2.3. LE CARATTERISTE DEL GIOCO E DEI GIOCATORI D’AZZARDO ONLINE
2.4.3. I processi di vittimizzazione nel gioco d’azzardo
Un altro aspetto – ad oggi peraltro abbastanza trascurato – è quello che concerne la relazione fra il gioco d‟azzardo e i processi di vittimizzazione familiare.
Il tema sarà presentato secondo due prospettive: la prima considera il giocatore d‟azzardo quale vittima di violenze domestiche che, secondo una relazione causale, possono produrre comportamenti di gioco d‟azzardo come meccanismo per fronteggiare e/o sfuggire dal dolore; la seconda, prevede che i problemi legati al gioco eccessivo causino talvolta fenomeni di vittimizzazione del nucleo familiare del giocatore.
A tale proposito si è parlato di vittimizzazione indiretta, con ciò rilevando l‟esistenza di un problema in capo al nucleo familiare ma soltanto come conseguenza di processi radicati altrove. Eppure, risulta quanto meno riduttivo considerare tale processo con ricadute “indirette” laddove una famiglia perda di giorno in giorno i propri averi a causa dell‟ossessione per il gioco di un componente, trovandosi i creditori alla porta e dovendo fronteggiare un soggetto che spesso nega le proprie responsabilità, abdica il proprio ruolo familiare e magari entra in contatto con circuiti criminali per finanziare le giocate, a volte finendo per suicidarsi.
In questa prospettiva vanno doverosamente segnalate le significative carenze sul tema specifico sia quanto alla letteratura internazionale che a quella riferibile al contesto nazionale. Tuttavia, di seguito è proposta una revisione sistematica delle evidenze empiriche correlate all‟associazione tra il gioco d‟azzardo problematico e i processi di vittimizzazione familiare.
In questa recensione, sono stati identificati risultati sul tema che suggeriscono percentuali sproporzionatamente elevate di vittimizzazione dei partner in campioni di gioco problematico (Lorenz, Shuttlesworth, 1983; Bland et al., 1993; Echeburua et
al., 2011a; Korman et al., 2008)49.
La natura precisa della relazione tra il gioco d‟azzardo problematico e i processi di vittimizzazione familiare rimane in parte sconosciuta. Sebbene sia probabile che la relazione sia estremamente complessa (Raylu, Oei, 2009), sono state proposte diverse possibili spiegazioni.
Un punto di vista comune è che episodi di violenza da parte dei partner possono essere causalmente correlati allo sviluppo di problemi di gioco, per cui alcune persone giocano come meccanismo per fronteggiare le violenze domestiche subite (Afifi et al., 2010; Cunningham-Williams et al., 2007; Echeburua et al., 2011a; Kausch et al., 2006; Korman et al., 2008). Questo punto di vista suggerisce che le donne, in particolare, probabilmente impiegheranno il gioco d‟azzardo come un modo per sfuggire fisicamente o emotivamente alle esperienze di violenza subite da parte dei partner (Cunningham-Williams et al., 2007; Echeburua et al., 2011a). Data la prova che il gioco d‟azzardo viene talvolta impiegato per regolare l‟umore o far fronte allo stress in un sottogruppo di individui (Francis et al., 2014), una storia di abuso che causa angoscia può precedere e contribuire ad una vulnerabilità e al successivo sviluppo di comportamenti ludici eccessivi (Kausch et al., 2006).
In alternativa, è possibile che la vittimizzazione dei membri del nucleo familiare del giocatore sia un risultato diretto o indiretto dei problemi gioco-correlati. È realistico, infatti, che fattori di stress legati al gioco d‟azzardo, come la perdita di risorse finanziarie (talvolta familiari), l‟abdicazione delle responsabilità nel ruolo familiare, la sfiducia e le cattive comunicazioni possano causare problemi di stress cronici nel giocatore, conflitti interni al nucleo familiare e la perpetrazione di atti
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Contrariamente sono stati identificati anche alcuni risultati equivoci che riscontrano percentuali relativamente basse di violenza sui partner dei giocatori problematici (Rothman et
al., 2006; Raylu, Oei, 2009;) o per cui non viene trovata un‟associazione significativa tra il
gioco d‟azzardo problematico e i fenomeni di vittimizzazione nel nucleo familiare del ludopatico (Schluter, Bellringer, Abbott, 2007; 2008). Questi risultati nulli, tuttavia, sono stati attribuiti a limiti intrinseci della metodologia piuttosto che all‟assenza di una vera associazione (Schluter et al., 2008).
violenti sui partner da parte di alcuni giocatori (Muelleman et al., 2002; Korman et
al., 2008; Afifi et al., 2010; Echeburua et al., 2011a; Brasfield et al., 2011)
Questa prospettiva è coerente con gli schemi di stress e di coping che affermano che le difficoltà emotive e relazionali nel giocatore possono essere attribuite a fattori di stress correlati al gioco d‟azzardo che superano le risorse disponibili per far fronte al ruolo familiare (Krishnan, Orford, 2002; Orford et al., 2005). Una recente analisi su un campione di familiari di giocatori problematici verifica che il problema del gioco d‟azzardo precede la vittimizzazione dei membri della famiglia del giocatore (Suomi et al., 2013).
