2 Piazzolla e il tango
2.3. Gli anni dell’affermazione internazionale
modo metaforico o sinestesico a rinforzare questa associazione: il tempo base di molti brani ricalcato dal basso in figure ritmiche similari al walking bass del jazz, sembrano accompagnare il passo rapido del camminare velocemente in un centro urbano; i glissandi improvvisi dei violini, ascendenti e discendenti, riproducono a livello sonoro il percorso dello sguardo sul profilo dei grattacieli; l’uso del rumore, intensificando gli effetti di percussione prodotti dalle corde, in “associazione quasi onomatopeica con il rumore della città, o mediante suoni dissonanti aggiunti al di fuori dei codici e in frizione con la consonanza tonale” , costituiscono un repertorio perfettamente adatto 210 a descrivere il paesaggio sonoro e visivo della grande città, ma non di qualsiasi città, poiché tutti gli elementi citati appaiono pienamente integrati nell’universo musicale associato all’essenza del tango, essendo questo a sua volta profondamente radicato nell’inconscio collettivo a Buenos Aires.
2.3. Gli anni dell’affermazione internazionale
Le polemiche che accompagnarono gli esordi di Piazzolla sulla scena locale del tango cesseranno a partire dal riconoscimento internazionale che comincia a riscuotere nelle sue presentazioni negli Stati Uniti e in Europa a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, e poi, con frequenza e intensità crescente, lungo tutti i Settanta e gli Ottanta.
Uno dei primi importanti concerti a New York, nella Philharmonic Hall del Lincoln Center, nel 1965, riscuote una lodevole rassegna da parte di uno dei critici più qualificati all’epoca, Robert Shelton, che scrive:
Sono stato affascinato da un quintetto diretto da Astor Piazzolla che interpreta il tango contemporaneo o “d’avanguardia”. L'incredibile immaginazione di questo gruppo e i suoi innovativi timbri strumentali hanno reso questo concerto costantemente interessante. A momenti il quintetto suonava come una band di sala degli anni ‘20, poi come una banda di jazz moderno stile Chico Hamilton/Fred Katz, poi sembrava un quintetto classico che passava
dalla musica da camera alla bossa nova. In ultima analisi, il quintetto di Mr. Piazzolla non somiglia a niente tranne che a sé stesso, e questo risulta più che sufficiente. 211
Pochi anni dopo Piazzolla si reca in Europa in tournée, si stabilisce a Roma nel 1974, collabora in Francia con Georges Moustaki, suona a Barcellona insieme a Gerry Mulligan e nel 1976 si trova di nuovo a New York, al Carnegie Hall; nel 1977 si presenta 32 volte al Teatro Olympia di Parigi. La critica che appare su L’Express si riferisce a Piazzolla come “il Boulez del bandoneón”. 212
L’attività di Piazzolla si espande a livello globale in modo ormai indiscutibile negli anni successivi, le sue composizioni vengono eseguite da gruppi e orchestre tra i più prestigiosi del mondo, tiene concerti e registra dischi con i nomi più autorevoli della scena musicale , praticamente senza interruzioni, fino al 1990, momento in cui 213 è vittima a Parigi di una trombosi cerebrale che lo lascerà inattivo fino alla sua morte, avvenuta a Buenos Aires il 4 luglio del 1992. La sua carriera creativa di oltre quarant’anni lascia un’impronta
[...] virtualmente impossibile da usare come influenza senza cadere nell'imitazione e la copia, poiché ‘le sue caratteristiche si diffondono come un virus’ in ogni composizione che le usi come sue fonti. 214 211 “This listener was most captivated by a a quintet led by Astor Piazzolla in contemporary or ‘vanguard tango’. The leader played a bandoneon, an instrument of the concertina family, and there was excellent support on piano, violin, bass and amplified guitar. The free wheeling imagination of this group and its unusual instrumental timbres made it continually diverting. Sometimes the quintet sounded like a 1920ish ballroom dance band, then like a Chico Hamilton/Fred Katz modern jazz combo, then it suggested a classical quintet turning from chamber music to bossa nova. In the last analysis, Mr. Piazzolla’s quintet sounded like nothing but itself, and that was quite enough”. Shelton, Robert. 