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Il giocatore d’azzardo e le condotte criminose

2.3. LE CARATTERISTE DEL GIOCO E DEI GIOCATORI D’AZZARDO ONLINE

2.4.2. Il giocatore d’azzardo e le condotte criminose

In secondo luogo, diversi studi dimostrano come i giocatori patologici siano con

una certa frequenza coinvolti in attività illecite41 e come vi sia una superiore incidenza di arresti e di carcerazioni tra giocatori patologici rispetto a quelli non patologici o, ancora, rispetto a persone che non hanno mai giocato nella propria vita42.

Occorre ricordare che, per contro, nel DSM-V sono stati diminuiti i criteri diagnostici dell‟azzardo patologico da 10 a 9 (assottigliando così la frazione di popolazione coinvolta nell‟azzardo patologico) e, nello specifico, è stata eliminata la voce “commettere atti illegali”, nonostante, si noti, il criterio della “dissimulazione”43

riguardi, come esplicitato nello stesso manuale, da un lato, la negazione ai familiari delle giocate, delle entità perse e dei debiti contratti, dall‟altro, i comportamenti francamente illegali come la falsificazione, la frode, il furto o l‟appropriazione indebita (APA, 2013, pg. 586).

Come si è visto nella sintetica rassegna dei paradigmi interpretativi dell‟azzardo, le motivazioni sottese al gioco patologico possono essere di varia natura,

41

Cfr., al riguardo: Imbucci G. (1997), Il gioco. Lotto, totocalcio, lotterie. Storia dei

comportamenti sociali, Marsilio, Venezia; Meyer G., Stadler M., (1999), “Criminal behavior

associated with pathological gambling”, Journal of Gambling Studies, 15(1): 29-43.

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Si vedano, ad esempio, i lavori di:

- Blaszczynski A., Mcconaughy N., Francova A. (1989), “Crime, Antisocial Personality and Pathological Gambling”, Journal of Gambling Behaviour, 5(2): 137-152.

- Thompson W., Gazel R., Rickman D. (1996), “The Social Costs of Gambling in Wisconsin”, Wisconsin Policy Research Institute Report, 9(6): 1-44.

- Lesieur H.R. (1998), “Costs and treatment of pathological gambling”, The Annals of

the American Academy of Political and Social Science”, 556: 153-171.

- Potenza M.N., Steinberg M.A., Mclaughlin S.D., Rounsaville B.J., O‟malley S.S. (2000), “Illegal behaviors in problem gambling: Analysis of data from a gambling helpline”, Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law, 28(4): 389- 403.

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Criterio n. 7: “mente per occultare l‟entità del proprio coinvolgimento nel gioco d‟azzardo”.

riconducibili a ragioni “interne” al soggetto, rintracciabili nell‟ambiente familiare, sociale, economico e culturale esistente in un determinato periodo storico.

In una prospettiva sociologica il gioco d‟azzardo è considerato come una modalità comportamentale compensativa di un più ampio disagio sociale: esso si configurerebbe come un possibile ammortizzatore della povertà e della mancanza di speranza, con facili scadimenti nell‟illegalità (Imbucci, 1997).

Molteplici studi internazionali44 confermerebbero proprio tali indicazioni. Di seguito sono riportati i più significativi in termini di risultati.

Smith et al. (2003) cercano di verificare l‟esistenza di una correlazione fra

gambling e crimine e di valutarne l‟impatto45.

Lo studio è stato condotto nella città di Edmonton (Canada) nel periodo tra gennaio 2001 e agosto 2002. I dati afferiscono ai report della Polizia di Edmonton (analisi di secondo livello su fonti statistiche) e ad una survey somministrata agli agenti della sicurezza in cui sostanzialmente si richiedeva di indicare quando, secondo la loro esperienza, i crimini che rilevavano erano legati al gambling.

Gli autori dimostrano che ci sono quattro categorie di crimini legati al gambling: gioco d‟azzardo illegale, inteso come gioco d‟azzardo proibito dal codice penale di riferimento (scommesse illegali, bische o truffa nei giochi); gambling come causa

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La maggior parte degli studi sulla relazione tra gioco e crimine è stata condotta negli Stati Uniti, seguita da Regno Unito, Canada, Australia e Germania.

