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IL MMC/SC NELLA STORIA DELLE LOTTE CONTADINE BRASILIANE

3.4 La ripresa delle lotte contadine negli anni della transizione democratica

3.4.2 La modernizzazione conservatrice della Rivoluzione Verde

All'origine della mobilitazione popolare degli anni '80 bisogna considerare anche le conseguenze negative del modello di agricoltura, voluto dalla dittatura e definito “modernizzazione conservatrice”. Con questo termine, mutuato dallo studio di Moore (1966), gli analisti brasiliani identificano un processo di modernizzazione che mira alla crescita della produzione agropecuaria attraverso l'innovazione tecnologica ma senza alternare la struttura agraria (Pires e Ramos, 2009). In Brasile questo modello, che si basa su un accordo tra la vecchia elite di latifondisti e la borghesia al potere, si traduce in un decisivo sostegno da parte del regime militare agli interessi che ruotano intorno al pacchetto tecnologico della Rivoluzione Verde (Martine e Garcia, apud Pires e Ramos, 2009).

A Santa Catarina le prime misure di preparazione alla modernizzazione agricola vengono introdotte a partire dagli anni '50-'60 del 1900 (Mussoi, 2003): vengono elaborate politiche pubbliche e istituiti specifici apparati statali, come la BDE (Banca dello Sviluppo dello Stato di Santa Catarina), la BRDE (Banca Regionale di Sviluppo dell'Estremo Sud), il FUNDESC (Fondo di Sviluppo dello Stato di Santa Catarina), la ACARESC (Associazione di Credito e Assistenza Rurale di Santa Catarina), il FEPRO (Fondo di Stimolo alla Produttività), la EMPASC (Impresa Catarinense de Ricerca Agropecuaria), l'EMBRAPA (Impresa Brasiliana di Ricerca Agropecuaria). L'ideologia dello sviluppo adottata a livello nazionale

pressupunha um câmbio radical, no sentido de substituir a estrutura produtiva «tradicional» por uma «moderna», dinâmica, perfeitamente integrada ao setor industrial, atendendo às suas exigências e com

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reflexos no desenvolvimento de um setor urbano como potencial consumidor e produtor de produtos manufaturados77 (ivi, p.216).

L'affermazione della Rivoluzione Verde si realizza compiutamente negli anni '70, attraverso la creazione di un sistema di sussidi per l'agricoltura; la diffusione di servizi governativi di formazione e consulenza per gli agricoltori; l'incentivo all'uso di macchine, varietà geneticamente migliorate ad alto rendimento, prodotti chimici e agrotossici, allo scopo di aumentare la produttività delle attività agricole (Altieri, 2009). Mussoi (2003) si sofferma sul carattere autoritario di questo modello, che marginalizza il sapere fatto di esperienza ed esclude gli agricoltori e le agricoltrici dai processi decisionali che riguardano la loro unità di produzione. I governi e i ministeri, infatti, definiscono centralmente programmi e politiche, che, trasformati in attività-meta da parte delle agenzie di sviluppo (le istituzioni di ricerca e di formazione), vengono monitorati a livello locale, da parte di organismi municipali e regionali.

La crescente perdita di autonomia da parte degli agricoltori è dovuta anche all'imposizione del sistema di “produzione integrata”, caratterizzato “pelo controle, por parte das empresas, do processo de produção e comercialização, via controle técnico, controle total da produção e fixação do preço da matéria-prima produzida78” (Silva 2003, p.99). Secondo Paulilo (1996) si tratta di una forma commerciale allo stesso tempo oligopolistica e oligopsonistica, in cui il produttore è obbligato a comprare i prodotti da un'unica impresa fornitrice, vendere ad essa l'intero prodotto e rispettare standard di produzione abbastanza alti (ibidem). Il sistema integrato ancora oggi è prevalente nell'Ovest di Santa Catarina e interessa soprattutto la produzione di carne (suini e polli) e di tabacco. Tra le alternative all'integrazione si registra la produzione di latte, che, tuttavia, è bersaglio di costanti pressioni alla specializzazione, concentrazione e aumento di scala.

Negli anni '80, il modello della Rivoluzione Verde rivela i suoi drammatici effetti in un radicale processo di concentrazione delle terre e di selezione della popolazione della campagna (Martine e Garcia, apud Pires e Ramos, 2009). Gli incentivi alla modernizzazione, la caduta dei prezzi dei prodotti, l'aumento dei costi di produzione rendono impraticabili le forme tradizionali di produzione. Di conseguenza, le famiglie

77 Supponeva un cambiamento radicale, orientato a sostituire la struttura produttiva «tradizionale» con

una «moderna», dinamica e perfettamente integrata al settore industriale, alle cui esigenze doveva rispondere in accordo con lo sviluppo di un settore urbano, potenziale consumatore e produttore di manufatti.

78 Dal dominio da parte delle imprese del processo di produzione e commercializzazione, attraverso il

controllo tecnico, il controllo totale sulla produzione e la definizione del prezzo della materia-prima prodotta.

che non riescono ad accompagnare il cambiamento si indebitano per pagare i loro prestiti e, in molti casi, sono costrette a vendere i loro beni e la stessa terra. Molte di loro, migrando verso le grandi città, contribuiscono a ingrossarne le periferie, senza peraltro riuscire a trovare delle alternative reali nel contesto urbano. Secondo i dati dell'IBGE79, dal 1970 al 1980, la popolazione di Santa Catarina soffre una trasformazione profonda: 1.088.091 persone lasciano la campagna. In termini proporzionali, la popolazione rurale passa dal 57% nel 1970 al 40,62% nel 1980 (Poli, 2008, p.37). Le prime ad andare via sono le giovani donne, provocando simultaneamente l'invecchiamento e la maschilizzazione della campagna (Renk, 1999).

Il modello di “modernità conservatrice” inizia ad essere messo in discussione. In particolare, viene criticata la sua esclusiva focalizzazione sulle dimensioni economiche, a danno della considerazione di altre questioni come l'occupazione, la preservazione ambientale, l'esodo rurale (De Mello e Schmidt, 2003). I benefici della Rivoluzione Verde, infatti

foram extremamente desiguais em termos de sua distribuição, com os maiores e mais ricos agricultores, que controlam o capital e as terras férteis, sendo privilegiados, em detrimento dos agricultores mais pobres e com menos recursos. A Revolução Verde também contribuiu para disseminar problemas ambientais, como erosão do solo, desertificação, poluição por agrotóxicos e perda de biodiversidade80 (Redclift,

Goodman, apud in Altieri, 2009, p.19).

Contemporaneamente all'attività di denuncia, si diffondono esperienze alternative, che si basano sull'azione congiunta di lavoratori e lavoratrici rurali, esperti in scienze agrarie e in altre aree della conoscenza e alcune autorità politiche (De Mello e Schmidt, 2003). Queste iniziative, seppure con etichette e definizioni diverse, si inseriscono nel vivace dibattito sullo sviluppo sostenibile, in cui l'agroecologia assume una posizione peculiare (Almeida, 2009).