1965. «Argentine Music at PhilharmonicCancer Society Benefit is Part of “Cultural Panorama”». New York Times , 27V1965: 28. 212 Citato da Kuri, 2014, pag.54. 213 Basti citare ad esempio il Kronos Quartet, Yo Yo Ma, Gary Burton, Lalo Schiffrin, Egberto Gismonti, Milva, etc. e le orchestre delle principali capitali del mondo. 214 “[...] virtually impossible to use as an influence without falling into imitating and copying, because ‘its characteristics spread like a virus’ throughout every composition that uses them as its sources”. Pujol, Sergio A. 2008. «Más allá de Piazzolla: con el pasado que vuelve». In Estudios sobre la obra de Astor Piazzolla , di García Brunelli, Omar (comp.), 233–44. Buenos Aires: Gourmet Musical. Citato anche da Cambra e RaffoOp. cit. Pag.249
Le sue caratteristiche, poco usuali nei musicisti della sua generazione, come la curiosità musicale, un incredibile udito, disciplina e capacità di lavoro, ampliarono le frontiere del tango come genere e ne ridefinirono i codici, incorporando elementi appartenenti alla migliore tradizione colta europea, come le accentuazioni di Bartok e Stravinsky o le sequenze armoniche e contrappuntistiche del Barocco, mettendoli insieme alla sincope e al gesto di improvvisazione del jazz. Piazzolla stesso descrive l’effetto della sua venuta sulla scena del tango:
Intorno al 1955 in Argentina il tango cominciava a morire. La causa era che il rock and roll (Elvis Presley, Bill Haley) cominciava ad arrivare in Argentina e le giovani generazioni si entusiasmavano di più con il rock che con il tango. Poi arrivarono i Beatles negli anni Sessanta e fu la fine del tango. Ma la mia musica andava avanti e i giovani capivano la mia musica perché non era noiosa. Il vecchio tango tradizionale è molto noioso. È ripetitivo; non ci sono cambiamenti. Non ci sono stati cambiamenti in quella musica per almeno quaranta o cinquanta anni finché non sono arrivato io. 215
E dall’arrivo di Piazzolla in poi continuarono a nascere artisti che, oggi, si vedono riflessi nel tango e lo vivono come parte della loro identità. 216
Piazzolla , esponendo il suo background interculturale, in uno dei suoi ultimi e storici concerti al Central Park di New York nel 1987 presenta sé stesso (in un breve discorso trilingue) e definisce i parametri per identificare e comprendere la sua musica217: 215 “By 1955 in Argentina tango was starting to die. The cause of it was that rock and roll music (Elvis Presley, Bill Haley) started coming to Argentina and the younger generations started to get more excited about rock and roll than about tango. Then the Beatles came in in the ’60s and that was the end of the tango. But my music kept going on and the young people understood my music because it wasn’t boring. The old traditional tango is very boring. It is repetitive; there are no changes. There had been no changes in that music for at least forty or fifty years until I came in.” Astor Piazzolla citato da Cambra e Raffo. Op.cit. Pag.249 216 Cambra e Raffo. Op. cit. 217 Link, Kacey Quin. 2009. «Culturally Identifying the Performance Practices of Astor Piazzolla ’s Second Quinteto». Tesi dottorale, Miami: University of Miami.
This is the new music of Buenos Aires, the new tango. Esta es la música de Buenos Aires, el nuevo tango. Questa è la nuova musica di Buenos Aires, il nuovo tango … We started this music in 1954 … My name is Astor Piazzolla. I was born in Argentina. I was raised in New York and my parents come from Trani, Italia. 218 218 Piazzolla, Astor. 1987. The Central Park Concert . CD. New York: Chesky Records JD 107, registrato 1987, pubblicato 1994. Citato da Kacey Quin Link. Op. cit. Pag.48.