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Nella genealogia femminile si inserisce un lungo elenco di donne che generano e trasmettono la vita, caratterizzata da profonda fede,

35 ePineY Georgette - Brunn Burgard Emilie, Le poetesse di Dio. L’esperienza mistica femminile nel Medioevo, milano, mursia 1994, 179.181; cf SCaraffia - zarri, Donne e fede 227-251; 253-276; 277-301; 303-325; 327-373.

dall’unione mistica con dio e dall’ardore missionario. donne dotate di risorse spirituali e culturali condividono con gli uomini le loro espe-rienze e conoscenze. cercano direttori spirituali dotti e santi, confes-sori, ricevendo illuminazione e discernimento, ma comunicando loro una singolare chiarezza teologica dai risvolti esistenziali che conducono verso nuove frontiere di comunione con dio e di evangelizzazione dei tempi nuovi.

Soprattutto dopo il concilio di Trento, anche come segno del rap-porto fede-opere, cresce il protagonismo sociale ed ecclesiale delle donne cattoliche. così, insieme alla spiritualità monastica si fa strada una spiritualità “domestica” e “cittadina” che spinge nel sociale.

L’umanesimo e successivamente l’illuminismo costituiscono il con-testo dal quale emergono domande di spiritualità e di relazioni inter-generazionali; sorgono nuove esigenze antropologiche, aurora di quella consapevolezza egualitaria che maturerà, in ambito socio-culturale e filosofico, con il femminismo; avanza la richiesta di scolarizzazione che apra ad una cultura superiore al pari di quella offerta all’uomo.

Accanto a donne che si definiscono indoctae vi sono quelle che pos-seggono una certa cultura, che coltivano una profonda passione per la Sacra Scrittura, che percepiscono l’urgenza del dialogo non solo con il mondo cristiano non cattolico, ma anche con quel mondo “illuminato”

che si distacca progressivamente dalla cultura ecclesiastica.36

La grande Teresa d’Avila esprime il disagio per la sua formazione culturale non sistematica e, soprattutto, per la difficoltà di accedere al Testo Sacro con una strumentazione adeguata.37 Ella dilata le grate del-la cdel-lausura con del-la sua passione mistica e apostolica. definita per il suo dinamismo “donna irrequieta e vagabonda”,38 apre il carmelo verso le missioni nelle terre nuove. Teresa di Lisieux, la patrona delle missioni, è sua figlia spirituale.

Paola Gaiotti, nel contesto della modernità che allenta e

progressi-36 cf vaLerio, Cristianesimo 153-170 ove si possono raccogliere ricchi dati biblio-grafici.

37 «Quando si proibì la lettura di molti libri in lingua volgare io ne soffrii molto [...]. Il Signore mi disse: “Non darti pena perché io ti darò un libro vivente”» (tereSa d’aviLa, Libro della Vita, in Opere complete a cura di Luigi Borriello e Giovanna della croce, milano, Edizioni Paoline 1998, XXvI 5).

38 SeCondin Bruno, Donna girovaga e mistica inquieta. Teresa d’Avila, in MiLano

Andrea (a cura di), Misoginia. La donna vista e malvista, Roma, dehoniane 1992,169-199.

vamente lacera i rapporti tra chiesa e mondo moderno, vede il costitu-irsi di un’alleanza tra chiesa e donne, un’alleanza che definisce tra due soggetti perdenti, in quanto entrambi emarginati dal pubblico e dalla visibilità socio-culturale e politica moderna. La nuova situazione offre pure dei vantaggi: le donne nella chiesa possono svolgere un protago-nismo che praticamente – nella coniugazione difficile e dialettica con le istanze e domande del femminismo laico – le conduce al di là degli stereotipi in una duplice militanza e cittadinanza: politica e socio-religiosa.39

Accanto ai monasteri, che continuano ad essere luoghi di trasmis-sione della cultura civile e religiosa, luoghi di formazione e comunica-zione dei valori, sorgono nuove forme di vita evangelica: aggregazioni di terziarie, istituzioni di conventi aperti, orientati alla protezione e ri-cupero delle donne con l’istruzione e il lavoro; congregazioni religiose femminili sempre più numerose, fondate per essere in mezzo alla gente offrendo una istruzione-formazione spirituale, cultura e professionali-tà, sollevando le piaghe fisiche, sociali, morali.40

