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Gli inizi della formazione musicale Il paesaggio sonoro

1.  Piazzolla e la musica 

1.1  Gli inizi della formazione musicale Il paesaggio sonoro

 

Pensiamo qui al concetto di formazione di un musicista, soprattutto nelle sue        tappe iniziali, come un processo di accumulazione di elementi che configurano un        paesaggio sonoro e musicale proprio, unico e irripetibile, che circonda l’individuo a        livello di nucleo familiare, in un primo momento, e che si espande gradualmente ai        successivi cerchi di contatti sonori ritagliati sulle condizioni dell’habitat sociale in cui        si inserisce la persona in termini di nazionalità, variabili etniche, religiose, etc. In        questo caso le condizioni migratorie della famiglia pesano indubbiamente sul ragazzo        argentino dal cognome italiano che abita a New York, ma non si devono trascurare gli        altri elementi propri del “paesaggio” presenti nel suo contesto: il fatto di abitare in un        determinato quartiere, frequentare determinati locali, ascoltare le musiche, i canti        popolari, le orchestre e le  band dell’epoca, tenendo conto della preponderanza in un        determinato momento dei generi di moda, delle tendenze, etc.  

 

Questo paesaggio­idioma­musicale determina una configurazione iniziale dei        tratti sonori pertinenti in modo similare ai processi di assimilazione linguistici nei        confronti dei fonemi e le combinazioni diacroniche e sincroniche dei suoni che        delimitano un repertorio determinato di possibilità che include o esclude, ammette o        rifiuta certi elementi all’interno dei codici prestabiliti e il suo evolversi tra ridondanza        e novità. In analogia ai concetti linguistici, per la musica è stato introdotto il concetto        di  musema, inteso come possibile unità primaria di significazione . Ci si trova,      135        quindi, in ogni singolo caso, di fronte all’universo particolare dei  musemi presenti in        un paesaggio sonoro determinato, in questo caso: New York, l’origine italiana, il padre        appassionato di tango, il bandoneón come primo strumento (non un violino o un oboe,        un sassofono o un clarinetto, ecc., che avrebbero determinato delle conseguenze       

135 Cfr.: Seeger, Charles. 1977.  Studies in Musicology, 1935­1975 . Berkeley: University of California Press. Si 

veda nel capitolo introduttivo (nota 122) la descrizione di Philipp Tagg sull’utilità dello strumento teorico del  “musema”. 

sonore specificamente diverse), l’esposizione e il contatto con il jazz dell’epoca, ma        anche l’incontro con un personaggio mitico del tango, Carlos Gardel.  

 

La storia personale di Astor Piazzolla è contrassegnata da molteplici movimenti        diasporici ed è piena di avvenimenti sorprendenti che conferiscono alla sua figura le        caratteristiche del mito. Nato nella città argentina di Mar del Plata nel 1921, in seno a        una famiglia di immigranti italiani di seconda generazione , trascorse l’infanzia a      136        New York dal 1925 al 1936. Il primo bandoneón che suonò Piazzolla fu comprato da        suo padre a New York in una tenda di articoli usati quando egli aveva otto anni; le        prime lezioni le ebbe, invece, in un breve ritorno a Mar del Plata nel 1930 da un        suonatore di tango, Homero Paoloni , per poi riprenderle in seguito a New York con        137        Andrés D’Aquila .  138

 

È su questo sfondo che appare l’insegnamento musicale tradizionale e comincia        ad agire sull’individuo la formazione, l’acquisizione della tecnica e lo sviluppo della        motricità specifica richiesta dallo strumento, la teoria musicale che introduce la        mediazione della lettura e la scrittura, la codificazione e il contatto con altri linguaggi ­        generalmente in questa sede avviene l’incontro con i linguaggi colti ­ e la        conformazione di una identità sonora specifica unica e particolare sulla base/sfondo di        un paesaggio sonoro­musicale. Questo primo paesaggio costituisce una base ben        diversa dalla tela bianca, la tabula rasa, o la pagina bianca, bensì piuttosto il contrario:        una serie di coordinate cognitive sulle quali si iscriverà un percorso, in questo caso,        fortemente arricchito dalla diversità.     136 Il padre di Astor, figlio di italiani già acculturato in Argentina ed amatore del tango, procurò un paesaggio  sonoro musicale domestico che segnò indubbiamente la strada di Piazzolla.     137 Alcune fonti riportano il nome Libero Paoloni, integrante di orchestre di tango a Mar del Plata.    138 Cfr.: Azzi, María Susana, e Simon Collier. 2000.  Le grand tango : the life and music of Astor Piazzolla .  Oxford: Oxford University Press. Pagg.12­13.   

Nel 1933 Piazzolla comincia a prendere lezioni di musica con un pianista        ungherese, Béla Wilda (del quale riportano le biografie di Piazzolla che sia stato        allievo di Sergej Rachmaninov). Questo periodo rimane nei ricordi di Piazzolla come il        primo incontro con la musica colta, in quanto il maestro gli avrebbe “insegnato ad        amare Bach” .  139

 

