2 Piazzolla e il tango
4. Il Rock in Argentina
4.3 La transizione dagli anni Sessanta agli anni Settanta
Elementi musicali costitutivi di una identità del “Rock Argentino”
Come segnalato da Franco Nanni nel volume “Crescere con il Rock”, il mercato mondiale dell’industria musicale abbisogna di un certo grado di omogeneizzazione e nello stesso tempo di una diversificazione, a livello locale, per abbinare sullo stesso territorio la combinazione e l’adattamento dei codici globali alle caratteristiche locali, abbinamento dal quale risulterà un ampliamento delle capacità di consumo del mercato locale, e l’eventuale ottenimento di un prodotto esportabile in mercati dalle caratteristiche similari. In questo caso, la lingua inglese è parte indissolubile del prodottorock importato globalmente e impiantato localmente, ma le necessità comunicative attraverso il testo delle canzoni, e non soltanto sul piano musicale, richiedono a un certo punto l’introduzione della lingua locale.
337 Ala, Nemesio. 1984. Bob Dylan. Biografia, Testi e Spartiti. Milano: Gammalibri. Pag.167.
Nel contesto di cui ci occupiamo, il rock fa questo processo in modo graduale, seguendo le tappe dei cambiamenti che si producono nell’identificazione dei giovani con la nuova musica e la progressiva appropriazione del genere come veicolo per esprimere dei contenuti propri e non solo riprodurre il modello importato.
In un primo momento, i gruppi locali creano delle canzoni sui canoni stilistici del rock importato e scrivono testi in inglese che ricalcano i luoghi comuni dei brani presi a modello per le loro composizioni. In questo modo puntano a identificarsi il più possibile con un certo senso di prestigio e distinzione che viene attribuito al prodotto straniero in quanto tale: l’obbiettivo principale è somigliare il più possibile ai gruppi inglesi o americani, sia negli schemi compositivi, che nel sound strumentale, e anche nel suono di uno dei componenti principali dell’oggetto sonoro canzone : la voce.
Il suono della lingua inglese e la modalità di emissione vocale determinata dai suoi fonemi, attribuiscono elementi di somiglianza all’insieme sonoro musicale che rafforzano le caratteristiche timbriche necessarie per adempiere alle necessità di identificazione con il modello. A questa tappa appartengono i primi gruppi rock, alcuni dei quali appaiono nel film El extraño de pelo largo, che analizzeremo.
Nello stesso tempo, sorge lentamente la necessità di comunicare contenuti testuali più complessi, che venissero anche capiti dal pubblico e, quindi, cantati in spagnolo, ma i primi intenti in questa direzione incontrano un certo rifiuto e non vengono accettati facilmente, poiché percettivamente si assiste a una dissociazione tra le caratteristiche sonore che identificavano il rock come genere e che includevano il suono della lingua inglese come componente essenziale. I primi brani rock in spagnolo risultano strani per le orecchie abituate a considerare come un tutto timbrico indissociabile le chitarre elettriche, il basso, la batteria e il suono caratteristico dei fonemi inglesi.
Una prima soluzione intermedia è tentata da alcuni gruppi che fanno versioni in
inglese dei primi brani rock in spagnolo, per “vestirli” in qualche modo e renderli adeguati alle aspettative del pubblico, ma questa strada non conduce a buoni risultati e viene abbandonata rapidamente dato che, tra l’altro, cominciano ad apparire sulla scena musicale giovanile nuovi musicisti con proposte di sempre maggiore qualità, in termini musicali e poetici, che creano un nuovo centro di interesse e finiscono per imporre la lingua spagnola incorporandola a pieno diritto nel bagaglio di elementi appartenenti al rock come oggetto culturale identitario giovanile, trovando il giusto punto di equilibrio tra locale e globale.
Questo processo è evidente nelle differenze tra i film che analizzeremo. Nel primo film, Nacidos para cantar , del 1965, i componenti musicali propriamente ‘rock’ sono appena insinuati dalle brevi apparizioni di un solo gruppo. I cantanti protagonisti, invece, appartengono a una corrente locale che si denominò “Nueva Ola” 338 e che diede vita a una formazione di cantanti, soprattutto solisti, radunati intorno a un programma televisivo intitolato El Club del Clan , che darà vita negli anni successivi a una corrente ritenuta “commerciale” rispetto al ‘vero’ rock, ancora nascente.
