CAPITOLO IV- L’ ILLUSTRAZIONE DEL S IMBOLO A POSTOLICO
4.6 Le illustrazioni del Simbolo Apostolico nelle stufe a maiolica del XVI secolo
In quanto parte del Catechismo, anche il Simbolo Apostolico illustrato è una componente essenziale della didattica religiosa evangelica e, analogamente a quanto riscontrato per il Padre Nostro, le arti minori sono un ambito perfetto per svolgere questa propaganda. In particolare si conservano alcune interessanti testimonianze del Credo nelle stufe a maiolica della seconda metà del XVI secolo. In questi decenni la stufa si sostituisce al camino nei soggiorni delle abitazioni borghesi, da un lato perché più pratica (non fa fumo), ma anche poiché, con la sua vasta superficie, che ben si presta alla decorazione, essa diventa complemento d’arredo dotato di una propria valenza estetica.
La presenza di stufe a maiolica con interi cicli iconografici a soggetto sacro non sorprende, proprio perché è nell’ambiente domestico che ha luogo la prima e fondamentale educazione cristiana e i “padri di famiglia”, primi destinatari del catechismo, ne insegnano i
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Martin Luther, Das Alte Testament deutsch…, Basel, Adam Petri, 1523 (VD16 B 2892).
691 Koepplin-Falk, vol. I, 1974, pp. 280-281; vol. II, 1976, pp. 559-560. 692
Num 21, 8-9; il parallelo con Cristo è in Gv 3, 14-15.
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Cat. Eisenach, 1994.
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Un bell’esempio è il dipinto custodito a Praga, Narodni Galerie, inv. 0-10732, olio su tavola, cm 88,5x72. Cfr. Reinitzer, 2006, n. 576, pp. 379-380.
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Il rapporto fra i tre eventi biblici è di natura tipologica e geografica, poiché le conoscenze medievali localizzavano il Sacrificio d’Isacco e l’Innalzamento del serpente di bronzo sul Golgota. Cfr. Korner, 2004, p. 335.
696 Citiamo solo, senza entrare nel merito di un’analisi stilistica, le illustrazioni Erhard Schön per il catechismo di
Andreas Osiander (1498-1552), edito nel 1533 a Norimberga (Andreas Osiander, Catechismus oder Kinderpredig…, Nürnberg, Johann Petreius, 1533 (VD16 O 1038)) e quelle di Hans Brosamer (1495-1554) per il Piccolo Catechismo di Lutero, stampato a Francoforte da Heinrich Gülfferich nel 1553 (Martin Luther, Catechismus Für die gemeine Pfarrherr und Prediger, Frankfurt am Main, Heinrich Gülfferich, 1553 (VD16 L 5073)). Su Brosamer Gotzkowsky, 2009.
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precetti a figli e domestici. Decorare le stufe con il repertorio figurativo del catechismo, rappresentava una scelta strategica per gli obiettivi pedagogici della Riforma, l’esibizione, ventiquattrore su ventiquattro, dei principi fondanti della fede.
