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CAPITOLO III L’ ILLUSTRAZIONE DEL P ADRE N OSTRO

3.2 Le illustrazioni di Holbein per la Precatio Dominica di Erasmo da Rotterdam

3.2.1 Immagini e testo: una stretta interdipendenza

Il corredo iconografico di Hans Holbein per la precatio dominica abbandona l’articolato sistema di riferimenti teologici medievali per disegnare scene che, partendo dal commento di Erasmo, rimandano a episodi biblici o interpretano il Vangelo nella quotidianità, con la sensibilità della devotio moderna.

L’immagine introduttiva (c. a 3r),420 mostra Cristo che parla ai discepoli da una

posizione leggermente sopraelevata (fig. 27a) che ricorda il Discorso della Montagna, così com’era rappresentata già negli incunaboli del XV secolo.L’incipit metaforico e testuale delle stampe sciolte si rifà invece ai versetti di Matteo,421 nei quali Cristo invita i discepoli a

413

Il testo riporta la data 1 ottobre 1524, mentre la stampa è successiva di un paio di anni. Desiderius Erasmus, A devout treatise upon the pater noster; Precatio dominica, London, Thomas Berthelet, 1526. Cfr. Gee, 1937, p. 257.

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Ricordiamo anche Desiderius Erasmus, Auslegung über das heilig göttlich Gebet des Vaterunsers…, Erfurt, Wolfgang Stürmer, 1526 (VD16 ZV 27232).

415 Desiderius Erasmus, Declaration del Pater noster: diuidida en siete peticiones..., Logroño, Miguel d’Eguia,

1528.

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Come di tutti gli scritti erasmiani del resto: fra Svizzera e Germania meridionale all’inizio del XVI secolo i centri tipografici dove si pubblicano i testi di Erasmo sono oltre venti e solamente ad Augusta undici editori stampano almeno una volta un suo scritto in lingua tedesca. Cfr. Cat. München, 1980, p. 10.

417 Basilea, Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett, inv. X. 2184. 1-8, misura di ogni incisione mm 86x65. Cfr.

Müller, 1997, pp. 275-277. È stato fatto il nome di Bebel con la collaborazione di Andreas Cratander, un tipografo di Strasburgo, istruito e attento all’estetica delle sue edizioni. Il sodalizio fra Bebel e Cratander (soprattutto per grandi formati) è documentato però solo dal 1527 al 1538. Cfr. Cat. Basel, 2006, p. 76.

418 Nel 1525 Valentin Hertel, cantore di Zwickau, ordina ad esempio un Padre Nostro “cum figuris teutonice”,

insieme a altri testi erasmiani, al tipografo Stephan Roth, di Wittenberg per un prete di Waldenburg. Cfr. Hieronymus 2, 1984, p. 490.

419 Una stampa è a Parigi, Bibliothèque Nationale, inv. EA 25c in fol., c. 57; cfr. Hébert, 1982, vol. I, pp. 324-325;

l’altra è a Londra, British Museum, inv. 1904.0206.64,1-8.

420

La xilografia si ritrova anche in un’edizione miscellanea stampata a Basilea da Thomas Wolff nel 1524, che contiene vari commenti al Padre Nostro in latino, fra cui Martin Luther, Insignia Aliqvot Et Vere Pia opuscula, digna…, Basel, Thomas Wolff, 1524 (VD16 L 4069).

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rivolgersi al Padre con poche ed efficaci parole, richiamando così l’importanza della mediazione di Cristo nell’invocazione a Dio.422

La prima petizione dedicata alla domenica, “Sia santificato il tuo nome”, è illustrata da una folla in abiti contemporanei inginocchiata in atteggiamento di adorazione e timore di fronte alla gloria di Dio: il monogramma cristologico IHS appare fra le nuvole sotto la colomba dello Spirito Santo e Dio Padre con il globo (fig. 27b).

