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3.2. L’intervista

3.2.2. Il passaggio generazionale

Passiamo ad analizzare adesso il processo di transizione generazionale che ha investito e sta investendo il Lanificio Europa. Come già detto l’impresa familiare si trova oggi alla terza generazione: i fondatori dell’azienda furono il padre del Signor Guarducci e lo

zio, in seguito venne avviata un’altra azienda che produceva un nuovo prodotto e che fu affidata al Signor Guarducci che oggi gestisce il Lanificio Europa con i cinque figli e i quattro nipoti. Si sta affacciando anche la quarta generazione con una nipote di diciotto anni che sta mostrando interesse per il settore tessile e della moda. Riportando le parole del Signor Guarducci:

“C’ho una mia nipote che finisce diciotto anni tra qualche mese e che sta facendo moda e le piace; ha già iniziato a venire alle fiere con noi, ci sta venendo dietro, quindi c’è già la quarta generazione che si sta preparando per entrare”.

Domando inoltre all’imprenditore come è avvenuto il processo di transizione tra le diverse generazioni e se c’è stata una pianificazione a monte e mi risponde che:

“… è entrata perché eravamo la ditta che stava sperimentando più di tutti. Sai, quando hai successo i figli si sentono trasportati. Il motivo credo più importante è che non trovi un altro esempio a Prato come il nostro, ma neanche su al Nord, io non vedo un esempio simile al nostro; cioè nove figlioli sono tutti e nove in fabbrica con noi a lavorare, scelto da loro. Perché noi abbiamo casa e fabbrica, abitiamo qui. La fabbrica è fatta a ferro di cavallo, è fatta a U., io, qui, dove ci sono gli uffici ci sono nato, prima mio padre e mio zio vivevano qui con le loro famiglie, quindi abbiamo sempre respirato l’aria dell’azienda e della fabbrica. Finite le scuole si andava in fabbrica e si faceva amicizia con il magazziniere o gli operai. Durante le ferie noi si stava a tavola insieme in fabbrica, magari anche lì a far confondere un po’ a dare una mano, siamo sempre stati in fabbrica. Io credo sia questo il motivo per cui i miei figli sono entrati, perché non c’è un altro esempio. Avendo la fabbrica e la casa insieme anche loro (riferito ai

figli) hanno fatto come si è fatto noi, hanno respirato sempre l’aria di fabbrica, hanno

avuto sempre contatto con i dipendenti, con gli operai, amici. È rimasto sempre l’ambiente familiare, quindi era naturale che venissero in fabbrica a lavorare. Cioè, io credo che se la cosa è naturale va tutto bene, se non è naturale il discorso cambia. Vedendo noi, e vivendo noi in fabbrica, ci vedono lavorare dalla mattina alla sera, non è come quando vedi il babbo andar via di casa e poi rientra la sera. No no, noi siamo qui. Si io vado via a giro per il mondo ma per lavoro, però si vive sempre qui e questo credo sia il motivo per cui tutti quanti sono rimasti a lavorare con noi”.

Chiedo, quindi, se ci sono mai stati screzi o discussioni tra cugini, e il Signor Guarducci mi risponde così:

“C’è da dire che tra me e mio cugino ci corre 5 mesi di differenza e noi siamo doppi cugini, cioè mio padre e mio zio erano fratelli e mia mamma e mia zia erano sorelle. Fino a quattordici/quindici anni abbiamo sempre vissuto in casa insieme; mio padre e mio zio abitavano insieme e finché non siamo ritornati in questa casa qui, mangiavamo tutti alla stessa tavola. C’era una bisnonna, perché la mamma di mio padre era morta giovane nel 1918 con la spagnola, quindi loro sono vissuti con la nonna materna e io e mio cugino dormivamo in camera nello stesso letto, nella stanza, insieme alla bisnonna. Quindi l’ambiente familiare è stato molto radicato, è molto sentito. Tutto è avvenuto in maniera naturale, niente è stato forzato, cioè questo credo; la realtà nostra si presenta così perché certe situazioni si sono verificate in maniera naturale….

Sicuramente l’ambiente condiziona. Quindi se vivi in un certo ambiente, sei una persona che in qualche maniera riesce a formarsi ma vivi in un ambiente ostile, puoi riuscire ad uscirne, però bisogna avere un carattere forte. Se, invece, sei in un ambiente non ostile e vedi che l’ambiente al di fuori è ostile, allora non lo accetti e rimani nel tuo ambiente e ti dai forza e ti impegni ancora di più perché credi in quello che fai; è l’ambiente in cui sei cresciuto, ti è piaciuto, lo ami. Loro questo sistema lo stanno rimettendo nelle loro famiglie. Io poi ho altre tre femmine, e ti dirò di più, in maniera obiettiva: su nove figli, io non ne trovo uno scarso. Quindi questo fa ancora più piacere. Quello che c’è di bello, noi su nove figli sono sei femmine e tre maschi, quindi la quota rosa è maggioritaria, ma hanno una forza e un carattere incredibile. I maschi li vedo in una armonia talmente bella…. Ma questo grazie a questo connubio tra maschi e femmine che lavorano insieme, fratelli e sorelle lavorano insieme, e non c’è gelosia, c’è soltanto la passione per l’azienda. Questo è bello, e credo che la chiave di questa situazione sia che siamo sempre stati e vissuti nell’ambiente di fabbrica. Se noi avessimo avuto una casa o una villa ad un chilometro di distanza non so se questa situazione sarebbe rimasta, non lo so. Questo ha inciso il 99%”.

