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GLI EFFETTI NON DESIDERATI DEL PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE.

PARTE III – LIMITI ED OSTACOLI Capitolo 8 FINANZA

9.4 GLI EFFETTI NON DESIDERATI DEL PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE.

Molto spesso l’internazionalizzazione, e segnatamente la delocalizzazione produttiva, vengono considerate con riluttanza visti gli effetti negativi che hanno sulle imprese e sui lavoratori; come ad esempio la riduzione dei livelli di produzione nel paese di origine che porta inevitabilmente ad un calo dell’occupazione. Il carattere sfavorevole di tali effetti

presupporrebbe interventi di policy mirati ad evitare l’internazionalizzazione delle relazioni di produzione. Tuttavia la natura stessa di questi interventi ostacolerebbe il processo di selezione e aggiustamento strutturale che ha come protagoniste le imprese maggiormente dinamiche, le quali ricercano nuovi mercati ed una maggiore efficienza attraverso l’internazionalizzazione. Nella specificità del caso italiano le preoccupazioni sembrano non trovare riscontro. Le analisi empiriche riconsegnano uno scenario nel suo complesso solido. Le imprese che effettuano investimenti all’estero, infatti, mostrano delle performance migliori in termini di produttività e fatturato rispetto ad aziende simili che non hanno però effettuato processi di

internazionalizzazione; mantenendo inalterata la domanda di occupazione all’interno dei confini nazionali283. Da ulteriori evidenze emerge come questo processo possa condurre, nel medio e lungo periodo, a saldi positivi nell’andamento dell’occupazione; a livello locale, nel

283 Barba Navaretti G., Castellani D. e Disdier A.C., “How does investing in cheap labour countries affect performance at home? Firm-level evidence from France and Italy”, Oxford Economic Papers, 62(2), pp. 234- 260, 2010.

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mercato del lavoro viene generato un incremento della domanda di lavoratori maggiormente qualificati rispetto a quelli senza alcuna qualifica284.

Va parallelamente ricordato che i benefici dell’internazionalizzazione non si distribuiscono a tutte le imprese localizzate nel paese che ha originato l’investimento. È possibile che vengano emarginate da tale processo quelle imprese, piccole e scarsamente produttive, che hanno come mercato di sbocco il mercato domestico.

9.5 CONCLUSIONI

Alla luce nel nuovo paradigma produttivo, il processo di internazionalizzazione è divenuto un nodo cruciale per il nostro sistema economico. Come dimostrato dalle indagini, esso

rappresenta un fattore essenziale per innescare processi di crescita ed accrescere la competitività e la produttività.

Nel nostro paese prevalgono forme di proiezione internazionale di tipo tradizionale, come le esportazioni o le relazioni di sub-fornitura fondate su accordi produttivi e commerciali, che invece hanno un minor peso in altri paesi con lo stesso grado di sviluppo. Risultano essere meno attive modalità più complesse che prevedono investimenti diretti all’estero con lo scopo di presidiare in maniera stabile i mercati con una maggiore dinamicità. I dati restituiscono bassi livelli di investimento, riconducibili principalmente alla ridotta dimensione delle nostre imprese, la quale non permetterebbe un facile accesso ai mercati esteri. Risulta fondamentale per intraprendere in maniera ottimale il percorso che conduce all’internazionalizzazione il comportamento che verrà tenuto dai vari attori; saranno importanti le strategie e le politiche sia delle imprese ma anche quelle dello Stato e del sistema bancario.

Per quanto riguarda il sistema delle imprese si nota come la globalizzazione abbia messo maggiormente in difficoltà la categoria dimensionale inferiore rendendo necessario un orientamento verso la crescita dimensionale.

Va tenuto, inoltre, presente che le politiche di delocalizzazione non devono avere come scopo principale quello di incrementare la competitività sul mercato interno o comunitario attraverso l’abbassamento dei costi di produzione, ma bensì quello di migliorare l’accesso in modo duraturo ai mercati di sbocco maggiormente dinamici. Queste scelte di solito premiano le

284 Castellani D., Mariotti I. e Piscitello L., “The impact of outward investments on parent company’s

employment and skill composition: evidence from the italian case”, Structural Change and Economic Dynamics, 19, pp. 81-94, 2008.

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imprese con una migliore visione strategica che sono in grado e di adeguarsi ai cambiamenti del mercato, anticipandolo e cogliendo così le opportunità che esso offre.

Un ulteriore fattore di competitività è rappresentato dalla partecipazione di queste imprese con un ruolo non marginale all’interno delle catene del valore in ottica internazionale. La categoria intermedia deve ricoprire un ruolo di protagonista, attraverso la produzione di beni intermedi e finali dalle elevate qualità; scelte alternative che comportino la subalternità delle imprese rispetto ai loro committenti conducono ad una maggiore vulnerabilità.

Per quanto riguarda gli altri attori, il sistema bancario deve farsi carico dei processi di internazionalizzazione attraverso un’attività di assistenza alle imprese nell’accesso diretto al mercato dei capitali per permettere a quest’ultime di sviluppare tale attività. Come visto in precedenza, infatti, il nostro sistema produttivo è caratterizzato da un livello ridotto di

patrimonializzazione e da una forte dipendenza con il credito bancario, che lo rendono fragile nel breve periodo ponendo degli ostacoli per lo sviluppo.

Infine, la totalità di questi processi deve essere sostenuta da misure di governo che risultino coerenti. Come prima cosa, le azioni governative dovrebbero essere indirizzate verso l’eliminazione degli impedimenti di natura normativa, che non garantiscono una crescita dimensionale. Tale processo è visto, da più parti, come il catalizzatore per una proiezione internazionale.

Un ulteriore compito che spetta al governo è quello di ottimizzare il contesto istituzionale all’interno del quale operano tali imprese. Agiscono in questa direzione quelle politiche destinate a ridurre la durata dei procedimenti amministrativi e gli interventi in materia di regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi. Sono, quindi, da valutare

positivamente tutte quelle misure di intervento che conducono ad un incremento della competitività, restituendo dei servizi pubblici più efficienti ed efficaci.

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Capitolo 10. L’INNOVAZIONE