Alla seconda petizione (fig. 27c), “Venga il tuo regno”, è associata la Pentecoste, secondo una interpretazione dei Padri della Chiesa, in particolare di Cipriano da Cartagine (205 circa-258), autore di una De Oratione Dominica. Anche la dimensione trinitaria di Dio che emerge nella prima petizione è in fondo debitrice del commento di Cipriano, per il quale “Il sacrificio più grande e gradito a Dio è la pace fra noi e la fraterna concordia di un popolo adunato secondo l’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.423 Citare Cipriano non è

erudizione fine a se stessa, perché la sua opera era stata al centro degli interessi esegetici di Erasmo, che ne cura l’opera omnia in un’edizione pubblicata a Basilea nel 1520.424 Ritornare alla

patristica appartiene, al pari della riscoperta umanistica dei classici pagani, a quel processo filologico e intellettuale che punta a integrare sapere cristiano e cultura profana, a recuperare un patrimonio linguistico e culturale del passato e, in tal modo, rispondere a un’esigenza di profondo rinnovamento della Chiesa e delle sue istituzioni, che faccia appello alla ragione e alla conoscenza delle fonti cristiane, contro l’ignoranza e l’intransigenza religiosa.425

Sperando di non incorrere in un’interpretazione azzardata, è come se le immagini di Holbein espongano visivamente quei rimandi ai Padri della Chiesa, che Erasmo aveva omesso nel suo commento agevole e meditativo.426

Per la terza petizione (fig. 27d) Holbein rappresenta una scena di grande impatto drammatico: la salita al Calvario. Tutto il popolo oppresso da fatica fisica e infermità segue Cristo verso il Golgota trascinando ognuno la propria croce di varia forma e dimensione, immagine che rimanda immediatamente al passo di Matteo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.”427 Il Calvario, da sempre modello di

obbedienza e sacrificio per eccellenza per il cristiano, incarna la nuova sensibilità mistica che ricerca la dolcezza e la pace di un contatto più intimo e personale con Dio attraverso l’Imitatio

Cristi, che considera la Via Crucis l’inizio della salvezza. Scrive Thomas Kémpis (1380-1471),

massimo esponente della devotio moderna:428

“Prendi dunque la croce e segui Gesù, e giungerai alla vita eterna. Egli ti ha preceduto con la croce sulle spalle ed è morto in croce per te, affinché anche tu

422

Mastacchi, 2012, p. 66.

423 PL 4, 553. 424

Desiderius Erasmus, Opera Divi Caecilii Cypriani Episcopi Carthaginensis: ab innumeris mendis repurgata…, Basel, Johann Froben, 1520 (VD16 C 6508).

425

Su Erasmo e i Padri della Chiesa si veda Cortesi, 2008, pp. 121-147.

426 Il programma iconografico delle pubblicazioni di Erasmo, d’altra parte, era sempre studiato a tavolino fra

autore, editore e illustratore.

427

Mt 16, 24; lo stesso concetto torna in Mt 10, 38; Mc 8, 34; Lc 9, 23; 14, 27. Nel commento Erasmo cita anche la richiesta che Cristo volge a Dio nel giardino degli Ulivi, quella di allontanare da lui l’amaro calice (cc. b3r-b4v), passo che verrà scelto da altri artisti per l’illustrazione della terza petizione.

428

La sua Imitatio Christi (1418-27), vero best-seller del secolo, seconda solo alla Bibbia, era una summa degli scritti contemplativi dei mistici renani dei secoli precedenti, che con il suo invito a compatire le sofferenze di Cristo ha influenzato non marginalmente la mistica e l’arte del tempo. Cfr. Ghisalberti, 2002, pp. 574-575; Milchner, 2004.

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portassi la tua col desiderio di morirvi sopra, poiché, se morirai sulla croce con Lui, con Lui anche ugualmente vivrai.”429

L’illustrazione di Holbein rimanda alle rappresentazioni tardomedievali della Sequela

Christi che, come il Cristo Portacroce, si svincola dall’Andata al Calvario e diventa un soggetto

autonomo, in uso in particolare nell’ambito degli ordini conventuali mendicanti, francescani

in primis, ma anche nei conventi di canonici regolari.430

Anche se non mancano testimonianze tardomedievali della Sequela Christi, la maggior parte di esse ha una sfumatura diversa da quella dell’illustrazione di Holbein. L’iscrizione sul cartiglio del Cristo portacroce di una tavola del senese Giovanni di Paolo (circa 1400-1482),431

ad esempio: “Qui non baiulat crucem suam et sequitur me non est me dignus”, è già una dichiarazione di salvezza per i santi cruciferi del corteo, raffigurati nel momento della gloria (fig. 28) e non piagati dalla miseria e dalla sofferenza fisica e morale come la massa di uomini e donne che Holbein rappresenta.

