimi, rischiamo di essere valutati sfavorevolmente in quanto riveliamo le nostre debo-lezze, vulnerabilità, incapacità di gestire emozioni negative e conflitti.

Il messaggio negativo può portare, dunque, a un risultato contropro-ducente e dannoso, mettendo in difficoltà sia noi stessi sia la persona con cui parliamo. Infatti, noi possiamo essere valutati come incapaci, assumendo poi un comportamento autoaccusatorio perché la nostra condivisione ha costituito un peso per l’altro e l’altro può, a sua volta, sentirsi imbarazzato, incerto o non pronto per rispondere alla nostra autorivelazione; ciò di conseguenza può provocare una situazione da noi non desiderata: la mancanza di reciprocità.

Per quanto riguarda il secondo tipo di paura, troppa riservatezza da parte nostra nel contatto con l’altro può essere da lei o da lui con-siderata come segnale di discrezione, timidezza ed insicurezza, oppure può suscitare il sospetto che con il nostro silenzio vogliamo nascondere qualcosa.25 L’incertezza spesso appare nel contesto in cui le informa-zioni di partenza sono inesistenti, non sufficienti, oppure inconsisten-ti al punto da richiedere uno sforzo interpretainconsisten-tivo di comprensione dell’altro sconosciuto o della realtà nuova in cui ci troviamo.26 Tale stile comportamentale non dovrebbe sorprenderci se pensiamo che normalmente valorizziamo la nostra privacy e cerchiamo di difenderla davanti agli altri. dall’altra parte rimaniamo cauti e diffidenti rispetto alle persone che proteggono eccessivamente informazioni importanti circa loro stesse, oppure che non rispondono ai nostri tentativi di ini-ziare la relazione. Questa ambivalenza (“proteggo ciò che è mio” versus

“comprometto ciò che è dell’altro”) può costituire una considerevole fonte di incertezza in quanto l’incapacità di prevedere oppure spiegare le emozioni, attitudini e condotte dell’altro può suscitare in noi

senti-25 cf iGnatiuS - kokkonen, Factors contributing 380.

26 cf knoBLoCh Leanne K. - MiLLer Laura E., Uncertainty and relationship initia-tion, in SPreCher - wenzeL - harveY, Handbook of relationship 121; rao Roberta, La costruzione sociale della fiducia. Elementi per una teoria della fiducia nei servizi, Napoli, Liguori 2007, 10.

menti di insicurezza o, viceversa, la scarsa comunicazione o il nostro si-lenzio possono creare incertezza nel nostro interlocutore. come risulta dalle ricerche dello psicologo americano Joseph P. Forgas,27 le persone che si confidano mediamente, autorivelandosi al livello comunemen-te accettabile, sono consideracomunemen-te più simpatiche rispetto a quelle che si confidano troppo e a quelle che si confidano troppo poco.

Alla base dell’incertezza relazionale gli studiosi individuano anche le concause riguardanti la scelta della persona con cui pensiamo di ini-ziare un rapporto significativo.28 Infatti, i primi incontri possono far sorgere in noi il dubbio che l’altro sia veramente la persona degna di fiducia con cui vogliamo condividere le cose importanti della nostra vita e che lei o lui sappia rispondere in modo appropriato ai nostri bisogni più profondi. Questo dubbio è del tutto comprensibile se con-sideriamo ogni relazione incisiva come un incontro connotato da un forte investimento emozionale, intellettuale e psichico, che richiede un continuo coinvolgimento ed impegno. visto che la costruzione di una relazione interpersonale esige un intenso impiego di energie, tempo e capacità, spesso cerchiamo di ponderare i pregi che possiamo ottenere da un particolare rapporto e le eventuali perdite legate alla partecipa-zione ad una determinata relapartecipa-zione. Infatti, quando il risultato della valutazione ci fa sperare che l’incontro con l’altro sia promettente, cioè possa assicurare più gratificazioni che delusioni, allora siamo più pro-pensi a investire nella relazione. contrariamente, quando il rischio è troppo grande e il rapporto non garantisce la soddisfazione personale mutua, allora rinunciamo alla conoscenza a livello più profondo e ci accontentiamo di una relazione a livello più superficiale e meno impe-gnativo.

Proprio perché l’insicurezza relazionale è considerata come un fe-nomeno che rivela la vulnerabilità umana, le persone provano uno sta-to di avversione e cercano di diminuirla attraverso diverse tecniche di riduzione dell’incertezza (uncertainty reduction). Tale processo consiste nella graduale raccolta di informazioni sulla persona con cui si vuo-le entrare in interazione, acquisendo prima vuo-le nozioni a basso rischio, come ad esempio i dati anagrafici o biografici dell’interlocutore, per arrivare alle informazioni ad alto rischio, come la discussione delle sue

27 cf forGaS, Comportamento interpersonale 247.

28 cf Sorrentino - hoLMeS - hanna - SharP, Uncertainty orientation and trust 314.

opinioni e attitudini.29 L’acquisizione delle nozioni aumenta la sicurez-za circa il futuro della relazione in quanto rende le persone coinvolte più informate e preparate ad affrontare gli imprevisti iscritti nella vita relazionale con l’altro.

Secondo charles R. Berger, psicologo americano, la ricerca delle informazioni sull’altro, e così la diminuzione della propria incertezza, generalmente si svolge mediante tre modalità: la strategia passiva, la strategia attiva e la strategia interattiva. La strategia passiva consiste nell’osservazione dei comportamenti verbali e non verbali della perso-na che si vuole conoscere. La strategia attiva si riferisce alle informazio-ni ottenute da una terza parte, cioè da qualcuno che può forinformazio-nire le no-zioni circa la persona che ci interessa. La strategia interattiva riguarda l’interazione diretta ed immediata che coinvolge le persone interessate nel reciproco incontro. Gli studi effettuati permettono di supporre che l’impiego delle strategie sopramenzionate vari a seconda del contesto culturale in cui avviene la relazione. Ne risulta che, nelle società carat-terizzate da una cultura collettivistica, le persone adottano le strategie passive ed attive, invece nelle culture individualistiche le persone ten-dono ad usare la strategia interattiva che consente loro di conoscere direttamente e personalmente coloro da cui si sentono attratte.30

La raccolta delle informazioni sull’altro, in qualsiasi forma avvenga, non basta però per dare alla relazione interpersonale la qualità neces-saria per potersi sviluppare vivendola in modo arricchente e soddisfa-cente. un elemento indispensabile, che funge da pilastro nel contesto relazionale, è la fiducia, considerata uno dei fattori cruciali nella costru-zione di un rapporto.