COSTITUZIONALE IN IRLANDA (1800-2000)
3. Lo sviluppo politico irlandese dopo la “Grande Carestia”
Passato il “Quarantasette nero” (The Black Forty Seven) andò rapidamente emergendo un’Irlanda “moderna”, che parlava inglese, caratterizzata da una crescente alfabetizzazione, dall’apparizione dei giornali popolari e dall’au- mento dei tassi di mobilitazione politica. Tutti questi indicatori furono assai visibili nelle decadi tra il 1847 e il 1880. I partiti politici, modellati sul proto- tipo inventato da O’Connell, comparvero sulla scena guidati da una lower
middle class cattolica in ascesa e, nelle aree più remote, dai preti. Anche la
Chiesa cattolica irlandese fu sottoposta a una modernizzazione diretta dall’al- to, divenendo un enorme e disciplinato “stato nello stato”: attraverso la diretta gestione di scuole, orfanotrofi, giornali, riviste e grazie alla capacità di offrire lavoro a migliaia di uomini e donne, per lo più non sposati. Attorno agli inizi del ‘900 la percentuale di religiosi per migliaia di abitanti era forse la più ele- vata del mondo e gli ecclesiastici divennero in modo naturale i leader del po- polo nella vita politica.
Beaumont visse abbastanza a lungo per essere consapevole di questa tra- sformazione corrispondente alla sua previsione che una democrazia costitu- zionale sarebbe andata emergendo in Irlanda. Egli tuttavia non presagì l’indipendenza irlandese: essa gli pareva anzi qualche cosa di assurdo, in una realtà di potenze mondiali europee in competizione tra loro.
Il vero erede di O’Connell sarebbe stato un proprietario terriero protestante della contea di Wicklow, nell’Irlanda orientale: Charles Stewart Parnell. Si può confrontare la fisionomia irlandese di Parnell con quella di O’Connell. Parnell era un aristocratico, dai modi distaccati, di bell’aspetto e con tutta la sicurezza di sé propria del suo ceto sociale. Aveva una madre americana, che odiava gli inglesi perché avevano per ragioni opportunistiche favorito la Con- federazione nel corso della guerra civile americana. Parnell e il suo nascente partito politico erano in parte il prodotto del Secret Ballot Act del 1872 (legge
sul voto segreto) il cui effetto era stato quello di sottrarre gli elettori a due pa- rallele minacce, dei proprietari terrieri e dei preti, consentendo loro una libera espressione del voto.
Il risultato fu l’affermazione di quella che sarebbe divenuta la Land Lea-
gue. I contadini irlandesi erano affittuari che pagavano rendite ai grandi pro-
prietari per l’usufrutto della terra. Nel 1877, l’importazione di grano america- no a basso prezzo causò un crollo nel mercato alimentare europeo, con gravi conseguenze per i contadini irlandesi: la cui reazione fu quella di salvaguarda- re i livelli di vita esistenti sbarazzandosi al tempo stesso di proprietari e di rendite. Una naturale unione fu celebrata, sotto l’egida di Parnell, tra il mondo agrario irlandese, quello americano di origine irlandese (Irish-American) che avrebbe dato vita all’Irish Republican Brotherhood (IRB o movimento fenia- no), il separatismo anglofobo, la Chiesa cattolica e infine il comunismo agra- rio di Michael Davitt. La Land League era nata e il sanguinario movimento dei Whiteboys divenne nazionale. Chiunque avesse tentato di sfrattare gli af- fittuari venne praticamente messo al bando del consorzio civile. Nessuno a- vrebbe più rivolto loro la parola, venduto merci o intrattenuto rapporti in qual- siasi maniera; nessuno li avrebbe più aiutati in seminagioni e raccolti, nell’educare i bambini e nel seppellire i morti. Un precoce esempio di tale campagna fu subìto da un certo capitano Boycott, amministratore di terre nella contea di Mayo nell’Irlanda occidentale ove i contadini aderenti alla Lega si erano rifiutati di procedere al raccolto: episodio che avrebbe dato alla lingua inglese una nuova parola. Dopo due anni di stasi, i liberali britannici aprirono le trattative con Parnell e nel corso dei successivi vent’anni la terra irlandese fu assegnata ai contadini, trasformando l’Irlanda dei Landlords, con le sue tremila immense tenute, nell’Irlanda dei liberi coltivatori, con mezzo milione di piccoli e medi proprietari. Attorno al 1900, una democrazia contadina ir- landese era venuta alla luce.
