• Non ci sono risultati.

2. SCRIVERE NELLA MIGRAZIONE

2.1 Quando la migrazione si intreccia con l’esperienza di scrittura

2.2.3 Gran Bretagna

Alcuni dei nuovi immigrati giunsero dalle ex colonie in cerca di migliori opportunità lavorative, un futuro più prospero per i loro figli, una maggiore sicurezza sociale, un rifugio da quelle tensioni interetniche, guerre civili e tirannie che il ritiro dell’impero aveva provocato nei paesi d’origine; molti altri cominciarono la propria avventura come studenti e in seguito si stanziarono. L’Inghilterra e Londra in particolare cambiarono rapidamente volto: la nuova generazione di origine

immigrata nasceva e cresceva, spesso di colore e di religione differenti rispetto alla maggioranza inglese. Razzismo, disordini e forze dell’ordine prevenute sussistevano ma la Gran Bretagna diventava gradualmente multirazziale e multiculturale. (Carrer 2006, 409-434: 412)58

Questo è il quadro della società inglese a partire dal 1948, che sconvolge l’idea di un paese omogeneo e monoculturale, abbracciando persone di altra cultura e provenienza (India, Egitto, Libano, Zanzibar, Sudan, Etiopia, Ghana, Sudafrica, Sri Lanka, Haiti, Guaina, Trinidad, Sudafrica, Repubblica Domenicana, ecc.), che inizieranno a rinnovare anche il panorama letterario, che si colorerà di nuovi testi e voci, manifestando tratti di eterogeneità e ibridismo (Carrer 2006, 409-434: 412- 413).59

Francesca Giommi conferma come alcuni intellettuali africani, indiani e caraibici avevano infatti raggiunto la capitale inglese con finalità di studio e di formazione, iniziando a far emergere le loro qualità espressive; ma solo a partire dagli anni Cinquanta il fenomeno acquista uno spessore maggiore, in cui spicca principalmente la presenza e la creatività di intellettuali e scrittori caraibici, tanto da parlare di “rinascita caraibica” a Londra (2010, 19).

Luisa Carrer riconosce come negli anni Sessanta e Settanta, con l’aumentato afflusso di artisti di diversa provenienza, si inizia a dare sempre più risalto alle

black arts, che aiutano a rafforzare la consapevolezza di autoctoni e immigrati –

raggiunta soprattutto negli anni Ottanta – di vivere in un paese che sta cambiando faccia: i primi si convincono di condividere il proprio territorio con persone di diversa origine e cultura, i secondi sentono su di loro il peso della discriminazione e il bisogno di lottare per il riconoscimento dei diritti di uguaglianza (2006, 409- 434: 414).

Negli anni Ottanta aumentano le voci degli scrittori provenienti dall’Africa, dall’Asia e dai paesi caraibici, che mettono in scena prospettive e sguardi della realtà d’origine e di quella d’arrivo.

58

Il saggio è di ottimo aiuto anche per la ricostruzione di una panoramica generale relativa a scrittori e opere della migrazione in Gran Bretagna.

59

Sulla produzione letteraria degli scrittori immigrati in Gran Bretagna si veda anche Stein (2004); Sesay ed. (2005); Giommi (2010), un volume che si occupa principalmente della produzione letteraria di autori di origine afro-caraibica negli ultimi trent’anni.

Tra queste non si può non citare lo scrittore di origine indiana Salman Rushdie che, come afferma Carrer, con I figli della mezzanotte (1981) e La vergogna (1983), ritrae «la complessità del puzzle etnico di allora» (Carrer 2006, 409-434: 415), concetto che verrà maggiormente affrontato negli anni Novanta quando, con

Patrie immaginarie (1991), l’autore pone l’attenzione sull’ibridismo culturale

come un qualcosa di vantaggioso e positivo che dà la possibilità di mettere in contatto situazioni distanti nel tempo e nello spazio, avvicinando il presente e il passato, il locale e l’internazionale (Carrer 2006, 409-434: 417).

Con la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, grazie all’avvento delle nuove generazioni di immigrati, la Gran Bretagna rafforza ancora di più la consapevolezza di essere un paese multirazziale, in cui anche la letteratura prodotta esce dagli schemi nazionali e tradizionali, raccogliendo non solo gli scritti degli immigrati di prima generazione, ma anche di seconda e terza generazione, tanto da incentivare ancora di più la black British,

la nuova letteratura negra e asiatica […]. In questi anni la presenza di scrittori di svariati background e culture e di meticci di natali inglesi era rafforzata dal crescente numero di chi, britannico di nascita, aveva vissuto parte della vita in altri paesi. La misura della comunità negra e asiatica, il sostegno di associazioni ed enti letterari, e una generale liberalizzazione intorno a questioni di sesso e razza, comportò che tali scrittori non fossero più degli outsider. (Carrer 2006, 409-434: 423)

Black British, un’espressione che tra l’altro, in questo periodo, viene sempre

più usata con orgoglio e fermezza da parte di artisti e scrittori caraibici o africani, esaltando la loro identità e la loro produzione culturale (Giommi 2010, 38).

