2 Piazzolla e il tango
2.2. Identità e identificazione urbana
Questo riferimento di Goertzer e Azzi, nel saggio Globalization and the Tango, al ruolo di Nadia Boulanger nella legittimazione di Piazzolla, rende conto di un aspetto che abbiamo segnalato nell’apertura di questo capitolo, riguardo alle varie dimensioni del fenomeno piazzolliano: in questo caso, l’interesse del mondo accademico e la costituzione di un oggetto di studio musicologico nel quale si riproduce la legittimazione nella cerchia degli studiosi della musica colta, per i quali Boulanger significa un collegamento con figure musicali di “livello mondiale” appartenenti al Primo Mondo come Stravinsky, Aaron Copland, Leonard Bernstein o Philip Glass.
Anche se in qualche modo è implicito un punto di vista critico nel riferimento al fatto che l’Argentina emula la Francia, la possibilità di poter includere il compositore argentino nell’altare dei nomi “universalmente” consacrati, per il fatto di essere stato anche lui allievo di Boulanger, costituisce un fattore di prestigio soprattutto per gli accademici argentini, non certo per il grande pubblico al quale Nadia Boulanger è sconosciuta.
2.2. Identità e identificazione urbana.
Come segnala il musicologo Omar Corrado nell’apertura del suo saggio
Significar una ciudad. Astor Piazzolla y Buenos Aires 204
l’associazione della musica di Piazzolla con la città di Buenos Aires si è affermata con tale potenza che pare un’evidenza, un dato di fatto. Non è frequente che una musica possieda una tale capacità referenziale da costruire simbolicamente una città e condensare i tratti pertinenti che i pubblici le attribuiscono. 205 204 Corrado, Omar. 2002. «Significar una ciudad Astor Piazzolla y Buenos Aires». Revista del Instituto Superior de Música 1 (9): 52–61. 205 “La asociación de la música de Piazzolla con la ciudad de Buenos Aires se afirmó con tal potencia que parece una evidencia, un hecho. No es frecuente que una música posea tal capacidad referencial para construir simbólicamente una ciudad, para condensar los rasgos pertinentes que los públicos le atribuyen.” Corrado, 2002. Op. cit. Pag. 52.
La questione del potere identitario delle musiche che danno vita a paesaggi sonori collettivi , spesso in modo inconscio, risulta efficace per tentare di spiegare le 206 modalità con cui si afferma il nuevo tango in generazioni successive a quelle che parteciparono alle prime polemiche sulla “novità”.
Piazzolla sembra sfruttare le attitudini referenziali del tango, profondamente radicato nella sua percezione storica, per effettuare ridistribuzioni, spostamenti, sintesi dei suoi elementi costitutivi più rilevanti, suscettibili di proiettare il genere su di una nuova sensibilità urbana, seguendo la domanda e le abitudini di ascolto dei nuovi pubblici. 207
Questo diventa possibile in quanto, come sottolinea Stokes:
[...] il fatto musicale evoca e organizza le memorie collettive e presenta le esperienze di un luogo con una intensità, un potere e una semplicità non raggiunte da nessun’altra attività sociale. 208
L’associazione PiazzollaBuenos Aires fu spesso utilizzata dai media audiovisivi, sia come musica di apertura e chiusura di programmi televisivi di attualità politica, nei quali “questa musica sembrava alludere al ritmo nervoso, urgente e vertiginoso dell’attualità nazionale”, quanto dal “cinema documentario o di promozione turistica [che] ricorreva alla musica di Piazzolla ogni volta che la città di Buenos Aires veniva mostrata sullo schermo”. 209 206 Cfr.: Connell, John, e Chris Gibson. 2003. Sound Tracks : Popular music, identity and place . London: Routledge. 207 “Piazzolla parece entonces aprovechar las aptitudes referenciales del tango, profundamente enraizado en su recepción histórica, para efectuar redistribuciones, desplazamientos, síntesis de sus elementos constitutivos más destacados, susceptibles de proyectar el género sobre una nueva sensibilidad urbana, según la demanda y los hábitos de escucha de los nuevos públicos.” Corrado, 2002. Op. cit. Pag. 54. 208 “the musical event ... evokes and organizes collective memories and present experiences of place with an intensity, power and simplicity unmatched by any other social activity”. Stokes, Martin, a c. di. 1994. Ethnicity, identity, and music: the musical construction of place . Oxford: Berg. Pag. 3. 209 Corrado, 2002. Op cit.
Molti elementi intrinseci allo stile musicale piazzolliano contribuiscono in modo metaforico o sinestesico a rinforzare questa associazione: il tempo base di molti brani ricalcato dal basso in figure ritmiche similari al walking bass del jazz, sembrano accompagnare il passo rapido del camminare velocemente in un centro urbano; i glissandi improvvisi dei violini, ascendenti e discendenti, riproducono a livello sonoro il percorso dello sguardo sul profilo dei grattacieli; l’uso del rumore, intensificando gli effetti di percussione prodotti dalle corde, in “associazione quasi onomatopeica con il rumore della città, o mediante suoni dissonanti aggiunti al di fuori dei codici e in frizione con la consonanza tonale” , costituiscono un repertorio perfettamente adatto 210 a descrivere il paesaggio sonoro e visivo della grande città, ma non di qualsiasi città, poiché tutti gli elementi citati appaiono pienamente integrati nell’universo musicale associato all’essenza del tango, essendo questo a sua volta profondamente radicato nell’inconscio collettivo a Buenos Aires.
2.3. Gli anni dell’affermazione internazionale
Le polemiche che accompagnarono gli esordi di Piazzolla sulla scena locale del tango cesseranno a partire dal riconoscimento internazionale che comincia a riscuotere nelle sue presentazioni negli Stati Uniti e in Europa a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, e poi, con frequenza e intensità crescente, lungo tutti i Settanta e gli Ottanta.
Uno dei primi importanti concerti a New York, nella Philharmonic Hall del Lincoln Center, nel 1965, riscuote una lodevole rassegna da parte di uno dei critici più qualificati all’epoca, Robert Shelton, che scrive:
Sono stato affascinato da un quintetto diretto da Astor Piazzolla che interpreta il tango contemporaneo o “d’avanguardia”. L'incredibile immaginazione di questo gruppo e i suoi innovativi timbri strumentali hanno reso questo concerto costantemente interessante. A momenti il quintetto suonava come una band di sala degli anni ‘20, poi come una banda di jazz moderno stile Chico Hamilton/Fred Katz, poi sembrava un quintetto classico che passava