Le fondatrici di queste nuove congregazioni, le riformatrici di quel-le già esistenti, altre suore e laiche consacrate portano nella chiesa e nella società nuove risorse e nuovi stili di vita evangelica: sono donne con una carica esplosiva mistico-estatica ed apostolica che operano per una flessibile coniugazione di Vangelo e cittadinanza. Le istanze messe in rilievo dai tempi nuovi le spingono ad un diverso modo di esprimere la fede, in una molteplicità di servizi che vanno oltre iniziative assisten-ziali e promuovono le classi povere. così, intraprendono opere sociali nel cuore della città, rispondendo a forme di marginalità pesanti, dalla condizione delle ragazze madri, alle drogate, alle immigrate clandesti-ne, alle rifugiate. Sono al fronte, testimoni di quel genio femminile che è accoglienza e dono dell’amore senza limiti. È procedere verso un uma-nesimo senza frontiere che offra a tutti identità, dignità.

una via è il ritorno al principio biblico, il ritorno a maria, Nuova Eva, quindi all’Evento cristo e alla sua rivelazione teoantropologica. È

39 cf Gaiotti Paola, Da una cittadinanza all’altra, in BonaCCi Gabriella - GroPPi

Angela, Il dilemma della cittadinanza, Roma - Bari, Laterza 1993, 128-165; Id., Il mo-vimento femminile in Italia dagli inizi del secolo ai nostri giorni, in aa.vv., Donne e uomini oggi a servizio del Vangelo, Roma, Paoline 1993, 149-202.

40 cf roCCa Giancarlo, Donne religiose. Contributo a una storia della condizione femminile in Italia nei secoli XIX-XX, Roma, Paoline 1992.

singolare registrare come in questo ritorno nei secoli si costruiscano co-stantemente delle genealogie spirituali ricchissime al femminile con la valorizzazione del passato, il discernimento del presente, la proiezione verso il futuro con una forma di progettualità che coniuga spiritualità e presenza nel sociale. così si oltrepassano le appartenenze a ceti sociali, culturali, linguistici, si raccordano vissuti vocazionali, si instaurano reti di comunicazioni ideali con figure esemplari, riprendendo e rinnovan-do la modellistica femminile.

Se santa Orsola diventa modello per la fondazione di Angela merici e rimanda a santa Anna, alla vergine maria, a Tecla, a cecilia, ad Agata, ecc., caterina da Siena e Teresa d’Avila sono come guide che percorro-no i secoli a partire dalla modernità, favorendo nelle generazioni una più profonda e genuina vita cristiana. Non a caso le nuove istituzioni e congregazioni religiose le prendono come particolari patrone.

Queste donne si ritrovano tutte nella madre di dio e madre della Nuova umanità, Rifugio dei peccatori, consolatrice, Aiuto, Educatri-ce: «maria è l’immagine della scelta divina d’ogni creatura, scelta che è fin dall’eternità e sovranamente libera, misteriosa e amante. Scelta che va regolarmente al di là di ciò che la creatura può pensare di sé:

che le chiede l’impossibile e le domanda solo una cosa, il coraggio di fidarsi. ma la vergine maria è anche il modello della libertà umana nella risposta a questa scelta. Ella è il segno di ciò che dio può fare quando trova una creatura libera d’accogliere la Sua proposta. Libera di dire il suo “sì”, libera di incamminarsi lungo il pellegrinaggio della fede, che sarà anche il pellegrinaggio della sua vocazione di donna chiamata a essere madre del Salvatore e madre della chiesa. Quel lungo viaggio si compirà ai piedi della croce, attraverso un “sì” ancor più misterioso e doloroso che la renderà pienamente madre; e poi ancora nel cenacolo, ove genera e continua ancor oggi a generare, con lo Spirito, la chiesa e ogni vocazione.

maria, infine, è l’immagine perfettamente realizzata della donna, perfetta sintesi della genialità femminile e della fantasia dello Spirito, che in lei trova e sceglie la sposa, vergine madre di dio e dell’uomo, figlia dell’Altissimo e madre di tutti viventi. In lei ogni donna ritrova la sua vocazione, di vergine, di sposa, di madre!».41

Gli appelli del presente sembrano più provocatori e radicali di

quel-41 NvNE 23.

li passati: il processo di secolarizzazione rischia di lacerare i legami ge-nealogici: il mondo femminile in alcuni contesti culturali sembra il più colpito.

