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Capitolo 3. DISASTRO E SOCIETÀ Le percezioni del rischio tra mutamento e

2. L'antropologia culturale e il disastro

3.3 Una nuova politica “dal basso”

Per quanto riguarda la politica, si è verificato un rovesciamento dei ruoli. Il gruppo informale delle Mamme di Lonigo ha deciso di prendere in mano le redini della situazione, dichiarando pubblicamente, tramite Michela, «da adesso in poi la politica siamo noi».38

Un'affermazione forte, forse eccessiva, mai venuta meno in ogni caso nella realtà dei fatti e delle pratiche di intervento messe in atto dal gruppo. Sorretti da un nucleo più solido, sempre presente e operante ad un livello profondo, i genitori “attivi” si uniscono in cerchi concentrici di persone che, in base alla loro disponibilità, ruotano in un'orbita più o meno vicina al centro. Uno dei momenti che maggiormente ha suscitato una riflessione sulla forma politica del

37 Compagnia I Saltimbianco, Il vangelo secondo Toni, 2017. 38 Diario di campo 15 luglio 2017.

gruppo è stato il ritrovo al parco dell'Ippodromo (v. fig. 20), in cui, seduti tutti per terra, disposti circolarmente, hanno discusso dei punti all'ordine del giorno: vengono distribuiti ruoli e compiti in base alle capacità di ciascuno, le differenze vengono appianate e gli obiettivi a tutti comuni ribaditi; la scelta del luogo è propizia all'allargamento, all'instaurazione di un contatto con chi ancora non ha preso parte alle iniziative. Emerge in tutta la sua ampiezza, lo stacco con i ritrovi formali, rigidi, freddi e preimpostati, gerarchici e strutturati secondo la classica opposizione dei relatori, “schierati” a distanza dal pubblico.

Le persone sono tutte attente, partecipano, intervengono, commentano; l'atmosfera è calda. [...] C'è un forte senso di solidarietà. Le persone si auto organizzano, si scambiano contatti, ci sono proposte in base alle proprie capacità e possibilità. [...] il movimento che si sta sviluppando è sempre più energico, non molla. Cerca riferimenti, guarda al movimento No Vax, come forma di mobilitazione. Si sta sviluppando su una via apolitica, ma «da adesso in poi la politica siamo noi» diceva Michela a Brendola. Assorbe quanto proviene dall'esterno e lo fa proprio. Non aderisce a nulla, ma si sensibilizza di fronte alla prospettiva più ampia e informata del Coordinamento, di Legambiente. L'apprendimento è continuo, così come l'evoluzione. Sembra inarrestabile, ma un punto di svolta non tarderà ad arrivare.39

La disposizione circolare sarà una caratteristica che accompagnerà sempre il movimento, del quale si possono indicare dei portavoce ma non dei “capi”, delle voci più autorevoli ma nessuna che si imponga sulle altre.

Fig. 20, Assemblea pubblica Mamme NoPfas-Genitori Attivi Zona Rossa, Parco Ippodromo, Lonigo, 2017 (foto Lara Bettoni).

Parallelamente, sul fronte medico-sanitario, le figure di riferimento sono divenuti i due già nominati medici dell'Isde, che sin dagli anni precedenti si erano impegnati a ribadire i potenziali rischi per la salute degli esposti, sulla base dei pochi studi presenti. Nel secondo capitolo ho accennato alle regolamentazioni, seppure tardive, delle sostanze

perfluoroalchiliche e al principio di precauzione40 adottato dall'Europa: stando ad entrambi,

già in tempi meno sospetti era nota la pericolosità dei PFAS e le possibili ricadute sull'organismo, poi sminuite dalle istituzioni.

Su queste basi verrà ad instaurarsi una sorta di vero e proprio doppio della società, composto di cittadini e professionisti, in grado di proporsi come valida alternativa ed allo stesso tempo come interlocutori preparati atti ad un confronto serrato con la controparte. Geometri, ingegneri, infermiere, ricercatrici, persone semplicemente molto preparate, giungeranno all'incontro con il presidente Zaia e i suoi assessori alla Sanità ed all'Ambiente, armati di pile di documenti, quaderni, appunti, articoli di giornale, annotazioni, proposte e ragionamenti, tablet e computer, tutto il necessario per giocare una partita alla pari (v. fig. 21).

