La metodologia di stima delle emissioni agricole - Le emissioni di gas serra di origine agricola non sono emis- sioni puntuali, ma diffuse sul territorio perché avvengo- no lungo tutto il paesaggio agricolo. Pertanto esse non possono essere misurate, se non in modo estremamen- te complesso e costoso, ma vengono stimate, associan- do a specifiche fonti emissive un fattore di emissione. Lo standard utilizzato a livello globale per stimare le emis- sioni di gas serra, non solo di origine agricola, è quello fornito dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che ha redatto le linee guida che vengono utiliz- zate per il calcolo delle emissioni dei paesi facenti parte della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cam- biamenti Climatici (United Nations Framework Conven- tion on Climate Change, UNFCCC). Secondo queste linee guida l’agricoltura è responsabile dell’emissione di due
gas serra, il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O)
dalle fonti emissive riportate nella tabella 1.
Per quanto riguarda l’anidride carbonica (CO2), l’agri-
coltura è sia una fonte di emissioni (ad esempio per il consumo energetico) che un serbatoio di carbonio (C), che viene stoccato nei suoli e nelle biomasse agricole e
forestali. Le emissioni e gli assorbimenti di CO2 dovute
all’uso del suolo, ai cambiamenti d’uso del suolo e alle foreste, vengono conteggiate nel settore c.d. LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry, tab.1). Le
emissioni e rimozioni di CO2 dovute alle coltivazioni an-
nuali sono considerate nulle in quanto sono il risultato della fissazione e ossidazione di C nell’arco di un anno, attraverso la fotosintesi.
Le emissioni relative all’uso dei combustibili in agricol- tura sono invece conteggiate nel settore “Energia” e di
fatto non fanno parte del settore agricolo in senso stret- to.
I gas serra diversi dall’anidride carbonica (c.d. non-CO2)
devono essere sommati alla CO2 per poter calcolare il
contributo totale delle attività agricole alle emissioni. Tale somma avviene utilizzando come fattore di con- versione il potenziale di riscaldamento globale (c.d. GWP-Global Warming Potential) dei vari gas serra. Se si considera un orizzonte temporale di 100 anni, che è
uno standard internazionale [1], il GWP del CH4 e quello
dell’N2O sono rispettivamente 25 e 298 volte quello della
CO22. Questo fa sì che, a parità di quantitativi di emis-
sioni, il settore agricolo abbia un impatto maggiore sul riscaldamento globale rispetto a settori che emettono solo CO2.
I dati sulle emissioni nazionali e internazionali - Uti- lizzando la metodologia IPCC, il settore agricolo risulta
il maggiore emettitore mondiale di gas serra non-CO2,
rappresentando circa il 10-12% delle emissioni globali nel 2010 [2], [3]. Tra il 1990 e il 2010 queste emissioni sono cresciute dello 0,9% all’anno [2]. Le principali fonti di emissioni agricole a livello globale derivano dalla fer- mentazione enterica dei ruminanti (32-40% delle emis- sioni agricole), i suoli agricoli (col 15% per le deiezioni al pascolo e il 12% per l’uso di fertilizzanti azotati), la coltivazione di riso in sommersione (11%) (tab. 2) [4].Per quanto riguarda i suoli e le foreste, a livello globale il settore LULUCF ha rappresentato l’11% delle emissioni nel periodo 2000-2009 [4], con contributi molto differen- ziati a livello regionale. Generalmente le emissioni sono più elevate in Asia e America latina [2].
A livello europeo, è l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) che raccoglie le informazioni di tutti i paesi mem- bri e redige l’inventario comunitario delle emissioni. Se- condo l’Agenzia [5], nel 2015, le emissioni di gas serra dell’UE-28 sono diminuite del 24% rispetto al 1990 (anno di baseline per il calcolo delle riduzioni). Le emissioni agricole nel 2015 rappresentavano il 10% delle emissio- ni comunitarie e sono diminuite del 20% dal 1990, so- prattutto per la riduzione nell’uso di fertilizzanti e per la diminuzione del numero di bovini nella maggior parte dell’UE. I contributi delle diverse fonti sono quelli evi- denziati nella tabella 2.
In Italia, la fonte ufficiale dei dati sulle emissioni di gas serra agricole è l’ISPRA, che redige l’inventario delle emissioni di gas serra, strumento di verifica degli im- pegni assunti con la UNFCCC. Secondo questi dati, le emissioni in Italia sono diminuite del 16,7% dal 1990 al 2015, senza considerare le rimozioni del settore c.d. LU- LUCF [6]. Anche il settore agricolo, che nel 2015 rappre- sentava il 6,9% delle emissioni nazionali, ha contribuito
al calo con una diminuzione del 16%. Quelle di N2O rap-
presentano il 37% delle emissioni del settore e deriva- no dalla gestione delle deiezioni animali, dall’utilizzo di fertilizzanti azotati e da altre emissioni dei suoli agricoli;
quelle di CH4 sono il 62% del totale e derivano dai pro-
cessi digestivi degli animali allevati, dalla gestione delle
deiezioni e dalle risaie. Quelle di CO sono solo l’1%.
Tab.1 - Fonti emissive ascrivibili al settore agricoltura e relativi gas serra
Categoria Denominazione GAS Serra
3A Fermentazione enterica CH4
3B Gestione deiezioni animali N2O, CH4
3C Risaie CH4
3D Suoli agricoli N2O
3F Bruciatura residui colturali N2O, CH4
3G Calcinazione CO2 3H Urea CO2 4A Foreste CO2 4B Terre coltivate CO2 4C Prati e pascoli CO2 4D Terre umide CO2 4E Insediamenti urbani CO2 4F Altre terre CO2 4G Prodotti legnosi CO2 4H Altro CO2 1A Energia CO2
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Analizzando le singole fonti emissive, l’importanza re- lativa è la stessa riscontrata a livello comunitario (tab. 2). Le riduzioni maggiori nel periodo considerato sono dovute alla fermentazione enterica (-11%) per il calo del numero di capi per alcune specie zootecniche, in parti- colare bovini, alle emissioni da suoli (-18%), diminuite per un minor uso di fertilizzanti azotati, nonché per le variazioni delle superfici e produzioni agricole.
Il contributo del settore LULUCF al bilancio nazionale è sempre positivo, con variazioni che dipendono dalla ri- levanza degli incendi boschivi registrata nel periodo [6]. Nel 2015 questo contributo è stato di -36.218 Gigagram-
mi di CO2 equivalente (Gg CO2e), che per avere un’idea
dell’ordine di grandezza, rappresentano l’8% delle emis- sioni di gas serra nazionali. Il maggiore sink di C è rap- presentato dall’aumento di stock nelle foreste che sono il 70% del totale.