di Diana Thermes
6 luglio 1835: Gustave de Beaumont sbarca a Dublino con Alexis de Toc- queville. Viene da Liverpool, uno dei tre poli del triangolo della rivoluzione industriale assieme a Birmingham e a Manchester, dove ha avuto un primo saggio della miseria irlandese in occasione della visita del quartiere della “Piccola Irlanda”, un conglomerato di 60.000 proletari poverissimi e abbrutiti sfuggiti alla fame della madrepatria in cerca di sopravvivenza1. Dopo una visi-
ta dell’isola, più improvvisata che programmata, ne ripartirà il 13 agosto alla volta della Scozia, separandosi dal suo compagno di viaggio che di lì a tre giorni s’imbarcherà per la Francia.
Tornerà in Irlanda nuovamente nel 1837, tra fine giugno e metà agosto, questa volta in compagnia della moglie2 e con un preciso itinerario di viaggio,
di studi e di incontri, al fine di procurarsi il materiale necessario a completare la poderosa ricerca sullo stato politico-istituzionale ed economico-sociale
1 Per la descrizione di Manchester, «égout immonde, [d’où] l’or pur s’écoule», e dei suoi
operai, «des hommes qui arrivent d’un pays [l’Irlande] où les besoins de l’homme se réduisent presque à ceux du sauvage, et qui peuvent travailler à très bas prix», v. A. de Tocqueville,
Voyage en Angleterre et en Irlande de 1835, textes établis, présentés et annotés par L. Queffé-
lec, in Id., Œuvres, éd. sous la direction d’A. Jardin et la collaboration de F. Mélonio et L. Queffélec (seulement pour le vol. I), Gallimard, “Bibliothèque de La Pléiade”, Paris, 3 voll., 1991-2004, t. I (1991), pp. 500 e 504 (OPnelle citazioni successive).
2 Clémentine de La Fayette, nipote dell’“eroe dei due mondi”, sposata agli inizi del luglio
del 1836. Il matrimonio di Beaumont era seguito a quello di Tocqueville con Mary Mottley, celebrato circa otto mesi prima a Parigi, il 26 ottobre 1835, con Beaumont e Kergolay testimo- ni. Motivo aggiunto al viaggio in Inghilterra dei due amici era stato quello di dare l’addio al celibato in una “capitale del piacere” come Londra (v. A. Jardin, Alexis de Tocqueville, 1805-
1859, 1984, trad. it. Jaca Book, Milano, 1994, pp. 226-227). Così come motivo aggiunto al primo viaggio di Tocqueville in Inghilterra era stato quello di conoscere la famiglia della futura moglie (v. J.T. Schleifer, The Making of Tocqueville’s Democracy in America, The University of North Carolina Press, Chapel Hill, 1980, p. 20).
dell’Irlanda avviata già due anni prima nella prospettiva di una pubblicazione. La decisione di riservare a sé l’Irlanda e l’Inghilterra e a Tocqueville l’America era stata concordata nel corso del viaggio del 1835 con la stessa na- turalezza con cui in America era stata condivisa la scelta per sé del sociale e del politico per Tocqueville, in base ai rispettivi maggior interessi, ossia la di- suguaglianza delle razze e il funzionamento della società politica3. Infatti
nell’agosto del 1835 Tocqueville aveva scritto al padre: «Credo […] di avervi comunicato l’accordo che ho fatto con Beaumont, accordo vantaggioso per entrambi, che lascia padrone di scrivere lui sull’Inghilterra, se lo desidera, e me sull’America, se ne ho voglia»4.