I soggetti potevano variare e mescolarsi ad altre scene bibliche oppure associarsi a rappresentazioni simboliche, come allegorie di vizi e virtù,697 i cui modelli provenivano
comunemente dalla grafica.698 Il programma iconografico delle stufe, ideato spesso con la
partecipazione diretta del committente, era un perfetto strumento didattico sociale e politico, al punto che non era insolito sostituire le mattonelle fuori moda con nuove, conformi ai mutati gusti e valori morali.699
La presenza nelle stufe a maiolica di temi biblici o catechetici ha portato alla nascita del termine Reformationskachel, definizione da adottare tuttavia con cautela, essendo questo repertorio figurativo così diffuso nella seconda metà del secolo da non poterne escludere la provenienza da una committenza cattolica. Sarebbe pertanto opportuno riservare il termine
Reformationskachel soltanto a quelle maioliche di accertata provenienza protestante oppure nel
caso in cui il programma iconografico comprenda immagini anticlericali, temi manifesto della dottrina evangelica, come Legge e Vangelo, o ancora ritratti di teologi o personaggi politici pro- riforma.700 È quest’ultimo il caso della stufa proveniente dal castello di Grafenegg, presso
Krems sul Danubio (fig. 68a-b).701 In questo esemplare, sfortunatamente distrutto durante il
secondo conflitto mondiale,702 si trovavano, infatti, le illustrazioni dei Dieci Comandamenti,
del Simbolo Apostolico (fig. 68b), del Padre Nostro e due coppie di ritratti di Federico il Magnanimo (1503-1554) e della sua consorte, risalenti agli anni ’30 del XVI secolo. L’immagine del principe elettore di Sassonia ha più che mai una valenza di propaganda politica e di celebrazione di uno dei paladini della fede evangelica.703
La stufa di Grafenegg consisteva di una base quadrangolare e di una parte superiore poligonale, entrambe ricoperte di maioliche verdi di formato rettangolare, all’interno delle quali busti e scene bibliche erano inseriti in cornici rinascimentali, accompagnate da iscrizioni bibliche. Le scene rappresentate corrispondono, pur nei limiti della differente tecnica, alle illustrazioni del Monogrammista AW per il Catechismo di Lutero stampato nel 1530 e riutilizzate in quello di Spangenberg (fig. 63b). Riportiamo gli esempi delle maioliche riproducenti la Crocifissione, affiancata dalle scene dell’Offerta di Isacco e di Mosè con il serpente di
bronzo704 (fig. 68b),ma anche la Creazione e la Pentecoste.705
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Lucrezia e Giuditta erano fra i soggetti più amati. Nel caso dell’eroina biblica, in particolare, si trattava di una figura a cui era attribuito anche un valore moraleggiante laico, poiché simboleggiava il trionfo della virtù sul vizio. Cfr. Hoffmann, 2007, p. 352.
698 Si veda lo studio di ampio spettro della Franz (1981), la quale collega le maioliche ritrovate in Austria con
altre di Norimberga, ipotizzando un’emigrazione di ceramisti dalla Franconia a Sud oppure l’utilizzo di incisioni di Dürer e della sua scuola. Cfr. Franz, 1981, p. 83.
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Hoffmann, 2007, pp. 344-345.
700 Hallenkampe-Lumpe, 2007, p. 325. 701
Secondo le fonti si trovava originariamente a Weissenkirchen sul Danubio. Cfr. Strauss, 1966, p. 157.
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L’unica possibilità di studio è consentita dalle riproduzioni fotografiche precedenti le perdite. Si veda Strauss, 1966, pp. 90-103, 156-157. Una versione policroma di minore qualità, molto più grossolana nella fattura, è conservata a Lipsia, presso il Grassi Museum für Völkerkunde zu Leipzig, Staatliche Ethnographische Sammlungen Sachsen. Cfr. Franz, 1981, p. 84.
703 Principi e signori erano ritratti più di frequenza rispetto persino agli stessi teologi come Lutero o Melantone.
Un altro principe spesso effigiato era Filippo d’Assia. Cfr. Hoffmann, 2007, p. 358.
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Un secondo caso di stufe a maiolica “riformata” è rappresentato da alcune mattonelle conservate presso lo Schloss Museum di Linz. Le maioliche riproducono le invocazioni del Padre Nostro e i tre articoli principali del Simbolo Apostolico e sono attribuite al ceramista Hans Vinckh († 1552) in base ad alcune lettere sulle cornici delle scene. La Discesa agli Inferi, la Crocifissione e il Cristo Risorto che uccide il drago (fig. 69), coincidono con quelle della stufa di Grafenegg e con le xilografie siglate dal Monogrammista AW (fig. 63c).706
Strauss mette a confronto lo stile degli elementi decorativi della stufa del castello di Grafenegg con altre stufe a maiolica prodotte in Assia, in Bassa Sassonia e in Turingia, giungendo alla conclusione che i modelli di queste maioliche provengono dalla Germania e che in Austria sarebbero state rielaborate e arricchite negli elementi decorativi, pur mantenendone inalterato il repertorio figurativo.707
Bisogna infine tenere presente che soggetti sacri nelle stufe a maiolica erano molto più diffusi di quanto oggi sia possibile certificare. Il cambiamento di gusto influiva pesantemente sulla conservazione di questi manufatti, che di frequente erano distrutti o danneggiati nel corso delle ristrutturazioni abitative.