Parnell appariva come il primo Prime minister di un Irlanda dell’“Home Rule”, semi-indipendente e sottoposta alla Corona britannica. Egli si trovò tuttavia assorbito dalle vicende di un complicato divorzio e fu abbandonato sia dai liberali inglesi che dal clero cattolico irlandese. Il suo monolitico Na- tional League Party nel 1892 subì una scissione, ed egli sarebbe morto poco tempo dopo. Il periodo immediatamente successivo è vividamente descritto nelle pagine iniziali del Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce. Un atteggiamento di cinismo circa le potenzialità di una politica democratica crebbe in Irlanda, come altrove in Europa. Sulla gioventù dilagò la marea di una sensibilità romantica: essa subì il fascino del mito gaelico, con i suoi leg- gendari guerrieri di epoche lontane, e assieme con Finn Mac Cumhaill, Cu- chulain, gli eroici United Irishmen del 1798, i preti martirizzati ed una semi-
mitica narrazione popolare di una grande oppressione e dell’ugualmente gran- de ed eroica resistenza alla tirannia.
La generale ascesa in Europa di un militarismo alimentato dal consenso popolare non mancò certamente di influenzare l’Irlanda, e dopo il 1900 quello dei soldati volontari divenne un fenomeno di massa. Esso fu accompagnato dal diffondersi di associazioni sportive (in particolare la Gaelic Athletic Asso- ciation ma anche le associazioni del rugby e del calcio). Un movimento cultu- rale finalizzato a proteggere e a rivitalizzare la languente lingua irlandese venne creato nella forma della Gaelic League del 1893. Ed anche un movi- mento sindacale, con una significativa corrente comunista, si sarebbe conte- stualmente sviluppato. Così come si verificò un ritorno della romantica e anti- democratica tradizione insurrezionalista, simbolo della quale era la glorifica- zione di rivoluzionari giacobini quali Theobald Wolfe Tone.
La maggior parte di questi orientamenti era guardata con crescente preoc- cupazione e timore dall’enclave unionista del Nord-est e dai suoi alleati di Londra, impegnati a mantenere l’Irlanda all’interno dell’Unione e dell’Impero.
Nel 1910 i liberali assunsero a Londra la guida del governo. Il promesso Home Rule Bill fu portato al dibattito parlamentare e divenne legge, nono- stante l’opposizione della Camera dei Lord. Gli unionisti dell'Ulster annuncia- rono una resistenza di massa a tale misura e furono sostenuti da ufficiali del- l'esercito britannico e da influenti personalità di Londra. Quando nel 1914 la guerra mondiale ebbe inizio, l’Home Rule fu congelato per tutta la durata di essa.
Nel 1916, scoppiò a Dublino una sollevazione guidata da poeti e insegnan- ti appartenenti alle Lega gaelica e incoraggiati da elementi dell’IRB. I com- battimenti durarono una settimana al termine della quale i ribelli furono scon- fitti e quindici di loro giustiziati: tra di essi Patrick Pearse, maestro di scuola e giornalista assai noto. Questi uomini uccisi divennero i martiri fondatori di una nuova nazione.
Il problema, che nessuno arrivava del tutto ad ammettere, era che questa nuova nazione non avrebbe mai potuto governare l’intera Irlanda. Il Nordest non avrebbe mai acconsentito all’autorità di Dublino, così come il resto del- l’Irlanda non avrebbe accettato l’autorità di Londra. A qualche forma di divi- sione si sarebbe dovuti arrivare.
Dopo tre anni di guerriglia e di assassinii tra il 1919 e il 1921, fu firmato un trattato che conferiva lo status di dominion e l’indipendenza effettiva a ventisei delle trentadue contee. Ne seguì una circoscritta ma dolorosa guerra civile nella parte meridionale dell’isola in cui le forze favorevoli al trattato, guidate da Michael Collins e William Cosgrave, rapidamente sconfissero le forze anti-trattato di Eamon de Valera e Liam Lynch. Collins fu ucciso in
un’imboscata e come leader fu perduto per l’Irlanda. Dieci anni più tardi de Valera, il suo grande rivale, sarebbe riuscito a imporre la pace e a divenire, nel 1932, Primo ministro di un libero stato irlandese. Come uomo politico dominante nell’Irlanda indipendente tra il 1932 e il 1959, in forme tuttavia sempre più accentuatamente costituzionali, de Valera avrebbe ereditato lo scettro sia di Parnell che di O’Connell. Anche se per la sua tradizione insurre- zionale, romantica e repubblicana, quella designazione egli forse non l’avrebbe gradita.