Solo nel 1839 vedrà la luce il frutto di tante testimonianze, di tante espe- rienze e di tante letture, l’opera che più di ogni altra sarà costata all’autore in termini di lavoro e sul cui merito perdureranno i maggiori dubbi5: L’Irlande
3 È quanto si evince da una testimonianza di Beaumont: «Tandis qu’Alexis de Tocqueville
se livrait à une profonde étude des institutions américaines, son compagnon de voyage [moi- même] s’appliquait à recueillir quelques peintures de moeurs que plus tard il encadra, tant bien que mal, dans un roman intitulé Marie!» (Notice sur Alexis de Tocqueville, in A. de Tocque- ville, Œuvres Complètes, publiées par Mme de Tocqueville [et G. de Beaumont], Michel Lévy frères, Paris, 1866, t. V, p. 28; OCB nelle citazioni successive); da una lettera alla cognata Féli- cie del 26 ottobre 1831: «Ses lettres [de Jules] mes restent comme documents dont je me servi- rai plus tard, quand je publierai mon ouvrage» (ivi, p. 167); e da una lettera al fratello Achille dell’8 novembre 1831: «Il y avait notamment [à Baltimore] une chose très intéressante à exa- miner, savoir l’esclavage, qui y existe encore légalement. J’ai fait sur ce point bien des obser- vations qui, dans mon esprit, ne sont pas très favorables au peuple auquel elles s’appliquent. Mais tout cela sera probablement publié dans le grand ouvrage qui doit m’immortaliser» (Let-
tres d’Amérique, 1831-1832, texte établi et annoté par A. Jardin et G.W. Pierson, PUF, Paris,
1973, pp. 175-176). Ed è quanto si coglie anche da una annotazione di Tocqueville alla prima
Démocratie (1835): «In un libro, di cui ho già parlato all’inizio di quest’opera, e che sta per
essere pubblicato, Gustave de Beaumont, mio compagno di viaggio, ha avuto per scopo principale quello di far conoscere in Francia qual è la posizione dei negri in mezzo alla popolazione bianca degli Stati Uniti» (l. I, p.te II, cap. X, nota a, trad. it. a cura di N. Matteucci, UTET, Torino, 1981, p. 400). Ma in realtà l’idea iniziale era quella di scrivere un libro sull’America a due mani, come Beaumont aveva scritto al padre il 16 maggio: «Si un jour nous publions un livre, il faudra que nous écrivions de manière à être compris» (p. 45); al fratello Jules il 26 maggio: «Nous jetons sur le papier nos idées sur ce que nous avons vu, nous nous posons des questions à résoudre et nous jetons les bases d’un grand ouvrage qui doit faire un jour notre réputation» (p. 48); al fratello Achille il 18 giugno: «Nous continuons à recueillir des matériaux pour notre grand ouvrage» (p. 66); e ancora alla sorella Eugénie il 14 luglio: «Je fais sur ce point [les institutions politiques] beaucoup d’observations que tu liras un jour dans notre grand ouvrage» (p. 92).
4 A. de Tocqueville, Lettre à M. le comte de Tocqueville, 5 mai 1835 (Archives Tocque-
ville), inedita, citata in A. Jardin, Alexis de Tocqueville, cit., pp. 232-233.
5 V. G. de Beaumont, Lettre à A. de Tocqueville, 28 janvier 1838, in Correspondance
d’Alexis de Tocqueville et de Gustave de Beaumont, texte établi, annoté et préfacé par A. Jar-
din, in A. de Tocqueville, Œuvres Complètes, éd. sous la direction de J.-P. Mayer, Gallimard, Paris, 1967, t. VIII/1, p. 281 (OCG nelle citazioni successive).
sociale, politique et religieuse, in due volumi, per i tipi di Charles Gosselin, lo
stesso editore di Marie e della Démocratie en Amérique. Ma dell’opera, pur insignita del prestigioso Premio Montyon (il secondo, dopo quello attribuito al
Système pénitentiaire6), Beaumont non resterà convinto, come confesserà a
Tocqueville: «Les anxiétés attachées à la [parution] de mon livre sont loin d’être finies. [...] Il s’en faut beaucoup que je sache bien à quoi m’en tenir sur la valeur réelle de cette œuvre. […] Je me rappelle avoir dans l’origine fait des livres que j’étais tenté de croire assez bons, quoiqu’on ne les lût pas; et aujourd’hui il me semble que mon dernier livre, qu’on lit, ne vaut rien»7. E
nonostante la buona accoglienza del pubblico, l’apprezzamento di intellettuali e scienziati dello stampo di George Grote, John Stuart Mill e Jean-Baptiste Biot, e il giudizio positivo della critica, fino all’equiparazione dell’Irlande alla
Démocratie da parte di Silvestre de Sacy, conserverà la stessa insoddisfazione
di fondo:
Quant à l’assimilation que le critique [de Sacy] fait de mon livre au vôtre – scriverà a Tocqueville – je ne sais si quelques gens le croiront sur parole; ce que je sais bien moi, c’est que mes illusions et mes passions d’auteur ne sont pas telles que je puisse adopter son opinion. Je sais parfaitement que mon livre ne vaut pas le vôtre; et j’aimerais mieux avoir fait la moitié de votre Démocratie que mes deux volumes sur l’Irlande8.
