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La soia danubiana: un esempio anche per il bio?

Nel documento Bioreport 2017-2018 (pagine 173-176)

Negli ultimi anni la zootecnia biologica si è sviluppa- ta anche in Italia per produrre carne latte e derivati e uova. Come nella zootecnia convenzionale si ricorre largamente all’uso di soia (sotto forma di panello o di

soia cruda o tostata) che solo in minima parte è prodot- ta in Italia. Buona parte viene importata come panello dalla Cina o come seme dalla Romania o dalla Serbia (ma anche da Kazakistan e dall’Africa). Sia l’importazio- ne del panello che della granella da aree così lontane e, in alcuni casi, con la conseguente competizione verso la produzione di cibo per le popolazioni locali, non sono di certo in linea con i principi dell’agricoltura biologica. Infatti, la riduzione dell’impatto ambientale (anche do- vuto ai trasporti) e lo sviluppo di filiere di produzione e di valore locali sono importanti nel biologico quanto il rispetto del regolamento per la fase agricola, anche se non così strettamente vincolato. Probabilmente, se il consumatore fosse a conoscenza di questa paradossale situazione, non continuerebbe ad accordare la sua pre- ferenza ai prodotti bio. É per questo che in questa fase di crescita esponenziale del biologico è più che mai op- portuno correggere le distorsioni di mercato e avere ben chiare le finalità dell’intero sistema.

Una riprova è il caso della Svizzera, dove è stato recente- mente deciso che, dal 2019, tutti gli animali allevati se- condo il metodo biologico dovranno “mangiare” mangimi europei. Ciò si riferisce nello specifico alla parte protei- ca, rappresentata per lo più dalla soia, che non verrà più importata da paesi extraeuropei. Il piano prevede diver- se misure per raggiungere l’obiettivo: a) il maggiore e migliore utilizzo dei foraggi, per i poligastrici; b) la diffe- renziazione delle fonti di proteine concentrate, promuo- vendo la coltivazione locale di lupino, pisello, favino oltre che della soia; c) il sostegno a una maggiore produzione di soia in Europa (includendo Serbia ed Ucraina oltre che i paesi UE).

Sarebbe opportuno che l’azione svizzera si estendesse a tutta la zootecnia biologica europea, in modo da mi- gliorarne l’impatto ambientale e sociale e consolidare la propria credibilità nei confronti dei consumatori. Il biologico in Europa è infatti fortemente legato alla ri- chiesta ed al sostegno dei consumatori ed ogni scelta che ne possa incrinare il rapporto mette a rischio lo svi- luppo del settore. Ma ciò che ora sta vivendo il settore del biologico, in termini di approvvigionamenti proteici Fig. 3 – Stima della copertura del fabbisogno europeo

di leguminose (t)

Fonte: Donau Soja.

Importazioni sostenibili

2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 Altre leguminose Soia europea 0 5 10 15 20 25 30 35 40

e scelte strategiche per il futuro, rientra a pieno titolo nella strategia europea per la promozione delle colture proteiche e leguminose che è attualmente in definizione da parte della Commissione Europea. Ancora una volta il biologico potrebbe costituire un laboratorio di inno- vazione a livello europeo, i cui risultati potrebbero poi essere condivisi con il settore convenzionale. In questo senso sta operando anche il progetto europeo H2020 Ok-Net Eco Feed (www.ok-net-ecofeed.eu), che intende

valutare le strategie da mettere in campo per collegare l’allevamento biologico dei monogastrici con la produ- zione agricola locale. Il progetto recentemente attivato è strettamente legato nelle tematiche e negli strumenti divulgativi al precedente progetto Ok-Net Arable (www. ok-net-arable.eu) ed i risultati pratici, in diverse lingue e con strumenti di veloce consultazione, saranno dispo- nibili alla piattaforma farmknowledge.org.

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Introduzione

Se l'ONU1 ha quantificato in 200.000 l’anno le vittime dei

pesticidi nel settore agricolo per intossicazione acuta o avvelenamento, innumerevoli studi scientifici hanno di-

mostrato che l'esposizione ai fitofarmaci2 prolungata nel

tempo - seppur a piccole dosi - ha ricadute importanti sulla salute non solo di chi lavora in agricoltura, ma di tutti3.

Per quanto riguarda l'ambiente, poi, è dimostrato come l'uso di pesticidi impoverisca il suolo, contamini le ac- que, determini la perdita di biodiversità. Tutto questo si traduce in elevati costi nascosti legati all'utilizzo di pe- sticidi - le cosiddette esternalità negative - che vanno a pesare non solo sui conti economici della società, ma anche sulla qualità della vita e sul benessere dell'intera collettività.

Le problematiche legate all'esposizione ai pesticidi inte- ressano direttamente anche chi vive lontano dalle aree coltivate, nelle città, dove peraltro si concentra quasi il

70% della popolazione europea4. Non sono solo gli ali-

menti, infatti, il vettore di possibili esposizioni a fitofar- maci. Questi prodotti sono utilizzati ampiamente dalle stesse amministrazioni comunali nei contesti urbani per gestire il verde nelle aree pubbliche, nei parchi dove gio- cano i bambini, nelle aree a margine di strade e marcia- piedi, nelle aree cimiteriali, nei campi sportivi, così come spesso sono impiegati dagli stessi cittadini nel proprio giardino di casa.