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Recenti ricerche sul gioco d‟azzardo hanno sottolineato la connessione tra gioco d‟azzardo e crimine. È stato dimostrato che il gioco d‟azzardo patologico è un fattore di rischio per il reato in Australia (Andrew et al., 1997; Centro per la criminologia e la giustizia penale 2000; Doley 2000). Inoltre, una revisione della letteratura sul gioco d‟azzardo problematico nelle popolazioni forensi (Williams et al., 2005) suggerisce che un numero significativo di criminali soddisfano i criteri per essere diagnosticati come giocatori patologici: nel contesto dell‟Australia (ad es. Jones, 1990); Nuova Zelanda (ad es. Brown, 1998; Abbott, McKenna, 2000; Abbot et al., 2000); in Finlandia (ad es. Turja et al., 2011; Kuoppama et al., 2014); Regno Unito (ad es. Kennedy, Grubin, 1990; Brown, 1987); Canada (ad es. Turner et al., 2009) e Stati Uniti (ad es. Lesieur, Klein, 1985; Lesieur, 1987; Westphal

et al., 1998; McCorkle, 2002) i dati indicano differenti percentuali di prevalenza del

problema e la presenza di comportamenti d‟azzardo patologico nelle popolazioni di reato. Sulla base di questi studi, Williams et al. (2005) riassumono che circa il 33% dei criminali sono giocatori d‟azzardo problematici o patologici. Ed ancora, uno studio europeo indica che la condanna ad una pena detentiva di quasi la metà (46,7%) dei prigionieri con problemi di gioco è legata al loro comportamento di gioco (Zurhold et al., 2013). Fra gli altri studi significativi che hanno analizzato la correlazione fra gioco d‟azzardo e illeciti, esclusi quelli già citati, vi sono: Blaszczynski et al. (1989); Blaszczynski, McConaghy (1994); Meyer, Stadler (1999); Turner et al., (2009); Center for Criminology and Criminal Justice (2000).

Sono stati proposti diversi legami per spiegare gli alti livelli di relazione tra il gioco d‟azzardo patologico nelle popolazioni forensi (Arthur et al., 2014; Campbell, Marshall, 2007; Williams et al., 2005). In sintesi, sono state identificate tre connessioni: un “collegamento strumentale” per cui il crimine facilita il gioco d‟azzardo (come rubare per pagare il debito di gioco); una relazione “co-sintomatica” in base alla quale un fattore di mediazione può aumentare la probabilità di offendere e giocare (come l‟alcol o l‟uso di sostanze psicoattive) e infine, una connessione “casuale” per cui il crimine e il gioco d‟azzardo non sono direttamente collegati ma semplicemente partecipati dalle stesse persone (Lahn, Grabosky, 2003).

criminogena, che scaturisce dalla necessità di finanziare la propria addiction, come la frode, la truffa e la rapina; crimini tipici delle gambling locations, come l‟usura, il riciclaggio, il furto, la prostituzione e il vandalismo; gli abusi familiari, che portano alla vittimizzazione di membri della propria famiglia da parte del giocatore dipendente: abusi, abbandono di minore, suicidio.

Gli studiosi rilevano che il 2,7% dei crimini commessi nella comunità, rispetto all‟arco temporale preso in esame, possono essere imputati al gioco (si tratta comunque di una stima al ribasso in quanto si tratta di un fenomeno difficile da sondare). La maggior parte (circa i 2/3) dei reati connessi al gioco d‟azzardo hanno natura non-violenta (es. uso di monete false, frodi), mentre un terzo implicano reati violenti (ad es., violenze in famiglia o rapine). Non compaiono invece i reati più cruenti (omicidio, tentato omicidio o omicidio colposo) in connessione al gioco d‟azzardo.

In termini di impatto economico, i reati connessi al gioco d‟azzardo più costosi sono connessi alle varie forme di frode (es. contraffazione della carta di credito, appropriazione indebita, ecc.), ma anche al furto. In termini sociali, invece, le conseguenze più gravi riguardano i suicidi e le dispute familiari. Inoltre, lo studio evidenzia che un‟elevata presenza di forze di sicurezza nei locali di gioco non sempre è in grado di influenzare negativamente il tasso dei reati.

