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Gioco e intelligenza

Nel documento QUANDO IL GIOCO DIVENTA APPRENDIMENTO (pagine 84-92)

L’ APPROCCIO P SICOLOGICO

5. Gioco e intelligenza

Per capire meglio quali siamo i risvolti applicativi del gioco nell’educazione, è necessario soffermare l’attenzione sulla definizione di alcuni concetti da tenere in considerazione nella situazione didattica. Per dimostrare che il ludico è un importante fattore di sviluppo dell’intelligenza e un mezzo per favorire l’apprendimento sembra utile individuare quali siano i punti di congiunzione tali da permettere il suo inserimento positivo nei differenti processi di sviluppo.

5.1 Cos’è l’intelligenza?

L'intelligenza è l'insieme innato di funzioni conoscitive, adattative e immaginative generate dall'attività cerebrale dell'uomo e di alcuni animali. È anche definibile come la capacità di ragionare, apprendere, risolvere problemi (problem solving), comprendere a fondo la realtà, le idee e il linguaggio. Sebbene molti considerino il concetto di intelligenza in un ambito più ampio, molte scuole di psicologia considerano l'intelligenza come distinta da tratti della personalità come il carattere, la creatività o la saggezza.

L’attività ludica si inserisce pienamente nel processo cognitivo. È interessante il parallelismo che vede sia l’intelligenza sia il gioco come funzioni conoscitive, adattive e di ragionamento.

5.2 Gli studi differenziali sull'intelligenza

A partire dal diffondersi di strumenti validi ed attendibili per la misura dell'intelligenza, si è successivamente focalizzata l'attenzione sulle differenze individuali legate alla funzione intellettiva.

L'intelligenza infatti è stato un significativo campo di discussione tra coloro che ne identificano le cause all'aspetto genetico e coloro che invece assegnano una maggiore importanza ai fattori ambientali.

Gli studi differenziali sull'intelligenza evidenziano una forte correlazione tra QI (quoziente intellettivo) di gemelli monovulari e si evidenzia, inoltre, una fortissima incidenza dei fattori ambientali sullo sviluppo delle capacità cognitive (si pensi agli studi sulla differenza di intelligenza tra bianchi e neri, ricondotti non tanto a differenze cognitive, quanto piuttosto al fattore interveniente del livello socio-demografico). La psicologia risolve la dialettica tra componenti innate e ambientali nello sviluppo dell'intelligenza, evidenziando come la componente genetica sembra rappresentare una disponibilità, mentre quella educativa costituisce un fattore di innesco per tradurre un potenziale in una funzionalità effettiva.

La definizione dell'intelligenza in termini di “problem solving”

rappresenta il primo passo compiuto dagli psicologi da una visione dell'intelligenza di tipo scolastico a concetti più differenziati, come per esempio intelligenza fluida-cristallizzata (James Cattell)38, o intelligenza logica-creativa, e recentemente il concetti di intelligenze multiple (Howard Gardner)39 e intelligenza emotiva (Daniel Goleman)40. Dal punto di vista storico risulta, poi, importantissimo il

38 Cattell, James McKeen (Easton, Pennsylvania 1860 - Garrison, New Jersey 1944), psicologo statunitense. Allievo e assistente di Wilhelm Wundt.

39 Howard Gardner (Scranton, Pennsylvania, 1943) è uno psicologo statunitense, professore presso l'università di Harvard.

40 Daniel Goleman (Stockton, California, 1946) è uno dei più rinomati psicologi al mondo. Studiò all'Amherst College, dove fu allievo di Alfred P. Sloan. Si laureò ad Harvard, specializzandosi in "psicologia clinica e sviluppo della personalità".

contributo di Wertheimer. Max Wertheimer (1965) distingue una intelligenza logica, di tipo astratto, analitico, e una intelligenza creativa, orientata alla sintesi e alla costruzione del nuovo, la prima orientata ai problemi convergenti, la seconda alla soluzione di problemi divergenti.

5.3 Diversi modi di pensare

Guilford distingue due modelli di pensiero: convergente e divergente.

Il pensiero convergente è il ragionamento logico e razionale. Consiste in un procedimento sequenziale e deduttivo, nell'applicazione meccanica di regole apprese, nell'analisi metodica di dati. Si adatta a problemi chiusi che prevedono un'unica soluzione. E' il pensiero sollecitato anche dalla scuola.