Il punto focale è che della scena, a partire dal 2017 e sulle orme dei comitati ambientalisti, si sono impadroniti comuni cittadini che hanno mobilitato interamente se stessi e tutto ciò che compone le loro singole esistenze per un bene comune, gravemente trascurato e sottomesso ad interessi di vario genere. La loro forza è stato il rifiuto di qualsivoglia compromesso accomodante e la verifica critica ed immediata di ogni provvedimento applicato. Il vaglio dell'operato delle istituzioni passava da quel momento per le mani di mamme e genitori della “zona rossa”. Come sintetizzerà efficacemente Massimo:

MASSIMO – [...] la cosa strana, anomala ma anche bella allo stesso tempo è che noi gente comune ci interfacciamo con il Governatore, la Segretaria, il Consigliere, il, l'Assessore regionale, il Direttore... [...] con politici o vertici, è una cosa che non succedeva, quindi il, il bello di questa esperienza è che c'è un modo di affrontare il problema della politica... [...] ... tre punto zero, non so come definirlo...

40 Si è già accennato nel capitolo 2 al principio di precauzione, qui ripreso in un documento della Regione: «In

applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174, paragrafo 2 del Trattato CE, in caso di pericoli anche solo potenziali, per la salute umana e per l'ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione» (Regione Veneto 2016: 5).

LAURA – ... almeno ti senti partecipe e comunque cerchi risposte immediate e non veicolate da... da, da altri enti o altri gruppi... [...]

M – ... qua il senso civico probabilmente in queste persone come noi, il senso civico è quasi all'eccesso, ma va bene...41

Fig. 21, Incontro Mamme NoPfas-Genitori Attivi Zona Rossa – Regione, Palazzo Balbi, Venezia, 2017 (foto Lara Bettoni).

Una politica dal basso che con frequenza sempre maggiore prende piede in contesti di rischio, post-disastro o di minaccia ambientale, proprio per fronteggiare il venire meno dei poteri tradizionali, della loro credibilità e della loro capacità di intervento. Il crollo della fiducia, nel nostro caso, è stato repentino e tale sentimento si è poi protratto nel tempo, tanto che, anche ora che l'Arpa Veneto assicura che l'acqua è nuovamente potabile, avendo portato i valori di PFAS sotto i nuovi limiti voluti dalla Regione, la maggior parte dei cittadini continua ad utilizzare acqua in bottiglia.

Se per un verso la politica è stata sfiduciata, ma molti non vi credevano nemmeno prima o non erano favorevoli ai partiti in carica ai vari livelli in quel momento, più netta è stata la delusione nei confronti delle autorità sanitarie. L'Istituto Superiore di Sanità ha proposto dei valori limite, in seguito modificati in maniera tale che il totale di PFAS “accettabili”

nell'acqua fosse addirittura superiore al precedente.42 Essendo accessibile alla cittadinanza il

confronto con i valori stabiliti da Stati Uniti e altri paesi europei (v. cap. 2, §2.3), non ha tardato a manifestarsi il disappunto anche in questo ambito. Dai medici di base abbandonati nella disinformazione a fronte di un crescente numero di pazienti in condizione di forte ansia e apprensione per i risultati delle analisi, ai vertici dell'unità socio-sanitaria berica, riduttivi nell'affrontare i rischi, certo potenziali, per la salute; infine, nel connubio tra sanità e politica, gran parte della partita si è giocata attorno allo stanziamento dei fondi per provvedere agli allacciamenti a nuove fonti d'acqua: i battibecchi tra Roma e Regione hanno rasentato a mio avviso il ridicolo, tanto palese che fossero determinati da disaccordi tra partiti e motivazioni propagandistiche. Il rimpallo di responsabilità infine ha suscitato un rabbioso sconforto: «come un cane che si morde la coda», è stato più volte detto dai genitori NoPfas, un circolo vizioso che nessuno ha intenzione di interrompere, mentre gli esiti ricadono sulla pelle delle persone contaminate. Stando a un documento firmato dal Direttore Generale della Sanità, Domenico Mantoan, hanno potere di intervento i sindaci «in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale», tanto quanto «Stato o [...] Regioni in ragione della dimensione dell'emergenza [...]».43 Al contrario, nella concretezza dei fatti,

ognuno si è detto impotente nell'attuare provvedimenti in quanto non di propria competenza. Si hanno allora gravi inadempienze da parte delle cariche sopra indicate, che, dato il protrarsi dell'emergenza, sono state additate loro come vere e proprie colpe. «[...] anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti [...]», cantava Fabrizio De André: il processo di blaming li ha infatti investiti tutti. Inizialmente, nella mia fase di avvicinamento al campo, ho notato una maggiore enfasi nell'imputazione della colpa verso Miteni, come «fabbrica di morte», appellativo ricorrente sugli striscioni utilizzati nelle iniziative pubbliche; in seguito, all'accrescersi della capacità contrattuale del gruppo genitori “attivi”, creatisi uno spazio di dialogo diretto con le varie istituzioni, la colpa è stata indirizzata verso queste ultime, per il loro mancato intervento, il continuo delegare reciproco e il costante anteporre gli interessi di partito a quelli dei cittadini elettori. Infine, un ritorno al destinatario iniziale, poiché, a pochi giorni dal referendum consultivo per l'autonomia del Veneto, la Regione ha provveduto ad abbassare i limiti, soprattutto nella “zona rossa”, procedendo, tramite Arpav, all'operazione

