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L A PHILOSOPHIA DEL C RISTO “S ILENO ”

Nel documento Erasmo da Rotterdam (pagine 31-34)

Quasi tutti gli studiosi concordano nel considerare la philosophia Christi o philosophia christiana quale centro unificante del pensiero di Erasmo e scopo ultimo dei suoi scritti e della sua azione di educatore e di riformatore4.

sembrano ormai improponibili: non cogliendo infatti i veri ideali di Erasmo, finiscono per disconoscerne la spiritualità e gli intenti. Occorre invece consi- derarlo sullo sfondo della teologia e della religiosità medievale, da cui però in- tende prendere le distanze ispirandosi alla Chiesa delle origini e all’antica teo- logia come fonti di rinnovamento. Ed è quanto si sforza di fare la ricerca più recente, come quella di C. Augustijn.

2Cfr. Lortz, La Riforma, I, 153.

3Il pensiero religioso di Erasmo è stato particolarmente studiato in

questi ultimi anni. Oltre ai classici lavori di Huizinga, Erasmo, passim, Bainton, Erasmo, passim e Augustijn, Erasmo, 61-161, L. Bouyer, Erasmo

tra umanesimo e riforma, Brescia 1968, 147-165, cfr. anche l’ottima pre-

sentazione di J.-P. Massaut, Humanisme et spritualité chez Érasme, in DS, VII/1 [1969], 1006-1028, e le più recenti sintesi di Augustijn, Erasmus, 3- 6, E. Vilanova, Storia della teologia cristiana, II. Pre-riforma - Riforme -

Controriforma, Roma 1994, 68-76, J. Vercruysse, L’umanesimo e la teolo- gia, in G. Occhipinti (a cura di), Storia della Teologia, II. Da Pietro Abe- lardo a Roberto Bellarmino, Roma 1996, 339-368, qui 360-368.

4Sulla Philosophia Christi oltre ad Augustijn, Erasmo, 97-119, Ver-

Egli usa per la prima volta tale concetto – attingendolo dai Padri greci e con molta probabilità dalla stessa tradi- zione monastica medievale5– negli Adagi del 1515 a pro-

posito dell’adagio “I Sileni di Alcibiade”6, e ne spiega e

sviluppa il senso in altri scritti a cominciare già dal Ma- nuale del soldato cristiano e in maniera più ampia soprat- tutto nella Paraclesi o esortazione allo studio della filosofia cristiana (un testo capitale per capire il pensiero dell’u- manista), nella Lettera a Paolo Volz e nel Metodo della ve- ra teologia7.

Per Erasmo la philosophia Christi o philosophia chri- stiana non riguarda tanto una dottrina determinata o un sistema filosofico particolare, quanto piuttosto il modo di vivere di Cristo, la modalità con cui egli si è presentato al- l’umanità quale dispensatore dell’eterna felicità celeste. Da Cristo poi il concetto si estende al singolo cristiano, alla Chiesa e alla società, come una maniera di porsi, un modello di vita da imitare. La filosofia di Cristo diventa così il fine verso cui ogni credente deve tendere, confor- mando la propria esistenza a quella del Maestro e met-

Halkin, Érasme et l’Humanisme chrétien, Paris 1969, 101-122; A. Godin,

La Bible et la “philosophie chrétienne”, in Le Temps des Réformes et la Bible,

Paris 1989, 563-586., G. Chantraine, “Mystère” et “Philosophe du Christ”

selon Érasme. Étude de la lettre à P. Volz et de la”Ratio verae theologiae” (1518), Namur-Gembloux 1971.

5Cfr. Augustijn, Erasmo, 103 e Vilanova, Storia, II, 75, che riprendo-

no una tesi già formulata e documentata da Ch. Bouyer, Autour d’Érasme.

Études sur le christianisme des humanistes catholiques, Paris 1955, 93-135.

6Cfr. ASD, II/5, 164.