Nelle interviste condotte agli agenti della sicurezza emerge la percezione di un tasso di reati diffuso in relazione a disturbi della quieta pubblica, contraffazione, aggressioni, atti di vandalismo, furti ai dipendenti e condotte volte a barare al gioco.

Grinols (2000) stabilisce che una parte dei crimini commessi nelle contee con almeno un casinò non sarebbero stati commessi in assenza di esso46.

Sono state analizzate le statistiche criminali di tutte le 3.165 contee degli Stati Uniti per vent‟anni a partire dal 1977. Questo periodo comprende l‟introduzione dei casinò in tutte gli Stati ad eccezione del Nevada. Il numero di reati è stato rilevato dai report ufficiali dell‟FBI, relativamente ai reati di rapina, lesioni aggravate, stupro, omicidio, furto, furto aggravato e furto d‟auto. In questo report sono stati rilevati anche i dati demografici relativi al reo.

Se i tassi di criminalità nel 1982 erano in totale uguali a 100; gli stessi tassi, nel 1991, erano 99,7 nelle contee senza casinò e 100,3 nelle contee in cui era presente un casinò. La differenza è minima, ma analizzando le stesse statistiche cinque anni dopo – quando i casinò avevano iniziato ad operare nella maggior parte delle contee con casinò – i tassi arrivano a 82,1 per le contee prive di sale e a 93,7 nelle contee con almeno una casa di gioco. I numeri portano a pensare che quel 12,4 di tasso di criminalità di scarto non sarebbe stato presente in mancanza di un casinò.

Nei primi tre anni di attività dei casinò non si rilevano dati significativi, ma dopo il terzo anno i tassi cominciano ad incrementarsi nelle contee con sale rispetto alle contee gambling-free. Il range di criminalità attribuibile alla presenza di casinò varia dal 3 al 30%, con i tassi di furto d‟auto in testa, seguiti dalle rapine al 20%.

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Altre ricerche hanno studiato e verificato l‟associazione tra gioco d‟azzardo e crimine analizzando i dati aggregati della comunità sui tassi di criminalità prima e dopo l‟introduzione dei casinò negli Stati Uniti (Hakim, Friedman, 1985; Albanese, 1985; Hakim, Buck, 1989; Curran, Scarpitti, 1991; Gazel et al., 2001; Stitt et al., 2003; Park, Stokowski, 2011).

Steffensmeier e Ulmer (2006) hanno indagato la correlazione fra etnia, razza e coinvolgimento nel gioco d‟azzardo illegale.

L‟analisi è stata condotta su inchieste di autodenuncia riguardanti il periodo 1970- 2000 rivolte a giocatori con precedenti penali attivi negli Stati Uniti, sulla costa Est (da New York alla Florida).

È stato verificato che i neri della costa Est sono tradizionalmente solo giocatori, mentre i bianchi, in particolare gli italo-americani, hanno connessioni dominanti con le organizzazioni criminali. Dunque, gli autori hanno stabilito che il gioco e la sua

addiction non scaturiscono solo da svantaggi socio-economici, ma il contesto

culturale e la scarsa capacità di utilizzo del capitale sociale di un dato gruppo sociale aumentano le possibilità di far assumere al gambling un ruolo economico nell‟organizzazione criminale.

Abbott et al. (2005) hanno evidenziato la correlazione tra reati violenti e

gambling.

Nello specifico, sono stati intervistati 357 detenuti nelle carceri della Nuova Zelanda, chiedendo loro riguardo il coinvolgimento nelle attività di gioco d‟azzardo e se ritenessero di aver commesso i reati di cui erano accusati in relazione al dichiarato coinvolgimento.

Sono state riscontrate alte percentuali di coinvolgimento – a vario titolo – in attività di gioco d‟azzardo, il 19% ha dichiarato di essere in carcere a causa di un reato legato al gambling e la maggior parte di loro ha compiuto reati contro la proprietà senza l‟uso della violenza. Dopo l‟utilizzo dell‟analisi di rischio dipendenza da gioco, il 21% degli intervistati è risultato a rischio addiction per tutta la vita e il 16% è risultato a rischio nei sei mesi successivi al fine pena.

