Si stima che il volume di affari dell’industria dei fitofar- maci nel complesso abbia superato nel 2017 i 65 miliardi di dollari (BCC Research, 2017), di cui circa 4 relativi ai
cosiddetti biofertilizzanti7. Oltre la metà del volume di
affari dei biofertilizzanti è realizzato nelle Americhe, cir- ca un quarto in Asia e la restante parte in Europa e negli altri paesi.
Sulla base dei dati pubblicati dall’associazione europea che raggruppa le principali industrie euro-asiatiche di fitofarmaci (ECPA, 2015), il valore di mercato delle pro-
duzioni nazionali rilevate8 nel 2014 è stato di poco infe-
riore agli 11 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo pro- dotto in Italia. Nel periodo 2007-2014, la dinamica delle produzioni a livello europeo è stata abbastanza stabile, mentre in Italia è risultata in forte crescita (+39%). L’Eurostat fornisce statistiche sulle quantità commer- cializzate (Eurostat, 2016), dalle quali risulta che l’Italia, nel 2014, è il terzo Paese per volumi complessivi di ven- dita dopo Spagna e Francia, mentre per impiego unita- rio, pari a 5,2 kg/ha, si posiziona al quinto posto nell’UE, con un livello quasi doppio rispetto a quello di Germania e Francia (2,8 kg/ha).
Queste ultime statistiche europee si riferiscono ai fito- sanitari nel complesso e non solo a quelli ammessi nel biologico, per i quali non risultano disponibili dati pub-
blici9 sul valore delle vendite.
I prodotti fitosanitari assumono una particolare rilevan- za per l’agricoltura biologica non solo sotto il profilo tec-
nico-economico, ma anche per l’attenzione che suscita
nel consumatore che li associa al termine “pesticidi”10.
Come noto, l’impiego di prodotti chimici di sintesi è vie- tato in agricoltura biologica, ma è comunque possibile l’impiego di prodotti di difesa a patto che siano compresi
nell’elenco di quelli ammessi11.
La selezione dei prodotti consentiti12 risponde a criteri
di valutazione per la tutela dei consumatori e dell’am-
biente come, ad esempio, il livello di tossicità13 e il gra-
do di dispersione e persistenza nel suolo, nell’acqua e nell’aria. Tutti i prodotti fitosanitari ammessi in agricol- tura biologica devono presentare rischi bassi, se possi- bile nulli, situazione che difficilmente si riscontra nella realtà, basti pensare al dibattito corrente sull’impiego tradizionalmente consolidato di prodotti rameici (box 1).
7 L’Agenzia di protezione ambientale (EPA) definisce biofertilizzante un prodotto costituito da sostanze di origine naturale come animali, piante,
microrganismi, e alcuni minerali. I microrganismi possono essere batteri, virus, funghi. Tra gli orga-nismi animali, anche i nematodi.
8 L’ECPA fornisce le statistiche sulla produzione nazionale dell’industria agro-chimica di 51 Stati dell’area euro-asiatica dal Portogallo al
Kazakistan. Non sono comprese Norvegia, Estonia, Svizzera, Islanda, Moldova e Cipro.
9 Le analisi di mercato sono generalmente realizzate da società specializzate che le rendono disponibili a pagamento.
10 Il termine in italiano assume una valenza negativa in quanto richiama la storica malattia infettiva ma in realtà la parola composta significa
“soppressore di malattie” e viene comunemente usata in inglese anche per i prodotti ammessi nel biolo-gico.
11 Specificati nell’allegato II del regolamento (CE) n. 889/08.
12 Reg. (CE) n. 1107/2009 e successivo regolamento di esecuzione 2015/408 che normano l’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e
definiscono le sostanze candidate alla sostituzione.