Di fatto, dopo altre due edizioni e una traduzione in inglese nello stesso 1839, l’opera vedrà una settima edizione nel 1863, corredata di una Prefazio- ne dedicata alle conseguenze della Great Famine9, a testimonianza del perdu-
6 Du système pénitentiaire aux États-Unis et de son application en France, suivi d’un ap-
pendice sur les colonies pénales et de notes statistiques, par M.M. Gustave de Beaumont et Alexis de Tocqueville, H. Fournier, Paris, 1833. La relazione sul sistema carcerario statunitense,
il cui studio era stato il motivo ufficiale del viaggio in America dei due amici, apparve a doppio nome ma in realtà fu scritta interamente da Beaumont, salvo l’appendice e le note che furono opera di Tocqueville, il quale si fece anche carico di osservazioni e correzioni. V. in merito A. de Tocqueville, Lettre à Mignet, 26 juin 1841: «Il primo lavoro che abbiamo pubblicato in co- mune, Beaumont e io, sulle prigioni d’America, ha avuto come redattore unico Gustave de Be- aumont. Io ho fornito soltanto le mie osservazioni e qualche nota. Non ho mai nascosto agli amici che, nonostante entrambi i nostri nomi comparissero sul libro, […] Gustave de Beaumont ne è stato per così dire l’autore unico» (Lettera inedita, Beinecke Library, Yale, citata in A. Jar- din, Alexis de Tocqueville, cit., p. 180); e relativamente alle Notes, v. G. de Beaumont, Notice, cit., in OCB, t. V, p. 21.
7 G. de Beaumont, Lettre à A. de Tocqueville, 16 août 1839, in OCG, t. VIII/1, p. 375. 8 G. de Beaumont, Lettre à A. de Tocqueville, 26 octobre 1839, ivi, p. 391.
9 La Great Famine scoppiò nel 1845 e si protrasse fino al 1849. Causata da una malattia
della patata, che costituiva buona base dell’economia del paese e la principale fonte dell’alimentazione per la popolazione più povera, provocò 1.000.000-1.500.000 di morti e av-
rante interesse di Beaumont per la questione irlandese: la Notice sur l’état
présent de l’Irlande (1862-63), che sarà di base al più ampio discorso pronun-
ciato nel 1863 alla Académie des Sciences Morales et Politiques10. Dopo una
nuova edizione nel 1881, riapparirà infine nel 1990 in un fac-simile della pri- ma, poi nel 2002, 2006 e 2007 in una riproduzione della traduzione in ingle- se11, senza mai essere stata oggetto né di una edizione critica né di tutta
l’attenzione che avrebbe meritato, nonostante il richiamo di uno studioso qua- le André Jardin. «Opera notevole per contenuto e forma», dice Jardin fin dal 1957, ma «opera dimenticata, un po’ ingiustamente», dalle «pagine brillanti e lucide, che ancor oggi meriterebbero di uscire dall’eccessivo oblio in cui sono cadute»12.
Ma nonostante il rinnovato interesse testimoniato dalla riedizione della traduzione inglese, l’opera resta «an almost forgotten classic in the wider aca- demic world, deserving rediscovery and appreciation»13, probabilmente pri-
viò un processo emigratorio (verso la Gran Bretagna e il Canada, poi verso gli Stati Uniti) e- norme per dimensioni e durata. Il censimento del 1841 registrava 8.175.124 residenti, esclusi i senzatetto e gli abitanti degli scalps per un totale stimato intorno a 1.000.000. Quello del 1861, alla vigilia della Notice, 6.555.385 residenti. Nel 1871 il numero dei residenti sarebbe sceso a 5.412.377 e quello degli emigrati sarebbe salito a 3.000.000. Infine nel 1881sarebbe diminuito ancora fino a 5.174.8365. Sulla Great Famine, detta anche la Great Hunger, si rinvia al più re- cente studio di C. O’Gráda, The Black ’47 and Beyond: the Great Irish Famine in History. E-
conomy and Memory, Princeton U.P., Princeton, N.J.,1998.
