3. LA SCRITTURA DELLA MIGRAZIONE AFRICANA IN SPAGNA
3.3 La penna in mano agli africani: una literatura fuerte, creativa, sensible y
pura
El otro no es un ogro, sino simplemente alguien diferente con el que es posible dialogar, relacionarse, convivir, e incluso enriquecerse.
(Ofogo 2006, 53)
3.3.1 Uno sguardo d’insieme
Nel capitolo precedente è stato affrontato il tema generale della scrittura della migrazione ed è stato delineato un quadro dei suoi risvolti in diversi contesti europei; ora si entra nel cuore del lavoro, osservando il caso della produzione letteraria degli scrittori di origine africana in Spagna.
Per aprire questa sezione sembra significativo ascoltare la voce di uno di loro, Donato Ndongo, le cui parole chiarificano lo stadio di scarsa visibilità in cui vivono sia lui che i suoi connazionali, semplicemente perché non vengono considerati membri della società europea, evidenziandone la sua chiusa mentalità:
las literaturas africanas son tan difíciles de entender para las mentalidades occidentales. […] Porque los agentes culturales de aquí – editores, críticos, periodistas especializados, profesores, burócratas de los ministerios de cultura y demás gente que está detrás de la difusión del libro y de la cultura – no comprenden que el escritor africano no vive aislado en una urna de cristal, y disociado de su propia sociedad y de su propio entorno. […] Nosotros bebemos de la sociedad, somos parte indisociable de esa sociedad. (Ndongo 2007a, 133-138: 137)
Questo concetto è confermato da Sabrina Brancato, che afferma come questi scrittori siano considerati “africani” piuttosto che “afro-spagnoli” (2009b, 21-31: 29), e come la loro attività di scrittura venga etichettata come “esotica”, ovvero li si ritengono semplicemente autori di favole popolari africane (Brancato 2009c, 33-43: 42), poiché spesso nei loro testi affiorano riferimenti alle proprie origini (Brancato 2011b, 1-15: 6-7).
Francisco Zamora Loboch, facendosi portavoce degli scrittori che vivono in una terra diversa rispetto a quella d’origine, accantona l’idea di una letteratura che deve necessariamente toccare il successo, evidenziandone invece il valore sociale, considerandola una risorsa per l’intera comunità:
Merecemos respeto porque nadie nos ha regalado nuestros versos, nuestros cuentos, nuestras humildes novelas, nuestras obras de teatro: no los hemos concebido para pasar a la posterioridad, sino como instrumento de supervivencia en un mundo que ha olvidado que la literatura nada tiene que ver con los superventas, con el éxito, con los premios, ni con las modas y prebendas, y que un buen escritor, sin ser un genio, sin poseer un gran talento, simpelemente siendo honrado y consecuente, puede prestar a la sociedad el mismo gran servicio que el buen médico anónimo [...], el
jovial y atento empleado del supermercado [...], o el vendedor ambulante. (2012, 51-53: 52-53)
La presenza esigua di attenzione verso tali scrittori e verso le loro produzioni letterarie si deve infatti anche all’impercettibile interesse da parte delle scuole, delle università e delle istituzioni culturali, alla scarsa risonanza nei mezzi di comunicazione, e al ruolo poco rilevante acquisito nelle case editrici, infatti pochi libri vengono pubblicati, sono di difficile reperibilità sul mercato corrente, solo raramente vengono tradotti in altre lingue.94
In tal senso, tornano di nuovo utili le parole di Donato Ndongo, tratte da un’intervista da lui rilasciata nel 2009:
Llevo escribiendo en España desde hace más de 35 años, y sólo ahora empiezo a ser conocido. Mi primera novela, Las tinieblas de tu memoria
negra, recorrió editoriales durante siete años, antes de ser publicada en
1987. (Romero, online)
Questa constatazione di Ndongo evidenzia come l’autore abbia avviato la sua attività letteraria in Spagna a partire dagli anni Settanta, ma ciò non deve fuorviare, facendoci pensare che già a quei tempi fosse abbondante la produzione letteraria da parte degli africani. Infatti, se si riscontrano alcune opere pubblicate in quel periodo e negli anni Ottanta – tra l’altro quasi esclusivamente da parte di scrittori provenienti dalla Guinea Equatoriale – è solo a partire dagli anni Novanta che cresce la loro produzione, che vedrà la massima intensità e consistenza a partire dagli anni Duemila.95
Alla massima espansione degli ultimi quattordici anni, corrisponde anche una graduale crescita dell’attenzione critica, come testimonia l’avvio di iniziative
94
Sulla problematica ricezione della scrittura africana in Spagna si veda Brancato (2009b e 2009c); Miampika (2010, 13-19: 17-19); Lomas López (2011, 69-78 e 2012). Riporto inoltre la constatazione «no existe mucha bibliografía sobre el tema, por no decir casi ninguna. Lo que sí hay son libros escritos por inmigrantes», tratta da parte del testo di una e-mail ricevuta nel novembre del 2009 – alla mia richiesta di informazioni sull’argomento – da Xavier Mínguez i López, docente presso la Universitat de València e curatore della sezione riguardante la Spagna nel volume curato da Grazia Naletto (2000).
