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Un delinquente particolare: il delinquente politico

Nel 1890 viene pubblicato Il delitto politico, in esso Lombroso descrive la rivoluzione come lo strumento storico che permette ad un popolo di progredire in maniera piuttosto rapida. L'evoluzione di un popolo avverrebbe altrimenti in modo molto lento perché la maggioranza della persone non si accorge delle grandi opportunità offerte da tale cambiamento e questo è spesso avversato da un' esigua minoranza che, per ragioni personali ed economiche, vede, invece nel mutamento dello status quo, un pericolo per quanto conquistato. Spesso accade che una rivoluzione sia preceduta o nasca per una rivolta cioè una sommossa rapida e veloce originata da ragioni quali la fame, le tasse, l'ingiustizia di un atto o di una legge: questa scintilla accende gli animi dei rivoltosi ma spesso, afferma l'antropologo, si spenge nel nulla.41

Il delinquente politico appare ne L'uomo

delinquente non immediatamente ma nelle edizioni

successive a quella del 1876. Il reo politico è un

41 Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino, 1915, pag. 288.

29 particolare tipo di reo per passione,42 appartiene cioè a quella categoria di criminali che divengono tali solo perché accesi da una passione come l'odio o l'amore e, non presentano di solito devianze antropologiche o psicologiche chiare e conclamate. Questi delinquenti hanno infatti di solito un bell'aspetto, come Anna Kuliscioff43 ed uno sguardo felice apparendo proprio come anticriminali perciò sono difficili da individuare a priori ma, sono comunque spinti da un fanatismo patriottico, sociale od economico solitamente ereditato dai genitori. La bellezza fisica di questa categoria di delinquenti è spesso accompagnata da un esagerato senso dell'onestà, così Vera Sassulich44 davanti alla

42 Il classificare il delinquente politico all'interno della categoria dei rei per passione convince poco anche lo stesso antropologo il quale, individuando proprio le differenze che lo contraddistinguono rispetto ai rei per passione, ne farebbe quasi una categoria particolare.

43 Anna Kuliscioff (il cui vero nome era Anja Rosenstein) nacque in Crimea tra il 1853 e il 1857 da una famiglia di agiati commercianti ebrei. Studiò filosofia a Zurigo ma fu costretta a rimpatriare in Russia per ordine dello zar e qui divenne una forte oppositrice del regime dispotico zarista. Tornata in Svizzera conobbe Andrea Costa da cui ebbe una figlia. Nel 1878 fu processata a Firenze con l'accusa di aver cospirato con gli anarchici e fu espulsa dall'Italia. Nel 1881 rientra in Italia e inizia a studiare Medicina, specializzandosi in ginecologia a Torino e poi a Padova divenendo successivamente, a Milano, la "dottora dei poveri". Nella grande città lombarda, conobbe Filippo Turati, ed il salotto della loro casa divenne luogo di incontro e discussione per molti politici, studiosi e gente comune fino al 1898, quando, un gruppo armato fece irruzione arrestando la Kuliscioff e Turati. Scarcerata, cominciò a lavorare alacremente per i diritti delle donne promuovendo anche il suffragio femminile. Morì a Milano il 25 dicembre 1925.

44 Vera Sassulich( o Zasulich) fu una famosa dissidente politica russa. Aderì al movimento antizarista, appoggiando il suffragio universale, i diritti dei servi della terra e lottando per l'emancipazione delle donne. Nel 1878 per vendicare le torture inflitte ad uno studente da parte della polizia russa, attentò alla vita del generale Trepov, capo della polizia e governatore di Pietroburgo. Processata, verrà assolta grazie alla cattiva considerazione di cui godeva Trepov di fronte alla giuria popolare. Proprio in seguito a tale processo il governo russo varò leggi speciali contro i dissidenti. Vera fuggì in

30 giuria affermò proprio ‹‹ È così mostruoso l'alzare la mano

contro un uomo, lo so; ma volevo provare che è impossibile rimanere impuniti dopo tanto misfatto (la bastonatura degli accusati politici) volevo richiamare l'attenzione di tutti su questo fatto per impedire che si rinnovasse. ››45

Mario Sbriccoli mette in luce le peculiari differenze che esistevano nella sinistra penalistica del tempo distinguendo la corrente socialista impersonata da Ferri, Zerboglio e Majno e quella strettamente lombrosiana. L'approccio di Lombroso nei confronti del delitto politico, secondo il giurista,46 verrebbe ad assumere una connotazione conservatrice, in aperto contrasto con l'affermata tendenza progressista delle teorie scientifiche della Scuola positiva.

L'identificazione del delinquente politico con un pazzo deriverebbe dalla considerazione che solamente una persona insana di mente distruggerebbe l'equilibrio sociale che si è venuto a creare e quella felicità e pace che da essa deriverebbe. La condanna per i rivoltosi, da

Svizzera dove conobbe l'intellettuale socialdemocratico Plechanov. I due, con l'aiuto di Engels, dettero vita al gruppo di indirizzo marxista Emancipazione del lavoro. Muore nel 1919 a Pietrogrado.

45 Lombroso C. L'uomo delinquente vol.II, Fratelli Bocca, Torino, 1896, cit. pag. 257. 46 Sbriccoli. M. Dissenso Politico e diritto penale in Italia tra Otto e Novecento in ‹‹ Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno ››, 2, Giuffrè, Milano, 1973, pagg. 682 e seguenti.