In quegli stessi anni, avviene il famoso incontro di Piazzolla ancora ragazzo,        all’età di 13 anni, con il più grande dei cantanti del tango, il mitico Carlos Gardel ,      140  documentato dalla breve apparizione sullo schermo del piccolo Astor nel film  El día            que me quieras  (Il giorno che mi amerai, John Reinhardt, 1935). Le diverse biografie              di Piazzolla riportano improbabili dettagli riguardanti quell’incontro , e addirittura      141      l’ipotesi di un invito di Gardel a viaggiare dagli Stati Uniti alla Colombia, unendosi al        suo gruppo musicale, viaggio che il padre di Piazzolla non permise, e che avrebbe        avuto tragiche conseguenze . Al di là della veridicità o meno degli aneddoti resta il    142        documento filmico e il sorprendente dato, visto in prospettiva storica, che i due nomi        più rappresentativi della storia del tango si siano incontrati in questo modo, uno        all’apice della fama e l’altro ancora prima degli inizi della carriera. Piazzolla suonava        già il bandoneón che suo padre gli aveva regalato, ma non si dedicava al tango      143   e

139 Questo e molti altri aneddoti ricorrenti su Piazzolla sono riportati dalle diverse fonti con delle variazioni e  sfumature, e riprodotti nelle molteplici interviste e biografie esistenti. Vedi fra gli altri: Kuri, Carlos. 2014.  Piazzolla: La música al Límite . 3a ed. corr. e aum. Buenos Aires: Corregidor. (1a ed.1992) Pag.20.  García Brunelli, Omar (comp.). 2008.  Estudios sobre la obra de Astor Piazzolla . Buenos Aires: Gourmet  Musical.     140 Sulla figura di Gardel cfr.: Collier, Simon. 2009.  The Life, Music, and Times of Carlos Gardel.  Pittsburgh:  University of Pittsburgh Press.   Barsky, Julián, e Osvaldo Barsky. 2004.  Gardel: la biografía. Memorias y biografías . Buenos Aires: Taurus.     141 Gardel avrebbe detto al ragazzo Piazzolla, ascoltandolo suonare il bandoneón: “...sei bravo, ma devi imparare  a suonare il tango…suoni bene, ma quando fai tango sembri un  gallego ”. “Gallegos” sono chiamati  genericamente, in modo ironico, gli spagnoli nel Río de la Plata. In questo caso significa precisamente non avere  il dominio dei tratti stilistici identitari adeguati a suonare il tango.      142 In quella tournèe si produsse il tragico incidente aereo nel quale Gardel perse la vita, il 24 giugno 1935, all’età  di 44 anni. Piazzolla ne aveva 13.    143 García Brunelli, Omar. 1992. «La obra de Ástor Piazzolla y su relación con el tango como especie de música  popular urbana».  Revista del Instituto de Investigación Musicológica “Carlos Vega” , n. 12: 155–221. Pag.160    

studiava musica con Terig Tucci        144   e altri maestri che suo padre gli trovava, nessuno        dei quali vicino al tango . È importante notare che l’ambiente musicale che        145        circondava a quei tempi Piazzolla a New York era anche quello del jazz, dalle        orchestre di Cab Calloway e Duke Ellington, a Sophie Taulker e Al Jolson, per citare        soltanto alcuni dei nomi di maggiore fama che senza dubbio diedero forma al suo        primo paesaggio sonoro­musicale e culturale a New York: 

 

In quel quartiere, lo scontro era tra bande di gangster di ogni provenienza: italiani, ebrei,        irlandesi. Sono cresciuto in quel clima violento. Ecco perché sono diventato un lottatore. Forse        questo ha segnato anche la mia musica. Quel genere di cose ti entra sotto pelle.  146

 

Il percorso di quella che si può definire come la prima formazione musicale si        conclude così, e “quando Piazzolla arriva a Buenos Aires, nel 1937, per iniziare il suo        lavoro professionale come musicista, porta con sé un bagaglio musicale abbastanza        semplice. Sa leggere la musica, suona bene il bandoneón, gli piace il sestetto di        Vardaro , nel suo repertorio ci sono opere di Gershwin, Bach, e alcuni tanghi e147       

rancheras .”148 149 Questa ricchezza di influenze stilistiche sarà determinante nel suo        sviluppo successivo.  144 Terig Tucci (Argentina 1897­1973), compositore, violinista, pianista e mandolinista argentino, fece  un’importante carriera come produttore musicale negli Stati Uniti.     145 Per una dettagliata cronaca sulla formazione musicale de Piazzolla, si veda Kuri, 2014. Op. cit.; e García  Brunelli, 1992. Op. cit.    146 “In that neighborhood, the clash was between gangster gangs, and they came from every kind: Italians, Jews,  Irish. I grew up in that violent climate. That’s why I became a fighter. Perhaps that also marked my music. That  kind of stuff gets under your skin.” Piazzolla, Astor, e Natalio Gorin. 1998.  Astor Piazzolla: a manera de  memorias . Hoy x hoy. Buenos Aires: Perfil. Pag.30.    147 Elvino Vardaro (Argentina 1905­1971), violinista di tango virtuoso, fu anche compositore e direttore di  orchestre di tango. Piazzolla si riferisce all’impatto che fece su di lui la sua musica in questi termini: “È stato il  mio secondo impatto... il primo era stato Bela Wilda che suonava Bach su un pianoforte a coda. Il secondo era il  Sestetto di Elvino Vardaro. Lì ho scoperto un nuovo modo di suonare il tango."   Piazzolla, Diana. 1987.  Astor . Buenos Aires: Emecé. Pag.102.   Anni dopo, tra il 1955 e il 1961, Vardaro formerà parte come violinista di vari gruppi e orchestre dirette da  Piazzolla.     148 Rancheras, genere caratteristico della musica popolare messicana.    149 García Brunelli. 1992. Pag. 160.   

 

1.2  Secondo momento della formazione. Tensioni popolare/colto,