In questi anni, inoltre, gli sguardi nigeriani e meticci si sostituiscono pian piano a quelli caraibici, e cresce negli asiatici il senso di appartenenza verso la propria comunità etnica, che genera anche un loro fiorire più consistente di testi letterari.

Se inizialmente a predominare nella black British è la poesia e il recupero della tradizione orale e di forme linguistiche vernacolari, negli anni Novanta si ha la predilezione per il romanzo, autobiografico e di formazione, mostrando una evoluzione di generi e di forme espressive (Giommi 2010, 60).

Nonostante l’iniziale atteggiamento schivo da parte degli autoctoni nei confronti degli immigrati e delle loro produzioni letterarie, pian piano maturò verso di loro un atteggiamento di apertura, che si manifesta ad esempio grazie all’interesse delle istituzioni locali e alla traduzione dei testi degli scrittori migranti, indice di una particolare attenzione rivolta a questa letteratura minore, e allo stesso tempo maturò un senso di affermazione da parte degli scrittori migranti stessi, che avviarono iniziative volte ad avvicinare i testi nati dalla migrazione a un pubblico sempre più vasto di lettori, come l’organizzazione di conferenze e la creazione di laboratori di scrittura per stranieri (Carrer 2006, 409-434: 415).

Lo spirito di ascolto e di accoglienza verso le voci dei migranti è testimoniato anche dall’interesse sempre maggiore delle casi editrici, sia di quelle fondate dai neri, soprattutto da donne, sia da quelle “tradizionali”, che sempre più pubblicano testi di autori migranti (Giommi 2010, 61). Il raggio di diffusione e conoscenza della scrittura migrante in Gran Bretagna si amplia anche grazie alla creazione di premi letterari, conferiti ad autori postcoloniali e, come afferma Giommi, «istituiti

ad hoc, per incentivare e promuovere quella che era ancora una letteratura dei

margini e per lo più sconosciuta» (2010, 63).

Oggi, dunque, sono molti gli autori migranti di prima e seconda generazione attivi sul territorio inglese, che riproducono nelle loro pagine uno spazio multietnico e variegato, quello spazio in cui loro stessi vivono e che sono orgogliosi di raccontare e descrivere, secondo la loro prospettiva, secondo il loro sguardo, secondo la loro visione figlia di un’identità ibrida.60

2.2.4 Italia

L’Italia, terra di importanti flussi migratori interni ed esterni, dagli ultimi decenni del Novecento si trasforma in paese di immigrazione, in cui si

60

Una voce di seconda generazione e meticcia – citata anche nel corso di questo lavoro – di grande successo nell’attuale quadro letterario inglese, è quella di Zadie Smith, nata a Londra nel 1975 da padre inglese e madre giamaicana. Nel 2000, con White Teeth, suscita l’interesse del pubblico e della critica, raggiungendo grande successo e notorietà, grazie alla sua capacità di toccare tematiche attuali con estrema leggerezza, lanciando l’immagine di una Londra contemporanea, metropolitana, ibrida e multietnica.

distinguono tre ondate: la prima, negli anni Settanta, caratterizzata da un’immigrazione cattolica (donne domestiche) e islamica (uomini, in prevalenza da paesi africani: venditori ambulanti, braccianti agricoli, edili etc.); la seconda, negli anni Novanta, proveniente soprattutto dall’est Europa, dalla Cina e dal Maghreb; la terza, dopo il Duemila, proveniente per lo più dall’Europa dell’est (Pugliese 2011, online).

Come scrive Derobertis, non è possibile «scindere il testo sociale dal testo letterario» (2007, 36), e in tal proposito è molto interessante soffermarsi sull’avvenimento che dà avvio alla scrittura migrante in Italia. La sua nascita si lega a una circostanza particolare, a un fatto di cronaca: l’uccisione del sudafricano Jerry Essan Masslo, nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1989, a Villa Literno, in provincia di Caserta, dove lavorava insieme a tanti altri immigrati nella raccolta dei pomodori.