Indipendentemente dalla relazione temporale, è probabile che la corrispondenza tra il problema del gioco d‟azzardo e il fenomeno della violenza familiare implichi un processo ciclico, in cui un comportamento serve a esacerbare l‟altro. È, naturalmente, anche possibile che alcuni “terzi fattori” sottostanti, come una storia di abusi e violenze familiari, problemi di rabbia, di disregolazione emotiva, di impulsività e di comorbilità psichiatrica, comportino un rischio maggiore di gioco eccessivo e di consequenziale vittimizzazione dei membri del nucleo familiare per alcuni giocatori (Korman et al., 2008).
Le relazioni ipotizzate implicano una serie di variabili che possono essere coinvolte nell‟associazione tra il gioco d‟azzardo problematico e i processi di vittimizzazione familiare.
È stato identificato che la relazione tra il gioco d‟azzardo eccessivo e la vittimizzazione dei membri del nucleo familiare del giocatore potrebbe essere inasprita da alcune variabili: dalla giovane età del giocatore (Muelleman et al., 2002), da problemi di piena occupazione (Echeburua et al., 2011a), di stato civile – per esempio una precedente separazione – (Ivi), di livello socio-economico (Ivi), da rabbia clinica (Korman et al., 2008), da problemi di consumo di alcol e sostanze psicoattive (Echeburua et al., 2011; Korman et al., 2008; Schluter et al., 2008), da stati di ansia, depressione, disregolazione della vita, impulsività, ricerca di sensazioni forti, tratti di bassa autostima (Echeburua et al., 2011a).
Questi fattori possono causare variazioni nei comportamenti ludici, così come mediare la relazione tra il gioco problematico e la vittimizzazione dei membri del nucleo familiare del giocatore (Afifi et al., 2010; Korman et al., 2008).
Dati i limitati risultati disponibili in letteratura, tuttavia, sono necessarie ulteriori prove per chiarire l‟incidenza e l‟esatta natura di questa relazione.
Nell‟area tematica del giocatore come vittima50 (delle politiche di liberalizzazione e legalizzazione dei giochi d‟azzardo) si inseriscono gli studi sul suicidio. Il gioco eccessivo oltre che all‟abuso di sostanze, difatti, può associarsi alla depressione e al suicidio (Lorenz, Shuttlesworth, 1983; Lorenz, Yaffee, 1988).
Un recente studio di Oliveira et al. (2008) ha inteso caratterizzare il gioco d‟azzardo patologico mostrandone le principali tipologie di conseguenze. Da un‟analisi della letteratura, è emerso che i maggiori effetti del gioco d‟azzardo patologico da registrare sono la comorbilità con altri disturbi psichiatrici, problemi familiari, lavorativi e comportamentali e un alto tasso di suicidi. Inoltre, è stato
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Per la comprensione dei molteplici rapporti intercorrenti tra società e processi di vittimizzazione attraverso un‟approfondita riflessione di taglio sociologico, si consideri: Vezzadini S. (2012), Per una sociologia della vittima, FrancoAngeli, Milano.
riscontrato che la prevalenza di queste problematiche risulta maggiore in quei Paesi dove il gioco d‟azzardo è legale rispetto a quelli in cui tale pratica non è tollerata dallo Stato.
Già nel 2003 è stato evidenziato da Newman e Thompson che una storia di gioco d‟azzardo patologico è associata a tentativi di suicidio e che tale associazione può essere spiegata con la presenza di una malattia mentale. Gli autori, infatti, hanno analizzato l‟associazione tra gioco d‟azzardo patologico e tentato suicidio attraverso un‟analisi di regressione logistica condotta su un campione di oltre 7.000 soggetti, utilizzando quale variabile dipendente il tentativo di suicidio. L‟odds ratio per il gioco d‟azzardo patologico è risultato statisticamente significativo (odds ratio = 4.91; 95% intervallo di confidenza = [1.41, 17.1]) quando il maggiore disordine mentale presente è la depressione. All‟aumentare dei disturbi mentali, il gioco d‟azzardo patologico diminuisce la sua significatività statistica.
Lo studio di Park e colleghi (2010) che ha esaminato la prevalenza, le correlazioni cliniche, la comorbilità e le tendenze suicidarie dei giocatori d‟azzardo patologici in una popolazione di 5.333 soggetti adulti, ha confermato che il gioco d‟azzardo patologico è spesso collegato a malattia psichiatrica e tentato suicidio. Il tasso di prevalenza lifetime di giocatori d‟azzardo patologico e di giocatori d‟azzardo problematico era rispettivamente dello 0,8% e del 3,0%. Tra i giocatori d‟azzardo patologici, il 79,1% aveva almeno una malattia psichiatrica; tra i giocatori problematici, tale percentuale era del 62,0%. I giocatori d‟azzardo patologici e problematici erano inoltre associati a tentato suicidio oltre che ad abuso di alcol, dipendenza da nicotina e disturbi dell‟umore.
