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È difficile immaginare una relazione significativa senza fiducia reci-proca. Essa frequentemente viene vista come una disposizione o trat-to di personalità che, in quantrat-to attributrat-to stabile, caratterizza le scelte umane a livello cognitivo (pensiero), affettivo (emozioni) e comporta-mentale (condotte).31 La fiducia è considerata anche come un

fenome-29 cf haStinGS MCkinneY - donaGhY, Dyad gender structure 34-37.

30 cf tinG-tooMeY Stella, Communicating across cultures, New York, Guilford Press 1999, 189.

31 cf wieSeLQuiSt Jennifer - reSBuLt caryl E. - foSter craig A. - aGnew

chris-no interpersonale e uchris-no dei più importanti ingredienti delle interazioni umane che le rende effettive e promettenti in vista della loro realiz-zazione futura.32 Secondo le teorie elaborate recentemente, la fiducia inizia a svilupparsi quando osserviamo che la persona con cui abbiamo instaurato una relazione mette i nostri bisogni ed interessi sopra i pro-pri. così nasce in noi il senso di sicurezza perché l’altro ci fa vedere che siamo per lei o per lui importanti.33

Anche se il concetto di fiducia non trova d’accordo gli psicologi e gli scienziati che rappresentano altre discipline, la meta-analisi degli studi dedicati ai comportamenti fiduciosi permette di individuare al-cuni elementi che, nonostante le differenze esistenti, mettono in rilievo l’essenza della fiducia.34 A questo proposito sembra particolarmente utile la distinzione effettuata dai ricercatori italiani che, in base alle teo-rizzazioni proposte dai più noti studiosi del campo, hanno individuato quattro caratteristiche principali che contraddistinguono la fiducia: la vulnerabilità, la probabilità soggettiva, la dipendenza e l’aspettativa.35 concentrerò la mia attenzione principalmente sulla vulnerabilità e sull’aspettativa, in quanto nel contesto di questo contributo mi sem-brano più significative.

Roger c. mayer e i suoi collaboratori evidenziano che fidarsi degli altri implica la vulnerabilità. Secondo questi Autori la fiducia è «la vo-lontà di una parte di essere vulnerabile alle azioni di un’altra parte sulla base dell’aspettativa che l’altra parte realizzerà un’azione particolare, importante per colui che si fida, indipendentemente dalla possibilità di

topher R., Commitment, pro-relationship behavior, and trust in close relationships, in Journal of Personality and Social Psychology 77(1999)5, 942-966.

32 cf CaMPBeLL Lorne - SiMPSon Jeffrey A. - BoLdrY Jennifer G. - ruBin Harris, Trust, variability in relationship evaluations, and relationship processes, in Journal of Personality and Social Psychology 99(2010)1, 14-31.

33 cf ruSBuLt caryl E. - wieSeLQuiSt Jennifer - foSter craig A. - witCher Betty S., Commitment and trust in close relationships: An interdependence analysis, in adaMS

Jeffrey m. - JoneS Warren H. (a cura di), Handbook of interpersonal commitment and relationship stability, New York, Plenum 1999, 427-449.

34 cf Lount Robert B., The impact of positive mood on trust in interpersonal and intergroup interactions, in Journal of Personality and Social Psychology 98(2010)3, 420-433; CaSteLfranChi cristiano - faLCone Rino, Trust theory: A socio-cognitive and com-putational model, West Sussex, John Wiley & Sons 2010, 8-9.

35 cf faLCone Rino - CaSteLfranChi cristiano, Fiducia e sfiducia, in PoGGi Isabella (a cura di), La mente del cuore: le emozioni nel lavoro, nella scuola, nella vita, Roma, Armando 2008, 89-111.

controllare o monitorare l’altra parte».36 come risulta dalla definizio-ne sopraccitata, diamo fiducia a qualcuno quando non sappiamo bedefinizio-ne che decisione prenderà e così accettiamo che il passo fatto dall’altro possa comportare per noi una serie di rischi. di conseguenza consen-tiamo che aumenti la nostra vulnerabilità, in quanto ci troviamo in circostanze di precarietà rispetto alla conoscenza dei pensieri e delle azioni dell’altro, e perciò anche nella condizione di incertezza che da tale imprevedibilità scaturisce. In altri termini, la fiducia richiede una progressiva assunzione del rischio della sconfitta o della delusione, cioè la disponibilità a renderci esposti al potere dell’altro e, spesso, all’espe-rienza della fragilità nei suoi confronti o alla sua critica.37 Oltre a ciò, nel momento in cui ci fidiamo dell’altro, in qualche modo rinunciamo alla nostra capacità di controllare il suo comportamento e di dominare la situazione; questo ci rende ancora più indifesi e “scoperti”.

