L’analisi dei concetti di autorivelazione, di incertezza e di fiducia ha dimostrato che una relazione interpersonale richiede, dalle persone che vogliono costruirla, la partecipazione e il coinvolgimento mutuo. È un rapporto che comporta il conoscersi reciprocamente, il vivere insieme i momenti di difficoltà e di gioia, il cercare di risolvere le situazioni di crisi, il sapere offrire e rinnovare la fiducia.
L’accompagnamento, sulla base del significato etimologico attribui-to dai linguisti ed in quanattribui-to esempio di un incontro interpersonale
49 cf wieSeLQuiSt - reSBuLt - foSter - aGnew, Commitment, pro-relationship be-havior 944; finkeL Eli J. - ruSBuLt caryl E. - kuMaShiro madoka - hannon Peggy A., Dealing with betrayal in close relationships: Does commitment promote forgiveness?, in Journal of Personality and Social Psychology 82(2002)6, 956-974; van LanGe Paul A.m.
- ruSBuLt caryl E. - driGotaS Stephen m. - arriaGa Ximena B. - witCher Betty S. - CoX chante L., Willingness to sacrifice in close relationships, in Journal of Personality and Social Psychology 72(1997)6, 1373-1395.
50 cf tatareLLi Roberto - de PiSa Eleonora - Girardi Paolo, Curare con il paziente:
metodologia del rapporto Medici-paziente, milano, Franco Angeli 1998, 167.
incisivo, sembra includere tutti questi elementi. Infatti, il concetto di
“accompagnamento” ha le stesse radici del termine “compagno” che letteralmente, dal latino, vuol dire commensale o partecipe dello stesso vitto (cum - con o insieme, e panis - pane). Qualcuno che accompagna è colui che “si fa compagno”, che condivide lo stesso pane alla stessa tavola.51 Alcuni studiosi sottolineano che il fatto di mangiare insieme, in diversi contesti culturali, aiuta a creare o approfondire l’alleanza di tipo orizzontale, in cui le persone si sentono uguali e interdipendenti.52 Sim-bolicamente, la condivisione del pane significa la relazione di amicizia, fiducia, piacere e gratitudine che unisce profondamente coloro che ad essa partecipano, costituendo un legame considerato sacro. colui che mangia insieme all’altro rimane fedele, non tradisce, cammina insieme.53
L’accompagnamento, inoltre, è legato anche ad un’altra parola im-portante per ogni relazione, cioè al termine “condividere”. di fatto, il prefisso cum evoca la comunanza ed è lo stesso prefisso di compagno (da cum panis). In più, il lessico indoeuropeo del pasto è quello del tagliare, dividere, ossia della redistribuzione e della divisione.54 Questa realtà non si vive mai da soli, ma sempre con l’altro.
Nei dizionari la “condivisione” viene descritta come il “dividere per distribuire” una parte del proprio con gli altri, condividere con altre persone. La condivisione ha la caratteristica della simmetria. In essa ciascuna persona coinvolta non solo dà o riceve, ma ognuno dà e rice-ve, scambiandosi qualcosa vicendevolmente. L’accompagnamento vuol dire, dunque, “dividersi insieme”. E questa con-divisione non riguarda solamente una compartecipazione dei beni e dei momenti gioiosi, ma anche dei problemi e dei momenti difficili. come nota Giacomo Paniz-za, nella condivisione «avviene un intreccio, un passaggio di ‘cose di-vise’, divise e di segno opposto, di più e di meno: più e meno mantello, più e meno caldo o freddo; più e meno pane, più e meno fame».55 Nella
51 cf SMith chrysti m., Verbivore’s feast: A banquet of Word and phrase origins from Chrysti the Wordsmith, Helena, Farcountry Press 2004, 44; Skeat Walter W., A concise etymological dictionary of the English language, New York, cosimo classics 2005, 102.
52 cf ikeGaMi Eiko, Bonds of civilty: Aesthetic networks and the political origins of Japanese culture, cambridge, cambridge university Press 2005, 339.
53 cf fLaMManG Janet A., The taste of civilization: Food, politics, and civil society, university of Illinois Press 2009, 107; SuBiróS Pep, La rosa del deserto [La rosa del desierto, madrid, A. & m. muchnik, 1994], Torino, EdT 2002, 32.
54 cf Citti Francesco, Orazio: l’invito a Torquato, Bari, Edipuglia 1994, 16-17.
55 Panizza Giacomo, Occhi aperti sul lavoro sociale, Soveria mannelli, Rubbettino
condivisione si percepisce l’altro e il suo bisogno e si reputa l’altro più importante delle proprie cose. condividere significa partecipare insie-me, poter accedere alla stessa fonte e ricavarne gli stessi benefici.56
Inoltre, l’accompagnamento costituisce una condivisione, una par-tecipazione alla stessa vita con tutto che ciò comporta. c’è posto per autorivelazione in cui le persone coinvolte nella relazione si fanno co-noscere l’una all’altra, approfondendo gradualmente il legame e im-parando il faticoso, ma significativo cammino sia della scoperta di sé e del proprio mistero che del mistero dell’altro. Si tratta della strada percorsa insieme, dove ognuno contribuisce alla conoscenza reciproca, senza pretendere che l’altro si faccia conoscere in assenza della nostra autorivelazione. In quanto relazione reciproca, l’accompagnamento ri-chiede la capacità di contribuire, ovvero, di dare del proprio all’altro.
