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G ENESI E PRIME EDIZION

Nel documento Erasmo da Rotterdam (pagine 46-49)

Come attestano le informazioni forniteci in più occa- sioni dallo stesso Erasmo1, egli ha pensato a un elogio

burlesco della Follia durante il lungo viaggio di ritorno – iniziato nel luglio del 1509 e durato quasi due mesi – dal- l’Italia in Inghilterra, a cavallo attraverso le Alpi. L’idea gli si è rafforzata appena giunto a Londra, ospite del caro amico Moro, il cui cognome gli richiamava curiosamente quello della Follia (in greco Morìa). A contatto con una personalità di tale livello, dal carattere e dall’intelligenza così duttili, oltre che dotata di una notevole capacità di divertirsi e di comprendere questa burla letteraria, Era- smo vinse le ultime remore psicologiche nei confronti di un’opera piuttosto insolita per uno studioso, mettendosi al lavoro per redigerne il testo2.

1Vedi la Lettera dedicatoria a Moro a-b (cfr. ASD, IV/3, 67-69) del

1510; la Lettera a Dorp del 1515, Appendice II g, in questo testo (cfr. Allen, II, [n. 337], 91-114); il catalogo delle sue opere dato a Johann Botzheim nella lettera del 30 gennaio 1523 (in Allen I, [n. I], 1-46: qui 19); la difesa dell’Elogio nell’Adagio 1140 (cfr. Adagi II/ii, n. 40, in LB, II, 460D-461D). Cogliamo l’occasione per avvertire che sia la Lettera dedicatoria, sia l’Elo-

gio (ogni capitolo), come anche la corrispondenza nelle Appendici, sono

stati suddivisi in paragrafi indicati con le lettere dell’alfabeto, per facilita- re il lettore nei rimandi ai testi qui contenuti.

La ragione ultima, però, che concretamente l’ha spin- to a dedicarsi all’Elogio è stata – come egli stesso fa sape- re – il fatto di non potersi impegnare in quei primi giorni londinesi in una riflessione seria o in lavori faticosi a cau- sa della stanchezza del viaggio, aggravata da un malanno ai reni e della mancanza dei libri, che non erano ancora giunti dall’Italia. In tale situazione di malessere e di inatti- vità forzata, gli sembrò utile alleviare i fastidi della malat- tia, scrivendo per svago, e senza alcun intento di pubbli- cazione, un gioco letterario3. L’incoraggiamento, poi, da

parte degli amici a cui aveva mostrato un saggio dell’ope- ra, lo stimolò a portare avanti il progetto, che concluse nel giro di sette giorni nell’autunno del 1509, mentre si trova- va nella casa di Moro a Bucklersbury, presso Londra.

Qualche tempo dopo gli stessi amici inglesi (in partico- lare il favorito di Erasmo, Edward Croke4) portarono a Pa-

rigi una copia del manoscritto e si impegnarono perché fos- se pubblicato. E così nel 1511 – due anni dopo la sua stesura – l’Elogio usciva per i tipi degli editori parigini Gilles de Gourmont e Jean Petit in una prima edizione, senza l’auto-

3« Cos’altro avrei potuto fare? », fa sapere a Dorp nella missiva di fi-

ne maggio 1515. « Tornato dall’Italia, dimoravo in quei giorni presso il mio caro Moro, e un dolore di reni mi tratteneva in casa da un bel po’ di giorni. La mia biblioteca non era stata ancora portata, e, anche se lo fosse stata, la malattia non mi permetteva di occuparmi con una certa concen- trazione dei miei studi più impegnativi. Cominciai allora, nel tempo libe- ro, a comporre lo scherzo letterario dell’Elogio della Follia, non con l’in- tenzione di pubblicarlo, ma per trovare sollievo dai fastidi della malattia con quello che definirei un passatempo. Mostrai un saggio dell’inizio del- l’opera a certi miei cari amici, affinché il divertimento, condiviso, fosse maggiore. Ed essendo piaciuto molto, insistettero perché lo continuassi. Accondiscesi, e dedicai a questo lavoro più o meno sette giorni (un impie- go del mio tempo che mi sembrava davvero eccessivo rispetto al peso del- l’argomento) »: vedi più avanti Appendice II g. In Adagi n. 1140 (LB, II, 460D-461D). Erasmo conferma questa circostanza dei sette giorni di lavo- ro e della mancanza dei libri.

