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I mezzi tecnici I fertilizzant

Nel documento Bioreport 2017-2018 (pagine 43-45)

Gli operatori nei diversi canali distribut

4. I mezzi tecnici I fertilizzant

Con l’indagine ISTAT sulla distribuzione di mezzi tecni- ci in agricoltura si è rilevata nel 2016 una significativa ripresa rispetto al 2015 con un aumento delle quantità commercializzate di fertilizzanti rispetto all’anno pre- cedente (+13% nel complesso e +4% quelli ammessi in agricoltura biologica) (fig. 1).

Nel dettaglio, l’incremento dei fertilizzanti ammessi nel biologico è il risultato di dinamiche contrastanti. Aumen- tano gli organici (+19%), quelli specifici (+19%) e gli am- mendanti (+12,5%) mentre flettono i correttivi (-39%) e gli organo-minerali. La forte variabilità degli ultimi anni, non riscontrabile nei fertilizzanti totali, fa ritenere che non siano intervenuti fattori di mercato o climatici, ma probabilmente un assestamento dei flussi commercia-

Fig. 1 – Fertilizzanti distribuiti per tipologia e anno

Fonte: ISTAT.

Fig. 2 – Fertilizzanti distribuiti per regione, 2016

Fonte: ISTAT. % ammessi su distribuit i 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 0 20 40 60 80 100 120 140 160 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 m ili on i d i t on ne lla te

Minerali Organici Organo-minerali Ammendanti Correttivi Specifici % ammessi su totali Non consentiti Consentiti Migliaia di tonnellate 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1.000 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

li, anche in relazione all’avvio del nuovo periodo di pro- grammazione delle politiche comunitarie.

La quota dei prodotti ammessi su quelli totali distribuiti è scesa al 25% nel 2016, dopo aver toccato il massimo livello nel 2014 (35%), interrompendo la lunga progres- sione iniziata nel 2003 (12%). Per comprendere se si tratta di una inversione di tendenza bisognerà attendere le prossime rilevazioni, ma vi sono alcuni elementi che appaiono ormai caratterizzare la recente evoluzione dei consumi di questi fattori della produzione, come la co-

stante crescita dei prodotti specifici1 e la concomitante

riduzione dei correttivi. I prodotti specifici costituiscono meno dell’1% delle quantità totali dei prodotti ammessi, ma il loro valore unitario – mediamente molto più eleva- to degli altri fertilizzanti - si traduce presumibilmente in una quota di mercato anche rilevante ma non desumibile dalle statistiche disponibili.

A livello regionale (fig. 2), nel periodo 2015-2016 si evidenzia la forte variabilità dei fertilizzanti distribuiti consentiti in agricoltura biologica, che va dal 159% del Friuli-Venezia Giulia al -59% della Valle d’Aosta. Questa diversità territoriale dei flussi commerciali non appare legata all’evoluzione delle coltivazioni biologiche, gene- ralmente in crescita. Poiché tendenzialmente le varia- zioni diminuiscono nel lungo periodo, il fenomeno po- trebbe dipendere dal consolidamento di un mercato in espansione con quantitativi ancora modesti. Va comun- que ribadito che, laddove i sistemi produttivi zootecnici rivestono un ruolo rilevante nell’agricoltura regionale, questi possono fornire concime organico (letame) alle aziende agricole, il cui impiego non è oggetto dell’inda- gine ISTAT sulla distribuzione dei fertilizzanti.

A livello aziendale, l’indagine RICA2 [1] consente di ana-

lizzare le spese di concimazione. Complessivamente,

nel periodo 2014-2016, il costo a ettaro dei mezzi tecnici nelle aziende biologiche che impiegano concimi è infe- riore di circa il 35% rispetto all’analogo costo sostenuto dalle altre aziende (tale percentuale scende al di sotto del 10% nelle aziende specializzate in seminativi). Que- sto risultato è probabilmente legato al reimpiego di con- cimi naturali e alle pratiche alternative per la gestione della fertilità dei suoli caratteristiche del metodo biolo- gico.

L’indagine RICA mette in luce anche che nelle aziende biologiche l’importo speso a ettaro per i soli concimi è inferiore di oltre il 45% rispetto alle aziende convenzio- nali nel triennio preso in considerazione, valore che si mantiene costante dal 2011. Nelle aziende specializzate in seminativi e colture permanenti tale differenziale è inferiore, rispettivamente, -8% e -22% nel periodo 2014- 2016.

