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CAPITOLO II L’ ARTISTA D ANIEL H OPFER

2.2 Ispirazione, plagio, citazione: Hopfer e il Rinascimento

Nella produzione così vasta e diversificata di Hopfer non è difficile rintracciare l’influenza di famosi artisti contemporanei, se non persino il plagio. Da Albrecht Altdorfer (1480 circa-1538)226 a Heinrich Vogtherr il Vecchio (1490-1556),227 in un elenco riportato sul

catalogo del 2009 si leggono oltre cinquanta nomi di artisti e incisori tedeschi, italiani e fiamminghi, ai quali Hopfer si richiama almeno una volta nelle sue composizioni. Questo non è un limite: l’imitazione o la citazione erano qualità apprezzate dal pubblico del tempo e l’originalità non era l’unico criterio di valutazione. Inoltre grazie ai suoi ‘omaggi’ e plagi, Hopfer ha contribuito a diffondere la conoscenza del Rinascimento italiano e in special modo delle decorazioni a grottesche in territorio tedesco, seppure anche in altri soggetti l’artista riveli la sua frequentazione delle novità che provenivano dall’Italia.228

Hopfer copia le Battaglie di Tritoni229 e un Baccanale230 di Andrea Mantegna e riprende il

fondale della condanna di San Giacomo dalla Cappella Ovetari per il suo Cristo davanti a

Pilato231. Anche nella Madonna con il Bambino e Sant’Anna l’artista colloca i personaggi in uno

spazio architettonico che ricorda la sala capitolare in cui San Benedetto detta la regola dell’ordine ai suoi confratelli di un’incisione di Benedetto Montagna (circa 1480-1555/58).232

Altrove è riconoscibile la presenza raffaellesca, attraverso la traduzione di Marcantonio Raimondi (1480/85-1534),233 o la citazione dell’affresco di San Filippo scaccia il dragone dal tempio di Hierapolis di Filippino Lippi nella Cappella di Filippo Strozzi in Santa Maria Novella, che

Hopfer riprende nella sua Crocifissione in una nicchia.234 Esplicito è inoltre il richiamo alle

architetture veneziane, seppure Hopfer intervenga con nuovi arrangiamenti, oltre che con un ammorbidimento delle forme e dei volumi.235 L’episodio di Cristo e l’Adultera (fig. 5)236, ad

esempio, si svolge all’interno di un tempio ebraico aggiornato sulla coeva architettura rinascimentale veneziana.237 L’arcone trionfale a tutto sesto, gli oculi nelle arcate della volta, la

sfarzosa decorazione delle paraste e degli intradossi con trofei, medaglioni, figurine

226

Altdorfer è uno degli artisti più rappresentativi della cosiddetta Scuola del Danubio, noto per le sue dettagliate pitture religiose, storiche e mitologiche, dove il paesaggio è spesso il vero protagonista. Altdorfer fu anche incisore, miniaturista e architetto per l’imperatore Massimiliano I.

227

Vogtherr è stato una delle figure più versatili dell’umanesimo tedesco: chirurgo, autore di trattati medici, componimenti poetici e scritti polemici, pittore, disegnatore, incisore, intagliatore e tipografo.

228 Sulla circolazione delle stampe italiane a Nord delle Alpi: Oberhuber, 1999. 229 Metzger, 2009, pp. 382-383 (nn. 59-60). 230 Metzger, 2009, pp. 384-385 (n. 61). 231 Metzger, 2009, pp. 335-337 (n. 17). 232 Metzger, 2009, pp. 370-371 (n. 46). 233 Metzger, 2009, pp. 318-319 (n. 3), pp. 347-348 (n. 28), pp. 369-370 (n. 45), pp. 372-373 (n. 51), pp. 416-418 (n. 91). 234 Cfr. Metzger, 2009, pp. 340-341, 373-374 (nn. 22, 52). 235 Metzger, 2009, pp. 23-24.

236 Un esemplare si trova a Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. PN 24512,

acquaforte, mm 312x222. Cfr. Metzger, 2009, pp. 333-334, n. 15. Hopfer non ambienta solo l’episodio in un edificio contemporaneo, ma lo attualizza socialmente, inserendo fra gli astanti, scribi e farisei, membri del clero cattolico. Egli allude così all’ipocrisia della classe sacerdotale del suo tempo e alle sue intransigenti regole, votate alla punizione più che al perdono.