Altri documenti figurativi di santi crociferi provengono dalle confraternite che nascono nel XV secolo432 o dall’ambito francescano, come le illustrazioni del manoscritto di Giacomo

Oddi, La Franceschina, dedicato a San Francesco e ai suoi confratelli, dove nel più antico esemplare, 1474 circa, Cristo è seguito da frati preceduti da Fra' Paoluccio da Foligno (c. 38v).433

In area transalpina nei primi decenni del secolo XV, s’ispirano alla Sequela Christi le miniature che corredavano dialoghi in versi noti come Christus und die Minnende Seele (“Cristo e l’anima cortese"),434 dove il Cristo Portacroce è seguito da una sola donna, solitamente una

monaca francescana.435 Un seguito più numeroso e laico contraddistingue invece la miniatura

di un codice della Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi (1527),436 nel quale fra la folla di

aristocratici che segue Cristo si riconoscono i sovrani di Navarra Henri d'Albret e Margherita d’Angoulême (fig. 29).

In tutti questi esempi della Sequela Christi la presenza di monache, di frati, di membri di confraternite processionali437 e della nobiltà francese conferisce alle immagini una

connotazione di elezione per una specifica categoria sociale, consacrati o aristocratici. Al

429

Kempis, libro II, capitolo 12, 2. Edizione consultata Thomas a Kempis, De Imitatione Christi, Köln, Retro Minores, 1503 (VD16 ZV 14944), c. 26r.

430

Sulla Sequela Christi nella pittura italiana si veda Cobianchi, 2013, pp. 83-93; nel Nord d’Europa si vedano i contributi di Büttner, 1983, pp. 56-62 e Ulbert-Schede, 1968, pp. 23-25, 149-151.

431 Giovanni di Paolo, Cristo e Santi porta croce, anni sessanta del XV secolo, Parma, Galleria Nazionale, inv. n.

423, tempera e oro su tavola, cm 28x200.

432 In Italia è fondata nel 1433 da Stefano Agazzari, frate agostiniano e fondatore della Congregazione dei

Canonici Regolari di San Salvatore di Bologna.

433

Giacomo Oddi, Libro dell’ordine francescano, 1474, Perugia, Biblioteca Augusta, ms. 1238. Cfr. Scarpellini, 1985, pp. 701-718.

434 Un esempio dove è una nobildonna laica a portare la croce è inserito nella prima parte di un codice con la

vita e le opere di Heinrich Seuse redatto intorno al 1490. Einsiedeln, Stiftsbibliothek, Codex 710 (322), c. 1r. Cfr. Ulbert-Schede, 1968, pp. 136-139, n. 106.

435 Ulbert-Schede, 1968, n. 79, pp. 120-122 e n. 82, pp. 125-127. 436

Initiatoire instruction en la religion chrestienne pour les enffans. Interlocuteurs: Theophile et Theodidacte, dont le premier signiffie amateur ou aymé de Dieu, et l'autre enseigné ou disciple de Dieu, Parigi, Bibliothéque de l’Arsenal, cod. 5096 reserve, c. 1v. Cfr. Büttner, 1983, p. 58.

437

Ad esempio in una piccola tela di Colonia, datata 1543 e conservata a Colonia, Wallraf-Richartz-Museum, Inv.-Nr. WRM 0703.

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contrario il messaggio spirituale dell’incisione di Holbein consiste in un’estensione dell’appello all’Imitatio Christi all’universalità dei cristiani e, in special modo, ai più emarginati, oppressi e sofferenti, senza privilegi o concessioni particolari.438

La quarta petizione (Mt 6, 11) è figurativamente una delle più innovative (fig. 27e). Il pane quotidiano è contemporaneamente rappresentato sotto tre specie diverse: l’Eucaristia, cioè il pane sacramentale, la parola di Dio, cioè il pane spirituale e il pane materiale, il concreto nutrimento dell’uomo. La scena si ambienta nello spazio di una chiesa piena di fedeli, che ricorda la cattedrale di Basilea, dove sulla destra un sacerdote sta tenendo un’omelia, mentre sulla sinistra un ministro impartisce la comunione; in lontananza s’intravvedono uno scorcio della città e una mensa profana.

Nonostante la presenza del pane in forma materiale e spirituale, nella disposizione della scena è implicita la priorità che Erasmo dà alla seconda, come spiega nel suo commento.439 Il

“pane” s’identifica con lo stesso Regno di Dio e la sua Giustizia:440 è il pane della vita, al pari

del Vangelo e dell’Eucaristia.