42 Vedi cap. 3 §4.4.

“Zero PFAS”. Si è resa palese l'inutilità di apporre ulteriori filtri da sostituire frequentemente, da smaltire, dai costi elevati ricadenti sui cittadini per mezzo delle bollette: l'obiettivo unico diviene nuovamente la chiusura della fonte di inquinamento e la sua effettiva bonifica. Dunque, tramite proteste e richieste alle istituzioni si pretende che vengano accelerati i tempi di indagine e di chiusura del procedimento penale nei confronti dell'amministrazione di Miteni.

Fig. 22, Marcia dei pFiori, Trissino, 2016 (foto Acqua Bene Comune e Libera dai Pfas).

Difficile rendere il quadro completo dei passaggi che hanno caratterizzato il confronto tra istituzioni e cittadini, tanto che gli stessi comitati di genitori della “zona rossa” hanno elaborato un elenco, completo di data, degli incontri avuti. Per ricordare solo i principali, compresi nell'arco di tempo della mia ricerca: il sindaco di Lonigo, mensilmente; i sindaci di altri comuni contaminati; i membri della Commissione di inchiesta Ecomafia; la segretaria del presidente Zaia e Zaia in persona col seguito di assessori; da non escludere gli esponenti delle istituzioni religiose, quali il vescovo della diocesi di Vicenza e un incaricato pastorale.

Al fine di non appiattire la disomogeneità delle opinioni dei miei interlocutori e del gruppo su una linea comune di conflittualità con le istituzioni, vorrei riportare alcune voci esplicative

della discordanza talvolta esistente. Michela, ad esempio, si definisce «una ruspa»,44 non si

dice molto ferrata nella dialettica, ma spiana la strada a chi vi è più portato, per arrivare con grinta e serenità all'obiettivo comune della difesa di uno dei beni più preziosi della terra, l'acqua, senza anteporre interessi o scrupoli di alcun genere all'essere umano – «alla base l'obiettivo l'è la persona... l'obiettivo di budget nella tua testa non esiste... posso capire che'l

ghe xe, ma prima vien la persona, vien l'essere umano...»;45 non solo, recrimina ai politici la

celerità nel presenziare in luoghi e momenti critici, come la tromba d'aria a Rosolina, ma non nella “zona rossa”; compara i morti causati dall'Isis – in Italia – ai morti per patologie legate all'inquinamento dell'ambiente, la cui responsabilità è imputata anche alle istituzioni: «par mi la gente la ga un valore... [...] e mi vedere che ghe fa a le persone 'na roba del genere, sensa che i se ne renda conto, qualo co' Isis? Che no parlemo de l'Isis... e chei lì cosa xei?».46

L'osservazione prolungata sul campo mi ha restituito però l'immagine e talvolta le parole anche di chi non ha voluto mettere in discussione fino all'ultimo la propria fiducia nelle cariche istituzionali regolarmente votate. Loretta, ad esempio, mi sembrava riporre speranze nell'intervento della Regione, ma dopo l'incontro con il presidente e i due assessori,

all'Ambiente e alla Sanità, mi confessa di essere rimasta «delusissima»47: «[...] le istituzioni

cioè son malate proprio le istituzioni, cioè o cambi tanto all'interno della gestione proprio più allargata... secondo me il marcio è proprio dentro la gestione... politica, istituzionale [...]».48

Leonardo, giovane studente universitario fuori sede, nato e cresciuto a Lonigo, ripone invece totale fiducia nell'operato passato e futuro tanto del sindaco, quanto del presidente della Regione; non approva le critiche mosse nei loro confronti, sostenendo che, soprattutto «il Governatore», appellativo con cui identifica ripetutamente il presidente Zaia, abbia fatto sempre quanto poteva, essendo la “zona rossa” solo uno dei tanti problemi che il suo ruolo si trova a gestire. Si aggiungano i costi e le tempistiche burocratiche. Con questo, non vuole in alcun modo sminuire l'operato delle Mamme NoPfas, ovvero non pone questi attori sociali in contrapposizione tra loro.

