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IL MMC/SC NELLA STORIA DELLE LOTTE CONTADINE BRASILIANE

3.2 Le prime espressioni di conflitto nella campagna

3.2.1 La Guerra del Contestato

Si considerano movimenti messianici quelli guidati da leader spirituali, monaci- profeti, che, con le loro predicazioni, mobilitano un grande numero di fedeli attraverso una forma di organizzazione popolare, che devia dalle regole dell'ordine costituito e che per questo è considerata una minaccia sociale (Cremonese, 2008). Essi coinvolgono soprattutto i ceti più umili della popolazione, alimentandone la speranza in condizioni di vita migliori e più giuste. Thomé (1992) chiarisce che la maggior parte dei movimenti messianici basiliani hanno origine dall'eredità culturale portoghese e soprattutto dalla credenza religiosa chiamata “sebastianismo”.

L'associazione con il messianismo ha contribuito a caratterizzare la Guerra del Contestato come una mera manifestazione alienata e i suoi partecipanti come ignoranti, superstiziosi e squilibrati. Queste rappresentazioni, sostenute anche da una certa letteratura storica, hanno legittimato il tentativo delle autorità costituite di criminalizzare le azioni popolari e acconsentire all'uso della violenza come garanzia dello status quo (Machado, apud Da Silva e Zarth, 2012). Studi recenti, come la tesi di dottorato di Machado (ibidem) hanno messo in luce, tuttavia, che il millenarismo e il messianismo non sono gli unici elementi che meritano di essere considerati per comprendere la rivolta del Contestato. Essa, infatti, si configura come un vero e proprio movimento politico

caratterizzato da motivazioni e oppositori precisi: i grandi fazenderios e commercianti, gli speculatori di terra e gli interessi stranieri nella regione.

Gli autori insistono sulla complessità e la molteplicità dei fattori causali: Várias foram as origens desta guerra, uma vez que na mesma época e no mesmo lugar, aconteceram desde um movimento messiânico de grandes proporções, a uma acirrada disputa pela posse de terras; de uma competição econômica pela exploração das riquezas naturais, até a discussão pela fixação dos limites interestaduais. Assim, simultânea e coincidentemente, o Contestado reuniu no mesmo tempo e no mesmo espaço, mais de vinte mil pessoas67 (Thomé, 1992, p.41).

Il contesto nel quale scoppia la Guerra del Contestato è segnato dal passaggio dall'impero alla Repubblica, realizzato attraverso un'azione militare. In seguito alla proclamazione della Repubblica nel 1889, le dispute territoriali che avevano contrapposto, dapprima Spagna e Portogallo, e poi Argentina e Brasile vengono ereditate dagli stati di Santa Catarina e Paranà, che cominciano a contendersi il controllo di una vasta area68. I dissapori tra i due stati per il dominio sul territorio “contestato” continuano nonostante i vari pronunciamenti del Supremo Tribunale Federale (STF) a favore di Santa Catarina: dal punto di vista della controparte, infatti, il governo di Santa Catarina era stato sempre totalmente assente nella regione, a differenza di quello del Paranà che aveva avuto un ruolo importante nel processo per il riconoscimento di questi territori come brasiliani (Debona, 2010). Durante questa fase di incertezza legale, gli abitanti del “contestato” per lo più caboclos69 vivono in una situazione di profonda

ingiustizia: i documenti prodotti da un governo non vengono riconosciuti dall'altro; le tasse sono richieste due volte; inoltre nessuno dei due stati realizza investimenti nell'area dell'educazione, della salute, dei trasporti, delle comunicazioni, dell'energia, della sicurezza (Thomé, 1992). Thomé (ibidem) si sofferma nella descrizione della

67 Furono diverse le origini di questa guerra, dal momento che nello stesso momento e nello stesso luogo,

si verificarono da un movimento messianico di grandi proporzioni a un'intensa disputa territoriale; da una competizione economica per lo sfruttamento delle ricchezze naturali alla discussione per la fissazione dei limiti interstatali. Così il Contestato riunì, nello stesso tempo e nello stesso spazio, più di venti mila persone.