Giungendo alla quinta petizione Erasmo, memore della tradizione patristica,441 spiega la

remissione dei peccati attraverso il riferimento alla parabola del servo ingrato (Mt 18, 23-35). È probabile che Holbein si rifaccia all’iconografia di questa parabola, di cui un esempio recente era fornito da una xilografia di Hans Schäufelin inserita in un Plenarium pubblicato a Basilea da Adam Petri nel 1514.442 L’angusta cella del carcere (fig. 30), sulla cui parete si apre

una piccola finestra, e il carcerato ammanettato che sta per essere liberato si ritrovano anche nell’incisione di Holbein (fig. 27f), con la differenza che qui il protagonista è Cristo stesso che entra benedicendo: sono gli stessi carcerieri mettono in pratica il precetto evangelico del perdono, slegando i carcerati.

La tentazione della sesta petizione (fig. 27g) assume le forme delle piaghe di Giobbe:443

il profeta è seduto sul letame, coperto di ulcere e deriso persino da sua moglie. Tutti i suoi averi stanno andando in fiamme e il diavolo dall’aspetto mostruoso lo invita a maledire il Signore che, indifferente, lo guarda dall’alto.444 L’illustrazione mostra l’innocente, tormentato

senza motivo da Satana, al quale Dio ha concesso tale potere, per dimostrare che non c’è amore più grande di quello per lui.445 Del riferimento di Erasmo al diavolo che “come leone

438

Fra i documenti citati da Büttner, l’opera che più si avvicini alla concezione di Holbein è la miniatura di un libro d’ore dell’inizio del XVI secolo della scuola di Rouen, dove un indistinto gruppo di devoti, poveri, pellegrini, malati e storpi regge la Croce di Cristo. Collezione privata. Asta Sotheby’s 9/12/1974, lot. 63, cc. 205v-206r.

439 “[…] spiritualem illum ac coelestem panem flagitamus […] veritas est filius tuus, & veritas Evangelica panis

est, quem nobis reliquit in alimoniam spiritualem.” Cfr. Erasmus, 1523, c. b 6r.

440

« […] quæ pertinent ad regnū tuū, ejusq’ ; justiciā ». Cfr. Erasmus, 1523, c. b 5v.

441

Tertulliano, De Oratione VII, 1; Cipriano, De Dominica Oratione, 22; sulla lettura del Padre Nostro in Tertulliano e Cipriano vedi Krykowski, 1999, pp. 91-108.

442

Das Plenarium oder Evangelibuch: Sommer und Vinterteil durch das ganze Jahr in einen jeden Sonntag von der Zeit und von den Heiligen, Basel, Adam Petri, 1514 (VD16 E 4458), c. 237v.

443 Gb 1, 7-10. 444

Erasmo menziona anche il rinnegamento di Pietro o altri episodi in cui il Signore ritira la propria benedizione dagli eletti, come Saul (1 Sam 15, 26), Davide (2 Sam 12, 11-12) e Salomone (1 Re 11, 11-12). Cfr. Erasmo, 1523, p. 37.

445

Questa era la spiegazione alla persecuzione dell’innocente per Cipriano e Tertulliano che, come Erasmo, cita anche Abramo fra coloro che il Signore ha messo alla prova. Cfr. Krykowski, 1999, pp. 104-105.

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ruggente va in giro cercando chi divorare”,446 si ricorderà invece Cranach nelle sue xilografie

sul Padre Nostro (fig. 36g).

Infine, l’ultima immagine della serie (fig. 27h) rappresenta il male nella sua esperienza più concreta, la malattia fisica e ‘spirituale’. Storpi, infermi e un moribondo in primo piano sono accalcati, mentre Cristo si fa spazio circondato da raggi di luce per portare guarigione e salvezza: “[…] morbidam sanas, extincta ad vitam revocas”447 scrive Erasmo.

L’iconografia delle singole petizioni rimanda in tre casi (prima, terza e sesta richiesta) a episodi biblici neo o veterotestamentari e in uno a un evento contemporaneo (quarta richiesta). Le restanti quattro petizioni sono in un certo senso “epifaniche”, poiché nella dimensione spazio-temporale del presente vi si manifesta concretamente Cristo. Le illustrazioni di Holbein traducono il commento si Erasmo e laddove siano presenti sottili discrepanze, queste possono essere conseguenza di una decisione presa a tavolino fra autore, illustratore ed editore, secondo la prassi adottata per i testi di Erasmo nell’officina di Froben, probabilmente il più famoso e prolifico stampatore di Basilea.448