Bridges e Williamson (2004) hanno indagato la relazione tra gambling e delitti contro la proprietà47.

Sono stati analizzati 18 (nel 1990) e i 14 (nel 2000) tipi di gioco d‟azzardo riconosciuti dalla legge e sono stati associati con i tassi relativi ai crimini violenti come la rapina e altri crimini contro la proprietà. Lo studio è stato effettuato nelle dieci province del Canada. I tassi sono stati calcolati su 100.000 abitanti e sono stati considerati i delitti di rapina, frode, ricettazione, furto d‟auto e furto con scasso.

Per la rilevazione del 1990 sono state stabilite correlazioni positive tra il furto con scasso e le scommesse illegali sulle corse e sportive; tra il furto di motoveicoli e le scommesse sportive illegali; tra il furto e la frequentazione dei casinò e delle corse dei cavalli. Nella rilevazione relative all‟anno 2000 sono state verificate associazioni positive tra la rapina e la frequentazione di casinò e delle slot machines, l‟uso di gratta e vinci e la frequentazione delle sale bingo.

Laursen et al. (2016) confrontano il numero di accuse criminali tra giocatori d‟azzardo patologici (numero = 384) e giocatori non problematici tra cui i non giocatori (numero = 18.241) ed esaminano se il problema del gioco d‟azzardo è

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Alcuni studi hanno suggerito che il gioco d‟azzardo patologico è più spesso correlato a reati di reddito come furti, frodi e falsificazioni (Lesieur, 1984; Brown, 1987; Blaszczynski et

al., 1989; Turner et al., 2009; Wheeler et al. 2010, Pastwa-Wojciechowska, 2011). Secondo

alcuni di questi studi, i giocatori d‟azzardo raramente commettono reati violenti tranne che sotto estrema pressione e come parte di un crimine di proprietà più disperato come la rapina a mano armata (Lesieur, 1984; Brown, 1987).

maggiormente associato a reati di reddito come furto, frode e falsificazione rispetto ad altri tipi di reati come i crimini violenti.

È stato condotta un‟analisi su dati di indagini danesi sulla salute e la morbilità dal 2005 al 2010 che erano collegati con i dati del registro penale nazionale danese e sono state effettuate analisi di regressione logistica multiple per determinare l‟associazione tra gioco d‟azzardo problematico e accuse per diverse categorie di reato.

È stato scoperto che i giocatori patologici hanno probabilità significativamente più elevate di essere rei rispetto ai giocatori non problematici (con un rapporto di 1.1- 1.9). Il rapporto di probabilità per le accuse di reati economici (furto, frode, falsificazione…) è del 2,6% (con un rapporto di 1,5-4,5), per le violazioni (di proprietà…) è del 2.2% (con un rapporto di 1,1-4,5) e in relazione all‟utilizzo e vendita di sostanze psicoattive risulta del 3,7% (con rapporto 1,7-8,0). I dati confermano una forte associazione tra il gioco d‟azzardo patologico e la criminogenesi.

Numerosissimi studi, inoltre, hanno evidenziato un‟associazione tra comportamenti a rischio come il consumo di alcol e fenomeni di uso di sostanze illecite (come cocaina, eroina e anfetamine) o di dipendenza tra giocatori patologici rispetto ai non giocatori48. Si consideri anche la presenza di una relazione tra disturbo da gioco d‟azzardo e altre addiction. Per alcuni pazienti, soprattutto di genere maschile, le condotte di uso compulsivo di sostanze illecite spesso precedono o seguono le pratiche di gioco patologico (Cunningham-Williams et al., 2000; Hall et

al., 2000). Va tenuto in considerazione che l‟uso di sostanze psicoattive, come pure

l‟utilizzo di alcol, sembrano essere un elemento che favorisce la possibilità di commettere reati (Bianchetti, Croce, 2007). Il primo studio che fu effettuato sull‟argomento (Thompson et al., 1996) dimostrò, ad esempio, come il 3% del campione preso in considerazione avesse riferito di avere commesso reati sotto l‟effetto di alcol (anche le altre sostanze stupefacenti fungerebbero da facilitatore di condotte aggressive e/o criminose).

