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L’IMPORTANZA DELL’INNOVAZIONE

PARTE III – LIMITI ED OSTACOLI Capitolo 8 FINANZA

10.2 L’IMPORTANZA DELL’INNOVAZIONE

Da molte parti viene sottolineata l’importanza ricoperta dall’innovazione, grazie anche agli spazi concessi dall’incremento nel numero dei bisogni e delle invenzioni. Nonostante ciò, quando ci si riferisce ad imprese dalle dimensioni contenute risulta complicato pensare di poter realizzare qualcosa di nuovo in senso assoluto, ma è più probabile che per poter introdurre innovazioni significative si prenda spunto dagli strumenti esistenti ed inerenti all’organizzazione.

Dei processi che possono agevolare il percorso verso l’innovazione svolgono un ruolo importante l’informatica e le soluzioni ICT. In questo ambito le medie imprese dimostrano una maggior propensione all’investimento rispetto alle categorie inferiori, anche per un diffuso scetticismo nell’adottare queste soluzioni perché ritenute costose.

Per questo motivo la crisi potrebbe essere vista come l’opportunità per modificare pratiche ed atteggiamenti: l’adozione delle tecnologie ICT consentirebbe di ricavare dalle analisi dati “conoscenza” necessari per migliorare l’efficienza all’interno del processo decisionale dell’impresa287.

Le principali motivazioni che conducono all’adozione di tecnologie ICT sono: • ricercare l’efficienza maggiore all’interno dei processi ed un incremento della

produttività;

• diminuzione dei costi;

• accelerare l’ingresso nei mercati;

ottimizzare i processi labour intensive e decurtare il costo del lavoro.

Ma l’inadeguatezza della struttura tecnologica che mostra una correlazione positiva con la riduzione della dimensione trova risposta nella presenza di alcuni limiti. In primis

l’inaccessibilità delle soluzioni dovuta al costo elevato; si riscontra inoltre l’assenza di una diffusa cultura dell’innovazione, sia all’interno del management, ma anche per quanto

riguarda quegli organi deputati al controllo della tecnologia. A ciò va assommata la scarsità di soggetti con le giuste abilità e conoscenze come ulteriore ostacolo verso la realizzazione di progetti innovativi.

287 De Luca A., “Strategie delle Pmi in tempo di crisi: competitività con la Business Intelligence”, PMI,2, pp. 58- 62, 2009.

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È possibile affermare che uno dei principali problemi sia costituito dalla scarsità di figure specializzate ICT, in grado di stimolare la diffusione di queste tecnologie per implementare l’efficienza dei processi aziendali e non solo.

Tutto ciò rimanda alla considerazione iniziale che non concepisce l’innovazione in senso assoluto e cioè non risulta indispensabile inventare qualcosa ex-novo. In questo senso innovare sul piano organizzativo e dei processi è il risultato di operazioni di acquisizione e personalizzazione di piani originariamente in uso nella grande impresa e che adesso vengono adeguati alle esigenze di aziende con dimensioni minori.

Per questo può essere considerato sufficiente il percorre una strada già battuta: non risulta necessario che lo strumento impiegato sia nuovo ma lo deve essere il contesto in cui viene applicato.

Nella maggior parte dei casi un incremento dei livelli di competitività è il risultato di

interventi organizzativi che permettono di fare innovazione, mentre ciò verrebbe impedito alle imprese con ridotte dimensioni se invece scegliessero di fare ricerca. Da queste ultime

osservazioni emerge come la dimensione d’impresa non precluda la possibilità di fare innovazione ma indichi bensì quale sia la migliore tipologia da adottare.

Il concetto alla base di questa trattazione, secondo cui l’innovazione non deve essere vista in senso assoluto, trova ampia conferma nella definizione di innovazioni d’uso che viene contestualizzata da Rullani all’interno delle imprese di dimensioni ridotte. Le innovazioni d’uso vengono definite come il riconoscimento di nuovi utilizzi per le tecnologie già in uso (nicchie, usi originali), l’applicazione e la divulgazione di nuovi significati ma anche di nuove identità collettive, con lo scopo di fornire al cliente beni e servizi che siano personalizzati e allo stesso tempo riducendone costi e tempi. Queste innovazioni fanno leva soprattutto sugli aspetti immateriali, come per esempio l’innovatività d’uso, i servizi ed i significati che si abbinano ai prodotti materiali288.