I messaggi divulgati dalle lobby come vie di liberazione e di felici-tà colpiscono proprio il cuore del genio femminile: l’ordine simbolico dell’amore, quindi della maternità; il progetto di futuro sembra il post-cristiano e il post-umano.

Saprà il mondo femminile ritornare alle sue radici, al principio bibli-co, al principio mariano?

«maria non risiede solo nel passato né solo nell’alto dei cieli, nell’in-timità di dio; ella è e rimane presente e attiva nell’attuale momento storico; ella è qui, è oggi persona agente. La sua vita non sta solo alle nostre spalle, non sta semplicemente sopra di noi; ella ci precede […].

Ella ci spiega la nostra ora storica non mediante teorie, bensì agendo e indicandoci il cammino che ci sta davanti. da tutta questa attività risul-ta poi naturalmente anche chiaro chi ella è, chi siamo noi, tutrisul-tavia solo se prendiamo atto del senso dinamico della sua figura».42

42 ratzinGer, Maria Chiesa nascente 37.

Antonella mENEGHETTI1

Premessa

Nessuna affermazione sembra più scontata di questa: la liturgia ‘ac-compagna’ il cristiano da quando nasce a quando muore, ma vorrei ugualmente tentare di esplicitare quale sia la modalità di accompagna-mento che appartiene alla liturgia.

La realizzazione del disegno di dio su ogni persona è da sempre l’anelito e il vanto del celebrare cristiano. La liturgia, infatti, pretende di essere non uno fra i tanti, ma il modo più alto e completo in cui la chiesa esprime lo “stare” salvifico e dinamico di dio tra gli uomini e le donne, finché sono nel tempo; il modo più eccellente in cui permette che l’immagine di cristo sia plasmata nel volto dei credenti, secondo il progetto della creazione (Ef 1,3-14).

L’accompagnamento è comunque una modalità per tessere relazioni di crescita. La relazione più straordinaria è quella tra il dio Trinità e la sua creatura, relazione che si manifesta decisamente atipica da quando il Logos diventa carne, si fa corpo e con questo corpo dà se stesso e il suo amore. un corpo che non abbandonerà più, neanche dopo la morte, non come occasione o mezzo per comunicare, ma come ‘cardine’ della nostra salvezza.2 Il verbo incarnato, proprio con il suo corpo è fonte e fine della rivelazione e della salvezza. dopo gli eventi pasquali la chiesa, che è il corpo di cristo, continua con la stessa modalità corporea (il

1 Antonella meneghetti FmA, docente di Liturgia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

2 cf tertuLLiano, De resurrectione carnis, 8, in Corpus Christianorum Latinorum [ccL] 2, 931.

paradigma dell’incarnazione) ad essere luogo d’incontro comunionale e salvifico. Il corpo di cristo, la chiesa, che ha un suo agire, una sua ge-stualità simbolico/rituale composta di tanti linguaggi atti ad interpretare ed esprimere la sua fede, rende possibili delle relazioni interpersonali aperte al mistero, relazioni indispensabili alla sua piena rea lizzazione.

L’agire simbolico/rituale della chiesa è perciò la modalità attraverso cui cristo nel suo corpo ecclesiale entra in relazione salvifica con ciascun credente e lo trasforma nel suo sentire, pensare ed agire, donandogli il suo modo di essere, la sua forma, lo con-forma a se stesso.

La liturgia perciò è necessariamente sempre con il credente, perché la sua fede si esprima, anzi, perché la sua fede sussista.