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Capitolo 3. DISASTRO E SOCIETÀ Le percezioni del rischio tra mutamento e

2. L'antropologia culturale e il disastro

2.4 Gravità e intensità: variabili al contesto

Al tema dello spazio si connette senza eccessive forzature quello della intensità di un agente d'impatto in proporzione alla conseguente gravità della crisi. I due parametri non sono automaticamente correlati, né tanto meno la loro equivalenza matematica è valida e applicabile su scala globale. Ciò che si determina a seguito di un evento critico, di qualunque portata esso sia, non ha a che fare esclusivamente con quello, quanto piuttosto con la risposta sociale che ne viene data. Per tale motivo, uno stesso fenomeno che si verifichi in due contesti differenti non trova le medesime reazioni. Un terremoto, a parità di magnitudo, non avrà le stesse conseguenze in una moderna metropoli giapponese, in un paese dell'Italia centrale o a Città del Messico. Ciò accade non solo per ragioni di carattere geofisico, tecnologico o ingegneristico, bensì per motivi di natura sociale. Si tratta della vulnerabilità sociale, che sarà oggetto di analisi e approfondimento dell'ultimo paragrafo di questo capitolo, e di quella capacità di controllo da parte della conoscenza socialmente condivisa che talvolta si trova impreparata.

Ho scelto di spendere qualche riga a questo proposito poiché, per quanto attiene alla contaminazione da PFAS, un caso simile a quello Veneto si è verificato negli Stati Uniti, in Ohio. Tuttavia, sono per il momento assenti studi di carattere antropologico della vicenda d'oltreoceano, sviluppatasi nell'arco di quasi vent'anni, che potrebbero fungere da esempio e controprova di quanto sopraddetto. Il contesto storico, geografico, sociale, urbanistico, politico e giuridico è notevolmente differente da quello italiano e di per sé sarebbe sufficiente a spiegare i differenti sviluppi degli eventi e le loro risoluzioni. In parte si è già accennato a tutto ciò nel secondo capitolo.

L'importanza del caso americano, data l'impossibilità di ricostruirne la genesi dalla prospettiva delle scienze sociali, risiede nel fatto di essere stato preso a modello e riferimento dai comitati veneti, quasi fosse un salvagente in mezzo al mare. La fiducia accordata a questo episodio dalle tante similitudini con quello italiano ha fatto sì che l'avvocato Robert Billot fosse chiamato a portare la sua voce proprio nel cuore della “zona rossa”, a Lonigo. Il suo contributo non si è limitato al solo presenziare il 1° ottobre 2017 al teatro comunale, raccontando la sua esperienza, ma si è esteso alla testimonianza offerta ai membri della Commissione ecomafie, a Vicenza, nei giorni immediatamente successivi.

Nel momento in cui un evento di natura sino ad allora poco nota si è scoperto ad una cittadinanza impreparata, il sapersi protagonisti di un fenomeno già visto in altre parti del mondo ha giocato un ruolo di rassicurante supporto, pur non contribuendo al superamento della crisi indotta. Il nodo della comprensibilità del fenomeno è strettamente connesso alla presunta capacità di controllarlo, come suggerito dalla branca della psicologia delle percezioni, per cui gli individui sono portati a «sottostimare i rischi che presumono di poter controllare sulla base della familiarità derivante dalla consuetudine» (Marinelli 1993: 38). In questo caso, la mancata conoscenza approfondita e immediata dell'agente inquinante e delle conseguenze della sua dispersione, ha trovato il giusto contrappeso nella vicenda già verificatasi negli Stati Uniti. Dunque, la contaminazione arrecata dalla DuPont si è resa un adeguato termine di paragone, in base al quale misurare e comprendere meglio la propria condizione di popolazione contaminata. Non tutti hanno ravvisato l'utilità di avere l'avvocato come ospite: la dottoressa Anna, ad esempio, ben conscia della struttura giuridica statunitense,

incompatibile con quella italiana, non lo riteneva un evento particolarmente significativo.18 Il

