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As proprias mulheres discriminando umas as outras 223 : conflitti con altre donne

POLITICO-PEDAGOGICHE

LE PRATICHE POLITICO-PEDAGOGICHE DEL MMC/SC

4.5 A autonomia se constrói muitas vezes com conflitos 206 : conflitti interior

4.5.2 As proprias mulheres discriminando umas as outras 223 : conflitti con altre donne

dentro la comunità

L'impegno nel MMC coinvolge le donne non solo in conflitti interiori e familiari ma anche con la società nel suo complesso. Il confronto con essa avviene anzitutto attraverso la mediazione della comunità in cui le militanti abitano e lavorano. Nelle interviste e soprattutto nei focus group, le mie interlocutrici si sono soffermate a lungo sui conflitti che hanno vissuto più o meno direttamente a livello comunitario, specialmente nei primi anni di esistenza del movimento, quando la loro partecipazione politica era apertamente avversata. Le insinuazioni principali riguardavano la loro dubbia moralità; si diceva: abbandonano i figli, tradiscono i mariti, trascurano le responsabilità domestiche allontanandosi da casa per diversi giorni. D'altra parte non

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bisogna sottovalutare la portata rivoluzionaria della mobilità cui la frequentazione delle attività del movimento disponeva le donne, in un contesto in cui il controllo sui loro corpi si esercitava soprattutto associandole alle attività e all'ambiente domestico.

Anche se in misura minore, dato che il movimento oggi è una realtà politica molto radicata nel territorio in cui ho svolto la ricerca, le ostilità nei confronti della partecipazione delle contadine persistono. I contrasti risultano particolarmente penosi perché frequentemente contrappongono le militanti del MMC ad altre agricoltrici. Essi mettono in crisi la confortante rappresentazione delle donne come un gruppo omogeneo, costringono a fare i conti con le differenze, introducono incomprensione e distanza proprio laddove si sperava solidarietà e condivisione di una causa comune.

In alcuni casi queste avversioni sono interpretate dalle partecipanti della ricerca come espressione di egoismo e autosvalutazione da parte delle stesse donne che “não tem respeito e pensam que todo mundo è igual224”. Dall'altro lato, le mie interlocutrici vengono accusate da parenti e vicine di casa di non voler lavorare, di investire male le proprie energie, di perdere tempo. La sofferenza che le militanti esprimono dinanzi a queste critiche è connessa alla difficoltà di far comprendere ad altre donne le ragioni del proprio impegno e all'assenza di un riconoscimento pubblico per sforzi che concepiscono finalizzati al bene di tutti. La loro reazione, dunque, consiste nel fare leva sui guadagni della lotta del MMC per l'intera società: il riconoscimento della professione di agricoltrice, l'indennità di maternità, la pensione a 55 anni d'età per le donne e a 60 anni per gli uomini e altri “risultati effettivi” della lotta delle donne. La focalizzazione sulla conquista dei diritti previdenziali come motivazione ad impegnarsi nel MMC, tuttavia, si traduce in un'arma a doppio taglio:

Foram para Brasília, se acamparam lá muito tempo para conseguir o salário, a aposentadoria da mulher, mas nas piores condições: elas se acamparam na rua, na praça e não tinha barraca come hoje tem [...] no máximo uma lona se conseguia colocar. Então assim quando conseguiram a aposentadoria, aquelas que chamaram essas mulheres de tudo quanto era coisa, que queriam sair só para vagabundear, foram as primeiras que queriam estar na lista para receber o aposento. Então tu viu, foi até injustiçado e muitas dessas mulheres [que foram para Brasília] que eu lembro, a Maria Clementina que morreu, não ganharam

224 Non hanno rispetto e pensano che sono tutti uguali (intervento di Lourdes Kierish al focus group

aposentadoria225 (intervento di Helena Hubner tratto dal focus group di

Dionísio Cerqueira).

