PARTE II – LE PERFORMANCE Capitolo 6 ANALISI SULLE DINAMICHE
Capitolo 7. ANALISI DELLA PRODUTTIVITA’ E DELLA REDDITIVITA’
7.2 VALORE AGGIUNTO
L’analisi dell’andamento del valore aggiunto conferma i risultati emersi nello studio degli altri aggregati (fatturato ed esportazioni); con tassi di sviluppo per la media impresa maggiori rispetto alle altre categorie dimensionali. Nel periodo 2000-2009, infatti, il tasso di sviluppo relativo a queste imprese è pari al 20%, superiore anche alla percentuale fatta segnare dalle altre società appartenenti al quarto capitalismo; le medio-grandi fanno registrare “solo” un +7,5%.
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La situazione peggiore è descritta dalla grande impresa, con un risultato negativo che va a sintetizzare la fase di declino che sta colpendo questa categoria dimensionale. Infatti, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2009, il valore aggiunto diminuisce di una quota pari al 21,1%185.
Nel comparto manifatturiero le medie imprese hanno contribuito a creare valore aggiunto per una quota pari la 18,3%. Se tale dato viene sommato a quello relativo alle altre imprese del quarto capitalismo, cioè alle società medio-grandi, notiamo come la quota di valore aggiunto salga al 30%; di contro le imprese appartenenti alla classe superiore realizzano soltanto un 8%.
In più Coltorti186 dimostra come la quota di valore aggiunto di competenza delle imprese del quarto capitalismo sia superiore: l’organizzazione della produzione si delinea come
un’organizzazione a filiera. Questo comporta che debbano essere tenute in debita
considerazione quelle imprese di piccola dimensione che svolgono un’attività di subfornitura e che proprio attraverso questi rapporti sono controllate dalle società più grandi. Quindi i rapporti che si instaurano fra le imprese appartenenti a classi dimensionali diverse incrementano il livello del valore aggregato imputabile alle medie e alle medio-grandi imprese, che raggiunge il 50% circa. (grafico 7)
La comparazione dell’andamento del valore aggiunto, scorporato per le due diverse categorie dimensionali, insieme al totale generato dall’industria permette di osservare come le ottime prestazioni delle medie imprese contribuiscano a sostenere il valore aggiunto riconducibile al totale della produzione manifatturiera. (grafico 8)
Nel periodo preso in esame le società appartenenti al quarto capitalismo mostrano curve con andamenti molto simili fra loro: entrambe registrano ottime performance in concomitanza con la congiuntura positiva che ha caratterizzato il periodo 2003-2007 (in cui le curve assumono un andamento esponenziale).
185Indagine Mediobanca – Unioncamere, Le medie imprese industriali italiane 1996-2008, Milano febbraio 2008, in www.mbres.it.
186
Coltorti F., Competitività dell’industria italiana, Fondazione Ugo La Malfa, 30 settembre 2010, in www.fulm.org.
Grafico 7 – Manifattura: Valore a
Fonte: Coltorti F., presentazione Quarto
È emblematico del declino della grande impresa italiana l’andamento
rappresenta i maggiori gruppi. Questi ultimi non sono riusciti a sfruttare appieno gli effetti favorevoli della congiuntura con una c
della crisi l’andamento ritorna ad essere forzatamente negativo e il valore finale si attesta al di sotto di quello iniziale (risulta esservi una distruzione di valore appena al si sotto del 10%). Inoltre si evidenzia come la media impresa abbia una maggiore solidità nell’affrontare la crisi economica: se infatti, nel periodo tra il 2007 ed il 2009, i maggiori gruppi italiani subiscono una riduzione del valore aggiunto pari al 30%, tale percentuale si
vengono considerate le sole medie imprese.