237

Alla base del dilagare della moda lagunare ad Augusta stanno anche i frequenti rapporti economici fra le due città: i giovani imprenditori facevano esperienza al Fondaco dei Tedeschi, mentre il miglioramento delle vie di comunicazione attraverso i passi alpini accorciava le distanze delle rispettive piazze commerciali (Venezia, 1999 e relativa bibliografia). Per i rapporti fra l’artista e la decorazione italiana si veda il volume della Baer, 1993.

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mitologiche e grottesche si richiamano, infatti, al coro della chiesa di Santa Maria dei Miracoli (fig. 6) progettata da Pietro Lombardo (1485-88), che Hopfer confessa di conoscere in un’altra acquaforte che ne riproduce il soffitto della volta.238 L’architettura fittizia disegnata da Hopfer

in Cristo e l’Adultera - le paraste decorate da candelabre grottesche, i doppi capitelli con cornici sporgenti, il tamburo della volta con tondi nei pennacchi - ricorda pure il coro della chiesa di San Giobbe a Venezia. Nell’acquaforte di Hopfer, inoltre, persino la pala nell’edicola è inserita entro una cornice dalla cimasa curvilinea e dalle due volute floreali che richiama lo stile rinascimentale veneto,239 a conferma delle suggestioni che Hopfer sfrutta e reimpiega in

numerose composizioni.240

Un altro straordinario prestito dall’architettura veneziana si ritrova nel progetto di un arco trionfale con la Trinità, santi, profeti e angeli (fig. 7)241 che mutua la sua struttura

integralmente dalla facciata della Scuola Grande di San Marco (fig. 8), costruita anch’essa negli ultimi decenni del XV secolo.242

Colonne dai capitelli classicheggianti, archi a tutto sesto, paraste e architravi decorate con fregi ornamentali, timpani e mensole decorano le ambientazioni delle scene o le strutture dei suoi elaborati progetti per altari, tabernacoli e ostensori. Le corrispondenze fra le invenzioni di Hopfer e i canoni architettonici e ornamentali del Rinascimento italiano sono molto più numerose di quelle menzionate in questa sede e sono state sottoposte a un’analisi minuziosa da Claudia Baer,243 al cui studio si rimanda per un approfondimento del tema.

L’influenza più rilevante, numericamente parlando, è quella del repertorio a grottesche: trofei, candelabre e ornamenti incisi da Agostino Veneziano (circa 1490-post 1536),244

Nicoletto da Modena (attivo 1500-1515)245 o Peregrino da Cesena (attivo 1490- circa 1520)246

entrano a far parte del lessico decorativo di Hopfer. Putti, pegasi, cornucopie, torce fiammeggianti, centauri, sirene e altre ibride creature si nascondono in grovigli di racemi, che crescono da cornucopie o da bocche di mascheroni foliacei. Di questo vocabolario ornamentale, dall’eccezionale bizzarria creativa, Hopfer si serve a piene mani anche nella realizzazione di cornici e alfabeti grotteschi per l’illustrazione di frontespizi.247 Le sue

composizioni entrano anche nei repertori di artisti contemporanei, come in un codice della Bayerische Staatsbibliothek248 o nei libri di modelli.249 L’influsso di Hopfer non si esercita solo

sui suoi connazionali, ma ritorna paradossalmente in Italia, da dove aveva tratto ispirazione.

238

Metzger, 2009, pp. 467-469 (n. 147).

239

Si confronti con quella della pala di San Zeno di Mantegna.

240 Bushart, 1999, pp. 160-169. 241

Daniel Hopfer, Arco trionfale con la Trinità, santi, profeti e angeli, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegno e Stampe, inv. PN 24519, acquaforte, mm 522x265. Cfr. Metzger, 2009, pp. 351-352 (n. 32).

242

La facciata fu realizzata da Mauro Codussi, 1491-95.

243 Baer, 1993, pp. 128-145. 244 Metzger, 2009, pp. 440-441 (n. 109), p. 438 (n. 112). 245 Metzger, 2009, pp. 417-418 (n.92), pp. 438-439 (n. 109), pp. 445-447(n. 120), p. 449 (n. 125), p. 453 (nn. 131-132), pp. 473-474 (n. 152). 246 Metzger, 2009, p. 442 (n. 114).

247 Sui frontespizi vedi Metzger, 2009, pp. 479-490 (nn. 155-161); su alfabeti pp. 462-467 (nn. 141-146) e pp.

490-494 (nn. 162-164).