Il rame in agricoltura biologica
Il rame è utilizzato in numerosi prodotti antifungini ammessi in agricoltura biologica, ma è un metallo che non si degrada nell’ambiente per cui è persistente e contamina l’acqua e il suolo. Il suo utilizzo è consentito in frutticoltura e viticoltura biologica (Reg. CE 889/08) solo in caso di necessità con un dosaggio che non deve superare i 6kg/ha annui nell’arco di un quinquennio. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale di questi prodotti, la Commissione europea nel 2015 ha in- serito il rame tra le sostanze candidate alla sostituzione, ma allo stato attuale non esistono alternative altrettanto valide*. * https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2017/06/27/ rame-e-biologico-forse-siamo-vicini-alla-fine/54708.
Fonte: Armentano P. (2017), Rame, si va verso una riduzione delle dosi annue, L’Informatore agrario n. 25, pagina 8.
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Per ridurre al minimo i rischi per la salute umana e per l’ambiente, il reg. (CE) n. 834/2007 specifica che: “La prevenzione dei danni provocati da parassiti, malattie e infestanti è ottenuta principalmente attraverso la prote- zione dei nemici naturali, la scelta delle specie e delle varietà, la rotazione delle colture, le tecniche colturali e i processi termici”.
In estrema sintesi, il ricorso ai prodotti ammessi dovreb- be costituire l’ultima ratio per l’azienda biologica e, in
effetti, l’andamento dei flussi commerciali14 dei principi
attivi contenuti nei fitofarmaci (ISTAT, 2017) è tenden- zialmente negativo (fig. 1). Decrescono però anche quelli non ammessi, seppure in maniera meno accentuata, per cui la contrazione delle quantità distribuite è un fenome- no che riguarda il mercato nazionale dei fitofarmaci in generale. La combinazione delle due dinamiche ha pro-
dotto il calo dell’incidenza dei principi attivi ammessi sul totale di quelli distribuiti dal 60% (2003) al 50% (2013), per poi aumentare di un paio di punti negli ultimi due anni per i quali i dati sono disponibili.
Questa dinamica è influenzata da diversi fattori, quali, ad esempio, la maggiore efficacia nel tempo dei formu- lati15, la riduzione dei principi attivi consentiti16, l’utiliz-
zo di prodotti alternativi quali i biostimolanti17. Il 2014 è
l’anno in cui c’è una ripresa dei consumi di fitofarmaci nel complesso e parallelamente aumentano anche quel- li consentiti per l’introduzione progressiva delle norme sull’uso sostenibile dei fitosanitari. In effetti l’avvio del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei pro- dotti fitosanitari (PAN) ha consolidato un quadro di nor- me per l’uso professionale dei fitosanitari, promuovendo
14 L’indagine ISTAT non indica l’effettivo impiego dei prodotti, sicuramente utilizzati anche dalle aziende convenzionali.
15 La ricerca scientifica ha consentito l’individuazione di nuovi principi attivi più efficaci e specifici, ma c’è stata anche una razionalizzazione dei
formulati attraverso la sperimentazione di differenti modalità applicative.
16 Il processo di revisione delle sostanze commercializzabili nell’UE, iniziato nel 1993, ha revocato oltre il 70% delle molecole chimiche che erano
presenti sul mercato. Quelle restanti sono sottoposte a periodiche verifiche e alcune di queste sono candidate alla sostituzione con altre a minore impatto ambientale (regolamento di esecuzione UE 2015/408), se sussistono le condizioni tecnico-economiche per farlo. Tra queste sono presenti i prodotti rameici utilizzati anche nell’agricoltura biologica.
17 Diverse sostanze contenute in prodotti non classificati come fitosanitari, tra cui diversi fertilizzanti, svolgono anche un’azione indiretta di difesa colturale.