Il Centro Studi Mediobanca conferma queste conclusioni ISTAT riguardanti le variazioni di valore a
La percentuale di variazione del v
pari allo 0,9%. Un leggero incremento a cui hanno contribuito in maniera completamente
187 I dati elaborati dall’ISTAT sono di n
in base alla presenza di determinate categorie dimensionali. Quindi avremmo il settore chimico, farmaceutico, quello relativo alla costruzione di mezzi di trasporto e di apparecchi elettrici caratterizzati da una forte presenza di grandi imprese, di contro il comparto relativo all’arredo e al tessile, alla produzione di macchinari e prodotti di metallo si caratterizza per una maggiore presenza di medie imprese. Attraverso questa divisione sommaria è possibile risalire al contributo che ogni singolo gruppo d
Quarto Capitalismo: senza indotto 25-30% con l'indotto 40-50%
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Manifattura: Valore aggiunto delle società di capitale (anno 2007)
, presentazione Quarto Capitalismo, FULM 30 settembre 2010.
emblematico del declino della grande impresa italiana l’andamento della curva che ruppi. Questi ultimi non sono riusciti a sfruttare appieno gli effetti favorevoli della congiuntura con una crescita risultata “effimera”. Infatti con l’accentuarsi
l’andamento ritorna ad essere forzatamente negativo e il valore finale si attesta al di sotto di quello iniziale (risulta esservi una distruzione di valore appena al si sotto del 10%).
la media impresa abbia una maggiore solidità nell’affrontare la crisi economica: se infatti, nel periodo tra il 2007 ed il 2009, i maggiori gruppi italiani subiscono una riduzione del valore aggiunto pari al 30%, tale percentuale si riduce della metà se vengono considerate le sole medie imprese.
Il Centro Studi Mediobanca conferma queste conclusioni, attraverso l’elaborazione dei dati riguardanti le variazioni di valore aggiunto nel periodo 1999-2008187
percentuale di variazione del valore aggiunto relativa alla manifattura riporta un valore pari allo 0,9%. Un leggero incremento a cui hanno contribuito in maniera completamente
I dati elaborati dall’ISTAT sono di natura settoriale per questo il centro studi Mediobanca divide tali comparti in base alla presenza di determinate categorie dimensionali. Quindi avremmo il settore chimico, farmaceutico,
vo alla costruzione di mezzi di trasporto e di apparecchi elettrici caratterizzati da una forte presenza di grandi imprese, di contro il comparto relativo all’arredo e al tessile, alla produzione di macchinari e prodotti di
maggiore presenza di medie imprese. Attraverso questa divisione sommaria è possibile risalire al contributo che ogni singolo gruppo d’imprese da alla creazione del valore
Piccole imprese; 50,0 Gruppi maggiori; 8,4 GI estere; 13,0 Medio-grandi; 10,3 Medie imprese; 18,3
ggiunto delle società di capitale (anno 2007).
della curva che ruppi. Questi ultimi non sono riusciti a sfruttare appieno gli effetti
”. Infatti con l’accentuarsi l’andamento ritorna ad essere forzatamente negativo e il valore finale si attesta al di sotto di quello iniziale (risulta esservi una distruzione di valore appena al si sotto del 10%).
la media impresa abbia una maggiore solidità nell’affrontare la crisi economica: se infatti, nel periodo tra il 2007 ed il 2009, i maggiori gruppi italiani subiscono
riduce della metà se
attraverso l’elaborazione dei dati
187
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relativa alla manifattura riporta un valore pari allo 0,9%. Un leggero incremento a cui hanno contribuito in maniera completamente
tudi Mediobanca divide tali comparti in base alla presenza di determinate categorie dimensionali. Quindi avremmo il settore chimico, farmaceutico,
vo alla costruzione di mezzi di trasporto e di apparecchi elettrici caratterizzati da una forte presenza di grandi imprese, di contro il comparto relativo all’arredo e al tessile, alla produzione di macchinari e prodotti di
maggiore presenza di medie imprese. Attraverso questa divisione sommaria è alore aggiunto.
opposta le due diverse categorie dimensionali: se infatti le medie imprese han
variazione positiva, pari al 4,9%, di contro la categoria superiore si attesta su valori negativi, un - 5,1%, che ha, di fatto, ostacolato la produzione di ricchezza all’interno del nostro sistema industriale188.
Grafico 8 – Valore aggiunto a prezzi correnti Indici 1999=100
Fonte: Mediobanca e ISTAT