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CAPITOLO II ADATTAMENTO PSICO-SOCIALE NELL’ESPERIENZA

1. La pedagogia interculturale come risposta educativa all’attuale società

1.3. La didattica interculturale: dalla teoria alla prassi educativa

1.3.2. I percorsi didattico-educativi interculturali

I percorsi educativi interculturali vanno predisposti in un contesto educativo la cui organizzazione risulta essere coerente con gli obiettivi che essi stessi si prefiggono, in un clima sociale di cooperazione, a favore di un democratico e creativo interscambio di idee, e a sostegno di strategie di apprendimento attive (Catarci, 2004). Rispetto agli obiettivi individuati e ai corrispettivi contenuti proposti, i principali percorsi didattici interculturali realizzati in questi anni dalla maggior parte delle scuole italiane sono stati classificati in:

“- percorsi di accoglienza;

- percorsi volti alla conoscenza delle differenti culture; - percorsi sul tema delle migrazioni;

- percorsi volti al decentramento dei punti di vista;

- percorsi volti alla prevenzione degli stereotipi, dei pregiudizi e del razzismo; - percorsi di educazione alla gestione creativa e non violenta dei conflitti;

- percorsi di educazione democratica, ai diritti umani e allo sviluppo” (Catarci 2004, p. 87).

I percorsi di accoglienza prevedono fondamentalmente attività specifiche realizzate nella fase del primo inserimento di un alunno immigrato nel gruppo-classe. Al momento dell’inserimento gli insegnanti strutturano un’attività di accoglienza avviando in genere un percorso di conoscenza dei principali elementi culturali e sociali del paese d’origine del neo-arrivato. In questa fase vengono maggiormente impiegate le attività ludiche che incoraggiano atteggiamenti relazionali di apertura. I percorsi volti alla conoscenza delle diverse culture sono quelli maggiormente messi in atto nelle scuole nell’ambito dell’educazione interculturale, anche indipendentemente dall’eventuale presenza di alunni immigrati nella classe. Un percorso di conoscenza delle differenti culture può essere compiuto con differenti metodologie educative in diversi ambiti disciplinari.

Ad esempio la letteratura, le fiabe e i romanzi, si prestano ad interessanti proposte didattiche di indirizzo interculture. Le fiabe, poiché si trovano nella tradizione orale di ogni popolo, consentono di scoprire agevolmente le caratteristiche singolari di un paese e del suo popolo. Favaro (2002 b) ha individuato nelle ricorrenze delle festività la sovrappo sizione di molteplici significati, qua li il tempo, i ritmi e le fasi della festa, gli spazi dei riti, il cibo, gli oggetti e gli abbigliamenti dei riti, i simboli e i significati dei gesti, delle formule e delle parole della festa.

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I percorsi sul tema delle migrazioni richiedono un lavoro diretto degli studenti, suddivisi in gruppi, su documentazioni di vario tipo come libri, film o giornali. Nella letteratura vi è un numero consistente di racconti e poesie che trattano questo argomento, raccontato da autori che hanno vissuto in prima persona l’esperienza migratoria.

I percorsi volti al decentramento dei punti di vista si avvalgono dell’impiego della metodologia della “multi-interpretazione”, consistente nella proposta di molte interpretazioni di uno stesso tema o problema e della “comparazione” che consente di confrontare diversi punti di vista nell’analisi di qualsiasi oggetto (Catarci, 2004). Ad esempio i percorsi svolti in questa prospettiva possono riguardare l’ambito storico - come suggeritoci da Nanni e Economi (1997) - affrontando i temi delle Crociate e dell’Islam o del colonialismo italiano in Africa, secondo una lettura che tenga conto della lettura “dalla parte dell’altro”.

I percorsi volti alla prevenzione degli stereotipi, dei pregiudizi, e del razzismo mirano a mettere in evidenza gli stereotipi e i pregiudizi etnici presenti nei vari settori della tradizione culturale e della stessa comunicazione sociale. Tra le strategie d’intervento atte a contrastare più efficacemente i pregiudizi e gli stereotipi più radicati, sono state indicate la positiva e gratificante interazione cooperativa, protratta nel tempo, le esperienze di incontri tra membri di altri gruppi etnici e sociali con un simile status, e il supporto istituzionale culturale garante una certa continuità del contatto con altri gruppi etnici e sociali (Terranova, 1997).

Tra gli strumenti più adatti ad ampliare la riflessione e la consapevolezza degli alunni sono state individuate diverse tecniche interattive di animazione interculturale, classificate da Terranova (1997) in:

- tecniche ludiche, come i giochi di conoscenza di sé e degli altri, di cooperazione, di simulazione, di ruolo;

- tecniche training, cioè di addestramento a comportamenti particolari come quello non violento e antirazzista;

- tecniche di partecipazione espressiva, come la danza, la musica, il teatro dei burattini, i racconti plurilingue, la festa interculturale;

- tecniche di drammatizzazione, ossia di rappresentazione di problemi e tensioni reali, di tipo psicologico (psicodramma), di gruppo (sociodramma), o sociopolitico (il teatro dell’oppresso);

- tecniche che prevedono l’utilizzo di strumenti multimediali, come il lavoro su immagini, su foto, l’uso di computer.

Tra i vari ambiti disciplinari, in particolar modo la geografia si presta all’analisi degli stereotipi; si pensi all’utilizzo delle varie carte del mondo, che veicolano diverse visioni del mondo. Ad esempio la carta di Peters che riproduce in modo fedele la superficie del globo sullo spazio piano, permette di cogliere le barriere ideologiche e i pregiudizi che si possono palesemente cogliere nella carta del tedesco Mercatore che rispecchia pienamente la rappresentazione occidentale e fortemente eurocentrica del mondo, caratterizzata da un sovradimensionamento dell’emisfero nord a scapito di quello sud.

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I percorsi di educazione alla gestione creativa e non violenta dei conflitti mirano alla gestione positiva delle dinamiche conflittuali che avvengono nell’ambito della comunicazione interculturale. Innanzi ai problemi relazionali questi itinerari didattici propongono l’utilizzo di tecniche di problem solving, volte alla comprensione dei problemi derivanti da una situazione in cui alcuni atti comunicativi verbali e non verbali sono valutati diversamente tra due o più culture interagenti.

I percorsi di educazione democratica, ai diritti umani e allo sviluppo hanno coinvolto ambiti specifici strettamente connessi all’educazione interculturale, volti a promuovere l’acquisizione delle regole della convivenza democratica, il rispetto dei diritti umani, la conoscenza dello sviluppo del Sud del mondo. I percorsi didattici interculturali, al di là delle diverse metodologie impiegate, presentano, comunque - secondo Giusti (2001) - alcuni tratti comuni, tra cui, la valorizzazione della fisicità dell’altro resa visibile attraverso il dialogo e la narrazione come condivisione irrinunciabile delle forme della propria cultura e delle proprie esperienze vissute. Secondo la pedagogista gli itinerari didattici interculturali rovesciano completamente il “peso didattico” delle varie culture, considerando che le attività di didattica interculturale non devono limitarsi alla semplice trasmissione di informazioni.