68 Circa 48 mila km2 delimitati a sud dal fiume Uruguai e a nord dal fiume Iguaçu. I litigi territoriali tra

Paranà e Santa Catarina risalivano al XVIII secolo, epoca in cui, i territori dell'attuale Paranà integravano la provincia di San Paolo. La frontiera tra Paranà e Santa Catarina continuava ad essere indefinita anche dopo la creazione della provincia del Paranà e dopo la proclamazione della Repubblica e la sostituzione delle Provincie con gli Stati.

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popolazione eterogenea che risiede nella regione:

Caboclos, oriundos destas frentes expansionistas; os fazendeiros, detentores de sesmarias tituladas ainda por São Paulo e Paraná; caudilhos gaúchos, remanescentes da Revolução Farroupilha; esparsos grupos de Guarani, Kaigang e Xokleng, perdidos das tribos e das tradições; isolados imigrantes poloneses e alemães, que adentraram no sertão incentivados pelas ofertas de colonização; ex-integrantes de bandos de bugreiros, caçadores de índios que conheciam o sertão; ex- combatentes da Guerra do Paraguai e desertores dos irmãos Saraiva […] Famílias de ex-trabalhadores na construção da ferrovia, a maior parte gente desclassificada [sic]. Juntos, mesclados ou não [sic], passaram a formar a geração matuta que povoou o Contestado70 (p.28).

Il movimento del Contestato è caratterizzato da uno spirito monarchico che, tuttavia, non esprime la volontà di realizzare una controrivoluzione, piuttosto è sintomo del malcontento generato dall'affermazione della Repubblica, che, per la popolazione povera dell'entroterra, si è tradotta in maggiori tributi, guerre e aumento del potere politico dei terratenenti (Machado, 2012). Da Silva e Zarth (2012) sottolineano, infatti, che i monaci che guidano i movimenti messianici si ispirano, nelle loro pratiche e nelle loro predicazioni, agli usi locali vigenti prima della privatizzazione della terra, che aveva accompagnato la proclamazione della Repubblica. Tra questi, ad esempio, l'uso libero e comune delle terre disponibili, il lavoro collettivo e l'aiuto mutuo rivestono un'importanza fondamentale nell'organizzazione dei redutos sertanejos, nome caratteristico degli accampamenti ribelli durante il conflitto del Contestato.

Un ruolo cruciale nello sviluppo degli avvenimenti è giocato dall'impresa Brazil Railway Company (Espig, 2012), fondata dall'imprenditore nordamericano Percival Farquhar allo scopo di costruire la ferrovia che avrebbe collegato gli stati di San Paolo e Rio Grande do Sul. Il progetto del primo tracciato risaliva al 1887 ma i lavori cominciano a seguire un ritmo più regolare e rapido solo a partire dal 1908. In questo periodo vengono assunti, senza contratto e senza diritti, 4.000 lavoratori provenienti da tutto il Brasile. Dopo la fine della prima parte dell'opera71, tra il 1908 e il 1910, alcuni lavoratori ritornano nei luoghi di origine, altri vengono assunti per il proseguimento dei lavori e altri ancora si stabiliscono nella regione. Questi ultimi, tuttavia, cominciano ad

70 Caboclos originari delle spedizioni espansionistiche; fazendeiros, detentori di sesmarias delle

provincie di San Paolo e Paranà; capi del Rio Grande do Sul, sopravvissuti alla Rivoluzione Farroupilha; gruppi sparsi di Guarani, Kaingang e Xokleng, che avevano perso tribù e tradizioni; isolati immigrati polacchi e tedeschi, giunti nell'entroterra incentivati dalle offerte della colonizzazione; ex combattenti della Guerra del Paraguay e disertori dei fratelli Saraiva […] famiglie di ex lavoratori nella costruzione della ferrovia, per la maggior parte gente marginale [sic]. Insieme, mischiati o no [sic], iniziarono a formare la generazione meticcia che popolò il Contestato

essere considerati intrusi e ad essere espulsi dai margini della ferrovia dall'impresa Brazil Railway Company. Questa, infatti, aveva ricevuto la concessione statale di sfruttare il legname presente nella zona di quindici km da ogni lato dei binari (ibidem) e, successivamente, di dirigere la colonizzazione della regione. In seguito alla costituzione repubblicana del 1889, infatti, le terre non registrate, considerate deserte e improduttive nonostante fossero tradizionalmente abitate dalle popolazioni native, erano state “restituite” agli stati, che avevano acquisito il diritto di misurarle e venderle.