suo scetticismo, tuttavia, è accettabile nei termini di un effettivo riscontro pratico, ma perde di senso se si guarda all'impatto, semplicemente emotivo, che una figura di rilievo come Billot può aver esercitato sulla percezione delle tante persone presenti quella sera. Le parole da lui pronunciate detenevano il dono dell'oggettività, scevra dalla faziosità politica e dai colori dei partiti locali, ed hanno saputo rinfondere speranza nell'efficacia della battaglia condotta da tutti, in nome della tutela di un bene comune assai prezioso. In lui si sono fuse le varie sfaccettature del caso, compresi i dati tecnici, le stime e i valori, privi però di quel distacco di frequente avvertito, tipico dei “saperi esperti”. Per un verso, Billot ha schiettamente ammesso

che il caso Veneto appare di maggior gravità a causa della conformazione dell'ambiente: il torrente Poscola, vittima degli sversamenti e dei rifiuti interrati lungo i suoi argini, ha contribuito al fluire degli inquinanti in falda e nelle acque superficiali anche a causa della sua ridotta portata, mentre il fiume Ohio, paragonabile al Po, in virtù delle sue dimensioni e della quantità d'acqua che vi scorre, ha favorito il processo di diluizione ed evitato il concentramento delle sostanze; inoltre, il modello urbanistico della città diffusa, unitamente alla vastità territoriale della contaminazione, ha determinato un numero più elevato di persone coinvolte rispetto al corrispettivo americano. Per un altro verso, tuttavia, proprio la sua presenza e il suo sostegno all'operato dei comitati cittadini e ambientalisti locali ha alleggerito la gravità della situazione, rinforzando le difese e le risorse della collettività per proseguire nella propria battaglia.

3. Social change.

[...] so anca convinta che questi pasaggi che sta succedendo i deve eserghe, desso se noi altri vardemo la storia dell'uomo, sto periodo storico qua l'è un granellino de sabbia, noi altri lo vivemo, ma un granellino de sabbia... però tuti sti pasaggi qua portarà un giorno l'uomo a cambiare completamente visione delle robe [...].19

Con l'espressione inglese del titolo scelto si vuole intendere il fenomeno del mutamento sociale che interviene all'interno di una comunità prima o dopo un disastro. Il cambiamento infatti può avvenire prima e determinare l'evento infausto poi; oppure essere latente e manifestarsi in concomitanza e a seguito dell'evento scatenante il disastro. Dalle parole di Michela, che ho ritenuto significative, si nota come il disastro PFAS sia giunto ad innescare un mutamento che in qualche modo era destinato ad accadere, perché necessario a risvegliare le coscienze sopite della popolazione. È stata l'unica interlocutrice a porre la riflessione in termini così diretti, mentre altri intervistati hanno comunque colto la positività del dramma, che ha scosso il comune sentire e richiamato tanti al dovere di tutela e rispetto dell'ambiente.

I primi studi nel campo delle scienze sociali ad aver colto questa componente nell'ambito dell'analisi dei disastri possono essere fatti risalire agli anni Venti del Novecento, con notevoli

sviluppi nei decenni successivi, sino alle più recenti formulazioni – come le definizioni di disastro riportate ad inizio capitolo.20 Il nodo di indagine felicemente individuato era costituito

dall'osservazione e dalla ricerca di ciò che accade in un contesto sociale a seguito dell'impatto di un agente naturale o tecnologico: la collettività, infatti, tende a subire, solitamente, un processo di disgregazione a causa del venir meno degli abituali riferimenti di senso quotidiani, a cui seguono i tentativi di ricreazione di uno stato di normalità sulla base delle risposte sociali formulate. Il movimento di disgregazione e ri-aggregazione è fortemente dipendente dal grado di vulnerabilità sociale del contesto stesso, come già evidenziato nel precedente capoverso a proposito del rapporto tra gravità del disastro e intensità dell'agente di impatto. Si avrà modo di approfondire il tema della vulnerabilità nel prossimo paragrafo, mentre nelle pagine seguenti vorrei prendere in considerazione proprio i fattori intervenuti nella dimensione della coesione sociale, della risposta alla contaminazione e del vacillare delle relazioni con le istituzioni. Anche in questo caso, tenterò di affiancare il supporto teorico ai dati etnografici emersi dal campo.