31 parte dell' antropologo, discenderebbe proprio dal fatto che il loro comportamento violento, mirante ad un progresso immediato, diviene ingiustificato perché il medesimo risultato si otterrebbe anche con il progresso

naturale, sicuramente più lento ma in grado di

assicurare un maggior consenso da parte di tutte le classi sociali.

La teoria dell'antropologo, dichiara Sbriccoli, eluderebbe la questione di fondo cioè il contrasto tra lo Stato e la sua politica repressiva nei confronti dei delinquenti politici. Lombroso, infatti, sposta tutta la discussione sul piano scientifico affermando che il problema sarebbe riconducibile solamente alla costituzione fisica del delinquente, rimanendo confinato così solo al soggetto, staccandolo da qualunque connotazione politica.

L'inquadramento del rivoltoso in una dimensione scientifico-naturale e la sua identificazione con un degenerato sembrerebbe proprio essere una dimostrazione della volontà di garantire l'assetto politico esistente, qualificando la concezione di Lombroso come conservatrice e non certamente progressista.

32 Il delitto politico rimane pur sempre un delitto poiché infrange le leggi naturali che regolano lo sviluppo della comunità, facendole prendere un corso che non le appartiene e qualificandosi così come un fatto antisociale.

È la classe dirigente, bisognosa di tutelare i privilegi ottenuti, che viene a sostenere lo stereotipo del brigante, come evidenzia Monica Stronati nel suo saggio,47 per dare una giustificazione delle misure straordinarie prese nei confronti delle popolazioni del Meridione, propugnando la figura di un individuo selvaggio ed ostile. Grazie all'invenzione della fotografia, i soldati inviati a combattere il brigantaggio potranno testimoniare la verità della figura del brigante: la corporatura rozza e selvaggia, crudele e deforme, mostrandolo in tal veste a tutto il mondo. Il delinquente politico viene però, in questo modo astratto dal contesto storico in cui vive, oggettivizzato, considerato solo per quello che appare. La fotografia è la realtà, non è necessario aggiungere altro in quanto tutti, anche il popolo, possono vedere la mostruosità di tali individui

47 Stronati Monica Il brigante tra antropologia ed ordine giuridico: alle origini di un'icona dell'uomo criminale del XIX secolo in ‹‹ Quaderni fiorentini per la storia del pensiero

33 ed essere d'accordo nel reprimere i briganti poiché nemici della società e dell' ordine raggiunto.

Lombroso nel descrivere il delinquente politico non rimarrà fermo sulle sue teorie, come nei casi del criminaloide e del reo nato che verranno solo ampliati nelle edizioni successive alla prima.

La definizione del criminale politico subisce una vera e propria mutazione: dalla scoperta della fossetta del brigante Villella alla stesura del Delitto politico sono passati venti anni ed il cambiamento politico ed economico, nonché l'avvicinamento dell'antropologo al partito socialista, influiscono molto sul pensiero dello studioso. Nel 1870 il brigante e gli anarchici sono inquadrati nella categoria dei criminaloidi, proprio perché nei caratteri antropologici mostrano le caratteristiche dell'uomo primitivo e vengono considerati una minaccia in quanto il loro comportamento è un grado di mettere in pericolo l'unità della nazione e la sua stabilità, di modo che essi devono essere neutralizzati.

Ne Il delitto politico e nell'edizione de L'uomo

delinquente del 1896 appare la diversa descrizione del

reo politico. Innanzitutto l'aspetto fisico, bello ed aggraziato, non può essere certamente paragonato a

34 quello scimmiesco e rude del Villella ma è soprattutto la visione del delitto politico che è totalmente diversa: la rivoluzione diviene il mezzo per consentire il progresso di una nazione e non per distruggerla.

Delia Frigessi48 sottolinea proprio tale evoluzione nel pensiero di Lombroso con riguardo soprattutto alla visione del rivoluzionario. Questo cambiamento è dovuto probabilmente, all'avvicinamento dell'antropologo al movimento socialista, soprattutto in seguito alle gravi tensioni sociali che nell'età crispina divenivano sempre più forti.

Il rivoluzionario viene equiparato all'uomo di genio pertanto, pur essendo un soggetto degenerato, la sua devianza assumerebbe un risvolto intellettuale e sociale positivo, in quanto consentirebbe di trasformare il mondo. Gli uomini di genio sono infatti i Santi, i letterati, i grandi scienziati ed i riformatori religiosi.

Gli scandali e la corruzione dilagante del tempo, dimostrano che la società e le classi dei governanti in particolare era mossa dall' inganno e dal denaro. Il delitto politico, in questo contesto, non può più essere ricondotto ad un concetto di delinquenza selvaggia che

48 Frigessi D. Cesare Lombroso tra medicina e società in Montaldo S.-Tappero P. (a cura di) Cesare Lombroso cento anni dopo ,UTET, Torino, 2009, pagg. 12 e seguenti.

35 sarebbe ancora esistente, nel tempo di Lombroso, solo nelle zone più arretrate della Calabria e della Sardegna, ma acquisterebbe una valenza sociale.

Combattere contro la corruzione e l'ingiustizia non è un crimine ma un modo per creare una società nuova più vicina ai bisogni della popolazione.

Par. 3 La Scuola Positiva