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CAPITOLO II ADATTAMENTO PSICO-SOCIALE NELL’ESPERIENZA

3. Scuola e processi di integrazione

3.1. Società interculturale e concetto d’integrazione

Il consolidamento del processo di immigrazione in Italia, caratterizzato dalla permanenza definitiva e dall’insediamento durevole dei nuovi arrivati, dimostrano che i flussi migratori verso il nostro paese sono ormai segni evidenti di una crescente stabilizzazione del fenomeno. L’arrivo dei minori in tenera età e la nascita di figli di immigrati nel paese di accoglimento mette in evidenza aspetti nevralgici e cruciali per l’integrazione sociale della seconda generazione degli immigrati, che nel prossimo futuro costituiranno una parte sempre più cospicua della popolazione minorile e giovanile del nostro paese.

Come hanno affermato, Casacchia e Natale (2008, p. 11), essi “dovrebbero essere messi in condizione di confrontarsi ‘alla pari’ con i coetanei italiani soprattutto per quanto riguarda la partecipazione al sistema educativo e al mercato del lavoro”.

Appare importante soffermarsi attentamente sul significato del concetto di integrazione che si presta a molte interpretazioni. Il sociologo algerino Sayad (2002), nell’analizzare il valore semantico del termine “integrazione”, ha sottolineato anche

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la natura essenzialmente “polisemica” di questa nozione, come si evince dalla sua seguente osservazione:

“Si produce così una specie di sedimentazione di senso, uno strato semantico che recupera una parte di significato depositato negli strati semantici che lo hanno preceduto. La parola integrazione, come la intendiamo oggi, ha ereditato i sensi di altre nozioni concomitanti, come per esempio quelli di adattamento e di assimilazione” (Sayad 2002, p. 289).

Il principio dell’integrazione culturale dei soggetti immigrati - come sostenuto da Desinan (1997) - necessita, sul piano teoretico, di una esauriente spiegazione in quanto esso può celare l’idea dell’assimilazione ossia del passivo assorbimento del gruppo minoritario da parte del gruppo maggioritario. L’autore, prendendo in considerazione, le politiche di immigrazione nei paesi occidentali incentrate fino ai primi anni ‘80 sulla teoria dell’assimilazione, e la teoria del crogiolo tra le diverse culture ossia il melting pot nella società americana (per il quale le culture si sarebbero spontaneamente integrate dando origine a una nuova cultura), entrambe rivelatesi fallimentari, preferisce parlare di integrazione culturale piuttosto che di interazione. Egli afferma:

“Per dar vita ad una vera forma di rispetto della diversità culturale e di solidarietà attiva è necessaria, prima di tutto, un’azione corretta, adeguata e tempestiva di inserimento sociale, civile e culturale dell’immigrato nella comunità di accoglienza senza la quale i propositi di rispetto, di intesa e di collaborazione reciproca restano nelle intenzioni. Una società multiculturale è una società che realizza il rispetto reciproco quando attua una reale integrazione” (1997, p. 20).

Besozzi (2004), in merito a tre principali visioni della società e della convivenza, ha evidenziato, le conseguenze nei percorsi di integrazione, rispetto ai diversi approcci alla valorizzazione delle differenze culturali in ambito scolastico. L’autrice ha messo a confronto la concezione del processo di integrazione nelle tre visioni dei rapporti sociali.

La visione consensuale dei rapporti, sociali risalente al funzionalismo di Parsons, considera l’integrazione come determinata dalla capacità personale di adattarsi alle aspettative di ruolo espresse dal sistema; nella scuola viene rinforzata la capacità dello studente di corrispondere alle aspettative degli insegnanti, interiorizzando l’achievement inteso come bisogno di conquista individuale e di successo scolastico. Secondo una visione conflittuale dei rapporti sociali, che si ispira al pensiero di Marx sulla divisione sociale in classi, l’integrazione è il risultato storico della appartenenza di classe, cosicchè le risorse educative si distribuiscono in modo tale da riprodurre e rinforzare le disuguali posizioni sociali. Secondo una visione interazionista dei rapporti sociali, risalente alla fenomenologia sociale di Schutz e all’interazionismo simbolico, l’integrazione sociale non è “un obiettivo sociale pre-definito bensì un processo continuamente messo in atto” (Besozzi 2002, p. 37), a partire dalla capacità del soggetto di formarsi una propria identità. Nella tabella, di seguito riportata, sono illustrati gli approcci all’integrazione scolastica caratterizzanti le varie interpretazioni dell’azione educativa.