Uno studio epidemiologico nazionale (Rigliano, Croce 2001) sulla relazione tra il gioco patologico e l‟abuso di sostanze, ha rilevato che vi è una forte prevalenza di giocatori d‟azzardo tra gli alcolisti e i tossicomani, una prevalenza quantificata empiricamente da tre a sei volte superiore rispetto alla popolazione generale; al contempo, la presenza di abuso di sostanze illegali tra i giocatori patologici è riscontrabile in una percentuale oscillante tra il 25% e il 63% dei casi.

Altre ricerche hanno poi segnalato che il ricorso all‟illegalità correlata al gioco d‟azzardo non sembrerebbe risparmiare le donne e gli adolescenti (Lesieur, Blume, 1991a; b).

In riferimento a questi ultimi le conseguenze principali del gioco sarebbero da ricercare oltre che nell‟alto dispendio di denaro, nell‟assenza da scuola e nei conseguenti scarsi risultati scolastici, nei furti, nella presenza di sintomi di tipo depressivo e negli intenti suicidari. Si segnala anche l‟associazione con l‟uso di sostanze ed altri indicatori di disadattamento psicosociale, in relazione a problemi legati all‟uso di videogiochi nelle sale giochi. Gli adolescenti giocatori si ritrovano

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Fra gli altri studi sul tema si vedano: Blinn-Pike et al., 2010; Barnes et al., 2011; Lorains et al., 2011; Walther et al., 2013; Algren et al., 2014).

progressivamente convolti in un insieme di comportamenti a rischio, che, in varia misura, a loro volta influiscono sul loro comportamento generale e sembrano spingere verso l‟adozione di condotte illecite, di esclusione sociale e a forme di dipendenza (Fisher, 2001).

McMullan e Rege (2010) hanno realizzato un‟analisi online sul gioco d‟azzardo digitale, cercando di dare risposte circa le problematiche legate alla maggiore facilità di accesso al gioco, alla sicurezza dei siti internet e alla regolarità e affidabilità dei gestori dei giochi online

Attraverso l‟uso di Google sono state codificate 48 combinazioni di parole chiave, come “estorsione online e crimine organizzato”, “truffa e gambling”, “siti di scommesse e frode”. I dati sono poi stati organizzati per tema: online gambling, tecniche criminali, organizzazioni di cyber crimine, pratiche di controllo legale, efficacia delle leggi in materia, anche a livello transnazionale. Sono stati analizzati, in totale e a seguito di un‟accurata pulizia dei risultati del motore di ricerca (che spesso restituisce risultati ripetuti) circa 500 documenti.

È stato dimostrato che ci sono livelli differenti di organizzazione criminale, a seconda della complessità della divisione dei ruoli, del coordinamento del lavoro, degli obiettivi dell‟associazione criminale, della capacità di evitare, eludere o neutralizzare i sistemi di sicurezza e di law enforcement. Ciò a dimostrazione del fatto che le nuovissime dinamiche e politiche messe in atto per il contrasto del crimine legato al gambling sono state superate dall‟avvento dell‟utilizzo della rete.

Va osservato, infine, che il fenomeno criminale collegato all‟azzardo presenta molti punti oscuri a causa del presumibile elevato numero di reati attuati di gran lunga superiori a quelli realmente identificati. Per esempio, nel caso del gioco d‟azzardo l‟atteggiamento della vittima risulta rilevante. Se, infatti, si considera il giocatore quale vittima di usura è lecito ipotizzare come gli scommettitori caduti nella rete della criminalità organizzata tendano raramente a richiedere l‟intervento dell‟autorità giudiziaria. Questo non solo in relazione al rischio di intimidazione da parte degli usurai, ma anche al delicato ed ambivalente rapporto (assimilabile a quello tra tossicodipendente e spacciatore) con l‟usuraio che “offre” il denaro per finanziare le giocate (Bianchetti, Croce, 2007).

Inoltre, secondo diversi studi, i giocatori d‟azzardo non sempre percepiscono le loro condotte illegali come criminose e quindi sono inclini a sottostimare tali atti quando vengono loro rivolte domande sulla loro storia deviante (Bergh, Kühlhorn, 1994; Lesieur, 1984).