4Cfr. Lettera di Erasmo a Johann Botzheim del 30 gennaio 1523, in Al-

rizzazione e all’insaputa dell’autore5e per di più « a partire

da una copia non solo piena di errori ma anche mutila »6.

L’opuscolo comunque ebbe subito un grande successo7.

Frattanto anche l’editore Josse Bade van Assche si mo- strò interessato allo scritto e il 27 luglio 1512, sempre a Pa- rigi, pubblicò il testo di Gourmont-Petit, ma questa volta accuratamente rivisto da lui e dallo stesso Erasmo (così re- citava il frontespizio), dando alle stampe la prima vera edi- zione autorizzata dell’Elogio. Fino al 1536 (anno della morte di Erasmo) l’opera raggiunse ben 36 edizioni per i tipi dei più noti stampatori del tempo, da van Assche a Matthias Schürer, ad Aldo Manuzio, a Giovanni Froben, a Dirk Martens, a Sebastian Gryphius, e uscì in molte città (Venezia, Firenze, Basilea, Lione, Parigi, Strasburgo, Colo- nia, Deventer e Anversa)8. Nel 1522 Erasmo scriveva che

dell’Elogio erano state stampate 20.000 copie9.

Già nelle prime edizioni il testo fu fatto precedere da una Lettera dedicatoria a Tommaso Moro10, la cui datazio-

5Che Erasmo non avesse nessuna intenzione di dare alle stampe

l’opera è confermato anche dal fatto che lo stesso suo breve soggiorno parigino nella primavera del 1511 non fu finalizzato alla pubblicazione dell’Elogio, ma invece a discutere con il tipografo Josse Bade van Assche una nuova edizione degli Adagi e ad acquistare libri. Cfr. Miller, 15-16.

6Scrive a Dorp nella stessa lettera già citata: « Dunque l’opuscolo,

portato in Francia ad opera delle medesime persone sotto la cui spinta l’a- vevo scritto, venne stampato, ma a partire da una copia, non solo piena di errori ma anche mutila. Per altro, una prova sufficiente di quanto l’Elogio non sia piaciuto, è costituita dal fatto che entro un paio di mesi è stato di- stribuito in più di sette edizioni a stampa e in luoghi distanti l’uno dall’al- tro! A quel tempo mi meravigliavo io stesso del fatto che piacesse a qual- cuno »: Appendice II g.

7Tra agosto 1511 e ottobre 1512 apparvero altre quattro edizioni del-

l’Elogio a Strasburgo, Anversa e Parigi.

8Per un elenco completo di tutte le prime edizioni dell’Elogio cfr.

Miller, 40-66.

9Cfr. l’Apologia di Erasmo contro il libello di Stunica, del 13 giugno

1522: in LB, IX, 355D.

10Vedi Lettera dedicatoria. Assieme al cardinale Fisher e all’umanista

ne a noi pervenuta, « Dalla campagna, 9 giugno 1508 », comparve per la prima volta nell’edizione di Basilea di Froben (luglio 1522); una datazione in verità del tutto inattendibile, giacché fino ai primi di luglio del 1509 Era- smo si trovava ancora in Italia. Con molta probabilità, in- vece, questi la scrisse nel 1510 per accompagnare una co- pia manoscritta dell’Elogio spedita all’amico Moro, mentre si trovava in Inghilterra (e non a Parigi come qualcuno ha ipotizzato) e precisamente in una residenza di campagna della regione rurale inglese, dal momento che proprio nel 1510, assieme al suo mecenate Mountjoy, stava visitando alcuni paesi del Regno11.

2. CORREZIONI,AGGIUNTE E VARIAZIONI NEL TESTO

Nel documento Erasmo da Rotterdam (pagine 46-49)