Inoltre, è la cosiddetta ‘deriva’ a determinare un ulte- rio Basti guardare alle migliaia di studi pubblicati su US National Library of Medicine National Institutes of He- alth selezionati digitando Pesticides and human health re elemento di esposizione: tramite dispersione aerea, facilitata dal vento, i pesticidi possono facilmente con- taminare anche zone distanti dal luogo di utilizzo e dif- fondersi anche nelle aree urbane, oppure trasferirsi dai terreni coltivati in maniera convenzionale a quelli gestiti con metodi di produzione più sostenibili (come il biolo- gico).

A questo contesto fanno riferimento le iniziative di diver- se amministrazioni locali che hanno messo ai primi posti nella loro agenda la tutela della salute e il benessere dei cittadini, la salvaguardia ambientale e la difesa delle proprie attività economiche e produttive. Molti comuni italiani (box 1), anche sulla spinta della stessa cittadi- nanza, hanno infatti avviato politiche volte a eliminare o, almeno, ridurre l'impiego della chimica di sintesi nel loro territorio, adottando in alcuni casi soluzioni corag- giose e innovative.

Scopo di questo capitolo è mettere in luce alcune espe- rienze condotte in Italia in diversi contesti territoriali - riferite a città o piccoli comuni, alle aree agricole o alla gestione del verde pubblico - volte ad adottare alternati- ve ai prodotti fitosanitari. Dall'esempio di questi comuni - che comunque rappresentano solo una selezione tra tutti quelli che nel nostro Paese hanno regolamentato in materia - si traggono due insegnamenti. In primo luo-

16. Le politiche virtuose dei comuni italiani sull'uso dei pesticidi

1 ONU (2017), Report of the Special Rapporteur on the right to food, 2017,

https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G17/017/85/PDF/G1701785.pdf?OpenElement

2 Prodotti usati per difendere le piante dall’azione dei parassiti animali e vegetali; i fitofarmaci sono distinti a seconda del bersaglio biologico al

quale sono indirizzati, per esempio erbicidi, fungicidi, insetticidi. (definizione tratta da Enciclopedia Treccani).

3 Basti guardare alle migliaia di studi pubblicati su US National Library of Medicine National Institutes of Health selezionati digitando Pesticides

and human health.

4 Eurostat (2014), http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/File:Share_of_urban_and_ruralpopulations,_1950

go, che l'attenzione ai temi ambientali, della tutela della biodiversità e della salvaguardia della propria salute si sta facendo strada molto velocemente tra i cittadini. E, soprattutto, che è possibile liberarsi dai pesticidi.

Le aree urbane possono dare il buon esem-

pio: la rete "pesticide free towns"

Il PAN, Pesticide Action Network, è un’organizzazione internazionale che ha l'obiettivo di eliminare la dipen- denza dalla chimica di sintesi e sostenere l'adozione di metodi alternativi e sostenibili per il controllo degli infe- stanti. Da una costola di PAN, nel 1987, è nata PAN Euro-

pe5 che ha scelto di rivolgere la sua attenzione alle città,

come luoghi da cui partire per eliminare/ridurre l'uso di fitofarmaci, dando vita a una rete di città, Pesticide Free

Towns - Città Libere dai Pesticidi6 .

Partito nel novembre 2017, il progetto vuole rappresenta- re una piattaforma per i comuni europei che hanno deciso di - o si impegnano a - vietare l'utilizzo dei pesticidi chi- mici nelle aree del loro territorio destinate alla colletti- vità (parchi, campi sportivi, aiuole, cimiteri, marciapiedi), sostituendoli con alternative sostenibili (come il diserbo manuale e meccanico, il pirodiserbo, il diserbo a vapore). Il primo obiettivo di Pesticide Free Towns è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impiego dei pe- sticidi in città, contesto nel quale i loro effetti dannosi rischiano di essere amplificati anche dalla presenza di altri inquinanti tipici delle aree urbane. In questo per- corso acquista particolare importanza anche la capacità che le amministrazioni comunali hanno nel comunicare con efficacia le azioni intraprese o da intraprendere: l'e- sperienza insegna che solo coinvolgendo attivamente i cittadini si raggiungono i risultati prefissati.

Il secondo obiettivo del progetto è quello di mettere in comune le diverse esperienze condotte nelle città, per condividere metodi, conoscenze e pratiche alternative. L'adesione alla rete Città Libere dai Pesticidi si concre- tizza nella firma di un Protocollo, che rappresenta un impegno politico per le città che si stanno mobilitando per bandire i pesticidi nelle loro aree pubbliche o che hanno già compiuto questo passo e vogliono vietare l'u- so di fitofarmaci anche nelle aree agricole del territorio comunale e/o supportare l'agricoltura biologica.

Nell'arco di pochi mesi - da novembre 2017 a oggi - nu- merosi sono i comuni - grandi o piccole città - già coin- volti nell’iniziativa, sia in Italia che in altri paesi europei. Per quanto riguarda il nostro paese, a oggi hanno aderito i Comuni di Barge, Bastida Pancarana, Belluno, Bolzano, Casalduni, Guardia Sanframondi, Limatola, Lozzolo, Mo- rozzo, Occhiobello, Ragusa, Robilante, Varese, Volvera e molti altri hanno manifestato la volontà di farlo. In Europa fanno parte della rete - tra le altre - città come Rennes, Copenaghen, Zagabria, Strasburgo, Costanza. Inoltre, la rete delle Città Libere dai Pesticidi ha sottoscritto di re- cente un accordo con l'Associazione Borghi Autentici d'I- talia che ha lo scopo di aiutarli a "liberarsi dai pesticidi".

Nel documento Bioreport 2017-2018 (pagine 173-176)