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culturali volte a sollevare quel velo di disinteresse e invisibilità che aleggia sulle voci letterarie africane, mettendone in luce la loro presenza e la loro attività.
In questa direzione hanno giocato e giocano un ruolo rilevante:
L’organizzazione del “Primer Encuentro de Escritores Africanos de Lengua Española”, tenutosi dal 27 al 29 novembre del 2000 a Murcia L’organizzazione delle “Primeras Jornadas de Literatura
Hispanoafricana”, tenutesi l’1 e il 2 dicembre del 2000 a Madrid
La fondazione nel 2005 del gruppo di ricerca Afroeurope@s: culturas e
identidades negras en Europa, integrato, dal 2007, dall’interessante
rivista elettronica «Afroeuropa. Journal of Afroeuropean Studies»,96 e arricchito nel 2012 da un’Enciclopedia di Studi Afro-europei.97 Tale gruppo di ricerca ha promosso e promuove Convegni internazionali sulle culture e identità afro-europee, tenutesi, finora, presso l’Universidad del León nel 2006 e nel 2008, presso l’Universidad de Cádiz nel 2011, presso l’Universitry of London nel 2013
L’organizzazione del Primer Congreso Internacional de Estudios
Literarios Hispanoafricanos tenutosi a Madrid nel 2008
La creazione nel 2011 del portale “Biblioteca Africana”, all’interno della “Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes”98
La fondazione nel 2012 della rete di ricerca “Narrating Africa in Spanish”
La presenza di alcune case editrici spagnole che rivolgono l’attenzione alla letteratura africana, come El Cobre, Ediciones Zanzíbar, Verbum, Ediciones del Oriente y del Mediterráneo, SIAL.
La promozione delle iniziative appena esposte si affianca all’impegno di coloro che gradualmente, con passione, interesse e stimolo, hanno aperto lo sguardo sull’attività letteraria degli africani in Spagna. Si tratta di studiosi di diversa
96
Consultabile al sito http://journal.afroeuropa.eu/index.php/afroeuropa
97
Consulatbile al sito http://www.encyclopediaofafroeuropeanstudies.eu/
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nazionalità, che con la loro ricerca piuttosto recente diffondono la conoscenza delle produzioni letterarie degli immigrati in Spagna, con la speranza che gradualmente diventino sempre più note e apprezzate, ed escano dalla marginalità in cui purtroppo si trovano.
Sebbene i loro contributi – per lo più in dimensione saggistica – siano necessari, interessanti e ricchi di spunti di riflessione, non riescono a colmare quel vuoto dovuto alla mancanza di almeno un volume monografico esaustivo che offra uno sguardo critico, dettagliato e approfondito sulla produzione letteraria degli scrittori di diversa origine in Spagna.