Fig. 1 – Principi attivi distribuiti in Italia
46% 48% 50% 52% 54% 56% 60% 62% 20.000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000 50.000 55.000 Tonnellate
Ammessi Non ammessi Quota %
58%
Il Piano di Azione Nazionale (PAN)
Il PAN per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari1 definisce un sistema di norme che regolano le modalità di difesa delle colture agrarie. Il Piano, attuato progressivamente nel perio- do che va dal 2014 al 2019, fornisce indicazioni per ridurre l’impatto ambientale e sanitario dei prodotti fitosanitari uti- lizzati in ambito agricolo e in aree extra agricole (aree urba- ne, strade, ferrovie, giardini, ecc.). Sono sette le azioni pro- grammate che riguardano la formazione e l’informazione, i controlli di attrezzature e le modalità d’uso e trattamento dei prodotti fitosanitari. In particolare l’azione 7 ha l’obiettivo di favorire l’incremento delle superfici agrarie condotte con il metodo dell’agricoltura biologica.
1 Adottato nel 2014 in attuazione della direttiva 2009/128/CE, coinvolge nume-
rosi soggetti tra cui: il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del terri-torio e del mare, il Ministe- ro della Salute, il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, le Regioni e le Province autonome, i Comuni, gli Enti pubblici di ricerca, gli Enti gestori delle aree Natura 2000 e delle Aree naturali protette.
il metodo biologico18 e stimolando di conseguenza la ri- presa dei consumi di questa categoria di prodotti. Per entrare nel merito di quali siano le tipologie di pro- dotti più commercializzate, è utile analizzare la tabella 1, che offre il dettaglio delle quantità distribuite di fitosa- nitari ammessi nel biologico distinte per categoria. Nel quinquennio 2011-2015 vi è stata una diminuzione
media annua19 del 3%, dinamica determinata in partico-
lare dai fungicidi a base di rame e zolfo, che in termini quantitativi costituiscono in media oltre l’80% di tutti i prodotti ammessi distribuiti. Tutte le categorie di pro- dotti risultano in tendenziale diminuzione, ma scorrendo i tassi di variazione si evidenzia la dinamica in contro- tendenza, anche se debole, dei fungicidi rameici. Vi sono
incrementi più consistenti, anche a due cifre, per altri prodotti ma si tratta di quantità limitate rispetto ai fito- sanitari più diffusi.
Da evidenziare la crescita dei prodotti di origine biologica basati sull’impiego di microrganismi. Aumentano pure le tipologie di prodotti di tipo diverso tra gli insetticidi e tra i biologici, situazione che denota la crescente pre- senza di formulati basati su sostanze non rientranti tra quelle tradizionalmente utilizzate per la difesa colturale. Attraverso la dinamica annuale si può vedere come nel 2013 vi sia stata una flessione dei prodotti distribuiti, che ha riguardato in particolare i fungicidi a base di zolfo, mentre per gli insetticidi il calo si è protratto fino al 2014. Le ragioni sono da ricercare anche negli andamenti cli- Tab. 1 – Principi attivi ammessi in agricoltura biologica distribuiti in Italia (tonnellate)
Anni 2011 2012 2013 2014 2015 2011/2015 Fungicidi 32.632 27.705 23.601 26.592 27.964 -3,0% Zolfo 26.961 22.635 18.442 20.579 22.070 -3,9% Rame 5.671 5.070 5.159 6.014 5.894 0,8% Insetticidi e acaricidi 5.140 4.599 4.453 3.809 4.288 -3,6% Composti inorganici 318 269 375 95 111 -19,0% Oli 4.804 4.193 3.916 3.563 4.042 -3,4%
Derivati vegetali e simili sintetici 18 136 161 150 135 49,3%
Biologici 385 290 221 313 354 -1,7%
Di origine vegetale o animale 347 173 151 149 201 -10,3%
Microrganismi 15 64 15 22 25 10,4%
Composti chimici vari 2 20 19 10 17 62,5%
Altri 22 32 36 133 110 38,4%
Vari 97 69 76 71 88 -1,8%
Totale 38.255 32.663 28.350 30.785 32.695 -3,1%
Fonte: ISTAT.