L’aspetto della condivisione delle informazioni su quello che pen-siamo, sentiamo e facciamo, comporta anche alcuni rischi e qui ritor-nano l’incertezza e la fiducia, così caratteristiche delle fasi iniziali di ogni relazione interpersonale. L’accompagnamento vuol dire essere con l’altro nel bene e nel male, stargli vicino, credendo, rinnovando e con-dividendo continuamente la convinzione che il senso della relazione sta nel sapere per chi e per che cosa si vive. L’esistenza umana, come sottolineano ultimamente anche i ricercatori che vengono considerati da alcuni come rappresentanti delle cosiddette “scienze dure” (si pensi agli economisti), ha il suo valore non in quanto l’uomo possiede, ma in quanto sa stabilire rapporti validi con gli altri. I risultati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista americana Science, hanno ribadito che le persone risultano più felici quando spendono più denaro per gli altri che per se stesse, indipendentemente dal loro reddito.57 L’essenza della felicità sta, perciò, più nella capacità di accompagnare l’altro e lasciarsi accompagnare da lei o da lui, che nelle cose materiali che en-trambi hanno. L’accompagnare consiste nel coltivare la relazione che si è iniziato a costruire, sempre con la consapevolezza che la sua autenti-cità consiste nel saper donare e saper ricevere, cogliendo la vita come un cammino che si fonda sull’interdipendenza.
Editore 2004, 57.
56 cf SoCrati Andrea, Per una pedagogia dell’arte, in MuSeo tattiLe StataLe oMero
(a cura di), L’arte a portata di mano: verso una pedagogia di accesso ai Beni Culturali senza barriere, Roma, Armando 2006, 141-164.
57 cf dunn Elizabeth W. - aknin Lara B. - norton michael I., Spending money on others promotes happiness, in Science 130(2008) 319 /5870, 1687-1688.
Le persone che intraprendono il cammino della relazione e vi inseri-scono coscientemente la realtà dell’accompagnamento reciproco sono chiamate ad adoperarsi per il suo sviluppo con impegno e intelligenza, rispettare i tempi, aspettare con premura, sfidare l’ambiente, affrontare diverse avversità e prendersi cura delle reciproche risorse di speranza per poter maturare insieme nel processo di una crescita costruttiva e vicendevole.58 Il valore di tale percorso non sta nella mancanza delle difficoltà perché, come si è visto, in ogni rapporto interpersonale sono iscritte le incertezze e i rischi, ma nel desiderio di affrontare ciò che po-trebbe scoraggiare o fermare. L’accompagnamento reciproco consiste nel farsi carico dell’altro e permettere che l’altro si faccia carico di noi.
Solo così diventiamo partecipi della stessa vita, costruendo l’incontro reciproco come una realtà più bella e più alta.
58 cf SzCześniak małgorzata - nderi Lucy muthoni, Imparare a sperare: la prospetti-va psicologica di Charles Richard Synder, in Rivista di Scienze dell’Educazione 48(2010)2, 262-277.
Icone bibliche di accompagnamento maria KO1
Premessa
Nella Bibbia non si trovano dei vocaboli che corrispondono al ter-mine “accompagnamento”, ma l’idea di accompagnamento è presente ovunque.2 È presente nel senso di dio che accompagna la vita delle singole persone, del popolo d’Israele, della chiesa e di tutta l’umanità;
è presente nel senso che dio rende capaci singole persone o comunità riunite nel suo nome ad accompagnare altre persone con sapienza ed amore nella ricerca e nell’adempimento della sua volontà; è presente anche nel senso che, uomini e donne, animati dallo Spirito e vivendo in profonda comunione, si accompagnano vicendevolmente nel cammino della vita, aiutandosi e sostenendosi con amicizia sincera.
In questo contributo piuttosto circoscritto, intendo suggerire alcu-ne riflessioni a partire da due prospettive. In primo luogo l’attenzioalcu-ne sarà focalizzata su dio che accompagna: nell’Antico Testamento egli accompagna il cammino del popolo da lui eletto e nel Nuovo Testa-mento è Gesù che accompagna la vita e la crescita dei suoi discepoli. In
1 maria Ko FmA, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.
2 cf zevini Giorgio, “Ti guido per la strada su cui devi andare”. Icone bibliche di accompagnamento spirituale, in IStitutodi SPirituaLità/univerSità PontifiCia SaLe
-Siana, Accompagnare tra educazione, formazione e spiritualità. Quaderni di Spirituali-tà Salesiana. Nuova Serie 2, Roma, LAS 2004, 11-28; aLeiXandre dolores, Imágenes bíblicas para el acompañamiento, in Sal Terrae (1997)9, 641-657; viGnoLo Roberto, L’accompagnamento spirituale: una forma di «comunione al Vangelo», in Tredimensioni 2(2005)1, 12-26.
un secondo momento mi soffermerò sull’aspetto dell’accompagnamen-to reciproco. Raccoglierò dalla Bibbia due icone – una dall’Antico Te-stamento e una dal Nuovo – che mi sembrano contenenti spunti ricchi per il nostro tema.