Il Club del Clan, un efficace adattamento del rock and roll di origine americana, è innegabilmente un fenomeno di popolarità crescente non solo a partire dall'espansione della televisione e dalle innovazioni dell'industria discografica, ma anche grazie all'atteggiamento partecipativo della gioventù la cui visibilità e rappresentazione sono innegabili, e che evidentemente si è identificata e ha incorporato questi nuovi formati della cultura popolare, e che assiste con manifesto entusiasmo alle danze del sabato nei club dei quartieri della capitale, delle periferie di Buenos Aires, delle province e di Montevideo. 339
338 Cfr.: Manzano, Valeria. 2010. «Ha llegado la “nueva ola”: Música, consumo y juventud en la Argentina, 1956
1966». In Los ’60 de otra manera: vida cotidiana, género y sexualidades en la Argentina , a cura di Isabella Cosse, Karina Felitti, e Valeria Manzano. Buenos Aires: Prometeo. 339 “El Club del Clan, eficaz adaptación del rock and roll nacido en Estados Unidos, es innegablemente un fenómeno de popularidad in crescendo a partir no solo de la expansión televisiva y de las innovaciones de la industria discográfica, sino a la vez debido a la actitud participativa de una juventud cuya visibilidad y representación son innegables, que evidentemente se ha identificado e incorporado estos nuevos formatos de la cultura popular, y que asiste con fruición manifiesta a los bailes de los sábados en los clubes de los barrios de la Capital Federal, del Gran Buenos Aires, de las provincias y de Montevideo”
L’introduzione di elementi musicali provenienti dal rock nella “Nueva Ola” è piuttosto timida, e i brani sono più influenzati dal ritmo del twist e dalla canzone popolare italiana degli anni ‘60: in quel tempo, infatti, sono idoli in Argentina figure come Gianni Morandi e Rita Pavone , e anche l’impatto visivo del film Nacidos... è 340 chiaramente associabile a quello dei musicarelli italiani dell’epoca.
In El extraño del pelo largo , siamo ormai già nel 1969 e l’introduzione del rock è pienamente avvenuta, mentre si assiste precisamente al momento di transizione menzionato di apparizione di un rock locale, il cui processo viene messo in scena come parte essenziale della trama.
Nel film varie canzoni sono cantate in due versioni, spagnolo e inglese, e la canzone che dà il titolo al film, un rock originariamente scritto in spagnolo, è presentata sia nella versione originale (quella che ebbe il maggiore successo), che in inglese e, stranamente, in una versione “fuori stile” con accompagnamento di orchestra e cantata da un coro. Un elemento interessante nelle canzoni del rock argentino, che finiscono per imporsi e configurare quello che verrà denominato “Rock Nacional”, consiste nell’invenzione di una modalità di canto mediante la quale vengono trasformate leggermente le caratteristiche timbriche dei fonemi della lingua spagnola per avvicinarsi al suono dell’inglese. Anche questo fu un processo progressivo nel quale, in un primo momento, i risultati erano piuttosto una mera imitazione grossolana dell’accento straniero ma, in modo graduale, si assistette alla ricerca di un equilibrio sonoro sottile che, alla fine, configura uno stile nuovo, un modo di cantare che acquisisce valore identitario e determina, in un certo senso, una serie di ‘regole’ da rispettare per appartenere timbricamente al nuovo genere, una specie di ‘passaporto sonoro’. Pesce, Víctor Miguel. 2017. «Sospecha y prejuicio: introducción de The Beatles en la Argentina de los 60». Conferenza presentata alla Primeras Jornadas Nacionales el Rock: un extenso presente imaginario. Un abordaje multidisciplinario, Universidad de Buenos Aires Facultad de Filosofía y Letras, novembre 22. Pag. 5. 340 Si veda nota 72 in questo capitolo.
5. Il cinema musicale in Argentina
5.1 Modelli locali e importati
Nella cinematografia argentina esisteva già negli anni sessanta una forte tradizione nel campo della produzione di film di genere musicale, tanto basata sugli standard e gli schemi prototipici di Hollywood quanto su modelli propri, generati a partire dai tempi in cui il tango fu protagonista principale di numerosi titoli di successo nazionale e latinoamericano. 341 Il primo film sonoro realizzato in Argentina risale al 1933 ed il suo titolo è significativamente ¡Tango! (Luis Moglia Barth). È interessante notare che erano passati appena tre anni dalla prima proiezione in Argentina di The Jazz Singer con Al Jolson , modello dal quale prendono spunto le produzioni locali: 342 una storia semplice intercalata dai numeri musicali, non necessariamente vincolati allo svolgimento narrativo della trama . Il grande successo di ¡Tango! ed altre produzioni 343 locali di caratteristiche similari negli anni successivi, attrae l’interesse del pubblico in grado maggiore rispetto alle produzioni importate, sia per le evidenti questioni dell’idioma, quanto per l’affinità tematica che permetteva alti gradi d’identificazione, e la possibilità di vedere sullo schermo i visi ed i corpi in movimento delle grandi voci rese famose dalla diffusione radiofonica, veicolo principale di diffusione musicale all’epoca.
Il cinema era in grado di moltiplicare le limitate possibilità d’incontro del pubblico con i suoi idoli, altrimenti ridotte agli spettacoli musicali dal vivo, e dato non trascurabile offriva la possibilità di osservare i loro volti da vicino ed in grande dimensioni. L’abbinamento radiocinema supera a livello locale ampiamente
341 Collioud, Luz. 2014. «El cine tanguero argentino: una melodía perdida con el paso del tiempo». Buenos Aires:
Universidad de Palermo.
342 The Jazz Singer (Alan Crosland, 1927).
343 Per una classificazione delle modalità d’inserzione della musica nella trama (“plot”) e dei diversi livelli di
rapporto narrativo vedi Mueller, John. 1984. «Fred Astaire and the Integrated Musical». Cinema Journal 24 (1): 28–40.