248

Il prezioso codice apparteneva alla famiglia di miniatori Bertschi. Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. icon. 308, c. 8v.

249

Un caso è quello di Johannes Schönsperger il Giovane, Eyn ney Furm buechlein, Augsburg, 1528 (VD16 N 1165). Cfr. Metzger, 2009, p. 45.

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L’Esemplario di lavoro redatto da Nicolò d’Aristotile de Rossi, detto lo Zoppino (attivo 1503- 1541), pubblicato a Venezia nel 1529 (fig. 10),250 riprende in quattro dei suoi modelli per il

ricamo251 soluzioni di Daniel Hopfer (fig. 9).252

La ricezione dell’incisore tedesco è documentata anche per un noto artista italiano, Jacopo Bassano. Nel suo dipinto Cristo e l’adultera253 del 1535-36 (fig. 11) l’artista veneto

riprende l’omonima acquaforte di Hopfer (fig. 5)254 nei due protagonisti e nell’uomo da tergo

che si allontana sulla sinistra.

Ciò che a noi preme sottolineare è quanto in Hopfer, a differenza di altri colleghi, l’elemento decorativo sia predominante e coprotagonista delle figure, come nel caso del

Matrimonio mistico di Santa Caterina.255 Qui i personaggi sacri quasi scompaiono nello sfarzo

decorativo del tabernacolo, nell’inestricabile groviglio di arabeschi abitati da putti che sormonta e sovrasta l’elegante cornice architettonica. Gli elementi decorativi non sono riempitivi ma costitutivi dell’immagine e spesso ne rappresentano anche la componente esteticamente più apprezzabile.

L’influenza del Rinascimento italiano per l’artista è così incisiva, che alcuni studiosi hanno cercato di spiegarla con un presunto viaggio di qua delle Alpi, del quale non si ha però traccia documentata. È attestata piuttosto la frequentazione di circoli umanistici e la familiarità con temi della mitologia e della classicità, di cui si ha prova nei profili numismatici256 d’imperatori romani257, di Carlo I258, di Leone X e Giuliano dei Medici259.

Questa conoscenza era favorita sia dalla facilità di circolazione delle stampe provenienti dall’Italia, sia dalla curiosità intellettuale degli umanisti che gravitavano intorno alla corte imperiale.

Un nome da citare è senza dubbio quello di Konrad Peutinger (1465-1547). Membro del consiglio e colto letterato, Peutinger era anche collezionista e antiquario: lapidi, bronzetti e reperti classici, manoscritti, moderni testi a stampa e incisioni260 rendevano prestigiosa e

appetibile la sua raccolta per gli artisti del Rinascimento tedesco.261

250

Esemplario di lauori, doue le tenere fanciulle & altre donne nobile…, Venezia, Nicolò d’Aristotile de Rossi, detto lo Zoppino, Venezia, 1529, n. 12

251 Le xilografie sono in totale 51. 252

Daniel Hopfer, Ornamenti a grottesche, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. PN 24161 e PN 24162, acquaforte, mm 85x66 e mm 84x66. Cfr. Metzger, 2009, pp. 434-435 (nn. 104-105), p. 444 (n. 117), pp. 467-469 (n. 147).

253

Jacopo Bassano, Cristo e l'adultera, Bassano del Grappa, Museo Civico, inv. n. 9, olio su tela, cm 141x225. Cfr. Brown, 1992, n. 115. 254 Vedi nota 239. 255 Metzger, 2009, pp. 380-381 (n. 58). 256

Un’acquaforte ritrae quindici volti maschili, fra cui anche quella di un satiro. Cfr. Metzger, 2009, p. 419 (n. 93).

257

Giulio Cesare, Nerone e Galba (Metzger, 2009, pp. 415-418, nn. 90-92).

258

Metzger, 2009, pp. 419-420 (n. 94).

259 Metzger, 2009, pp. 423-424 (nn. 97-98). 260

Nell’inventario della famiglia Peutinger del 1597 si cita una raccolta miscellanea di ben 112 stampe, fra cui anche alcune di Hopfer e dei suoi figli. Cfr. Metzger, 2009, p. 34.

261 L’interesse di Peutinger per gli imperatori romani, in particolare, è documentato dal Kaiserbuch, un libro mai

concluso (1510) nel quale dovevano trovare posto ritratti numismatici disegnati da Hans Burgkmair il Vecchio. Sulle medaglie di Burgkmair, Hollstein’s German, vol. 5, 1958, nn. 628-644.

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