10 Beaumont vi era stato eletto membro nel 1841, nella Section Morale, grazie anche al cal-
deggiamento di Tocqueville presso Mignet, il segretario dell’Académie (v. A. de Tocqueville, Lettre à Mignet, 26 juin 1841, cit.). Tocqueville vi era stato eletto già nel 1838, grazie al suc- cesso della prima Démocratie.
11 Edizioni de L’Irlande sociale, politique et religieuse: Ch. Gosselin, Paris, 1839, 2 voll.;
Ch. Gosselin, Paris, 1939, 2 voll., 2ème éd.; Hauman et Cie, Bruxelles, 1839, 2 voll., avec une
Préface anonyme; Ch. Gosselin, Paris, 1840, 2 voll.; Ch. Gosselin, Paris 1842, 2 voll.; Wouters, Raspoet et Cie, Bruxelles, 1843, 2 voll.; Michel Lévy frères, Paris, 1863, 2 voll., avec une nou- velle Préface de l’Auteur, pp. I-LXXXIV; Calmann-Lévy, Paris, 1881, 2 voll., éd. revue; CE- RIUL, Université Ch. De Gaulle – Lille III, Lille, 1990, 2 voll., fac-simile éd. 1839, avec une Introduction de G. Carpentier. Traduzioni in inglese: Ireland: Social, Political, and Religious, edited and translated by W.C. Taylor, Richard Bentley, London, 1839, 2 voll.; Thoemmes: Bristol, 2002, 2 voll., reprint 1839 ed.; The Belknap Press of Harvard U.P., Cambridge (Mass.)- London, 2006, one vol., reprint 1839 ed., with an Introduction by T. Garvin and A. Hess; The Belknap Press of Harvard U.P., Cambridge (Mass.)-London, 2007, one vol., new ed.; Ireland V
1-2 Social, Political, and Religious (1839), Kessinger Publishing, Whitefish (Montana), 2009,
one vol.; Kessinger Publishing, Whitefish (Montana), 2010, one vol., reprint 2009 ed. Tradu- zioni in italiano: L’Irlanda sociale, politica e religiosa, a cura di C. Bianchi, Società Editrice Fiorentina, Firenze, 1842, 2 voll.
12 Nell’ordine: A. Jardin, Introduction à Correspondance, cit., in OCG, t. VIII/1, p. 14
(trad. mia); Introduction à OP, t. I, p. XXIV (trad. mia); Alexis de Tocqueville, cit., p. 235.
gioniera del giudizio di scarsa originalità espresso di riflesso al giudizio di se- condarietà nei confronti di Tocqueville che grava su Beaumont. Se Ugo Col- dagelli definisce L’Irlande «ponderosa opera, che del resto rispecchia ampia- mente le riflessioni e i giudizi di Tocqueville»14, Lise Queffélec, dal canto su-
o, commentando il viaggio in Irlanda di Tocqueville conclude che «ses anal- yses et ses conclusions seront encore celles de Beaumont lorsqu’il fit paraître
l’Irlande sociale, politique et religieuse en 1839, après un second voyage
d’information en 1837, qui ressemble beaucoup au voyage anglais de Toc- queville en 1835»15. In questo ripetendo il medesimo giudizio di fondo su Be-
aumont di Songy, il quale si era impegnato a dimostrare l’influenza di Toc- queville su Marie16.
Quanto al peso reciproco di Beaumont e Tocqueville, pur essendo simili e diversi, complementari come «l’olio e l’aceto», l’uno maggior politico e l’altro maggior scrittore, l’uno brillante oratore e l’altro stentato parlatore, l’uno estroverso e l’altro taciturno, parimenti premiati ma di impari successo, Beaumont resta «l’ombra» di Tocqueville, «usually sidelined as the shadowy travel companion of modern democracy’s intellectual seer»17, deprivato a
tutt’oggi di una biografia intellettuale18, nonostante i più recenti studi abbiano 14 U. Coldagelli, Nota introduttiva a A. de Tocqueville, Viaggio in Inghilterra e in Irlanda,
in Id., Viaggi, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p. 517.