L’omicidio, a sfondo razzista, suscita grande risalto mediatico e ripercussioni a livello sociale: gli italiani si accorgono della presenza degli stranieri nel loro territorio, l’Italia scopre di essere un paese razzista, si delineano disegni di legge in materia di immigrazione.

Tale spiacevole episodio produce effetti anche sul piano letterario, in quanto gli immigrati prendono voce, iniziano a scrivere e a manifestare il loro intento di dialogare con gli autoctoni, come esprime, in modo incisivo ed efficace, proprio uno dei capostipiti della scrittura della migrazione italiana, il senegalese Pap Khouma:

Noi dovevamo essere quello che dicevano i giornalisti. Quindi non c’era un dialogo tra noi, arrivati da fuori, e gli italiani, che erano qui. Non c’era dialogo: era un monologo. Perché gli italiani facevano le domande, e gli italiani rispondevano a queste domande. Quindi io avevo voglia, ma tanta voglia, di comunicare. Volevo comunicare. (2009, 109)

In questo modo si mette in luce come:

Le nuove esistenze insomma non possono che fondarsi sulla parola che sfida la monotonia discorsiva del panorama culturale di altre stagioni,

dove non conta più solo la voce del potere, ma piuttosto la continuità di voci e di storie che la imbrigliano […], e sommessamente dicono che da ora le loro vicende non possono che essere anche le nostre. (Pezzarossa 2006, 491)

Graziella Parati espone in modo pregnante il desiderio degli immigrati di prendere voce, ed emergere così come individui dotati di identità e di capacità intellettive:

The iniatial appearance of immigrant voices in literature was characterized by the desire of the individual to emerge from the mass of undefined and marginalized immigrants, and in so doing to create multifaceted alternative portrayals to the essentialized and homogenous definition of “the immigrant” created by prejudice and racism in Italy. (1999b, 13-42: 17)

È così che il 1990 costituisce, per il contesto italiano, una data precisa di avvio della scrittura di migrazione, grazie a due testi: Io, venditore di elefanti del senegalese Pap Khouma e Immigrato del tunisino Salah Methnani.61

Queste due opere sono all’apice della prima fase della produzione letteraria di autori immigrati, seguite da altri tre testi: Chiamatemi Alì (1991) del marocchino Mohamed Bouchane, La promessa di Hamadi (1991) del senegalese Saidou Moussa Ba, Pantanella. Canto lungo la strada (1992) del tunisino Mohsen Melliti.

Una nascita particolare, dunque, che rivela come queste pagine non siano tanto il frutto della fantasia dei loro scrittori, quanto esempio di una letteratura che si mescola con la violenza e con il dramma.

Come scrive Daniele Comberiati, si tratta di «testi autobiografici che raccontano le esperienze di erranza e l’arrivo in Italia, denunciano il razzismo e le difficoltà incontrate, fungono da supporto documentaristico per l’allora nascente

61

Per un approccio alla scrittura migrante in Italia si veda almeno Genovese et al. a cura di (1998); Burns (2003, 203-212); Gnisci (2003); Taddeo (2006); Camilotti, Zangrando (2010); Comberiati (2010); Quaquarelli a cura di (2010a); Pezzarossa, Gazzoni (2011, 41-51); Pezzarossa, Rossini a cura di (2011); Mengozzi (2013a).

dibattito sull’accoglienza agli stranieri» (2010, 9); in modo simile, Graziella Parati spiega come «their autobiographical texts focus on exploring their identities as immigrants in a Western country and describe their lives in Italy and, often, in other European countries, where they migrated before choosing to settle in Italy» (1999b, 13-42: 14).

In questa prima fase, che va dal 1990 al 1992, gli autori immigrati sono affiancati da coautori madrelingua, che hanno il compito di limare le difficoltà linguistiche, ma anche di attrarre maggiormente il pubblico di lettori, favorendo quindi la vendita del prodotto librario.

Se in questo triennio i libri vengono pubblicati da case editrici piuttosto prestigiose, la situazione cambierà a partire dal 1993, con l’avvio della seconda fase, quando entrano in scena le piccole case editrici, con la conseguente marginalità e scarsa diffusione e distribuzione dei testi.

Questa volta a prendere voce sono soprattutto le donne immigrate, figure assolutamente inaspettate, a seguito dei ruoli per lo più marginali che spesso ricoprono nella società; ciò fa sì che la scrittura divenga un chiaro segno di riconoscimento e di emancipazione, che le incita a rivendicare anche una propria autonomia, evitando di essere affiancate da coautori madrelingua.62

Una tappa importante nella scrittura di migrazione in Italia si avrà con la svolta del 1994, quando l’Associazione interculturale Eks&Tra di Rimini indice il primo Concorso per scrittori migranti, accogliendo un’innumerevole quantità di testi, di ogni genere, scritti da autori di svariate provenienze e non più affiancati da collaboratori italiani.

