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3.1. Il Lanificio Europa: la storia, le principali tappe e i processi innovativi

3.1.1. Il nuovo tessuto e l’innovazione dei processi industriali

Il tessuto elasticizzato è un prodotto tecnico che pone al confezionista grandi problemi e che il produttore di tessuto deve garantire e contribuire sostanzialmente a risolvere a monte: in sintesi, bisogna fornire un tessuto che, dopo il lavaggio del capo, corrisponda alle taglie previste.

La qualità del filato prima e del tessuto poi richiedono di impiantare un nuovo processo industriale che è sostanzialmente diverso da quello impiegato per il cardato, tessuto tipico pratese. Infatti la materia prima è rappresentata da filati di cotone e da elastomeri, che, quindi, accorciano il ciclo produttivo rispetto a quello precedente; il Lanificio Europa impianta una torcitura perché il controllo e la qualità del filato sono ritenuti importanti per l’affidabilità dello standard di prodotto richiesto, in altri termini il controllo del filo garantisce “il rientro” entro lo standard del capo confezionato. A questo proposito viene rilevata una tessitura a Treviso, perché a Prato non c’erano impianti e competenze per tale lavorazione all’interno del distretto; inoltre anche il tessuto jeans elasticizzato viene mandato al Nord Italia, nel vicentino, per essere tinto perché nell’area pratese le tintorie non hanno le specializzazioni necessarie.

L’impresa insiste sulla qualità del prodotto ed ha nove postazioni di controllo, dal filato alla pezza finita, mentre si ritiene che in alcune fasi del controllo, quello manuale, l’abilità della mano d’opera femminile locale sia superiore a quella dei cotonieri tradizionali.

Lo sviluppo del processo ha permesso l’acquisizione di nuovi clienti grazie anche ai clienti esistenti sempre più soddisfatti e alle garanzie che venivano dai subfornitori incaricati della confezione e del lavaggio del capo.

Il tessuto non è brevettabile ma il know-how cumulato è significativo e non facilmente trasferibile. Le competenze acquisite permettono di sviluppare non soltanto jeans ma di utilizzare il tessuto elasticizzato anche per altri usi a partire dall’abbigliamento sportivo per poi passare anche ad altri capi di abbigliamento formale e comfort.

Partendo dall’esperienza del jeans, il lanificio inserisce in campionario il bielastico colorato, in tal caso il prodotto non è tinto ma è tinto in pezza quindi il processo nella sua articolazione in fasi si svolge nell’area pratese. Alcune tessiture riconvertono i propri impianti ed è quindi possibile impiegare dei terzisti locali, come pure alcune tintorie in grado di svolgere le relative operazioni, riorientando le rispettive competenze. L’elasticizzato colorato entra, quindi, nell’area a differenza del jeans.

Alla fine degli anni novanta il processo evolutivo su entrambe le linee di prodotto elasticizzato portò l’impresa ad entrare in contatto con alcuni acquirenti tedeschi. Queste aziende tedesche facevano lavorare in Africa o in Romania con grandi timori che il tessuto elastico ponesse dei problemi nella materia prima, quindi nella confezione e nel lavaggio, non rispettando lo standard. Aiutando il potenziale cliente ad organizzare il circuito esterno creando laboratori di confezione in Italia, ha permesso all’impresa di competere con i Paesi a basso costo di mano d’opera, offrendo all’utente un servizio superiore. In questo l’essere pratesi ha aiutato gli imprenditori a rilanciare il proprio business, ma la caduta dei confini distrettuali ha permesso l’affermazione sostanziale del prodotto verso nuove aree di business.

Infatti il distretto è sempre stato vissuto e utilizzato in maniera autosufficiente, cioè le risorse e le competenze progettuali e manifatturiere erano disponibili all’interno dell’area; la decisione o il tentativo di misurarsi col cotone sposta immediatamente i confini, in quanto gli investimenti o le lavorazioni si spostano su altre aree. Il distretto diventa un sistema aperto, capace, attraverso i suoi attori di cogliere segnali di cambiamento e di trasferirli all’interno delle imprese per una traduzione in nuove idee e, in definitiva, di rinnovo del sistema.

Ancora, si può affermare che il nuovo prodotto non sarebbe stato sviluppato senza la contaminazione di un “biellese”249, mentre il servizio di fornitura rivolto all’utente tedesco porta a mettere a regime un sistema di subfornitura nell’abbigliamento che non è nei dintorni.

La trasformazione da un tessuto di lana ad un tessuto di cotone non è solo un mutamento di materia prima ma è soprattutto il mutamento di una filiera.

Si sviluppa così un modello organizzativo che ha favorito esponenzialmente la creazione, lo sviluppo e la realizzazione del nuovo prodotto. I pezzi o i componenti del modello si sostituiscono rapidamente sia ricercando all’esterno sia perché le singole

lavorazioni a Prato si adeguano rapidamente: sono entità piccole, separate, di facile ridefinizione e di facile dilatazione.

Il modello organizzativo è inalterato, cambiano i confini geografici, cambiano alcuni attori, cambia la materia prima (e quindi ancora altri attori) ma la competenza essenziale di ricombinazione rimane inalterata: è per tale ragione che una volta individuato il campione di tessuto il percorso non va reinventato ma adattato.

La nuova business idea passa attraverso un contributo essenziale di risorse e competenze esterne, nel caso di specie di risorse che hanno origini in aree non prossime o in contaminazioni (il cotone) non contigue che risultano essenziali alla nuova formula. L’impresa oggigiorno è sottoposta ad una nuova sfida, il mercato dell’abbigliamento è nuovamente in crisi con competitor stranieri (soprattutto turchi e asiatici) sempre più agguerriti con a disposizione tecniche e tecnologie avanzate. Per affrontare la crisi bisogna continuare ad innovare; l’impresa, infatti, grazie alla presenza nel gruppo di una ditta che si occupa di confezionare i prodotti, ha pensato di sviluppare e far leva su questo settore service del capo finito: proporre, cioè, al cliente il capo già pronto con la garanzia made in Italy invece del solo tessuto. Si sta cercando di allungare la filiera produttiva in quanto con la vendita al metro dei tessuti i costi di produzione non vengono coperti. Nel 2004, infatti, è stata acquisita una azienda toscana al 50% che si occupava di pantaloni e jeanseria, era l’unica che in Toscana aveva questo specifico know-how; nel 2011 rilevarono l’altro 50% del capitale.

Anche in questo caso le difficoltà non mancheranno, il processo evolutivo è in atto e bisognerà aspettare per vedere i frutti sperati.

Tabella 6 – I prodotti.

PRODOTTO ANNO/ IMPRESA

Plaid e coperte 1944/45, Lanificio Otello e

Osvaldo Guarducci Cardato pratese: flanella e lana rigenerata 1966, Lanificio Europa