15 L. Gueffélec, Notice, in A. de Tocqueville, Voyage en Angleterre et en Irlande de 1833,
cit.,in OP, t. I, p. 1405.
16 Vedi B.G. Songy, O.S.B., Alexis de Tocqueville and Slavery: Judgements and Predic-
tions, microfilm of Saint-Louis University, Ann Arbor, 1969.
17 T. Garvin and A. Hess, Introduction, cit., p. V.
18 Sole fonti biografiche dirette di Beaumont sono le citate Lettres d’Amériques, scritte du-
rante il viaggio in America, e la citata Correspondance tocquevilliana (5 ottobre 1828 – 13 a- prile 1859), un epistolario di 638 lettere che abbraccia l’intero arco della loro amicizia, dall’incontro a Versailles nel 1827 fino alla morte di Alexis il 16 aprile 1859. Tanto stretta era la loro amicizia e tanto forte la stima reciproca, al punto di discutere insieme ogni questione, di consigliarsi reciprocamente sui propri scritti e correggerli prima della loro pubblicazione, che una fonte indiretta può considerarsi proprio Tocqueville, tanto più che i due, di comune estra- zione aristocratica, provinciale, legittimista e cattolica, avevano compiuto gli stessi studi e con- diviso le stesse letture con un simile orientamento politico e una singolare affinità culturale. Come Tocqueville scrive a Beaumont: «Conservons avant tout cette habitude de nous tout dire, de nous consulter dans tous les embarras qu’on rencontre sans cesse sur sa route dans notre mé- tier» (25 octobre 1829, in OCG, t. VIII/1, p. 94); e: «Les mêmes études, les mêmes projets, les mêmes lieux nous rassemblent et peuvent nous rassembler pendant tout le cours de notre exis- tence. […] Chacun de nous trouve en l'autre l'homme le plus à même de lui donner des conseils et le plus décidé à ne pas les lui épargner. […] nous ne pouvons que compter entendre le lan- gage de la vérité qu’entre nous» (8 mai 1830, ivi, p. 98-99). E come Beaumont scrive di Toc- queville al padre: «Tocqueville est un homme vraiment distingué; il a une grande élévation dans les idées et une grande noblesse d’âme. Plus je le connais et plus je l’aime. Voilà nos exis- tences accolées l’une à l’autre; il est évident que nos destinées sont et seront toujours commu-
testimoniato l’importanza delle sue osservazioni sulla Démocratie en Améri-
que19.
Perché un viaggio in Inghilterra? Perché un viaggio in Irlanda? L’idea di verificare nell’aristocratica Inghilterra lo stato del processo egualitario in atto nell’Occidente cristiano sulla base del riscontro americano risaliva al viaggio di ritorno dagli Stati Uniti, ma la sua realizzazione era stata impedita dall’epidemia di colera che aveva già duramente colpito Parigi e si stava diri- gendo verso Londra20.
Insomma, la curiosità era quella di vedere in quale stato si trovasse «John Bull, père de Jonathan»21.
