• Non ci sono risultati.

IL MMC/SC NELLA STORIA DELLE LOTTE CONTADINE BRASILIANE

3.3 L'irruzione del ceto contadino nella scena politica brasiliana

Negli anni '40, durante il periodo di ridemocratizzazione successiva al regime dittatoriale dello Stato Nuovo, le campagne brasiliane sono attraversate da importanti fermenti di novità: sorgono diversi movimenti, si organizzano incontri statali e nazionali di lavoratori rurali e si costituiscono entità di coordinamento a ciascuno di questi livelli (Poli, 2008). Per la prima volta nella storia del paese, cominciano ad unificarsi conflitti che, seppure importanti, fino a quel momento avevano avuto un carattere soprattutto locale (Fernandes, de Medeiros, Paulilo, 2009). Inoltre si registra uno sforzo significativo di articolazione delle lotte della campagna con altre forze politiche nazionali (ibidem). In questo periodo si muovono i primi passi verso l'affermazione del ceto contadino come soggetto politico fondamentale. Anche sul piano del linguaggio, il termine “ceto contadino” comincia ad integrare le espressioni regionali più comunemente utilizzate per identificare i lavoratori e le lavoratrici rurali: lavradores,

posseiros, colonos, meeiros etc. La costruzione di un'identità politica si rende possibile soprattutto grazie all'adozione della riforma agraria come lotta nazionale (ibidem), nonostante i diversi modi di intenderla e portarla avanti che caratterizzano i soggetti coinvolti e nonostante le svariate visioni di sviluppo dell'agricoltura che intanto iniziano a diffondersi. Per alcuni, infatti, la riforma agraria rappresenta la prima tappa della rivoluzione socialista; per altri, è una condizione per l'espansione del capitalismo nella campagna, attraverso l'estinzione dei latifondi e la creazione di unità di produzione, capaci di dinamizzare il mercato interno per le industrie nascenti (ibidem).

Il Partito Comunista Brasiliano (PCB) e la Chiesa cattolica svolgono un ruolo rilevante nella mobilitazione delle campagne. Il PCB, infatti, si fa presente nelle regioni del conflitto, offre sostegno giuridico ai lavoratori, promuove incontri e congressi e pubblica un giornale che ha l'obiettivo di socializzare le notizie delle lotte. D'altra parte, la Chiesa incentiva i contadini e le contadine ad organizzarsi per rivendicare i propri diritti, pur cercando di sottrarli dal “pericolo comunista” (ibidem).

In relazione al periodo che va dal 1945 al 1964, mi sembra importante evidenziare soprattutto il ruolo delle Leghe Contadine e del MASTER. Questi movimenti, pur non avendo interessato direttamente il territorio di Santa Catarina, costituiscono – soprattutto le prime – un riferimento fondamentale nella storia delle lotte contadine brasiliane. Essi, infatti, hanno il merito di elaborare strumenti, strategie e obiettivi politici, che avranno una grande influenza sulle organizzazioni nate successivamente (Stedile, Fernandes, 2012).

Le Leghe Contadine interessano essenzialmente gli stati del Nordest, in un contesto storico in cui la valorizzazione dello zucchero, la modernizzazione dell'agricoltura e la perdita di potere da parte dei colonnelli provoca l'espulsione di molte famiglie di piccoli produttori da parte dei grandi proprietari terrieri (Poli, 2008). Nonostante le leghe non siano una forma organizzativa nuova (nel decennio precedente il PCB ne aveva promosso la costituzione in tutto il paese, intorno alla rivendicazione del salario rurale), la Lega Contadina che dà nome e origine al movimento sorge nel 1954, nel municipio di Vitória de Santo Antão (Pernambuco). In quel luogo, alcuni lavoratori della fabbrica di zucchero di Galiléia fondano una società di carattere benefico – Società Agricola di Piantatori e Allevatori del Pernambuco (SAPPP) – allo scopo di migliorare le loro condizioni di vita. Hanno subito, infatti, un ulteriore aumento dell'affitto che pagano al fazendeiro per vivere nella sua proprietà (Motta, Esteves, 2008). Dal Pernambuco e, grazie all'articolazione politica di alcuni importanti leader (tra cui Francisco Julião, Clodomir de Moraes, João Pedro Teixeira, Elisabeth Teixeira) le Leghe si moltiplicano in tutto il Nordest, riportando alcune entusiasmanti vittorie: in

primis l'espropriazione della fabbrica di Galiléia nel 1959 (ibidem).