Inoltre, il quadro della letteratura italiana della migrazione pian piano si arricchisce grazie alle opere dei cosiddetti “scrittori migranti di seconda generazione” dove

sono meno importanti i problemi riguardanti il razzismo, l’accettazione o l’integrazione, e meno spazio lo occupano le tematiche del lavoro nero e

62

Per un approccio all’espressione letteraria delle donne immigrate in Italia si veda almeno Camilotti a cura di (2009); Barbarulli (2010); Camilotti, Zangrando (2010). Interessante e ricco di riferimenti ad autrici di svariata provenienza è anche il capitolo La produzione letteraria delle

della conquista di uno status giuridico legale. Le questioni sull’identità, invece, risultano accentuate: la doppia nazionalità, la doppia cultura e il bilinguismo, prima di diventare ricchezza per l’individuo, vengono analizzate a fondo per comprendere le problematiche che pongono. (Comberiati 2010, 255-256)

Il fatto che la letteratura nata dall’immigrazione in Italia sia un fenomeno piuttosto recente, fa sì che sia anche meno visibile e meno studiato rispetto ad altre realtà europee. Tuttavia oggi, dopo oltre vent’anni, l’attenzione verso le opere degli scrittori migranti in Italia si sta gradualmente ampliando, grazie ad esempio a un crescente interesse da parte delle istituzioni e della critica. Studi di critica che tra l’altro sono maggiormente diffusi al di fuori del territorio italiano, per lo più negli Stati Uniti, soprattutto per la presenza di studiosi italianisti di origine italiana, che puntano la loro attenzione in particolar modo verso gli scrittori africani, sia perché sono quelli più numerosi, sia perché nei loro testi si riscontrano similitudini con la letteratura afro-americana.63

A favorire un progressivo interesse verso i testi della migrazione ha contribuito anche una graduale maggiore attenzione da parte del mondo editoriale – anche di grande spessore nazionale (Laterza, Frassinelli, Donzelli, Fetrinelli, Baldini e Castoldi, e/o, Einaudi) – che, seppur solo in pochi casi abbia creato uno specifico filone interculturale, ha comunque sollevato quel velo di “clandestinità” che per alcuni anni ha caratterizzato quei testi che sono circolati solo nell’ambito delle associazioni di volontariato (Pezzarossa, Gazzoni 2011, 48-49); tra l’altro, nel 2000 la Fiera del Libro di Torino ha dedicato due eventi alla letteratura dell’emigrazione.

Esempi di case editrici di impronta interculturale sono, per citarne alcune, Fara, che dal 1995 al 1999 ha pubblicato le antologie di testi del concorso Eks&Tra; Dell’Arco-Marna, con la collana “Letteratura migrante” diretta da Kossi Komla- Ebri, la cui originalità e particolarità sta nella distribuzione dei testi su strada; Sinnos, nata all’interno del carcere romano di Rebibbia, dove spicca, accanto ad

63

Su tale argomento si veda Mauceri (2002, 145-160); Sinopoli (2006, 87-110); Comberiati (2010, 163-167).

altre, la collana “I Mappamondi”, di impronta didattica, la cui peculiarità si riscontra nell’uso del bilinguismo, volto ad evidenziare la dignità di tutte le lingue (Camilotti 2006, 383-391); Besa Editrice che rivolge l’attenzione soprattutto all’area balcanica e latino americana.

Quindi, come in ogni altra realtà europea, soffermarsi sulle pagine degli scrittori immigrati che vivono in Italia significa leggere il testo e il mondo, secondo il loro sguardo e la loro prospettiva, e vuole essere un invito a scavare nella nostra “italianità”, un invito a superare l’idea di una società monolitica e a manifestare entusiasmo per una società multietnica, comprendendo come «l’Altro, lo Straniero, il Forestiero, è tra noi, insieme a Noi, al di qua del confine» (Quaquarelli 2010b, 7-22: 9), sviluppando il concetto di DissemiNazione espresso da Homi Bhabha (2001c, 195-235), secondo cui l’eterogeneità che caratterizza una nazione, ne evidenzia la sua scissione interna.

2.2.5 Spagna

Come negli altri paesi europei, anche gli immigrati arrivati in Spagna hanno messo a frutto le loro capacità intellettive e creative, dando avvio a una produzione letteraria piuttosto ricca e variegata, seppur tuttora poco nota e poco diffusa, sia a livello nazionale che internazionale.