Quello divergente è il pensiero creativo, alternativo e originale. E' sollecitato da situazioni aperte, come quelle sociali e ludiche, che ammettono più soluzioni alternative. Secondo Guilford tal pensiero è misurato da 3 indici:

Fluidità: parametro quantitativo basato sull'abbondanza delle idee prodotte

Flessibilità: capacità di cambiare strategia ed elasticità nel passare da un compito ad un altro che richiede un diverso approccio

Originalità: capacità di formulare soluzioni uniche e personali che si discostano da quelle della maggioranza

5.4 La teoria delle intelligenze multiple di Gardner41

L'efficacia del test tradizionale di misurazione del QI è stata con il tempo fortemente ridimensionata.

Lo psicologo statunitense Howard Gardner distingue, oggi, ben 7 tipi fondamentali di intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello, di cui fa parte anche l'intelligenza logico-matematica (l'unica su cui era basato l'originale test di misurazione del QI). Ecco, qui di seguito, i 7 macro-gruppi intellettivi:

1. Intelligenza Linguistica: è legata alla capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio. Un noto possessore di tale intelligenza era Thomas Eliot.

2. Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l'emisfero cerebrale sinistro, che ricorda i simboli matematici, sia quello di destra, nel quale vengono elaborati i concetti. È l'intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche. È l'intelligenza di Albert Einstein.

3. Intelligenza Spaziale: concerne la capacità di percepire forme ed oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali, i luoghi ed i percorsi. Un suo "rappresentante" potrebbe essere Pablo Picasso.

4. Intelligenza Corporeo-Cinestesica: coinvolge il cervelletto, i gangli fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di ben coordinare i movimenti. Vedi Martha Graham.

41 Sull’argomento vedi H. Gardner, Educazione e sviluppo della mente.

Intelligenze multiple e apprendimento. Erickson, Trento, 2005

5. Intelligenza Musicale: normalmente è localizzata nell'emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Esempio: Wolfgang Amadeus Mozart.

6. Intelligenza Interpersonale o sociale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente i lobi pre-frontali. Riguarda la capacità di relazionarsi con gli altri e di creare empatia.

7. Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme che siano socialmente accettabili.

A questi tipi di intelligenza, Gardner ha aggiunto successivamente un'ottava intelligenza, quella naturalistica, connessa al riconoscimento e alla classificazione di oggetti naturali; ipotizzò inoltre la possibilità dell'esistenza di una nona intelligenza, l'intelligenza esistenziale, relativa alla capacità di riflettere sulle questioni fondamentali riguardanti l'esistenza e più in generale all'attitudine al ragionamento astratto fondato su categorie concettuali universali. Sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l'esercizio. Inoltre, esse possono anche "decadere" con il tempo.

Il fatto che esistano molteplici intelligenze prospetta una diversità di modi di imparare, cioè di guardare ed elaborare la realtà e le sue informazioni. La pratica ludica è onnicomprensiva e colora di versatilità il processo di insegnamento e apprendimento, dando a tutti gli alunni l’opportunità di avvicinarsi alla conoscenza in modo sicuro e di aumentare il loro senso di autoefficacia. Inoltre, partendo dal presupposto che l’intelligenza può essere insegnata mediante l’esercizio, il gioco, inteso nelle sue diverse sfumature (gioco

d’esercizio, simbolico, di ruolo…), si sposa perfettamente con le suddette teorizzazioni. Il ludico è azione e l’apprendimento, così come l’intelligenza, pone al centro le azioni, per cui tutto in realtà comincia dal gioco.

5.5 Piaget e lo sviluppo cognitivo-intellettivo

La più importante teoria sullo sviluppo mentale del bambino, la prima ad averne analizzato sistematicamente, col metodo clinico di esplorazione delle idee, la percezione e la logica, è quella elaborata da Jean Piaget (1896-1980). Egli ha dimostrato sia che la differenza tra il pensiero del minore e quello dell'adulto è di tipo qualitativo (il bambino non è un “adulto in miniatura”, ma un individuo dotato di struttura propria); sia che il concetto di intelligenza (capacità cognitiva) è strettamente legato a quello di "adattamento all'ambiente". L'intelligenza non è che un prolungamento del nostro adattamento biologico all'ambiente. L'uomo non eredita solo caratteristiche specifiche del sistema nervoso e sensoriale, ma anche una disposizione che gli permette di superare questi limiti biologici imposti dalla natura (ad es. il nostro udito non percepisce gli ultrasuoni, però possiamo farlo con la tecnologia).