Numerosi lacerti, che la studiosa Hallenkamp-Lumpe ha meticolosamente catalogato e riprodotto in uno studio scrupoloso,708 dimostrano la presenza delle stesse immagini delle
maioliche di Grafenegg anche a Herford,709 a Lemgo710 e in altre località della Vestfalia,711
ipotizzando sia la facilità di circolazione dei modelli grafici, quanto l’esistenza di fiorenti botteghe di ceramisti concentrate soprattutto fra Assia Settentrionale e Bassa Sassonia.712
Identificare un modello per le maioliche del XVI secolo è in generale difficile, poiché non si ha la certezza che il ceramista ricorra direttamente all’incisione originale o a una sua derivazione. Un esemplare a stampa non è sufficiente per la datazione delle ceramiche, poiché, di fatto, fissa solo un termine post quem. È proprio l’immutabilità dei soggetti, nello stile e nei particolari a certificare la standardizzazione del repertorio iconografico dei catechismi illustrati.
L’ideologia luterana, che aveva visto nella carta stampata il suo principale e più efficace mezzo di propagazione, si diffonde attraverso nuovi strumenti, ugualmente strategici nella sua divulgazione. Le arti minori si adeguano a questo tipo di propaganda, grazie alla loro capacità di far penetrare nella vita quotidiana episodi biblici o parabole evangeliche713, che
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Il confronto è possibile in questo caso solo con disegni delle perdute formelle. La Pentecoste si trova in Hallenkamp-Lumpe, 2007, p. 334.
706 Il ceramista aggiunge due teste al mostro con la tiara, una di monaco e una di turco. Il turco alludeva alla
minaccia politica dell’Impero Ottomano e, in senso apocalittico, l’approssimarsi del Giudizio Finale. Cfr. Hallenkamp-Lumpe, 2007, p. 326. 707 Strauss, 1966, p. 94. 708 Hallenkamp-Lumpe, 2006. 709
Hallenkamp-Lumpe, 2006, p. 305, tavv. 16-21, in particolare le figg. 268-270 riproducenti il Giudizio Universale e la Pentecoste.
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A Lemgo si ritrova un lacerto con la Tentazione di Cristo e il Cristo Risorto (tavv. 27-28, nn. 451, 469).
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A Horn-Bad Meinberg è stato trovato un frammento di una predica coincidente con quello di Grafenegg. Cfr. Hellenkamp-Lumpe, 2006, tav. 26, n. 421. A Höxter sono stati rinvenuti frammenti con la serie del Simbolo Apostolico (nn. 368, 378, 384, 388).
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Hellenkamp-Lumpe, 2006, p. 163.
713 Frequente è la Parabola del Figliol Prodigo, dove il risentimento del fratello maggiore nei confronti della
misericordia del padre simboleggiava la fede cattolica nella salvezza per le opere. Hellenkamp-Lumpe, 2006, p. 214, nota 1010.
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sostituiscono immagini devozionali, santi e scene mariane, una forma d’istruzione evangelica permanente nella dimora borghese.
Quale fosse l’intenzione originaria dei committenti, nel dispiegare sulla stufa della propria dimora il programma riformato, è difficile da determinare. Poteva trattarsi di una dichiarazione della propria adesione alla confessione evangelica, poteva essere funzionale all’educazione della prole e della servitù, poteva, infine, essere semplicemente un modo di essere à la page con le scelte estetiche di altre famiglie nobili e borghesi dell’epoca.
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