Molto probabilmente l’alone di oscurità che circonda la scrittura di migrazione in Spagna si deve al fatto che qui il fenomeno dell’immigrazione è piuttosto recente e quindi gli autoctoni non sono ancora pronti ad accogliere le espressioni culturali degli altri, manifestando una sorta di scetticismo verso il loro valore e il loro talento, e negando loro il giusto riconoscimento.

Come si è appena visto, la chiusura della società verso la voce degli immigrati ha caratterizzato anche la realtà italiana, dove per molti anni gli scrittori migranti hanno vissuto nell’invisibilità e indifferenza dei più; eppure nel contesto italiano, con il passare del tempo, questo fenomeno è uscito dalla penombra e ha acquistato sempre più l’attenzione dei lettori, delle case editrici e delle istituzioni culturali,

essendo studiato, giustamente, non solo all’estero ma anche all’interno dei propri confini nazionali.

Per la scrittura della migrazione in Spagna, invece, è mancata e manca una calibrata attenzione critica e scientifica sia dentro che fuori dei suoi confini, tuttavia sembra che, nel caso specifico degli studi afro-spagnoli, l’interesse maggiore si sia diffuso fuori del territorio nazionale.

È comunque positivo sapere che anche la società spagnola stia progressivamente prendendo coscienza della presenza nel suo territorio di scrittori di diversa provenienza, e della necessità di porre

las bases para la creación de una red de conocimientos en este campo, máxime cuando su reciente transformación de país de emigración a país de inmigración coloca a los investigadores locales en la excelente posición de poder observar casi “en tiempo real” la aparición de las escrituras migrantes y el nacimiento de estas nuevas tradiciones literarias híbridas,64

incentivando così «el desarrollo de los estudios sobre literatura de las migraciones en este país y una aportación valiosa a un debate europeo que ya empezó hace tiempo».65

Alla luce di tale premessa è piuttosto ovvio che soffermarsi sulla produzione letteraria degli immigrati in Spagna non è cosa semplice, vista la difficoltà di recuperare fonti bibliografiche su questo tema, a testimonianza di come tale limite non riguarda solo il caso studiato in questo lavoro e che verrà affrontato con più attenzione e in modo esauriente nel prossimo capitolo, ovvero l’attività letteraria degli africani, ma abbraccia anche gli scrittori di origine diversa.

Se si trovano informazioni sporadiche e isolate su scrittori di origine

64

Il passo è estratto dalla presentazione del già citato Coloquio Internacional Lejos es aquí tenutosi a Cáceres (España) il 22-23-24 novembre 2012. Scorrendo il programma si nota come gli interventi proposti non abbiano toccato nello specifico il tema della scrittura prodotta dagli africani in Spagna, se si esclude il contributo di César Domínguez dal titolo piuttosto vago Escrituras

migrantes en el Sur de Europa, https://sites.google.com/site/escrituraymigraciones2012/programa-

del-coloquio (ultima consultazione dicembre 2013).

65

Si rimanda di nuovo a https://sites.google.com/site/escrituraymigraciones2012/programa-del- coloquio.

latinoamericana attivi in Spagna, risultano invece inesistenti o quasi riferimenti all’attività scrittoria di immigrati di altra provenienza presenti in Spagna. Pensare che solo un filippino e un solo palestinese, e nessun pakistano, nessun portoghese o europeo orientale si siano dedicati all’attività della scrittura in Spagna appare piuttosto strano, ma non necessariamente impossibile.

Dunque, come si avrà modo di constatare più avanti in un contesto simile, viene da chiedersi: questa “invisibilità” si deve a un’effettiva inesistenza di scrittori migranti di origine asiatica ed europea, o si deve a una mancata attenzione critica e scientifica nei loro confronti?

Visibili, seppur in maniera discontinua e seppur spesso relegati alla condizione di hombres -X-,66 privi di identità dunque, sono gli scrittori originari dell’America Latina attivi in Spagna. Inoltre, «es curioso que la mayor parte de los escritores latinoamericanos han escrito sus grandes obras sobre la identidad viviendo en el extranjero, [...] la distancia le da perspectiva al escitor».67

Seguendo l’ordine cronologico del loro anno di nascita se ne presentano alcuni. L’argentino Mario Eduardo Perrone, nato nel 1953 a San Justo in provincia di Buenos Aires, dal 2002 vive in Spagna. Ha lavorato come sociologo e Professore di Filosofia e Pedagogia a Buenos Aires e a Bogotá (Colombia); successivamente cresce e si forma come pittore autodidatta, e affianca questa passione l’interesse