Piaget ha scoperto che la conoscenza del bambino si basa sull'interazione pratica del soggetto con l'oggetto, nel senso che il soggetto influisce sull'oggetto e lo trasforma. La sua formazione strutturalistica gli ha permesso di superare i limiti sia della psicologia gestaltistica e associazionistica (che considera l'oggetto indipendente dalle azioni del soggetto), sia delle psicologie positivistiche, che vedono nei concetti il prodotto della percezione, escludendo che nella conoscenza sia vitale l'azione del soggetto sull'oggetto.

Piaget distingue due processi che caratterizzano ogni adattamento:

l'assimilazione e l'accomodamento, che si avvicendano durante l'età evolutiva.

Si ha assimilazione quando un organismo adopera qualcosa del suo ambiente per un'attività che fa già parte del suo repertorio e che non viene modificata (p.es. un bambino di pochi mesi che afferra un oggetto nuovo per batterlo sul pavimento: siccome le sue azioni di afferrare e battere sono già acquisite, ora per lui è importante sperimentarle col nuovo oggetto). Questo processo predomina nella prima fase di sviluppo.

Nella seconda fase invece prevale l'accomodamento, allorché il bambino può svolgere un'osservazione attiva sull'ambiente tentando altresì di dominarlo. Le vecchie risposte si modificano al contatto con eventi ambientali mutevoli (p.es. se il bambino precedente si accorge che l'oggetto da battere per terra è difficile da maneggiare, cercherà di coordinare meglio la presa dell'oggetto). Anche l'imitazione è una forma di accomodamento, poiché il bambino modifica se stesso in relazione agli stimoli dell'ambiente. Un buon adattamento all'ambiente si realizza quando assimilazione e accomodamento sono ben integrati tra loro.

Secondo Piaget, prima dei due anni vita si notano nel bambino alcune attività che favoriscono lo sviluppo delle capacità rappresentative, cioè lo aiutano a operare il “salto” tra uno stadio e l’altro. Queste attività sono costituite dal gioco simbolico, dal linguaggio verbale, dall’imitazione differita.

Il gioco simbolico è caratterizzato da rappresentazioni mentali di una realtà che non è presente nel campo percettivo; esso è preziosissimo per lo sviluppo intellettivo e per mantenere l’equilibrio emotivo del bambino;

a sua volta il linguaggio verbale è importante per lo sviluppo della realtà rappresentativa; (più avanti verrà esaminato il rapporto intercorrente tra gioco e linguaggio), mentre con l’imitazione differita,

il bambino comincia a riprodurre nei suoi comportamenti qualcosa che ha visto qualche tempo prima.

5.6 Conclusioni

In definitiva, possiamo renderci conto di come il gioco occupi un posto primario nell’elaborazione del reale e, quindi, nello sviluppo intellettivo stesso.

Ciò che dovrà perseguire l’insegnante sarà allora la conquista del pensiero divergente e della creatività nei suoi alunni. In questo modo il soggetto conquisterà la padronanza degli strumenti di cui è dotato e saprà impiegarli in modo funzionale e critico. L’esercizio attraverso la pratica ludica favorirà nel discente l’insorgere di un occhio attento ai cambiamenti e gli permetterà di generalizzare le sue competenze per poterle utilizzare nelle diverse situazioni che si presentano nella vita quotidiana.

“Il piano di Alice, effettivamente, non faceva una grinza, semplice e ben congegnato: il suo unico punto debole era che non aveva la minima idea di come realizzarlo”42: i bambini hanno in sé tutto ciò che occorre per vivere, l’importante è che sappiamo come e quando farne uso. La “cassetta degli attrezzi” è sempre pronta per l’uso, basta conoscere le istruzioni di ogni singolo utensile per far sì che le fondamenta della propria conoscenza siano solide seppur in continuo mutamento.

42 L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, op. cit., p. 51

Nel documento QUANDO IL GIOCO DIVENTA APPRENDIMENTO (pagine 84-92)