una simile concezione, che comprende però i nuovi elementi riguar-danti la fiducia, è proposta dallo studioso americano dale E. Zand.38 Per Zand la fiducia consiste nell’essere disposti ad aumentare la propria vulnerabilità di fronte all’altra persona nella situazione in cui il nostro potenziale beneficio risulterà molto inferiore rispetto alla nostra perdi-ta, se l’altra persona cercherà di trarre vantaggio dalla nostra vulnerabi-lità. In questo caso la vulnerabilità implica il rischio di essere traditi e la possibilità di rimanere feriti, dove “essere feriti” può indicare il vivere l’esperienza dell’imbarazzo, il sentirsi umiliati, l’avere la sensazione di essere incapaci di fare quello che ci siamo proposti. In più, la dimostra-zione della fiducia nell’altro vuol dire essere pronti a mettere a rischio il proprio beneficio se l’altro vorrà approfittare della nostra decisione.

È da sottolineare che la fiducia e la vulnerabilità non significano ingenuità nei confronti dell’altro. Infatti, come nota il noto sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel, «chi sa completamente non ha bisogno di fidarsi, chi non sa affatto non può ragionevolmente fidarsi».39 ciò

si-36 Ivi 92.

37 cf Padoan Ivana, L’agire comunicativo: epistemologia e formazione, Roma, Ar-mando 2000, 156; nardin Giuseppe, Relazioni e fiducia nei mercati dei beni industriali, milano, Franco Angeli 2002, 113-114; CaSteLfranChi - faLCone, Trust theory 9.

38 cf zand dale E., The leadership triad: Knowledge, trust, and power, New York, Oxford university Press 1997, 91.

39 SiMMeL Georg, Sociologia [Soziologie. untersuchungen über die Formen der ver-gessellschaftung, Berlin, duncker & Humblot 1908] milano, Edizioni di comunità 1989, 229.

gnifica che la fiducia si colloca in uno spazio intermedio tra conoscenza piena e ignoranza assoluta, in quanto la certezza non richiede la fiducia e l’incertezza totale la scoraggia in quanto impedisce di valutare quan-do e quanto fidarsi dell’altro.40

un altro elemento che caratterizza la fiducia riguarda la dimensione dell’aspettativa. Infatti, come osserva il filosofo italiano Rocco d’Am-brosio, il legame di fiducia instauratosi tra le persone si può esprimere con le parole mi fido di te oppure mi aspetto che ti comporti in una certa maniera e ciò succede.41 Entrambe le espressioni sottolineano un aspetto importante, nel contesto relazionale, quello dell’affidabilità (trustworthiness, reliability) che, comunemente parlando, considera i comportamenti e le azioni umane come degne di fiducia da parte degli altri.42 L’essere affidabile non significa, però, solo il fare le cose giuste ed agire in modo da non tradire la fiducia dell’altro, ma vuol dire anche essere capace di dare credito all’altro. Tale atteggiamento può dimi-nuire l’incertezza altrui dimostrando che si è disposti ad assumere il rischio, suscitando così la fiducia negli altri. In questo senso facilitiamo l’aspettativa reciproca mediante la quale le attese positive circa il com-portamento dell’altro hanno la possibilità di essere realizzate.43

Non senza significato nel discorso sulle relazioni interpersonali è anche la capacità di ricuperare la propria affidabilità quando ci succede di tradire la fiducia dell’altro o di disattendere le sue aspettative. di fatto, l’essere affidabile non significa unicamente “essere perfetto” ed avere il “brevetto” di non sbagliare (una presunzione forte nei rapporti umani nel mondo contemporaneo che spesso conduce alla rottura delle relazioni), ma riconoscere il proprio errore, provando a riconquistare la fiducia della persona che abbiamo ferito. Tale processo riparatorio include diverse forme di chiarificazione, il chiedere scusa, l’autorifles-sione critica e il desiderio di trasformazione; ciò favorisce il contatto personale con il proprio sbaglio e aiuta nel miglioramento del rapporto.

Specialmente quando la relazione ha la possibilità di durare nel tempo, sembra indispensabile imparare a coltivarla reciprocamente. Questo

40 cf d’aMBroSio Rocco, Istituzioni, persone e potere, Soveria mannelli, Rubbettino 2004, 129-130.

41 cf ivi 128.

42 cf tinG-tooMeY, Communicating across 223.