nes. […] Nous méditons de grands projets» (25 avril 1831, in Lettres d’Amérique, cit., pp. 27- 28). Pertanto fonti indirette sono i cahiers e le notes di Tocqueville scritti nei viaggi in comune (Nordamerica, Inghilterra, Irlanda, Algeria), la corrispondenza e le biografie tocquevilliane, tra cui il citato lavoro di André Jardin. Scarsa anche la bibliografia critica, sia diretta che indiretta, nell’ambito della quale si ricordano: i classici G.W. Pierson, Tocqueville and Beaumont in A-
merica, Oxford U.P., New York, 1938; S. Drescher, Tocqueville and England, Harvard U.P.:
Cambridge/Mass., 1964 (con materiale su Beaumont); S. Drescher, Tocqueville and Beaumont
on Social Reform, Harper & Row: New York, 1968; e i più recenti E. Larkin, Alexis de Tocque- ville’s Journey to Ireland, Wolfhound Press, Dublin, 1990; A. Noto, Alexis de Tocqueville, Pa- squale Stanislao Mancini e la riflessione politica sulla questione penitenziaria, “Trimestre”,
XL, 2007, 1-4, pp. 233-254; e A. Hess, Gustave de Beaumont: Tocqueville’s Darker Shadow?, “Journal of Classical Sociology”, IX, 2009, 1, pp. 67-78. Rari pure gli studi su L’Irlande, dei quali si ricordano: M. Drolet, Failed States and Modern Empires: Gustave de Beaumont’s Ire- land and French Algeria, “History of European Ideas”, XXX, 2007, 4, pp. 504-525; e D. Roan- tree, Ireland: Social, Political and Religious by Gustave de Beaumont, “Studies-Dublin”, XCVI, 2007, pp. 98-100. Complementari infine alcune Introduzioni a opere di Beaumont, tra cui: A. Jardin, Introduction à Correspondance d’Alexis de Tocqueville et de Gustave de Beau-
mont, cit., pp. 9-42; A.L. Tinnin, Introduction to Marie, or Slavery in United States: A Novel of Jacksonian America, Stanford U.P., Stanford, 1958; T. Sellin, Introduction to On the Peniten- tiary System in the United States and its Application in France, Southern Illinois U.P., Carbon-
dale/Ill.,1964, pp. I-XL; A. Jardin, Introduction à Lettres d’Amérique, cit., pp. 11-19; G.W. Pierson, Avant-propos à Lettres d’Amérique, cit., pp. 5-10; G. Fergerson, Introduction to Ma-
rie, or the Slavery, The John Hopkins U.P., Baltimore, 1999, pp. I-XXXV; T. Garvin and A.
Hess, Introduction (Tiranny in Ireland?) to Ireland, cit. pp.V-XV; e M.-C. Shapira, Présenta-
tion de Marie, ou l’esclavage aux États-Unis, l’Harmattan, Paris, 2009.
19 È a James Schleifer che si deve la rivalutazione dell’incidenza intellettuale di Beaumont
su Tocqueville, grazie all’analisi documentaria dell’iter compositivo della Démocratie e delle sue fonti, tra cui «les observations critiques de mon père, mes frères et Beaumont sur mon ou- vrage» di Tocqueville (v. The Making of Tocqueville’s Democracy in America, cit.).
20 Vedi G. de Beaumont, Lettre à son père, 17 novembre 1831, in Lettres d’Amérique, cit.,
p. 181, e poi Lettre à sa mère, 20 janvier 1832, ivi, p. 208.
21 Rispettivamente i soprannomi dell’Inghilterra e dell’America, usati da Beaumont nel rac-
comandare a Tocqueville, appena partito per Londra, di profittare al meglio del suo soggiorno «pour faire fonctionner sans relâche la machine à vapeur de son intelligence» (Lettre à A. de Tocqueville, 7 août 1833, in OCG, t. VIII/1, p. 119).
Poi nel 1833 Tocqueville aveva tradito il progetto comune, recandosi da solo in Inghilterra sull’onda emozionale della minaccia di un’imminente rivo- luzione ispirata alle Trois Glorieuses e promossa dai radicals, non pienamente soddisfatti del Reform Bill del 1832 perché non sufficientemente democratico, nonostante l’allargamento del suffragio e il proporzionamento della rappre- sentatività susseguente all’abolizione dei rotten boroughs avessero indebolito il potere dell’aristocrazia di contea. «On prétend que [les Anglais] vont déci- dément entrer en révolution et qu’il faut se dépêcher de les voir tels qu’ils sont! […] Je me hâte donc d’aller en Angleterre, comme à la dernière repré- sentation d’une belle pièce»22, aveva scritto un mese prima d’imbarcarsi.
La visita, limitata all’Inghilterra più ricca e aristocratica (la Londra dei pa- lazzi fastosi, la Camera dei Lords, i colleges di Oxford, le residenze patrizie di campagna, il castello di Warwick e le rovine di Kenilworth, gli ambienti nobi- liari liberali sia whig che radicali), si era conclusa con la convinzione che, no- nostante la criticità della situazione, difficilmente una rivoluzione sarebbe scoppiata nel Paese della tradizione riformista, e del “pied” e del pregiudizio aristocratico. «L’Angleterre me paraît dans une situation critique […]. Mais, si les choses suivent leurs cours naturel, je ne crois pas que cette révolution [violente] arrive et je vois beaucoup de chances pour que les Anglais parvien-