Infine, Mara, giovane universitaria, ai tempi del nostro primo incontro avvenuto verso la metà del mese di luglio, si diceva tranquilla e ottimista. Il suo punto di vista è interessante, in quanto studentessa di ingegneria ambientale con all'attivo una tesi triennale sui PFAS. La sua

45 Intervista con Michela, 21 agosto 2017. 46 Intervista con Michela, 21 agosto 2017. 47 Diario di campo 13 settembre 2017. 48 Intervista con Loretta, 17 settembre 2017.

preparazione tecnica le permette sicuramente di mantenere un certo distacco rispetto ad atteggiamenti più impulsivi, come ribadirà in una successiva intervista. Si trova a far parte della consulta di Brendola, il suo comune di origine, non lontano da Lonigo, quindi vive un dialogo costruttivo con l'ambiente politico, senza esprimere critiche al riguardo. La sua prospettiva che vorrebbe essere obiettiva, non può dirsi interamente tale, proprio per questa interazione con la sfera politica locale. Infine, si dice fiduciosa dei pareri dell'Istituto Superiore di Sanità: «Cosa ci stiamo a fare noi studenti universitari se della ricerca non ci si

può fidare?».49 In occasione dell'intervista di metà settembre, l'impostazione di base sarebbe

stata pressoché la stessa, con l'aggiunta di una dose di rassegnazione, di sospetto crescente verso le incongruenze tecniche, come ad esempio il ritardo nella comunicazione dei risultati delle analisi sugli alimenti, sintetizzate nell'intralcio che secondo lei la politica esercita rispetto alla Sanità:

... eh forse il problema più grande è quello, cioè che c'è tutta una costruzione politica attorno che rallenta un po', blocca, cioè la percezione almeno che ho io è questa... [...] le azioni in campo sanitario dovrebbero essere un po' svincolate da tutto quello che è la burocrazia, in realtà non è così, è abbastanza utopistico pensare così, però intanto ci troviamo sti problemi...50

Per altri interlocutori occasionali, soprattutto se esterni al gruppo genitori NoPfas, il fattore istituzioni non ha avuto molta rilevanza nella problematica della contaminazione. All'interno dello stesso gruppo, ad ogni modo, si è cercato di convogliare le energie verso il dialogo con i rappresentanti politici o di mobilitazione in caso di mancanza di risposte, motivo per cui ciò che ho potuto notare come elemento preponderante è stato proprio il lavoro collettivo e solidale oltre le preferenze personali. Come mi faranno notare Massimo e Laura, infatti,

MASSIMO – [...] un'altra cosa bella è che a livello di mamme e di gruppi eccetera non abbiamo mai parlato di politica, cioè io non so e... se la mamma x o la mamma y sia di destra o di sinistra, non lo sappiamo e non è mai emerso...

LAURA – ... e non ci interessa...51

49 Diario di campo 20 luglio 2017. 50 Intervista con Mara, 20 settembre 2017.

Differente il discorso per chi, come Antonella, sente come inscindibili la dimensione politica da quella della tutela ambientale del territorio, lasciando che talvolta l'ostinazione e l'impuntarsi sull'appartenenza partitica inficino l'apporto delle proprie azioni. La partecipazione di sindaci e assessori alla già richiamata manifestazione dell'8 ottobre era stata fonte di lunghe discussioni, in relazione soprattutto alla loro posizione nel corteo. Le ultime riunioni organizzative prima del grande evento, tra fine settembre e i primi di ottobre, tenutesi in una sala di Villa San Fermo, alla presenza del sindaco di Lonigo (v. fig. 23), avevano posto direttamente a lui il nodo della questione, ottenendo, dopo vari momenti di surriscaldata concitazione, l'assenso a sfilare dietro ai genitori NoPfas. Il finale fu che ogni rappresentante delle istituzioni presenti si trovò in chiusura del corteo, superato da tutti coloro che realmente e concretamente avevano portato avanti le richieste per un'acqua pulita. Ciò non toglie che alcuni esponenti di associazioni ambientaliste abbiano minacciato o effettivamente mancato l'appuntamento per puntiglio politico. Quest'ultimo è stato, per altro, motivo di vacillamento per l'intero movimento NoPfas, di genitori, associazioni e comitati, a riprova del rischio di disgregazione insito nel tessuto sociale, vulnerabile e complesso, composto di plurime soggettività e razionalità.

Fig. 23, Incontro pubblico Genitori Attivi Zona Rossa, associazioni, comitati e movimenti con la

Fig. 24, Manifestazione NoPfas, Lonigo, 2017 (foto Lara Bettoni).