Il principale merito delle Leghe è quello di scatenare in tutto il paese il dibattito sulla riforma agraria e, di conseguenza, di affermare il “ceto contadino” come la forza principale della “rivoluzione brasiliana” (de Medeiros, 1989). All'interno del movimento contadino, tuttavia, si contrappongono due concezioni della riforma agraria profondamente diverse: i militanti più vicini al PCB vedono nella riforma agraria un passo importante di una rivoluzione di carattere democratico-borghese e sono favorevoli ad una trasformazione delle Leghe in sindacati (ibidem); al contrario, i sostenitori della linea julianista (da Francisco Julião, uno dei più espressivi leader delle Leghe) sostengono la necessità di una “riforma agraria radicale”. Le loro posizioni non sono contrapposte con la stessa intensità in tutti gli stati, tuttavia, un momento di radicalizzazione del confronto si verifica nel 1961, in occasione del I Congresso Nazionale dei Lavoratori Agricoli del Brasile (I Congresso Nacional de Lavradores e Trabalhadores Agrícolas do Brasil). In questa occasione, la posizione julianista prevale su quella di chi vedeva nella riforma agraria un obiettivo da raggiungersi attraverso un processo graduale di conquiste parziali e coerenti con le immediate necessità dei lavoratori rurali. Nella prospettiva julianista, la riforma agraria radicale si sarebbe realizzata attraverso l'estinzione di ogni forma di contratto di affitto e la conseguente redistribuzione delle terre ai fittavoli.

108

movimento organizza fittavoli permanenti o temporari, posseiros, piccoli proprietari e figli di piccoli proprietari che, a causa della concentrazione della terra e della chiusura della frontiera agricola, non riescono ad avere accesso alla terra a costi contenuti e secondo dimensioni sufficienti alle loro necessità (Eckert, 2008). Il MASTER adotta l'occupazione e la creazione di accampamenti come strategia principale di lotta, aprendo una strada che sarà stata seguita anche da movimenti successivi, in particolare dal MST (Fernandes, de Medeiros, Paulilo, 2009). Il movimento, infatti, occupa vaste aree di terra, chiedendone l'espropriazione e successiva redistribuzione, sulla base dell'articolo 173 della Costituzione, nel quale si dichiara l'impegno dello Stato nel contrasto alla proprietà improduttiva (Eckert, 2008). Tra il 1962 e il 1963 il MASTER organizza trentotto accampamenti di senza terra. Alcuni autori considerano il MASTER un movimento istituzionalizzato, a causa del ruolo di appoggio diretto e di organizzazione vera e propria svolto dal governatore Brizola durante il suo mandato (Eckert, 2008). Gli accampamenti e la lotta, tuttavia, continuano anche durante il governo repressivo di Meneghetti. Secondo Poli (2008), il principale limite del MASTER risiede nella sua direzione da parte di leader urbani, legati soprattutto al PTB (Partito Lavoratore del Brasile). Questo aspetto, se da un lato è prova dello sforzo di far dialogare lotte urbane e contadine, dall'altro, riconferma uno storico pregiudizio, secondo il quale i contadini sarebbero incapaci di autonomia e avrebbero bisogno di essere rappresentati nella scena pubblica.

Le aspirazioni di trasformazione sociale e le prospettive di realizzazione della riforma agraria, che pure erano state rafforzate dall'elezione del presidente João Goulard, vengono bruscamente interrotte dal golpe 1964. Il MASTER, le Leghe e i loro leader vengono duramente perseguitati. Ma il golpe non sconfigge definitivamente i processi partecipativi che si sono moltiplicati in maniera imprevista anche al di là del contesto rurale. I germi di cambiamento sarebbero stati custoditi negli anni della resistenza e avrebbero ispirato l'esperienza dei movimenti sociali sorti negli anni '80.