Per realizzare questi obiettivi, la Brazil Railway Company aveva istituito la Southern Brazil Lumber and Colonization Company, che, nel giro di pochi mesi, acquisisce 3.248 km2 di terre, dove sono localizzati circa quattro milioni di pini e due milioni di cedri e imbuie; inoltre firma con i fazendeiros locali diversi contratti, con cui si impegna i disboscare i loro campi, per facilitare l'allevamento; infine, installa il più grande complesso di sfruttamento del legname che sia mai esistito nell'America del Sud (ibidem). Con gli affari della Lumber, l'attività di sfruttamento della foresta nativa si afferma definitivamente con un'intensità che nelle decadi successive, durante l'auge della colonizzazione, assumerà il carattere di un processo predatore, profondamente aggressivo rispetto al paesaggio tradizionale (Werlang, 2006).

La Brazil Reilway Company e la Lumber, oltre ad impossessarsi di questa straordinaria quantità di terre e risorse naturali, privando gli abitanti dell'entroterra di una delle più importanti fonti di sussistenza – i pini – li escludono dai piani di colonizzazione, destinando la terra esclusivamente ai migranti di origine europea (ibidem). In quel momento, infatti, cominciano ad essere costruite ed attivate una serie di rappresentazioni negative che dipingono le popolazioni locali come “fanatiche”, “disordinate”, “anti-patriottiche”, “arretrate”, “criminali”, “sprovvedute”, “abbandonate a loro stesse”, in contrapposizione ai coloni di origine europea, descritti come “buoni e intrepidi lavoratori” (De Carvalho, 2012). L'affermazione del progresso e della modernizzazione è in cima all'agenda del paese, ma i governi federale e statali ritengono che solo i migranti europei siano in grado di avviare lo sviluppo dell'agricoltura e lo sfruttamento delle ricchezze naturali. In questo senso, la costruzione della ferrovia e delle altre vie di comunicazione avrebbero incentivato l'arrivo dei migranti (Valentini e Radin, 2012). L'ideale del progresso serve, quindi, a giustificare l'espansione del capitale straniero e l'espulsione degli elementi indesiderati. La contrapposizione tra popolazioni locali e migranti, in relazione al progetto di civilizzazione, verrà alimentata con enfasi crescente durante gli anni di più intensa colonizzazione, rivelando le sue tracce fino ai nostri giorni72.

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Secondo Valentini e Radin (2012), gli attacchi agli stabilimenti alla Lumber e agli uffici in cui sono conservati i documenti di vendita della terra, durante il settembre del 1914, dimostrano che la lotta per la terra è al centro della Guerra del Contestato. Gallo (1999), tuttavia, problematizza questa osservazione, sottolineando che per gli abitanti dell'entroterra la terra rappresenta la casa e la sussistenza ma non una proprietà in senso stretto, tanto che molti sembrano non essere consapevoli della valorizzazione delle terre successiva alla costruzione della ferrovia e all'incremento degli affari ad essa legati. All'origine della ribellione, dunque, più che la rivendicazione della proprietà della terra bisogna situare la lotta per la possibilità di continuare ad usufruire della terra e delle risorse della foresta, evitando l'accaparramento da parte dei colonnelli e di nuovi proprietari (De Carvalho, 2012). Di fatto, durante l'epoca coloniale e anche dopo l'indipendenza, la libera occupazione della terra, senza proprietà, era una pratica comune non criminalizzata.

Como o Contestado era uma região de fronteira em expansão, era comum o estabelecimento de posses por pequenos agricultores antes da chegada dos grandes fazendeiros e da administração pública [...] Diretamente relacionado a esse processo de ocupação estava a tentativa de garantir a sobrevivência, realizando-se múltiplas atividades que iam desde a “roça cabocla”, passando pela coleta da erva-mate até o aproveitamento das florestas da região [...] Considerar a posse como um costume não significa isentar a região de conflitos de terra. Pelo contrario, o conflito era parte constitutiva da relação do posseiro com a terra. A indefinição das fronteiras entre posseiros e proprietários criava uma situação, em que era permanentemente necessário reafirmar seu direito à terra e enfrentar os argumentos e as armas do outro73 (ivi,

pp.36-39).