Le sementi

Le superfici destinate alla riproduzione delle sementi certificate in Italia sono diminuite nel 2017 del 2,8% ri- spetto all’anno precedente, attestandosi su circa 207.000 ettari [2]. La porzione di superficie sementiera destinata alle coltivazioni biologiche, con circa 8.400 ettari (+14% rispetto all’anno precedente), rappresenta appena il 4,1% della superficie sementiera totale (fig. 3).

L’incidenza delle superfici sementiere certificate bio- logiche su quelle complessive presenta un andamento crescente negli ultimi tre anni, in linea rispetto alla cre- scita progressiva della SAU biologica totale [3], segno che, rispetto al passato, sembra evidenziarsi una rela- zione diretta tra l’impiego di sementi biologiche e l’evo- luzione del settore produttivo. Questo collegamento è

1 I prodotti ad azione specifica apportano a un altro fertilizzante, al suolo o alla pianta sostanze che favoriscono o regolano l’assorbimento degli

elementi nutritivi o correggono determinate anomalie di tipo fisiologico (decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75).

2 I risultati presentati in questa sezione provengono dall’indagine comunitaria RICA; in particolare, sono stati prodotti utilizzando la banca dati

nazionale per il triennio 2014-2016. Gli elaborati fanno riferimento a circa 900 aziende in regime di agricoltura biologica che hanno sostenuto spese per fertilizzanti, mentre le aziende presenti nel campione RICA italiano sono circa 10.000.

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però indebolito dalla possibilità di deroga3 concessa agli

agricoltori per l’utilizzo di seme convenzionale.

Ai fini della certificazione biologica, il Centro di Difesa e Certificazione del CREA controlla complessivamente le superfici investite di circa 50 specie colturali. Venticin- que specie sono coltivate per il metodo biologico e, tra esse, il 33% dei relativi ettari sono investiti a erba medi- ca, il 20% a frumento duro e il 15% a trifoglio alessandri- no. Tale distribuzione percentuale è pressoché costante negli ultimi tre anni.

La possibilità per gli agricoltori biologici di utilizzare se- menti non biologiche non consente di delineare un qua- dro organico sui consumi di questo fattore di produzione. I dati forniti dal CREA-Difesa e certificazione sono par- ziali e in certi casi, come per le orticole, assenti.

Nel 2017, le richieste di autorizzazioni previste ai sen- si del regolamento (CE) n. 889/2008 per l’utilizzazione di sementi convenzionali in agricoltura biologica sono state 76.446, pari a circa 168.000 tonnellate di semen-

te, dato che fa comprendere l’estrema diffusione del fe- nomeno (il SINAB conta 66.773 produttori biologici tra esclusivi e misti nel 2017) e che non trova riscontro negli altri paesi comunitari. Le richieste interessano 10 grup- pi colturali, di cui 2 riguardano le colture permanenti. Le deroghe concesse hanno interessato per il 33% le specie ortive e risultano in aumento rispetto al 2016 del 25%, a causa dell’assenza di sementi certificate per l’agricoltu- ra biologica e l’estrema numerosità di specie del gruppo colturale. Il 24% delle autorizzazioni hanno riguardato i cereali e il 16% le foraggere (rispetto al 2016, crescono, rispettivamente, del 34% e 23%). Sono state circa 18.600 le deroghe concesse per i cereali, di cui il 32% ha riguar- dato il frumento duro, seguito da frumento tenero (24%), orzo (14%) e mais (10%). Tra le specie foraggere, anche nel 2017 si conferma l’incidenza delle deroghe relative a favino (18%), loglio (12%) e erba medica (11%). Da evi- denziare che il ricorso alle deroghe è significativo anche per le colture arboree, con oltre 14.000 autorizzazioni concesse nel 2017 (+26% rispetto all’anno precedente), di cui 5.300 solo per la vite.

L’indagine RICA mette in luce che nelle aziende biologi- che l’importo speso per l’acquisto del materiale di pro-

pagazione (sementi e piantine)4 è tendenzialmente in-

feriore rispetto a quello delle unità convenzionali. Nelle aziende specializzate in seminativi e colture permanenti il differenziale si attesta, rispettivamente, a -22% e a -35% nel periodo 2014-2016.

Nel documento Bioreport 2017-2018 (pagine 43-45)