101 Concezioni dei rapporti sociali Integrazione Sociale come… Tendenze dell’integrazione scolastica Rischi impliciti Organica- consensuale …adattamento per conformità Verso il diritto di accesso all’istruzione; uguaglianza formale

1) Diritti solo formali e non sostanziali; 2) Dipendenza del soggetto dalla difesa istituzionale 3) Omogeneizzazione, assimilazione, invisibilità della differenza Conflittuale- Rapporti di dominio … lotte per il riconoscimento, pluralismo Verso il diritto al successo formativo; uguaglianza sostanziale 1) Diritti sostanziali disattesi; 2) Isolamento del soggetto entro una formale tolleranza; 3) Segregazione o etichetta mento della differenza Interazionista- fenomenologico … coordinamento Comunicativo Relazione- scambio di significati Verso il diritto a comunicare e interagire a livello simbolico; innovazione culturale nella visione di Sé e dell’Altro 1) Esiti incerti; 2) Ruoli professionali deboli e situati; 3) Dipendenza dei percorsi dalle valutazioni soggettive e dalle aspettative; 4) Cambiamenti continui nelle percezioni sociali (azione dei pregiudizi e degli stereotipi)

Fonte: Besozzi 2004, p. 30.

E’ opportuno tener conto dei diversi modelli sociali di integrazione e dei corrispettivi modelli di integrazione scolastica. Pollini (1993) ha identificato quattro modelli di integrazione societaria in rapporto al punto di vista della società ospitante: 1) subordinazione, 2) assorbimento 3) corporativismo, 4) coordinazione (Pollini 1993, p. 278).

Il modello della subordinazione non riconosce gli immigrati come titolari di diritti particolari e pertanto non prevede alcuna politica educativa a loro favore (si pensi all’apartheid in Sud Africa o alla politica di indifferenza della Germania nei confronti dei lavoratori immigrati).

Il modello dell’assorbimento prevede una politica educativa assimilazionistica, con sostegno e compensazione al successo scolastico. Questi due modelli sono di tipo asimmetrico in quanto basati su uno status di inferiorità delle minoranze rispetto alla cultura dominante.

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Al modello del corporativismo corrisponde, invece, una politica educativa incentrata sull’educazione multiculturale con l’istituzione di corsi paralleli a quelli nazionali e di scuole etniche. Al modello della coordinazione vi corrisponde una politica educativa basata sulla strategia educativa interculturale che prevede la reciprocità di riconoscimento tra la maggioranza e la minoranza. Secondo Pollini (1993) i primi due modelli (subordinazione e assorbimento) sono di tipo asimmetrico in quanto basati su uno status di inferiorità delle minoranze rispetto alla cultura dominante, mentre gli altri due modelli (corporativismo e coordinazione) sono di tipo simmetrico in quanto basati sul riconoscimento della parità tra cultura dominante e culture minoritarie. Secondo l’approccio proposto da Ambrosini (2007) si possono constatare tra i soggetti immigrati di seconda generazione, diversi percorsi classici di inserimento nella società ospite derivanti dalla combinazione di due variabili, l’integrazione economica e l’assimilazione culturale. Valori alti o bassi di entrambe le dimensioni-chiave configurano percorsi diversi.

Nel caso dell’assimilazione marginale orientata verso il basso, la cosiddetta “downwoard assimilation” (Portes e Zhou, 1993), l’apprendimento di nuovi riferimenti culturali e l’ingresso in contesti sociali devianti implicano una discendente mobilità sociale.

Nel caso dell’assimilazione lineare si verifica la progressiva perdita delle radici culturali originarie in corrispondenza con l’avanzamento socio-economico e l’acculturazione nella società ricevente. Vi sono altri due possibili percorsi di inserimento: il caso dell’assimilazione illusoria caratterizzata da una debole integrazione economica ma da una elevata assimilazione culturale e il processo di assimilazione selettiva in cui il miglioramento economico si accompagna al mantenimento dei legami con la comunità etnica d’origine e al successo scolastico. Lo schema di seguito riportato illustra i possibili processi di assimilazione sopradescritti. Assimilazione culturale Integrazione economica Bassa Alta Bassa Assimilazione marginale:

giovani immigrati inseriti in comunità marginali e discriminate, che sviluppano sentimenti oppositivi verso la società ospitante e le sue regole

Assimilazione selettiva:

successo scolastico e

progresso economico favoriti dal mantenimento di legami comunitari e codici culturali distinti

Alta

Assimilazione illusoria:

acquisizione di

Stili di vita occidentali, ma in mancanza di strumenti e opportunità per ottenere i Mezzi necessari per accedere a standard di consumo corrispondenti

Assimilazione lineare classica:

assimilazione culturale, con abbandono della identità ancestrale, che procede di pari passo con

l’avanzamento socioeconomico

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3.2. Integrazione e intercultura a partire da alcune parole-chiave: una preliminare