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Vergini, martiri, madri, vedove: una nuova modellistica femminile Le donne cristiane nella varietà della condizione socio-economica,

familiare e religiosa testimoniano in maniera eloquente il potenziale di emancipazione del vangelo con la gestione creativa dei ruoli domestici vissuti fino in fondo come espressione della carità e anche concreta-mente relativizzati nella fede.

Nel mondo maschile la figura del martire, dell’asceta e del vescovo si succedono nel tempo, nel mondo femminile la martire, la vergine, la vedova e la madre coesistono in un ricco scambio simbolico, nella geniale coniugazione di genealogie e generi in una fitta rete di relazioni.

La fede libera, dà autonomia, apre nuove vie di realizzazione, nuove solidarietà e appartenenze.

La vergine, soprattutto a partire dal Iv secolo, per il suo sacrificio prolungato nel tempo è associata alla martire e diviene paradigma e criterio interpretativo dell’esistenza femminile, una forma radicale di sequela che coniuga fede e presenza nel mondo, silenzio e cultura, di-stacco e arte, libertà e obbedienza, unione mistica con il Signore e inter-vento politico e riformatore nella chiesa, in una intensa comunicazione con le coniugate, con uomini spirituali, uomini politici, persone colte e coloro che le avvicinano. La Bibbia è la fonte ispiratrice, in particolare il Cantico dei Cantici, il canto dell’amore che nel linguaggio dell’amore sponsale descrive la relazione con il Signore.24

23 Ivi 36.

24 cf raureLL Frederic, La lettura del “Cantico dei Cantici” al tempo di Chiara e la “IV Lettera ad Agnese di Praga”, in Covi - dozzi, Chiara. Francescanesimo al femminile, 226-238; ConSoLino Franca Ela, Ascetismo e monachesimo femminile in Italia dalle origini all’età longobarda [IV-VIII secolo], in SCaraffia - zarri, Donne e fede 3-41.

maria nella sua maternità verginale spicca fra tutte le figure femmi-nili di costante riferimento. Ella, compimento dell’attesa, è testimone per eccellenza del primato della grazia. Su Lei sono «appuntate tutte le speranze pulsanti nei cuori durante le lunghe devastazioni della storia […]. con lei sorge l’alba del nuovo Israele […]. È l’intatta “figlia di Sion” nella quale dio pone mano al rinnovamento di tutto».25

maria rappresenta l’umanità che «non può pervenire alla salvezza e alla consapevolezza di sé in nessun altro modo fuorché tramite il dono dell’amore, ossia mediante la grazia».26 «Personifica il paradosso del-la grazia, che coglie colui che da se stesso non può nuldel-la […]. come umile serva va pellegrina lungo le vie della storia e proprio in questa umiltà esprime il mistero della promessa e della vicinanza di dio. maria personifica ancora questa chiesa, che sbocciata dalla radice d’Israele percorre il suo pellegrinaggio storico fra grandi travagli, conservando nel cuore la speranza del mondo, quella speranza, che, seppure nel na-scondimento, dona vita all’intera umanità».27

dopo l’epoca delle persecuzioni muta pure il genere letterario: si passa dalla Passio all’agiografia con un ricco e complesso processo in-terpretativo e simbolico che dalla fede va alla storia/biografia e dalla vita ai significati della fede, attinti alla Scrittura. Si delinea una modelli-stica femminile nuova, emancipatrice che proprio in maria trova il suo archetipo.

con l’agiografia si attua una complessa operazione culturale che va-lorizza motivi biblico-evangelico, filosofico-dottrinale, socio-politico e letterario. I significati fondamentali sono attinti dalla Scrittura in un elo-quente raccordo con la cultura classica soprattutto mistico-filosofica.28

Le donne che scelgono la verginità in genere provengono dall’ari-stocrazia imperiale, centrale e periferica. Sono colte, pertanto incido-no pure sulla cultura. Sovente influiscoincido-no anche sui fratelli di sangue, mitigandone il rigore delle pratiche ascetiche e favorendo una fede più matura. La volontaria solitudine, cenobitica o eremitica, non le isola, ma le mette in comunicazione con persone di varia estrazione

socia-25 ratzinGer Joseph, Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico, Bre-scia, Queriniana 1969, 220.