Nonostante queste innovazioni non percorrano il sentiero di sviluppo tradizionale, ricercando una maggiore qualità fisica per il prodotto, il gran numero di sforzi che richiedono non le relegano certo ad innovazioni di minor rilievo. Necessitano, infatti, di una forte capacità per accedere ed assorbire le conoscenze di base. Queste ultime devono essere disponibili per permetterne la nuova declinazione; è necessaria, inoltre, creatività per cogliere i bisogni ed i desideri e per organizzare le esperienze dei clienti.

288 Rullani E., L’impresa artigiana alla ricerca di nuove possibilità, Milano 20 settembre 2010, in www.artigiana2010.it.

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Per concludere le aziende devono lavorare per trovare un sistema che permetta la

moltiplicazione degli usi cioè che conduca all’allargamento del bacino degli usi al fine di apportare il maggior valore possibile. Ma allo stesso tempo non devono lasciare il controllo sull’innovazione (questo risulta essere possibile attraverso la cessione di licenze o la

condivisione della conoscenza con clienti e fornitori).

All’interno del percorso di sviluppo per le innovazioni d’uso devono essere prese in

considerazione le modificazioni, che sono state prodotte come conseguenza dell’apertura dei mercati globali. In primo luogo si è verificata una modificazione per quanto riguarda

l’accesso alle conoscenze: le imprese non possono più contare su informazioni ed aspetti tecnici situati nelle vicinanze, ma bensì sono costrette a fare i conti con conoscenze prodotte da sistemi più articolati a cui non vi si può più accedere con la sola esperienza diretta. È necessaria un’evoluzione anche per quanto riguarda i livelli di creatività finora utilizzati. Questi infatti devono adattarsi a problemi e desideri che mostrano un grado di

differenziazione maggiore, rispetto a quelli relativi alla clientela locale.

Un ulteriore punto è rappresentato dall’implementazione della dimensione dei mercati, tale da rendere inadeguata la moltiplicazione locale, necessitando quindi della mobilitazioni di reti complesse composte da fornitori, distributori ed ideatori che possano condurre ad una diffusione dell’innovazione289.

In conclusione la via tracciata per le imprese di ridotte dimensioni sembra quella di indirizzare i propri sforzi innovativi verso un arricchimento del prodotto. Per giungere a questo risultato, vista anche la maggiore importanza rivestita dagli aspetti immateriali rispetto quelli materiali, è data dall’intensificazione della complessità nei bisogni dei clienti. Non risulta più sufficiente, quindi, muoversi solamente a livello tecnico. La soluzione non può essere quella di incrementare la qualità intrinseca dei prodotti oppure di innovare i processi o la tecnologia impiegata, scarsi risultati potrebbe dare anche lo spostamento verso un segmento più alto di gamma che rimarrebbe comunque circoscritto visto il numero contenuto di clienti che possono pagare un prezzo maggiore per usufruire di tale bene. Per rafforzare la propria posizione sul mercato, quindi, le imprese sono costrette ad innovare prestando attenzione soprattutto all’aspetto immateriale riconducibile al prodotto o al servizio.

289 Rullani E., Innovazione per le imprese, idee e modelli a confronto, presentazione della Cciaa di Modena , 19 ottobre 2010 in www.mo.camcom.it.

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Diviene essenziale saper intercettare i desideri più profondi del consumatore, sia esso un soggetto privato che un’azienda ed insieme a lui interagire per arricchire il prodotto e creare nuove modalità di utilizzo dello stesso. In questo senso deve cambiare la visione classica del cliente al pari del fornitore: da mero soggetto che esprime richieste deve tradursi per l’impresa nell’occasione di venire in contatto con nuovi spunti ed informazioni che permettono l’avvio di processi di miglioramento ed innovativi.