Nella maggior parte dei casi si dedicano in modo specifico a determinati scrittori migranti e alle loro opere, lasciando trapelare un disquilibrio fra casi discretamente studiati e altri casi poco affrontati e tantomeno approfonditi, rispecchiando in parte la scarsa attenzione rivolta alla letteratura africana in lingua spagnola nel territorio africano stesso, intessuto soprattutto di cultura e lingua inglese e francese.
Forse con l’eccezione di Landry-Wilfrid Miampika, M’Bare Ngom Fayé,99 Sabrina Brancato e Dulcinea Tomás Cámara che hanno cercato di avviare un discorso abbastanza generale sulla scrittura africana in Spagna, altri studiosi hanno manifestato e/o manifestano una maggiore aderenza a specifici filoni di ricerca.100
Tomás Cámara, ad esempio, oltre a un approccio complessivo, dedica la sua attenzione alle opere del camerunese Inongo-Vi-Makomé.
Cristián Ricci si interessa di scrittura ispano-marocchina, come testimoniano sia i lavori di saggistica rivolti soprattutto alle figure di Laila Karrouch e Najat El Hachmi, sia i suoi recenti volumi Literatura periférica en castellano y catalán: el
caso marroquí (2010a) e ¡Hay moros en la costa! Literatura marroquí fronteriza en castellano y catalán (2014), così come Sara Chiodaroli si occupa
principalmente di scrittori di origine magrebina attivi in Spagna.
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Quanto al cognome dello studioso, compare la doppia grafia Ngom e N’Gom. A cura di quest’ultimo si ricorda il volume Palabra abierta (2013), che raccoglie una serie di interviste a scrittori africani che utilizzano la lingua spagnola.
100
Alcuni di questi, a cui mando un vivo ringraziamento, sono state figure chiave e preziose per il mio iniziale avvicinamento e successivo approfondimento di tale tematica di ricerca.
Inmaculada Díaz Narbona e Mar Gallego approfondiscono l’opera della beninese Agnès Agboton Más allá del mar de arena (2005a), mentre Marta Sofía López Rodríguez si occupa principalmente di autrici originarie della Guinea Equatoriale, così come Danilo Manera – che nutre particolare interesse per la narrativa della Guinea Equatoriale – volge anche lo sguardo ad autori equatoguineani stabilitesi in Spagna.
Selena Nobile si dedica soprattutto a studi comparati sulle letterature migranti in lingua italiana e in lingua spagnola, prestando particolare interesse alla scrittura femminile e delle seconde generazioni.
Maya García de Vinuesa, all’interno della scrittura della migrazione africana in Spagna, riconosce il filone della letteratura postcoloniale e della diaspora africana in Europa. In tal proposito, in un contributo del 2007 evidenzia come «el arte y las literaturas africanas están presentes en pocas universidades españolas, en las que el campo de las literaturas “postcoloniales” ocupan un lugar menor», precisando inoltre che «los estudios (literarios) postcoloniales en España constituyen un campo que está creciendo aunque […] queda un largo camino hasta que se puede considerar un campo institucionalizado» (147-160: 147 e 151-152).
In questa varietà di temi trattati, si colloca anche la mia ricerca che, seppur limitandosi agli scrittori di origine africana e alle loro opere in prosa, abbraccia una prospettiva piuttosto vasta, inglobando scrittori e scrittrici di diverse origini e generazioni, le cui opere, non necessariamente di taglio autobiografico, affrontano i temi dello spostamento, della ridefinizione dell’identità, dell’intreccio di culture.
Senza dubbio occore comunque, come sollecita Sandra Martínez Martín,
sensibilizar a los lectores con la existencia de una literatura fuerte, creativa, sensible y pura con la necesidad de merecer su reconocimiento público y especialmente un reconocimiento académico. Debemos interpretar este acto como un hermanamiento intercultural que enriquecerá nuestras letras hispanas hasta ahora vacías de los autores guineanos, marroquíes, saharauis… (2011, 23-29: 24)
Tale concetto di arricchimento e di pluralità che passa attraverso la letteratura afroispanica viene espresso anche da Landry-Wilfrid Miampika, riconoscendone