26 Ivi 227.

27 Id., Concilio in cammino. Uno sguardo retrospettivo sulla seconda sessione, Roma, Paoline 1965, 56-57.

28 cf GiannareLLi Elena, La tipologia femminile nella biografia e nell’autobiografia cristiana del IV secolo, Roma, Istituto Storico per il medio Evo 1980, 9-28, 83, 86s.

le verso le quali svolgono un’intensa attività evangelizzatrice e sociale.

Portano alla fede l’ultima parte dell’aristocrazia pagana. molte, infatti, provengono da famiglie miste o del tutto pagane.

conosciamo l’intensa attività religiosa, sociale e culturale delle don-ne romadon-ne dell’Aventino, discepole e anche maestre di Girolamo: me-lania la grande e sua nipote, meme-lania la giovane, Albina della nobile e colta gens cetonia, Paola e Eustochio, l’imperatrice Pulcheria, la pel-legrina Egeria. Sono alcuni nomi di una genealogia fatta di donne dal carattere forte e volitivo.29

Lungo il medio Evo nella stessa direzione donne di origine princi-pesca, attraverso i matrimoni e i vincoli di parentela, portano alla fede i loro sposi con i rispettivi popoli: clotilde, sposa clodoveo; Teodolinda, sposa del re longobardo Agilulfo; Teodosia, sposa del duca di Toledo, Leovigildo; Berta di Kent porta al battesimo il re Etelberto; in Russia vi è Olga, principessa di Kiev, la prima battezzata; più tardi Edvige di Polonia media la conversione dei Paesi Baltici.

Esse sono alcuni anelli di una fitta genealogia che andrebbe ancora più attentamente studiata, completata, aggiornata.

È interessante segnalare che le spose di stirpe principesca e le don-ne che scelgono la vita monastica comunicano tra loro don-nel reciproco aiuto spirituale e culturale. Non poche nobili fondano monasteri di cui sovente diventano badesse, riversando in essi le loro ricchezze, econo-mica, intellettuale e spirituale.

L’esperienza monastica è tra le più feconde della spiritualità femmi-nile, un luogo privilegiato di autonomia, di silenzio e di preghiera fino all’unione mistica, di crescita spirituale e culturale.30

Nella vita in comune attuano un interessante scambio di saperi, favorendo l’apprendimento di mestieri molteplici, comunicazioni di esperienze, informazioni, conoscenze e competenze varie. Le loro bi-blioteche lo attestano con gli svariati libri dai classici, ai testi di musica, aritmetica, geometria, astronomia, ginecologia e botanica. I monasteri creano e custodiscono opere d’arte di sculture e pitture, di filatura e tessitura in oro, di ricami. In monastero molte hanno avuto maggiori opportunità culturali delle donne sposate.31

29 cf rinaLdi, Donne “autonome e innovative” 97-119; ConSoLino, Ascetismo 22-32.

30 cf aa.vv., Movimento religioso femminile e francescanesimo nel secolo XIII, Assisi, Ed. Porziuncola 1981.

31 cf ruSConi Roberto, Pietà, povertà e potere. Donne e religione nell’Umbria tardome-dievale, in BornStein daniel - ruSConi Roberto (a cura di), Mistiche e devote nell’Italia

con carlo magno la cultura di corte si estende al mondo femminile e i monasteri diventando le roccaforti degli scambi culturali. Nel mo-nastero di chelles è badessa sua sorella Gisella, donna colta in rapporto con il dotto Alcuino. colte sono le compagne di Bonifacio: Aelffled, Egburg, Eangyth, Bugga e Lioba.