7Cfr. l’Enchiridion Militis Christiani in LB, V, 1-66 (tr. it. a cura di A.R.

de Nardo, L’Aquila 1973); la Paraclesis, in LB, V, 139-144 (tr. it. Esortazione

allo studio della filosofia cristiana, in La Formazione cristiana dell’uomo, a cu-

ra di E. Orlandini Traverso, Milano 1989, 425-444), la Lettera a Paolo Volz (Erasmo arricchisce l’edizione frobeiana del Manuale del soldato cristiano del 1519 con un prologo – quasi un programma di riforma – diretto a Pao- lo Volz, abate benedettino di Hugshofen in Alsazia) in Allen, III, 362-377 (tr. it. nella traduzione italiana dell’Enchiridion curata da R. de Nardo, 1-22) e la Ratio Verae Theologiae in LB, V, 75-138. Sulla “philosophia Christi” nel- la Lettera a Paolo Volz e nella Ratio, cfr. Chantraine, “Mystère”.

tendo in pratica con amore i suoi insegnamenti8. Ad esso

devono ispirarsi principi, vescovi, sacerdoti ed educatori nell’adempiere il loro grande compito. Verso questo fine tutto deve convergere, nella consapevolezza che in tale impegno di adeguamento a Cristo e alla sua philosophia ciò che entra in gioco con un ruolo decisivo non è tanto l’intelletto, quanto il cuore, l’amore. Del resto, lo scopo della filosofia cristiana è ultimamente un cambiamento del cuore nella sequela del Signore Gesù.

Emerge qui una caratteristica, centrale, del pensiero erasmiano, vale a dire il suo spiccato cristocentrismo. Cristo è il modello supremo delle virtù che il discepolo è chiamato a seguire, per cui la vita dei cristiani non può che essere una continua imitazione di Cristo. Questi è la fonte di ogni verità; è il centro della società cristiana, in- torno a cui l’ordinamento del mondo è chiamato a costi- tuirsi; è colui che come Salvatore porta l’eterna felicità celeste a ogni uomo. La docta pietas, verso cui il cristiano deve tendere, si caratterizza per un affetto alla persona del Salvatore, il quale attraverso il Vangelo si avvicina al fedele per trasformarlo in lui.

Da quest’ultima consapevolezza scaturisce anche l’ap- prezzamento sommo da parte di Erasmo nei confronti della Scrittura in generale e del Nuovo Testamento in particolare, quale testimonianza unica che rende Cristo percepibile e vi- cino; apprezzamento che costituisce l’altra peculiarità del suo pensiero, e cioè il biblicismo. La filosofia di Cristo, quin- di, si fonda su una storia concreta, la storia di Cristo (fabula Christi), che a sua volta è la rivelazione stessa del mistero (a un tempo rivelazione di Dio e salvezza dell’uomo)9.

8In questo senso nella Paraclesi Erasmo riferisce il concetto di philo-

sphia Christi anche ai cristiani e al cristianesimo.

9Come precisa opportunamente Vilanova (cfr. Storia, II, 74-75) a dife-

sa della ortodossia della cristologia erasmiana: tale mistero si manifesta nel dono di Cristo (traditio Christi), che suscita l’attrazione della croce e il cam-

Ora, a ben guardare tale storia e a ben interpretare le Scritture – argomenta Erasmo – vediamo che Cristo si è presentato all’umanità come un Sileno10, cioè: esterior-

mente dimesso, povero, abietto, miserevole (è morto in croce), ma interiormente invece sublime, ricco, forte, glo- rioso, vincitore della morte. Più che imperatore egli si è manifestato quale “Servo sofferente” secondo Isaia 53. E ciò pur potendo scegliere di vivere su questa terra come un monarca senza eguali, ricco e potente. La sua stessa vittoria sul mondo l’ha ottenuta non con la guerra, i sillo- gismi, le ricchezze, ma intrattenendosi con gli umili, fa- cendosi uomo, accompagnandosi ai peccatori, con mitez- za, umiltà, bontà e con la propria morte11.

Opposto è invece il modo di essere e di porsi della maggior parte degli uomini, compresi quelli di chiesa: mentre Cristo sceglie la via della kenosi per presentarsi e portare al mondo il dono della felicità, costoro invece « sono dei Sileni al contrario »12: curano cioè il loro ap-

parire, presentano un aspetto esteriore sfarzoso, superbo, mortificando la realtà invisibile e spirituale del loro esse- re, la più preziosa e la più autentica.

2. L’IDEALE DI UN CRISTIANESIMO PIÙ SPIRITUALE E INTERIORE

Nel documento Erasmo da Rotterdam (pagine 31-34)