Il femminismo italiano della differenza ha mostrato i limiti di una politica tutta fondata sulla rivendicazione dei diritti. L'analisi è molto articolata e non la riprenderò qui nella sua complessità. Piuttosto vorrei soffermarmi su un aspetto preciso di questa critica: la legge presume un individuo astratto, un singolo titolare di diritti e non un soggetto immerso e costituito da molteplici reti relazionali; essa pretende di regolare tutti gli ambiti dell'esistenza ma i rapporti umani resistono alla soluzione dei conflitti da essa codificata e prescritta (Muraro, 2009). Così il riferimento al piano dei diritti, fa scivolare immediatamente le mie interlocutrici in una logica di calcolo di costi e vantaggi, che si risolve però in una vicolo cieco, perché le fa approdare in un paradosso. Una volta conquistati, infatti, i diritti beneficiano tutta la popolazione, quindi anche le donne che non hanno preso parte alla mobilitazione; inoltre non tutte quelle che ne hanno pagato i costi, arrivano ad usufruirne226. È lo stesso paradosso nel quale si sono imbattute le teorie che hanno tentato di spiegare l'azione collettiva basandosi su modelli di scelte razionali: “se l'individuo persegue il proprio interesse, perché mai dovrebbe partecipare a un'azione collettiva, dato che (in presenza di grandi numeri) i benefici che l'azione collettiva otterrà toccheranno in ogni caso anche a lui?” (Pizzorno, 1987, p.12). Evidentemente è impossibile fare derivare l'azione collettiva “(teoricamente e praticamente) dagli interessi che possono avere i singoli a conseguire il fine che essa, in quanto azione collettiva, persegue – cioè un determinato bene pubblico” (ivi, p.14). Allora, quali sono le ragioni della partecipazione? Le motivazioni che spingono ad impegnarsi in un'organizzazione, sostenendo dei costi spesso molto alti?

Eu acho que é esse poder falar, poder gritar as nossas necessidades que faz com que a gente queira continuar nesse movimento, não fazem que a gente cruze os braços simplesmente porque alguém vai lutar por mim. Não: eu tenho voz, eu quero falar qual é a minha necessidade! Quando

225 Sono andate a Brasilia, si sono accampate là per molto tempo per ottenere un salario, la pensione

della donna, ma nelle peggiori condizioni: si accampavano in strada, nella piazza e non c'erano le tende come oggi [...] al massimo si riusciva a mettere della plastica per coprirsi. Allora quando hanno ottenuto la pensione, quelle che chiamavano queste donne in tutti i modi, che dicevano che andavano via solo per vagabondeggiare, sono state le prime a mettersi in lista per ricevere la pensione. Allora vedi, è stato perfino ingiusto e molte di queste donne [che sono andate a Brasilia] – ricordo Maria Clementina che è morta – non hanno avuto la pensione.

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eu falo a minha, não minha pessoal, mas a minha em comunidade227

(intervento di Raquel Nunes al focus group realizzato ad Anchieta).

Quando a gente se reúne num movimento de gênero, lá as mulheres tem o direito de dizer o que elas sentem, de serem escutadas228 (intervento

di Miriam al focus group realizzato ad Anchieta).

O meu ponto de vista é que a gente participa cada vez mais para buscar mais coisas para as mulheres, que tem ainda muito pouca coisa para as mulheres, principalmente aqui no município de Guarujá: a gente não tem um departamento de [políticas para as] mulheres, a gente não tem um lugar específico para mulher ficar, no caso essas mulheres que apanham do marido229(intervento di Salete al focus group realizzato a

Guarujá).

N: eu às vezes tenho dias parece que eu tenho que desistir, desistir. Daqui a pouco eu penso: não, mas eu vou de novo, porque isso é muito bom, porque aprende sempre coisas novas [...] É que dá uma ênfase para a pessoa aprender. Uma vontade de participar [...] L: até de viver, assim dá um alto astral, autoestima230 (interventi di Nerina Krewer e Lenir

Dresch al focus group realizzato a Guarujá).

A gente já conhece estados [...] pessoas de todos os estados, o sistema diferente de uma e de outra, a gente nesse encontro já vai aprender muita coisa: que tipo na nossa região aqui é de um jeito, numa outra região é outro. Então a gente vai trazer conhecimentos de lá, como a gente vai passar às outras regiões nosso conhecimento também231 (intervento di

Clarice Foschera al focus group realizzato ad Anchieta).

227 Penso che è questo poter parlare, poter gridare le nostre necessità che fa in modo che continuamo in

questo movimento, fa in modo che non incrociamo le braccia semplicemente perché qualcuno lotterà per me. No: io ho voce, io voglio dire qual è la mia necessità! Quando dico la mia, non la mia personale, ma la mia in comunità.

228 Quando ci riuniamo in un movimento di genere, lì le donne hanno il diritto di dire quello che sentono,

di essere ascoltate.