Non sono le sole, sono tante e in rapporto tra loro; accolgono nei monasteri fanciulle che educano e che non raramente scelgono la vita monastica. L’élite viene formata qui.32 È un fenomeno presente in tutta l’Europa.33

Soprattutto le aristocratiche badesse svolgono un ruolo considere-vole nell’ambito della cultura e della comunicazione di essa, nella for-mazione spirituale fino alle vette della mistica vissuta ed espressa nel linguaggio dell’amore.34

verso la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII sorgono nuove esigenze e domande spirituali, nuove esperienze religiose e nuovi movimenti, quali i movimenti mendicanti e le forme di beghinaggio sovente colle-gate ai cistercensi o certosini. Le donne vi fanno parte; aspirano al ra-dicalismo evangelico nella primitiva forma ove la dimensione apostolica è fortemente sentita. Esse alimentano una spiritualità nella quale per-cepiscono il volto di dio Amore accogliendo al femminile i misteri del verbo incarnato alla scuola di maria. Alcune di loro svolgono un’opera formativa che include anche gli uomini. Questi non raramente restano stupiti della sublimità della dottrina, dell’eroismo nella donazione, del coraggio nel correggere ecclesiastici e monaci, dello spirito di profezia.

con libertà, creatività, umiltà e ardore, spinte dalla passione per il bene dei popoli e per la riforma della chiesa parlano, scrivono, denunciano, consolano, incoraggiano.

Anche qui s’intrecciano stili diversi, varie vocazioni, molteplici clas-si sociali e provenienze geografiche: donne che clas-si rapportano tra loro e intessono un dialogo propositivo con il territorio, svolgendo una signi-ficativa azione di innalzamento culturale, sociale, religioso.

tardomedievale, Napoli, Liguori 1992, 12.

32 cf dronke Peter, Donne e cultura nel Medio Evo. Scrittrici medievali dal II al XIV secolo, milano, Il Saggiatore 1986, 40-58; Pernoud Régine, La donna al tempo delle catte-drali. Civiltà e cultura femminile nel Medioevo, milano, Rizzoli 1994.

33 cf L’herMite LeCLerCQ Paulette, Le donne nell’ordine feudale (XI-XII secolo), in duBY Georges - Perrot michelle, Storia delle donne in Occidente. Il Medioevo 306.

34 cf vaLerio, Cristianesimo 59-76; dinzeLBaCher Peter - Bauer dieter R., Movimen-to religioso e mistica femminile nel Medioevo, cinisello Balsamo (milano), Paoline 1993.

mistica e profezia, impegno nella società e nella chiesa, visioni esta-tiche e fervente azione missionaria caratterizzano alcune donne che se-gnano il passaggio dal medioevo all’umanesimo, senza creare una frat-tura con le donne dei secoli precedenti, anzi accogliendone l’eredità:

Ildegarda di Bingen, maria di Oignies, cristina l’Ammirabile, marghe-rita di Ypres, Lutgarda di Torgeren, chiara d’Assisi, Giuliana di mont cornillon, Beatrice di Nazaret, Ida di Lovanio, Hadewijch d’Anversa, matilde di magdeburgo, matilde di Hackerborn, Gertrude la Grande, caterina da Siena, Brigida di Svezia, Giuliana di Norwich …

In Italia, oltre chiara d’Assisi e caterina da Siena abbiamo un lungo elenco di donne che dal silenzio della solitudine e nella radicale povertà coinvolgono il contesto in cui vivono e irradiano il loro magistero di vita anche al di fuori: Elena Enselmini, umiliata, Rosa da viterbo, Ghe-rardesca da Pisa, margherita colonna, margherita da cortona, chiara da montefalco, Angela da Foligno, Agnese da montepulciano, marghe-rita da città di castello, marghemarghe-rita da Faenza, caterina da Genova, Francesca Romana, Rita da cascia, caterina da Bologna, domenica Pa-radiso, vittoria colonna, margherita di Navarra, chiara da Foligno … Sono donne che ci introducono nella modernità e nella continuità delle genealogie della fede.

di questo ricco percorso «è compito della nostra epoca riscoprire ciò che è stato messo in ombra o trascurato, ovvero l’arte al contempo materna o creatrice delle nostre badesse e beghine che, nei conventi e beghinaggi, seppero conservare la parte più preziosa della nostra ere-dità mistica […]. In loro si trova quel primato dell’amore sull’intelletto che segna la fine del medioevo e l’avvento dell’Età moderna […]. Le nostre beghine e le nostre badesse, liberatesi dalle convenzioni scola-stiche e letterarie, hanno saputo toccare gli spiriti ed i cuori cantando questi misteri con uno stile nuovo».35