La posse74, oltre ad essere un diritto vissuto, era anche un diritto legale. Già nel periodo imperiale era riconosciuta la figura del posseiro75: questi, infatti, realizzava

l'obiettivo primo della colonizzazione, ovvero la stabilizzazione effettiva nel territorio e

73 Dal momento che il Contestato era una regione di frontiera in espansione, era comune che piccoli

agricoltori si stabilissero qui prima dell'arrivo dei grandi fazendeiros e dell'amministrazione pubblica [...] Il tentativo di garantirsi la sopravvivenza era direttamente legato a questo processo di occupazione, che si accompagnava alla realizzazione di molteplici attività, dalla piccola agricoltura, alla raccolta di erba-mate, allo sfruttamento delle foreste della regione [...] Considerare l'uso della terra senza proprietà un costume non significa considerare la regione priva di conflitti per la terra. Al contrario, il conflitto era una parte costitutiva della relazione del posseiros73 con la terra. L'indefinitezza del confine tra

posseiros e proprietari creava una situazione, in cui era permanentemente necessario riaffermare il proprio diritto alla terra e affrontare gli argomenti e le armi dell'altro

74 L'uso della terra senza proprietà. Dato il carattere svalutante della parola occupazione in italiano,

manterrò il termine in portoghese.

75Posseiro è chi abita una terra e vive dei suoi frutti, senza averne la proprietà legale. Anche in questo

il suo reale sfruttamento (Paulilo, 1996). La stessa Legge delle Terre, che rappresentò un importante strumento di consolidamento della proprietà privata in Brasile, una risposta alla fine del traffico negriero e un tentativo di rendere il dominio sulla terra una forma di accumulazione del capitale, apriva una breccia rispetto alla possibilità dei

posseiros di continuare a godere dei loro diritti (De Carvalho, 2012). Pur non riconoscendo la posse come mezzo per acquisire terra da lì in avanti, infatti, dava la possibilità agli antichi posseiros di legalizzare la loro condizione. Tuttavia, non sempre il diritto di posse sulla carta significava una reale garanzia nella pratica, dal momento che il potere dei grandi signori si affermava, nella maggior parte delle volte, attraverso la violenza. Inoltre per i piccoli posseiros il registro della terra, oltre ad essere difficile da sostenere economicamente, era spesso considerato superfluo, dal momento che la

posse era percepita come un diritto vissuto (ibidem).

Il malcontento generale vissuto dai caboclos a causa alle vicende che interessano la regione trova nel messianismo un elemento di unificazione e organizzazione. Il monaco protagonista del movimento del Contestato è José Maria, un curatore, esperto di piante medicinali che appare a Campos Novos intorno al 1912. Si tratta del terzo monaco di una trilogia che comprende anche João Maria d'Agostinho e João Maria de Jesus, che percorrono la regione in epoche diverse ma che, nell'immaginario popolare, si identificano in una stessa persona. Durante l'agosto del 1912, José Maria si reca a Taquaruçu, dove è invitato a partecipare alla festa di São Bom Jesus; durante le celebrazioni, intorno al suo gruppo comincia ad essere costruito un accampamento, che spaventa Albuquerque, sovraintendente di Curitibanos, cui appartiene Taquaruçu. Il tentativo di disperdere i fedeli del monaco induce l'accampamento ad organizzarsi militarmente. Viene istituito un gruppo di guardie del corpo di José Maria, che, insieme ad altre 20.000 persone, si dirige nei campi di Irani, in territorio paranaense. L'arrivo del gruppo genera nelle autorità del Paraná il timore di un'invasione militare catarinense, suscitando, quindi, la reazione dell'esercito. Ad Irani l'esercito del Paranà e i ribelli si affrontano in un conflitto che vede la morte dei due leader: il monaco José Maria e il capitano delle forze armate paranaensi João Gualberto. La Guerra del Contestato, effettivamente iniziata un anno dopo, nel 1913, si sviluppa, secondo Thomé (1992) in tre fasi, caratterizzate rispettivamente dal fanatismo religioso, dal fenomeno del banditismo e, infine, dal genocidio. Il conflitto, nonostante lo straordinario impiego dell'esercito federale, delle forze armate paranaensi e catarinensi e addirittura dell'aviazione, conosce importanti vittorie dei ribelli organizzati in redutos e si conclude solo nel 1916 con la sconfitta dei caboclos e senza che vengano risolti i conflitti per la terra. Nello stesso anno viene firmato l'Accordo dei Confini con cui si pone fine alla

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