Traspare quindi un forte attaccamento dei componenti della famiglia all’azienda. Ognuno rispetta i ruoli e le responsabilità dell’altro e questo ha fatto sì che l’impresa crescesse e che si sviluppasse un ambiente lavorativo sereno, tranquillo e di rispetto reciproco.

Il passaggio generazionale avviene, quindi, in questa azienda senza traumi ma anche senza una pianificazione vera e propria; tutto viene lasciato in un certo senso al caso, l’imprenditore lascia decidere ai figli e ai nipoti il loro futuro, se dentro o fuori la fabbrica. Il fattore che maggiormente ha influito nel ricambio generazionale è l’ambiente casa-fabbrica, sottolinea il Signor Guarducci, ma anche il fatto che il prodotto proposto è un prodotto che vende e che ha un mercato ben consolidato.

Questi aspetti hanno fatto sì che tutti i figli e i nipoti del Signor Guarducci sono oggi in fabbrica e lavorano serenamente con tutti gli operai e i collaboratori dell’impresa. Inoltre, il Signor Guarducci si sofferma molto sul concetto di continuità e ribadisce il fatto che in famiglia mai nessuno è stato obbligato ad entrare ed a far parte dell’impresa senza il proprio consenso.

Tutto è avvenuto in maniera naturale e continua senza disguidi o screzi tra i componenti della famiglia:

“La nostra è un’isola felice, e allora sai, ti piace buttare l’ancora dove vedi che le cose funzionano. Però devi essere tu a gettarla perché non ti prendo io. Se tu butti l’ancora… vieni accomodati, ma la decisione deve partire da te non da noi. Però in questo momento siamo appetibili, non gli par vero di venire da noi perché intorno non è tutto rose e fiori. La sicurezza, la tranquillità, sono cose importanti. Noi al momento lottiamo per mantenerle, ma è dura oggi”.

Ad oggi, il problema del fenomeno della deriva generazionale non viene considerato, l’intervistato lascia a tutti i futuri eredi la possibilità di entrare in azienda senza impedire a nessuno di proporsi. Non esisto norme che impediscono l’accesso in azienda o che regolano i rapporti futuri; ed infatti non troviamo nemmeno qualche documento che possa, anche solo lontanamente, ricordare i Patti di Famiglia:

“ [...] non c’è nessun patto. C’è questo da dire che la nostra società è una società di persone e non di capitale, poi provvederemo a trasformarla in una società di capitali e poi allora potrà subentrare anche. dovremo scrivere anche degli accordi particolari, però al momento no [...]non ci abbiamo mai pensato perché non abbiamo mai avuto l’occasione”.

C’è da dire che l’intervistato ad oggi ha un numero di nipoti che ammonta a dodici, senza considerare, poi, i nipoti del cugino socio. Ad oggi la “panchina” della quarta generazione è composta solo da tre nipoti, due che stanno studiando presso le scuole tecniche ed una che è inserita nel settore moda; gli altri sono ancora troppo piccoli per essere indirizzati. Il problema, quindi, della deriva generazionale potrebbe presentarsi a breve portandosi dietro il fenomeno del raffreddamento dei soci. Questi fenomeni, come abbiamo già visto nel precedente capitolo, sono fenomeni cosiddetti fisiologici per le aziende a conduzione familiare; devono essere gestiti e controllati in maniera tale da poterli contenere e raggirare in qualche maniera.

Parlando, invece, di innovazioni di prodotto e di processo durante l’intervista, è emerso che oggigiorno il Lanificio Europa sta attraverso una piccola crisi, dovuta alla crisi a livello mondiale del settore tessile.

Per uscire da questa crisi, la nuova generazione sta promuovendo un progetto che era stato avviato nel 2004 dal Signor Guarducci e dai suoi soci:

“ Il mercato è in crisi, ci sono dei grossi problemi sul mercato, per i nostri prodotti abbiamo dei grossi concorrenti molto agguerriti sia turchi che asiatici, quindi dobbiamo pensare di modificare come facemmo agli inizia degli anni ’80. [...]Comunque ora bisogna rinnovare ancora, con la nuova generazione e il cambio generazionale che c’è già in atto, stiamo pensando, siccome abbiamo anche una ditta che fa confezione, service del capo finito, allora stiamo pensando di sviluppare questo settore e proporre ai clienti il capo già fatto made in Italy invece del solo tessuto; cioè cerchiamo di dare un valore aggiunto al prodotto in modo da dare più forza. Perché visto che con i tessuti venduti al metro con i costi non ce la facciamo allora cerchiamo di risalire un po’ la filiera della produzione e di allungarla la filiera produttiva andando a fare il service del capo finito e stiamo vedendo che ci può essere più spazio. E quindi naturalmente dobbiamo impegnarci di più ed è tutto più difficile perché si complica la cosa, ma è una cosa che dobbiamo fare. Siccome abbiamo già questo know-how nella nostra azienda che fa parte del nostro gruppo a questo punto cerchiamo di sviluppare questo, stiamo lavorando su questo”.

Questo per sottolineare come con l’ingresso della terza generazione sono entrare in aziende competenze e conoscenze che hanno permesso di sviluppare un processo innovativo che era solo stato iniziato dalla generazione precedente ma mai portato a

termine. Il mix perfetto di conoscenze vecchie e nuove permette la continuità a questa impresa e rimanda al concetto di “continuità della tradizione nel cambiamento” espresso dall’imprenditore durante l’intervista.