229 Il mio punto di vista è che partecipiamo ogni volta di più per cercare più cose per le donne, perché

esistono ancora pochissime cose per le donne, principalmente qui nel municipio di Guarujá: noi non abbiamo un dipartimento di [politiche per le] donne, non abbiamo un luogo specifico perché le donne restino, cioè le donne che subiscono violenza dal marito.

230 N: a volte ci sono giorni in cui sembra che devo smettere, smettere. Poco dopo penso: no, ci vado di

nuovo, perché questa cosa è molto buona, perché impari sempre cose nuove [...] è che dà una spinta ad imparare! Una voglia di partecipare [...] L: persino di vivere, dà buon umore, autostima.

231 Già conosciamo stati [...] persone di tutti gli stati, il sistema diverso di una e di un'altra, in questo

incontro apprendiamo molte cose: tipo nella nostra regione qui è in un modo, in un'altra è in un altro modo. Allora ci riportiamo delle conoscenze di là così come noi trasmettiamo ad altre regioni anche il nostro sapere.

Le parole dei soggetti della ricerca mettono in luce che anche se la conquista di benefici previdenziali offre un incentivo importante per la lotta, essa non costituisce la motivazione principale della partecipazione politica. Questa risiede nel gusto stesso di

esserci, di agire in prima persona senza delegare o lasciarsi rappresentare, di imparare, di cercare e creare nuovi strumenti di supporto alla vita delle donne, di incontrarsi, conoscere altre persone e altri ambienti, pensare la propria felicità non egoisticamente ma come qualcosa di profondamente intrecciato ad altre e altri, ai contesti, alla natura, al cosmo. Il desiderio di politica non è determinato da condizioni oggettive, è un di più rispetto alla necessità, tante non lo hanno mai sperimentato oppure ne hanno sentito la spinta solo per brevi periodi (Zamboni, 2009). Eppure si fa spazio nella vita di coloro che lo avvertono e le coinvolge intimamente, tanto che quando, per un motivo o per un altro, le mie interlocutrici sono costrette a ridurre la partecipazione, ne soffrono:

O que eu aprendi no movimento, o conhecimento que eu adquiri, as culturas, os povos, não tem quem paga [...] Eu não recebo financeiramente, mas eu me sinto remunerada pelo conhecimento que eu adquiro [...] Você adquire coisas que você, se fosse por mim mesmo, pelo meu, nem que eu tivesse um salário eu não conseguiria fazer isso. Não é um trabalho gratuito, é um trabalho muito gratificante porque você não recebe em dinheiro, mas você recebe em conhecimento232

(intervento di Melania al focus group realizzato a São José do Cedro).

Mi sembra interessante a questo proposito mettere in risalto il punto di vista di Lucimar che, a differenza delle sue compagne che insistentemente descrivono il loro impegno nel movimento come un “lavoro volontario”, ne evidenzia la non gratuità:

O que eu aprendi no movimento, o conhecimento que eu adquiri, as culturas, os povos, não tem quem paga [...] Eu não recebo financiariamente, mas eu me sinto remunerada pelo conhecimento que eu adquiro [...] Você adquire coisas que você, se fosse por mim mesmo, pelo meu, nem que eu tivesse um salário e não conseguisse fazer isso. Não é um trabalho gratuito, é um trabalho muito gratificante porque

232 A partire dal momento che cominci a partecipare e sentire che è il lavoro che ti piace fare, io penso

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você não recebe em dinheiro, mas você recebe em conhecimento233

(dall'intervista di Lucimar).

La partecipazione nel movimento, quindi, offre dei guadagni considerevoli, ma questi guadagni non si possono misurare secondo i criteri della logica capitalista che governa il nostro tempo; per questo risultano più difficilmente comunicabili a coloro che non si sentono toccati dal pungolo del desiderio di politica (Zamboni, 2009). La

mancanza è un molla fondamentale per l'agire politico (Potente, 2011) ma con il tempo la partecipazione si afferma sempre di più come un valore in sé. Molte donne sottolineano che essa le ha aiutate a superare stati di depressione e a guardare la propria vita con uno sguardo rinnovato e trasfigurante. Certo non si tratta di una soddisfazione permanente, piuttosto di una dinamica discontinua in cui si alternano vuoti e pieni, urgenze, realizzazioni, sospiri, piaceri, assenze, inquietudini, conquiste, sogni (ibidem).