43 cf CiGoLi vittorio - SCaBini Eugenia, Relazione familiare: la prospettiva psicolo-gica, in SCaBini Eugenia - roSSi Giovanna (a cura di), Le parole della famiglia, milano, vita e Pensiero 2006, 13-46.

impegno consiste nel riconoscimento dei mutui sforzi di preservare il legame e di ricuperare ciò che è stato trascurato o momentaneamente perso. Infatti, rispondere in modo appropriato al proprio errore costi-tuisce uno degli aspetti più significativi nel rapporto interpersonale in quanto ci rende aperti all’autoperdono e umili nel chiedere il perdono all’altro.44 Tutto ciò contribuisce sia al riavvicinamento di chi ha subito il torto e di chi l’ha perpetrato, sia al rinnovamento degli scambi comu-nicativi rendendoli qualitativamente più costruttivi. Sentirsi perdonato, a sua volta, è associato alle emozioni positive, che si sperimentano dopo aver ricevuto il perdono, ed al sentirsi voluto bene e connesso all’altro.45

Oltre al fatto riparatorio, l’essere affidabile è legato alla disponibilità ad accogliere l’altro, quando ci chiede scusa, e di donargli il perdono.

Perdonare, come chiedere perdono, è considerato da molti come un gesto difficile e arrendevole, un segno di debolezza.46 Eppure i recenti studi psicologici evidenziano che, anche mentre perdoniamo colui che ci ha offeso, ci sentiamo meglio rispetto alle persone che non perdo-nano. Le ricerche di michael E. mccullough e dei suoi collaboratori47 dimostrano che la capacità di offrire il perdono genera in colei o colui che lo compie una varietà di emozioni positive, uno stato di benessere, la diminuzione delle motivazioni negative e del desiderio di rivincita.

Queste scoperte si inseriscono in un interessante filone di ricerche che mette in rilievo il ruolo della fiducia nelle situazioni di crisi.48 In-fatti, la studiosa americana caryl Rusbult sottolinea che un’autentica verifica della fiducia avviene nei momenti critici, chiamati dilemmi di interdipendenza (interdependence dilemmas), quando i bisogni delle

44 cf Potter nYQuiSt Nancy, How can I be trusted? A virtue theory of trustworthi-ness, Lanham, Rowman & Littlefield 2002, 54; 122-123.

45 cf di niCoLa Giulia Paola - daneSe Attilio, Perdono… per dono: quale risorsa per la società e la famiglia, cantalupa, Effatà 2005, 69-70; 53; 67; 111.

46 cf ivi 3.

47 cf Bono Giacomo - MCCuLLouGh michael E. - root Lindsey m., Forgiveness, feeling connected to others, and well-being: Two longitudinal studies, in Personality and Social Psychology Bulletin 34(2008)2, 182-195. Simili risultati hanno ottenuto gli psi-cologi che si occupano delle connessioni fra i fattori neuropsipsi-cologici e il perdono (cf newBerG Andrew B. - d’aQuiLi Eugene G. - newBerG Stephanie K. - deMariCi

verushka, The neuropsychological correlates of forgiveness, in MCCuLLouGh michael E.

- ParGaMent Kenneth I. - thoreSen carl E. [a cura di], Forgiveness: Theory, research, and practice, New York, Guilford Press 2000, 91-110).

48 cf SCaBini Eugenia - roSSi Giovanna, Generatività e fiducia, in id. (a cura di), Promuovere famiglia nella comunità, milano, vita e Pensiero 2007, 7-20.

persone coinvolte nella relazione si trovano in conflitto.49 Per esempio, se una persona, nonostante le differenze di interessi riscontrate nell’in-terazione e le tensioni ad esse legate, agisce rimediando e riconciliando la situazione, manda all’altra il messaggio con cui le dice mi fido di te, so che tu hai fiducia in me e mi dedico alla relazione che stiamo costruendo.

Tale comunicazione aiuta ad agire in modo costruttivo riguardo al pro-blema, in quanto costituisce non una “reazione” negativa a ciò che sta accadendo, ma offre una proposta fattiva e concreta per risanare il cli-ma di sconforto. dare credito all’altro, cioè dare fiducia, può rafforzare la fiducia dell’altro, iniziando un circolo virtuoso e promuovendo la fi-ducia reciproca. In questo modo si realizza la scelta positiva all’interno della situazione di crisi, confermando il significato originario dell’etimo greco crino che denota “discerno, scelgo, decido” e permette di dare alla crisi un valore di forza distintiva.50

A questo punto, dopo la presentazione concisa degli elementi prin-cipali della fase iniziale di una relazione, ci possiamo chiedere come l’autorivelazione, l’incertezza e la fiducia entrino nel contesto di un rap-porto interpersonale chiamato accompagnamento reciproco.