18 Ad esempio, nell’ambito dell’Azione 5 (Misure specifiche per la tutela in aree specifiche), il PAN indica che “sono da privilegiare misure di
controllo biologico, trattamenti con prodotti a basso rischio come definiti nel regolamento (CE) 1107/09, con prodotti contenenti sostanze attive ammesse in agricoltura biologica, di cui all’allegato del regolamento CE 889/08.”.
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matici che possono favorire o viceversa ostacolare la diffusione di agenti patogeni. Uno sguardo infine alla di- stribuzione territoriale di questi prodotti a livello provin- ciale è possibile attraverso la carta tematica riportata in figura 2 che rappresenta la media 2011-2015 delle quan- tità distribuite per ettaro di superficie trattabile20. I valori unitari sono stati ottenuti dividendo le quantità distribu- ite a livello provinciale per le superfici coltivate che pos- sono essere destinatarie di un trattamento di difesa. Un
maggiore impiego unitario può essere il segnale della presenza di coltivazioni arboree o orticole che richiedo- no maggiori mezzi di difesa rispetto a quelle cerealicole o industriali. Si tratta però di una stima che risente di alcuni limiti delle fonti dati utilizzate. Il primo riguarda la distribuzione territoriale delle vendite dei fitosanitari che non implica il loro impiego nello stesso territorio, in quanto possono esistere canali commerciali che supera- no i confini provinciali. Il secondo è rappresentato dalla superficie presa in considerazione al denominatore, che non necessariamente è stata oggetto di un effettivo trattamento con prodotti ammessi, per questo motivo le quantità indicate sono probabilmente sottostimate. Malgrado questi limiti la carta tematica consente un confronto spaziale non influenzato dalle dimensioni ter- ritoriali. Dalla mappatura emerge una maggiore inten- sità di impiego nelle province dove è minore l’incidenza delle superfici trattabili e in particolare dove queste sono investite in colture arboree (es. Bolzano e Trento) oppu- re orticole (es. Cagliari). Nei territori ad agricoltura più estensiva, l’impiego unitario di fitofarmaci è mediamente inferiore perché i prodotti vengono utilizzati su superfici più ampie ma anche in coltivazioni con minori esigenze di difesa. Sfuggono a questa interpretazione diversi ter- ritori dove esiste una forte specializzazione produttiva. È il caso ad esempio delle provincie emiliano-romagnole e di quelle pugliesi, dove la frutticoltura nel primo caso e l’olivicoltura nel secondo sono molto diffuse.
Data la scarsità delle fonti statistiche su questo tema, per comprendere effettivamente le principali questioni che influenzano l’offerta e la domanda di questi prodotti è stata effettuata una indagine ad hoc. Sono stati intervi-
stati21 alcuni testimoni qualificati che operano nell’ambi-
to della fornitura di fitosanitari (produttori e distributori) e del loro impiego in azienda (consulenti e tecnici). Le Fig.2 – Quantità distribuite di principi attivi ammessi,
distribuiti per provincia (impiego medio 2011-2015 per ettaro di superficie trattabile)
20 Superfici totali, investite nelle colture a seminativi (escluse foraggere permanenti) e arboree.
21 Sono state realizzate 7 interviste a soggetti scelti sulla base del loro ruolo e delle loro competenze imprenditoriali, commerciali e tecniche. In
particolare sono stati intervistati i responsabili commerciali di 3 imprese produttrici nazionali di differente scala dimensionale, 2 imprenditori di ditte distributrici, 2 tecnici fitosanitari che operano nel settore pubblico e privato. L’intervista telefonica è stata effettuata nel corso del 2017 seguendo una traccia di domande a risposta aperta sulle modalità di commercializzazione, sull’andamento delle vendite degli ultimi tre anni e sulle principali criticità strutturali e normative.
principali questioni che sono emerse sono state sinte- tizzate nel paragrafo che segue.