Nei successivi decenni, la maggior parte dell’Irlanda apprese le arti del
self-government e in seguito acquisì anche le attitudini necessarie allo svilup-
po economico. L’Irlanda indipendente si mantenne al di fuori della Seconda guerra mondiale, e attraversò un lungo periodo di introspezione, isolamento e povertà prima del decollo economico avvenuto attorno agli anni Sessanta del Novecento. De Valera nel 1937 aveva dato al paese una nuova costituzione, che certamente aveva rafforzato la legittimazione dello Stato, in un contesto in cui la cultura popolare era ancora, in una qualche misura, pre-politica.
L’Irlanda indipendente avrebbe sviluppato anche un interessante ordine costituzionale, con una costituzione di stile americano, revisione giurisdizio- nale, mutamenti costituzionali attraverso lo strumento del referendum popola- re ed una forma estrema, basata sulle candidature, di rappresentanza propor- zionale.
La storia del Nord fu differente. L’Home Rule, sotto la sovranità di Lon- dra, fu esteso alle sei contee dell’Ulster orientale e centrale sotto la denomina- zione di Irlanda del Nord (Northern Ireland). La popolazione conteneva una vasta minoranza nazionalista e cattolica che desiderava unirsi ai compatrioti del libero stato irlandese (Irish Free State) del sud. La maggioranza di prote- stanti unionisti, erede di una tradizione di ideologia anticattolica, agì in modo discriminatorio nei confronti di essa, commettendo così quello che costituiva per Machiavelli un errore supremo in politica: nuocere ai propri nemici in modo limitato ma oltraggioso.
Le due Irlande divennero in modo graduale due paesi diversi. The Free State, più tardi la Repubblica d’Irlanda, si distaccò dalla sua memoria britan- nica per assorbirsi interamente in problemi di politica interna, quali lo svilup- po economico, i rapporti tra l’agricoltura e l’industria, le relazioni stato/chiesa oltre a questioni di identità culturale di diversa natura. Quando negli anni Cinquanta cominciò a decollare il progetto europeo, gli irlandesi erano impa- zienti di aderirvi, ma ciò non venne loro consentito fino al 1973. Gli irlandesi erano sempre stati i più filo-europei tra i popoli delle isole britanniche. Ciò risaliva alla speranza, tradizionale fin dal XVI secolo, di un aiuto contro gli inglesi da parte delle potenze continentali: fossero esse la Spagna, la Francia o la Germania.
Il Nord alla fine esplose nel 1969, nella forma di dimostrazioni studente- sche contro la discriminazione, represse a colpi di manganello dalla polizia protestante dell’Ulster, di “pogrom” nelle aree dei ghetti cattolici nelle città del Nord, e del sorgere di una rinnovata e di gran lunga più brutale Irish Re- publican Army (IRA), che con grandi mezzi e in modo implacabile combatte- va contro il governo britannico nell’Irlanda del Nord ed i suoi difensori, irlan- desi e protestanti.
Prigioniera della sua retorica nazionalista, all’IRA furono necessari ven- t’anni per comprendere che non avrebbe mai potuto vincere: e ciò a causa di un sostegno popolare scarso tra la popolazione della Repubblica, nullo ov- viamente tra gli unionisti, e soltanto minoritario tra i cattolici del Nord.
Un accordo, mediato da Londra, Dublino, Washington e dall’Unione Eu- ropea, venne infine firmato a Belfast da tutti i partiti irlandesi il 10 aprile 1998, giorno del Venerdì Santo (Good Friday Agreement). Esso fu ratificato da entrambe le parti in cui è politicamente suddivisa l’Irlanda attraverso due referendum popolari. La partizione irlandese è permanente, almeno per una generazione.
Ad ogni modo, anche la “piccola guerra fredda” tra Dublino e Belfast, du- rata dal 1922 al 1998, è ora finita, nonostante gli sporadici tentativi compiuti da alcune fazioni dissidenti al fine di tenere in vita gli antichi conflitti. Nord e Sud si sono reciprocamente riconosciuti, commerciano tra loro, condividono svariati progetti di sviluppo sotto l’egida dell’Europa e talvolta mandano in campo squadre sportive all-Ireland. Così come sono progettate reti all-Ireland di autostrade e ferrovie, e gli aerei delle rispettive compagnie di bandiera sor- volano i cieli delle due parti dell’isola.
Un alto ufficiale della Northern Police ha espresso l’opinione che la riuni- ficazione dell’isola è inevitabile in un tempo che potrebbe essere quello di una generazione. Quale che sia la validità di tale previsione, una cosa è sicura: il costituzionalismo alla O’Connell alla fine ha prevalso in Irlanda sul romanti- cismo storicista di un Pearse. All’incirca come Beaumont aveva profetizzato nel lontano 1863.
Traduzione di Mario Tesini