I giocatori d‟azzardo problematici che giungono ai servizi riferiscono spesso di aver avuto pensieri suicidari o di aver tentato il suicidio. I fattori di rischio collegati al tentato suicidio si sono rivelati frequentemente i problemi di salute mentale, l‟uso di droghe e/o abuso di alcol, le difficoltà relazionali e i problemi finanziari rispetto al gruppo di controllo della ricerca in oggetto (Hansen, 2008). I medesimi dati sono stati confermati anche da Afifi e colleghi (2008) che hanno evidenziato come il gioco d‟azzardo risulti spesso associato al tentativo di suicidio tra gli adolescenti, soprattutto tra le femmine. Mentre, il ruolo del gioco d‟azzardo nei suicidi portati a termine è stato indagato da Wong e colleghi (2010) nella storia di 1.201 vittime di suicidio. Di questi, 233 (19,4%) avevano mostrato di avere avuto comportamenti di gioco d‟azzardo prima di morire e 110 (47,2%) erano individui che avevano contratto debiti a del gioco. La maggior parte di questi erano maschi, 30-49 anni, sposati, disoccupati e non possedevano particolari problemi medici né psicologici.
Inoltre, per uno studio su un gruppo di 101 giocatori d‟azzardo patologici che stavano tentando di smettere di giocare, l‟unico fattore discriminante tra coloro che avevano solo pensato al suicidio e coloro che, invece, lo avevano tentato è emerso essere l‟uso di sostanze stupefacenti: chi ne dichiarava un utiizzo, infatti, ha mostrato una possibilità sei volte maggiore di tentare il suicidio rispetto a chi non aveva riportato tale uso (Hodgins, 2006).
Séguin e colleghi (2010) hanno condotto una ricerca per valutare i suicidi commessi da persone che avevano problemi di gioco d‟azzardo rispetto a quelli commessi da chi, invece, non manifestava tale comportamento. I dati raccolti hanno evidenziato che, mentre entrambi i gruppi presentavano almeno una psicopatologia, i giocatori d‟azzardo problematici avevano una probabilità doppia di riportare anche
disturbi della personalità. Inoltre, giocatori d‟azzardo patologici che hanno commesso un suicidio si erano rivolti con minor frequenza ai servizi di cura, al contrario dei giocatori non patologici.
Di interesse anche lo studio di Potenza et al. (2005) in cui vengono riportate le caratteristiche dei giocatori d‟azzardo patologici che si rivolgono alle help line telefoniche. Dei 960 utenti inclusi nel gruppo di studio, l‟82,7% riportava problemi pregressi o attuali di abuso di alcol. Tra costoro, la maggior parte aveva riferito tentativi di suicidio legati al comportamento di gioco, oltre a problemi legali, uso di tabacco, di droghe e familiarità positiva per uso di alcol e droghe.
È importante fare una specifica sui giocatori d‟azzardo adolescenti e la relazione tra il loro comportamento di gioco e il rischio suicidario. Su questo argomento, uno studio condotto su 3.486 studenti di età compresa tra 10 e 19 anni (Zapata, 2011) ha evidenziato che il gioco d‟azzardo patologico (il 37,6% del campione degli studenti ne era a rischio) era associato ad ansia (OR=2.1), depressione (OR=1.73), tentativi di suicidio (OR=1.85), comportamenti violenti (OR=4.64) e problemi scolastici (OR=1.85). Analogamente, dalla ricerca di Stuhldreher et al. (2007) è emerso che gli studenti adolescenti con comportamento di gioco d‟azzardo patologico hanno riferito di aver avuto pensieri suicidari o di averne commesso uno più tentativi volte più frequentemente rispetto ai coetanei che non giocano.
Il genere femminile coinvolto in comportamenti di gioco d‟azzardo sembra essere maggiormente a rischio di sviluppare pensieri e tentativi suicidari dovuti ad un un maggior grado di depressione (Feigelman et al., 2006). Lo studio è stato attuato su un campione di 300 giovani con comportamento di gioco d‟azzardo.
Infine, uno studio di Black e colleghi (2015), esamindo la relazione tra ideazioni suicidarie e 1075 primi parenti attraverso una regressione logistica con equazioni di stima generalizzate, ha evidenziato che l‟ipotesi di suicidio è elevata nei parenti di individui con gioco patologico, in particolare nella loro prole. Difatti, spesso le famiglie di persone con giocatori problematici sono spesso caotiche e disfunzionali51. Questo, è evidente, ha implicazioni per il trattamento che va esteso oltre all‟individuo identificato come giocatore problematico.